La gente, le persone, gli individui e la crisi

In tempo di crisi cambiano i costumi e le abitudini degli italiani e aumenta il divario tra ciò che fa la gente e come agisce l’individuo.

Quando parliamo di gente nessuno di noi si sente chiamato in causa. La “gente” è cosa che riguarda “gli altri”, un po’ come nella serie televisiva di LOST. “Gli altri”… Chi sono poi questi oscuri soggetti che, identificati come “gente”, “popolo”, talvolta “persone”, ma di quest’ultime ne parliamo più avanti, creano tendenze, determinano statistiche, modificano i costumi di una società e stabiliscono la base per formare le nuove regole?

La gente è comunque, per noi, composta da tanti “altri”. Individui che non conosciamo, che non sono tra i nostri familiari né tra i nostri amici e neppure rientrano tra i lontani conoscenti. Sono gli altri, punto  e basta. E allora, sugli altri, possiamo dire quello che vogliamo e soprattutto, viene detto di tutto e di più.

Parliamo quindi della gente che in tempo di crisi cambia le proprie abitudini, che si adatta, che trova nuove opportunità o rinuncia ad alcune cose.

Durante l’estate mi sono “divertito” a leggere notizie sui giornali in cui venivano sciorinate statistiche e numeri vari sui comportamenti della gente nei confronti delle loro abitudini. Dal cibo ai vizi, dalle auto ai trasporti, cinema, teatri, abbigliamento, ecc. Tutte cose “molto interessanti”. Statistiche e valutazioni che dipingono un quadro dell’Italia preciso, per alcuni allarmante, per altri catastrofico, per altri ancora in linea con il resto d’Europa.

Resta il fatto che la gente, a patire dal 2008 ad oggi, ha cambiato le proprie abitudini, almeno stando a quanto si legge e direi, soprattutto, stando a quanto si vede.  Non mi occupo di economia; ricordo solo che il 2008 viene preso come anno di riferimento per l’inizio della crisi mondiale. Si è letto e detto molto in merito. Personalmente ho altre idee sull’argomento che mi spingono a rivedere l’inizio della crisi per il nostro Paese nel lontano 2002, anno in cui fu introdotto l’Euro come moneta unica… ma questa è un’altra storia.

Torniamo alla gente.

Via Pugliesi a Prato durante la serata del giovedì dedicata allo shopping - foto Stefano Saldarelli

Se da una parte i nostri politici ci rincuorano dicendoci che siamo oramai usciti dalla recessione… sì, per chi non avesse sentito questa splendida notizia può rinfrancarsi lo spirito e sicuramente automaticamente rimpinguare il proprio portafoglio, leggendo quanto è stato detto in proposito dal Ministro Saccomanni (clicca qui). Dall’altra leggo di migliaia di aziende che stanno chiudendo, di lavoratori in cassa integrazione (quindi non lavoratori), di disoccupati (anche questi non lavoratori), di giovani che non trovano lavoro (pure questi non lavoratori), ecc…

Però, qui arriva il però, la gente fa altro. Quelle sopra citate sono categorie ben definite; potrei arrivare addirittura a dire che tra queste ci sono anche coloro che conosciamo, i parenti o addirittura “noi”. Wow! Fa effetto vero?

Ma la definizione di “gente” non comprende queste categorie. O meglio, le comprende tutte ma si pone al di sopra di ognuna. Fa numerone. La gente non prevede etichette. La gente “è tanta roba”, è impersonale, è qualcosa che non possiamo contenere, quasi un’entità astratta ma che comunque, in un modo o nell’altro, fa parlare di sé, nutre gli istituti di statistica, genera infografiche e incide sul nostro modo di “vivere”.

Quanta gente frequenta le discoteche? Quanta gente va al cinema? Quanta gente era sulle spiagge questa estate? Quanta gente si sballa con alcool e droghe? Quanta gente consuma pane e pasta?…

Qualcuno parla di persone. Cerca di avvicinare la gente all’individuo, di farlo sentire più coinvolto attribuendo al singolo soggetto una qualche responsabilità. Il contributo del singolo in ambito globale è difficile da far percepire. Se il gruppo lo definisci “gente”non lo senti vicino a te. Se invece lo definisci “persone” allora cominci a dire: “ma allora mi riguarda”, “ci sono dentro anche io?” Quantomeno ti poni la domanda e scatta la molla dell’attenzione… “forse parlano anche di me?” I giornalisti più abili usano anche il termine “famiglie”, efficacissimo ma che di fatto serve a ben poco se non a focalizzare l’attenzione su un gruppo più circoscritto di persone, di solito composto da un padre, una madre e due pargoli; tipica famiglia da film che nell’immaginario collettivo tende ad avvicinarsi ancor di più a “noi”, rappresentandoci in un contesto particolare ma spesso lontano dalle realtà quotidiane che ci circondano.

In questo clima di sconvolgimenti sociali, in cui la crisi è diventata il capro espiatorio per tutte le colpe del mondo che nessuno vuole addossarsi, l’equilibrio tra gente e persone viene continuamente messo in gioco in modo tale da avvicinare o allontanare il coinvolgimento del singolo in merito ad una questione specifica.

L’effetto è il seguente. La gente dà l’idea di un numero potenzialmente infinito di soggetti di vario tipo, estrazione sociale, età, sesso e colore. Se non specificati sono sempre e comunque gente. Nella gente è possibile trovare le “persone” che rappresentano gruppi più definiti e identificabili di soggetti che nei sotto gruppi diventano “individui”. Se ti dico: “La gente soffre la fame”, ti fa poco effetto. Se ti dico: “le persone soffrono la fame”, ti viene un po’ di fame anche a te…

Ma il Popolo, dov’è finito?

E’ un termine un po’ vetusto, usato principalmente in ambito costituzionale e legale. Va a braccetto con una comunicazione di vecchio stampo, retaggio di una società e di una vecchia politica in cui effettivamente il “popolo” andava nelle piazze (ma non per il ritorno di Kakà al Milan). In cui il “popolo andava avanti alla riscossa” o in cui il “popolo” si levava a gran voce. Oggi per sentir pronunciare questa parola dobbiamo ascoltare i discorsi del Presidente della Repubblica o quelli di un giudice mentre pronuncia una sentenza “nel nome del popolo italiano”. E’ un termine che i media preferiscono dosare con attenzione, non si sa mai che poi si faccia “di tutta un’erba un fascio” e si dica loro di essere di sinistra o, appunto, fascisti.

Ma… in tutto questo elucubrare tra gente, persone, individui e popolo, la crisi come si colloca?

A dispetto di mille statistiche incide sugli individui in modo diverso. Per questo i giornali sono pieni di statistiche sulla gente, si fa prima e fa più clamore che parlare dei suicidi o tentati suicidi che in ogni città si registrano ogni settimana a causa degli effetti nefasti della crisi. In tal caso si dovrebbe parlare di individui e non di gente, troppo complicato…

Ma tra le varie notizie che riguardano gli usi e costumi della gente, leggo che a Prato, in occasione della riapertura, post restyling, di un supermercato di una notissima catena della grande distribuzione, centinaia di PERSONE, non più la gente, si sono riversate fin dalle prime ore della mattina all’interno dell’esercizio commerciale.

Per cosa? Direte voi. Per acquistare della frutta o verdure a sconto? Dell’ottimo pesce in offerta? Cibo per i propri figli? Quaderni e astucci per la scuola sottocosto? No, quelle sono cose che fanno gli individui, non la gente e neppure le persone. Quelle persone erano lì per accaparrarsi gli IPhone 5 a 549 euro (anziché 729) e Tv Samsung da 42 pollici a 419 euro.

E allora… ciò che fa la gente è tutta un’altra cosa rispetto a come agiscono le persone.  La gente è un’entità senza corpo e senza anima che si muove nell’etere e sulla carta e che non ha nulla a che fare con ciò che poi fanno realmente le persone.

Per fortuna che tra i miei contatti ho solo amici, parenti e conoscenti…

Link di approfondimento:

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