Passi una, passi due, tre… poi, quando cominci a vederla e soprattutto a sentirla più volte nel corso di una serata trascorsa davanti alla televisione, arrivi a non poterne più.
Lo dico con tutta la sincerità possibile, credetemi, non ce l’ho con questo signore che ha prestato la propria immagine e voce (purtroppo) per lo spot del Superenalotto.

Mi arrabbio con i creativi che lo hanno realizzato e col committente che lo ha approvato. Per far passare “vera” la testimonianza di alcune persone intervistate, prese dalla strada, si presume volontariamente, si fa passare il congiuntivo come un optional che può essere usato “a piacere”. E’ chiaro che la cosa sia voluta o quantomeno che la testimonianza di questo personaggio sia stata lasciata intenzionalmente per ultima, in modo da porsi in chiusura dello spot e restare più impressa.
Lo so, oramai non possiamo più pretendere che la televisione assolva anche il compito, tra i tanti che le sono stati attribuiti nel corso dei decenni, di “educatrice”. Qui però stiamo ribaltando completamente le cose. Siamo alla televisione diseducatrice che per fare “tv verità” va a pescare i peggiori strafalcioni assemblabili attraverso l’abuso della lingua italiana.
So anche che il target di utenza a cui si rivolge principalmente il settore del “gioco” è più incline all’utilizzo di una grammatica “meno rigida” ma qui, comunque la mettiate, si esagera. Non è possibile sentire: “basta che sono miglioni”. Non si può!!! Non si può per i MIGLIONI con la “G” e non si può, soprattutto, per il congiuntivo che è stato ammazzato.
Non c’è bisogno di promuovere un “vizio”, peraltro già questo fatto discutibile, attraverso lo stupro della lingua italiana. C’è gente che col gioco ha perso lavoro, famiglia e casa. Non ci resta che la lingua italiana. Almeno quella, non giochiamocela!
Link di approfondimento:
- Superenalotto – sito ufficiale
- DLV BBDO – scheda su YouMark sullo spot Superenalotto e l’agenzia di comunicazione che lo ha realizzato