La metafora dei pennarelli e della plastilina per spiegare il MES

Parlare di MES e non essere membro dell’Eurogruppo, un politico, un tecnico o un tuttologo, rischia di portarmi in un campo minato. Ho pensato di usare una metafora per rendere tutto più leggero e forse più semplice per permetterci di capire, anche a me, cosa è accaduto nelle ultime ore in Italia dal momento in cui abbiamo tutti sentito straparlare a gran voce del MES.

Esprimo un mio pensiero simulando ciò che ora non possiamo fare: una sana chiacchierata tra amici al bar, al parco o a cena con qualcuno.

Vi racconto una storia che stamani ho inventato per scambiare con un amico (ciao Riccardo) alcune opinioni in merito a questo argomento e in particolare su quanto è accaduto a seguito della dichiarazione di “vittoria” da parte del Ministro Gualtieri, al termine dell’incontro con gli altri leader europei avvenuto il 9 aprile 2020.

Mi sono immaginato una famiglia di quattro persone: babbo, mamma e i due bambini che vanno alle elementari (oggi scuola primaria).


I due bimbi in virtù delle loro necessità si concertano. A seguito della loro riunione il maggiore va dal babbo e gli dice: “Babbo. Mio fratello ed io abbiamo bisogno di una bella scatola di pennarelli. Abbiamo terminato la vecchia, qualche pennarello lo abbiamo perso e comunque ci servono. Ce la dai una scatola nuova?”.

Il padre ascolta e poi dall’alto della sua posizione risponde a figlio maggiore: “No caro. Sono contrario”.

Il ragazzo, mesto, mesto, torna dal fratellino e gli dice: “Senti, ho parlato con babbo per la storia dei pennarelli. Mi ha detto no. Uffa. Comunque gli do tempo una settimana e poi torno all’attacco. Vedrai che mi darà ascolto, non ti preoccupare”.

Il fratellino più piccolo sospira e continua a disegnare con qualche pennarello spuntato, qualcuno ha l’inchiostro oramai quasi esausto. Cerca di fare come del suo meglio per presentare il disegno alla maestra.

Una settimana più tardi il fratello più grande torna dal babbo e gli dice: “Babbo… ti ricordi il discorso dei pennarelli?”

Il padre: “Sì figlio, ti avevo già risposto”.

“Si lo so babbo ma noi ne abbiamo davvero bisogno. Io devo fare i compiti di scuola, devo colorare l’arcobaleno, fare il disegno per Pasqua e mio fratello deve fare il disegno per il compleanno della mamma”.

Play Doh. Scultura in alluminio alta 11 metri realizzata dall’artista Jeff Koons – 2014 – Whitney Museum of American Art. Foto da exibart.com

Il padre, sempre dall’alto della sua posizione, gli risponde: “Senti caro, facciamo così, non ti do i pennarelli ma una grossa palla di plastilina che ho preparato per te e tuo fratello insieme alla mamma, alla zia, alla nonna e dentro alla quale abbiamo messo anche la plastilina che tu e tuo fratello avete lasciato a giro negli ultimi anni. Se vuoi ti do questa. Pennarelli no”.

“Ma babbo, della palla di plastilina non sappiamo cosa farne, è troppo grossa, unta e non possiamo farci le cose che dobbiamo realizzare e, se non ricordo male, ogni volta che la userò tu mi prenderai un pennarello”.

Il padre: “È vero. Questo però è ciò che posso darti. Casomai possiamo fare così. Ti do la palla di plastilina e se la usi solo per fare un mezzobusto che ritrae tua mamma, dato che è il suo compleanno, non ti prendo alcun pennarello. Se invece la usi per fare altro e sparpagli il plastilina ovunque, mi dovrai dare tre pennarelli”.

Il ragazzo, sapendo che dovrà tornare dal fratello con qualche risultato e pensando che non tutti i mali vengono per nuocere, accetta la condizione, sapendo anche che eventualmente non userà quella enorme palla di plastilina ma la terrà da una parte mentre continuerà ad usare i vetusti e quasi esauriti pennarelli.

Torna dal fratellino e gli dice: “Successo! Vittoria! Babbo ha ceduto. Lo sapevo che lo avrei convinto. Sai… Mi conosci oramai. Quando dico una cosa è quella”.

Il fratellino tutto sorridente chiede al maggiore: “Quindi avremo una scatola nuova di pennarelli?”

“Beh. Non proprio. Abbiamo vinto e quindi adesso possiamo avere una bella palla di plastilina tutta per noi”.

“Ma come?! Che ce ne facciamo? Oltretutto se la usiamo dobbiamo dare a babbo un pennarello e ne sono rimasti pochi. Questi erano gli accordi”.

“Non ti preoccupare fratellino… tanto possiamo non usare la palla di plastilina e se mai la dovessimo usare puoi sempre fare un mezzobusto di mamma così babbo non ti prenderà alcun pennarello”…


Buona Pasqua!

PS: Mi scusino i signori che producono plastilina. Ho parlato di palla intendendo una massa informe, un agglomerato di scarti e non di confezioni intonse. La metafora è ad uso “didattico” 🙂

 

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