Bionica. Quando la scienza incontra la fantascienza e la tecnologia è davvero al servizio dell’uomo.

Cyber macchine, Terminator, Robocop, L’uomo da sei milioni di dollari, La donna bionica, Alien, Avatar, Elysium… La fantascienza ci ha abituati a strepitose trovate ingegneristiche applicate all’uomo per potenziare o sostituire arti o funzioni specifiche del corpo umano.

Terminator - The Sarah Connor Chronicles
Terminator – The Sarah Connor Chronicles

Da qualche anno, con la progressiva miniaturizzazione dei chip e l’avvento delle nanotecnologie, la bionica è progredita a ritmi esponenziali, offrendo al nostro corpo possibilità che fino ad ora erano solo immaginabili.

Il concetto di bionica non va confuso, per esempio, con la mera realizzazione di un arto artificiale, se pur tecnologicamente avanzato nella forma, nella funzione e nei materiali. Gli arti artificiali possono non essere muniti di parti elettroniche e queste, anche se appartengono già all’universo della bionica, non sempre sono coadiuvate da sistemi di controllo collegati direttamente al sistema nervoso e/o sensori evoluti. In altre parole, senza voler fare l’Alberto Angela della situazione, anche perché non ne sarei capace, la bionica è una scienza interdisciplinare strettamente collegata alla bioingegneria e alla cibernetica e ad altre branche della scienza che richiedono molte competenze riunite attorno ad un progetto, teso a risolvere problemi direttamente connessi ad uno dei 5 o più sensi dell’uomo.

Lo studio dei robot è uno dei vari ambiti in cui opera la bionica ed è forse quello che a noi “comuni mortali” risalta più evidente, anche grazie al pedissequo lavoro perpetuato negli anni dalla letteratura e dal cinema di fantascienza su questo specifico argomento. Asimov è stato uno dei precursori della scienza robotica, almeno in ambito letterario. E’ stato colui che ha addirittura concepito le prime “leggi” che avrebbero dovuto regolamentare il comportamento dei robot impiegati quotidianamente nel compito di servire gli umani.

Fantascienza a parte, da qualche tempo abbiamo cominciato a vedere l’impiego reale della bionica in ambiti pratici e apprezzabili ovviamente da chi, suo malgrado, può beneficiare dei risultati ottenibili attraverso la bionica per compensare deficit motori o addirittura la mancanza di arti.

In questi giorni mi sono balzate all’occhio un paio di notizie simili tra loro ma entrambe interessanti e incoraggianti, sotto il profilo dei risultati e della ricerca che sta dando risultati tangibili.

La prima notizia arriva dal Giappone, nazione all’avanguardia in vari campi della bionica e in particolare in quelli della robotica e dell’ingegneria elettronica. Si tratta, in termini un po’ riduttivi, di un “calzare servo assistito”. E’ uno stivaletto motorizzato contenitivo munito di motori elettrici e sensori di movimento. E’ prevalentemente destinato in ambito riabilitativo per migliorare la deambulazione o assistere la camminata in persone che hanno subito incidenti, ictus o altri impedimenti. Questo avanzato ausilio, progettato e realizzato dalla Yaskawa Electric, azienda leader nella robotica industriale, prende il nome di AWAD, acronimo di Ankle Walking Assist Device e sarà disponibile al pubblico dal 2015.

esoscheletro bionico
esoscheletro bionico

La seconda notizia che arriva dal mondo della bionica giunge dagli USA, dal RIC, Rehabilitation Institute of Chicago presso il quale è stata sviluppata addirittura un’intera gamba artificiale direttamente interconnessa con i nervi, stimolata dal sistema nervoso del giovane paziente a cui è stata impiantata. Qui si parla di un vero e proprio arto bionico a tutti gli effetti.  Il know-how del team di ricerca ha permesso di raggiungere livelli davvero incredibili, apprezzabili da tutti in questo video in cui si vede Zac Vawter, il giovane che si è prestato a questo test, uno dei tanti che porteranno alla realizzazione della versione definitiva dell’arto artificiale.

In questa continua ricerca nel tentativo di migliorare la vita dell’uomo e la qualità stessa della vita, soprattutto per le persone che hanno avuto dei problemi, mi preme segnalare anche questo video che ho potuto apprezzare qualche tempo fa ma che rientra perfettamente nell’argomento trattato. Parliamo sempre di arti bionici ma in questo caso della mano.

Nigel Ackland, 53 anni dichiara in questo filmato che finalmente può allacciarsi da solo le fibbie delle scarpe. Privato di una mano, oggi, grazie a questo ausilio bionico, può svolgere le più comuni funzioni che quotidianamente rendono davvero indispensabili l’uso di entrambe le mani, tra cui, appunto, allacciarsi le scarpe. Questo arto riesce a trasmettere la sensibilità della presa e a conferire dei movimenti direi piuttosto naturali, almeno da quanto si evince vedendo il filmato. L’arto è stato realizzato dalla RSL Steeper e il progetto di sviluppo di questo arto bionico è stato battezzato BeBionic3.

Siamo all’inizio di una svolta epocale nel campo della bionica. Molte altre ricerche sono attualmente in corso d’opera e molte altre saranno al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica nel corso dei prossimi anni.

Probabilmente, tra non molto, dovremmo rispolverare le tre leggi della robotica di Asimov…

Link, approfondimenti e crediti:

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