Quel “tour in terapia intensiva”

Social network…

Cosa c’è di “social” nell’inveire contro altre persone solo perché la pensano in modo diverso?

Ho letto su Facebook, più di una volta e da più fonti, di persone che augurano un “tour in terapia intensiva” a chi si oppone ai coprifuoco, ai lockdown, alle restrizioni e desidera tornare alla “normalità”.

Trovo disumano augurare una cosa simile ma ancora più essere arrivati a questo punto. E’ un comportamento preoccupante e perverso che promuove un “distanziamento sociale” che va ben oltre quello che si è costretti ad applicare, per esempio, in coda al supermercato; è un distanziamento dalle emozioni e dal rispetto verso il prossimo che va sempre più prendendo piede.

Il paradosso è che questi atteggiamenti sono mutuati da una falsa percezione di essere nel giusto, o giustizialisti, e da un qualche senso civico e morale di nuova concezione.

Chi è convinto che il mondo debba essere immerso nella varechina e che il Covid sia un’entità pensante si aggrappa a questa idea. Ha la convinzione che tutti i provvedimenti che ruotano attorno alla “privazione” siano giusti, anzi, il ragionamento che ne segue è: “più restrizioni vengono attuate e più possibilità abbiamo di sopravvivere e quindi occorre promuovere e sostenere queste misure”. E’ una sorta di espiazione  che pare possa portare al ritorno alla normalità, secondo queste persone, solo attraverso dolore, sofferenza e privazione. Non basta la loro, che se autoinflitta è solo affare di chi sceglie questa strada, ma è fondamentale che questo processo sia condiviso dalla maggior parte delle persone, o di quel gregge a cui molti ambiscono appartenere poiché solo col gregge è possibile auspicare ad un’immunità. Ricordo che molti agnelli vengono sacrificati prima di diventare parte di un vero gregge, anche se questo probabilmente renderà orgogliosi coloro che intendono immolarsi per la giusta causa.

Sono persone convinte che chiudere un parco pubblico sia più logico e intelligente che restare chiusi in casa.

Sono quelle che ritengono fondamentale chiudere un ristorante per la cena e nei weekend e che è corretto e logico tenerlo aperto per pranzo perché lo ha detto il Governo, il CTS e soprattutto la TV.

Sono quelle che ritengono determinante chiudere cinema, teatri e palestre perché “lì ci si può contagiare, quindi ammalare e morire”; poi li trovi in fila dal tabaccaio a comprare le sigarette…

Sono quelle che vorrebbero riporsi in un cassetto e non uscirne più, insieme a quella “biancheria buona” che mai verrà usata perché non è mai il momento giusto per farlo, altrimenti si sciupa.

Batman/Catwoman, by Tom King, Clay Mann, Tomeu Morey and Clayton Cowles, edited by Jamie S. Rich and Brittany Holzherr Da https://www.dccomics.com/blog/2020/09/10/batmancatwoman-begins

Sono quelle che vorrebbero mettere la mascherina anche al gatto… “Perché? Non lo so ma non si sa mai. Qualcuno ha detto che anche i felini possono prendere il Covid e poi… è un virus venuto da un pipistrello e Catwoman se la faceva con Batman, quindi…”.

Ecco…

A queste persone voglio ricordare che ogni momento che viviamo, o nel quale siamo in grado di percepire questa idea, è un momento in più che ci viene concesso. A prescindere dal Covid19, influenze, cancro, “forfora acuta”… dovreste pensare di poter donare luce e non di sottrarla riversando le vostre energie – o paure – per augurare le tenebre al vostro prossimo.

Fuori esiste un mondo che merita di essere scoperto e usato a fin di bene. Se per paura di morire avete scelto di non vivere… almeno lasciate questo arduo compito a chi ha il coraggio di farlo, senza necessariamente augurargli di finire in una terapia intensiva.

 

Crediti immagini:

  • Immagine di apertura (letto ospedale) da Pixabay
  • Illustrazione Batman e Catwoman da DC Comics
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