E come ogni anno il mese di gennaio si presenta nuovo di zecca, con tutti i suoi 31 giorni e il canone RAI da pagare.
E che ci volete fare… la RAI e lo Stato chiedono il nostro contributo per foraggiare le 3 reti ammiraglie e quelle più recenti nate con l’avvento del digitale terrestre. Ogni anno dobbiamo frugarci in tasca e tutte le volte parte l’annoso dibattito e le solite polemiche sull’argomento. La domanda è sempre quella… “Perchè pagare il canone?”.
Non sarò certo io a dare delle risposte, anche perchè sono tra quelli che ogni anno si pone la medesima domanda come la maggior parte degli italiani; almeno quelli avvezzi al pagamento del suddetto obolo.
Ciò che mi diverte, se è possibile farlo durante questa onerosa liturgia che si ripete anno dopo anno, è il vedere come si dà da fare mamma RAI per cercare di addolcire la pillola. Ogni anno si impegna per convincerci che è cosa buona e giusta. Ma non solo, attraverso una serie di spot televisivi si evince un certo impegno nel cercare di rendere tutto più piacevole e probabilmente anche bello da accettare.
Francamente con tutta la buona volontà che posso metterci, al massimo posso trovare curiosi gli spot RAI studiati a tale scopo. Noto anche che da un anno all’altro il concetto di “obbligo di pagamento” passa attraverso forme più o meno evidenti pur restando di fatto un obbligo punto e basta.
L’anno scorso siamo stati “convinti” ad accettare il canone attraverso uno spot che era accompagnato da questo payoff: “Qualunque cosa tu faccia col tuo televisore il canone è un’imposta obbligatoria legata al suo possesso“. Senza alcun dubbio erano molto chiari i termini OBBLIGO e POSSESSO, quasi un monito o una sorta di preludio al rimprovero. La frase era scandita dal meraviglioso Carlo Valli che pur bravissimo, ha l’onere di trasmettere un fardello non indifferente.
C’è da dire, se proprio vogliamo spezzare una lancia a favore della RAI, che da quando c’è il digitale terrestre, almeno per i miei gusti, ovviamente dite la vostra, il bouquet dell’offerta è decisamente aumentato e migliorato, soprattutto se prendiamo in esame RAI 4 – RAI 5 e RAI Movie. Non mi soffermo su Rai Gulp, Rai YoYo, Rai Storia, Rai Scuola, Rai Premium, EuroNews e Rai News e le due reti dedicate allo Sport perchè non le seguo, anche se in merito a quest’ultime due devo aprire un inciso. Perché quando ci sono i Gran Premi di Formula 1 o alcune partite di calcio, per fare un esempio, vengono trasmesse su RAI 1 o RAI 2, devastando i palinsesti televisivi, arrivando addirittura a proporre telegiornali in forma ridotta per dare spazio allo sport? Ma trasmetterli su RAI Sport 1 o 2, no?
Tornando alle tre reti RAI 4 – RAI 5 e RAI Movie, sono decisamente colpito della differenza che passa, in termini di contenuti e di qualità, rispetto alle tre reti ammiraglie. Come sono apparse magicamente tra i nuovi canali televisivi del digitale terrestre, hanno subito sancito un netto divario con le stesse reti RAI principali, creando una sorta di “concorrenza in casa”.
Ma non divaghiamo e torniamo al nostro “caro, vecchio” canone RAI.
Quest’anno la RAI ha deciso di puntare sull’effetto shock, quello provato da chi si vede letteralmente accartocciare il proprio televisore, per simbiosi , per mano del “fenomeno” di casa che fa altrettanto con la busta contenente l’avviso di pagamento del canone RAI.
L’ignaro accartocciatore di canoni RAI si trova, meschino, spettinato dal boato emesso dalla propria compagna che fino a pochi istanti prima era completamente assorbita da un programma che stava seguendo in TV, ovviamente sulla RAI, manco a dirlo.
Nel secondo spot stessa scena ma questa volta i “colpevoli” di cotale ingiustizia, sono, niente popò di meno che, due genitori che accartocciano la busta contenente il canone RAI. Contemporaneamente, sempre per la solita simbiosi, anche il televisore di casa fa la medesima fine innescando la reazione fatale che solleva le ire dei tre “pargoli” che si trasformano in altrettanti personaggi “simil Marvel”. Praticamente tre belve che impongono la loro supremazia e potere, messa in evidenza da bagliori di luce e fiamme colorate che avvolgono i loro innocenti corpicini.
Tutto ciò viene condito con l’immancabile payoff che “giocherella” con l’ultima parola. “IL CANONE SI DEVE” che diventa “IL CANONE SI VEDE“. La voce fuori campo non pronuncia DEVE ma solo VEDE, quasi si vergognasse a proferir tale parola. Se poi vogliamo dirla tutta, pur consapevole che la televisione è concepita per sfruttare gli organi della vista e dell’udito, trovo che rimarcare sulla parola VEDE e non pronunciare DEVE sia poco rispettoso nei confronti dei non vedenti.
Che dire… lo sforzo creativo c’è e si vede ma il risultato non cambia. L’effetto shock non mitiga un granché l’esborso che siamo obbligati a sostenere. Inoltre “urlare” o dare voce e potere alla prepotenza non è fare della buona comunicazione. C’è anche “l’aggravante” che vede nei tre pargoli, quindi minori, bambini, una presa di posizione nei confronti dei genitori. Un atteggiamento che denota poca sensibilità e intelligenza da parte della televisione di Stato, sempre che la si voglia far passare anche come strumento per diffondere cultura, l’informazione e, cosa da non poco, l’educazione, oltre ovviamente al mero intrattenimento.
Ho detto la mia…

Insomma, il canone RAI va pagato anche quest’anno, a dispetto delle bufale che girano in rete che paventano addirittura una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che abolirebbe tale tassa. Non cascate nella trappola. Oltretutto, anche se pagare il canone può essere paragonato a una violenza sull’uomo, non credo che tale “abuso” sia oggetto di attenzione da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
E per concludere, voglio proporvi il finale di un meraviglioso film che calza a pennello con questo argomento:
Da The Truman Show. Andate a 1′:00″: “Interrompi la trasmissione” – “Sì Signore” – “Vuoi un’altra fetta?” – “No basta così” – “Che danno adesso?” – “Sì vediamo che danno” – “Dov’è la guida TV?”…
Crediti e approfondimenti: