Il Davide sconfitto da Golia

Ho aspettato un po’ prima di decidere di scrivere questo articolo ma non si può mantenere sempre l’atteggiamento del “non ti curar di loro ma guarda e passa”.

Stamani, mentre “spippolavo” su Facebook (è un vizziaccio, lo so), tramite il post di un amico è tornata alla mia attenzione la notizia di cui desideravo occuparmi da un paio di giorni, il Davide di Michelangelo coperto da un drappo nero “come gesto simbolico di lutto per ricordare le vittime di questa guerra e esprimere tutto il dolore di Firenze”

Nel virgolettato ho riportato le parole scritte dal sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, sulla propria pagina Facebook.

Vorrei pensare che l’intento del sindaco di Firenze fosse mutuato da tutta una serie di ragionamenti e di stati d’animo che poi sono sfociati verso l’idea del “voglio fare qualcosa a tutti i costi per l’Ucraina”. Vorrei pensare che cercasse di interpretare le sensazioni che in questo momento pervadono le menti e i cuori di tutti, fiorentini in primis ma…

Vorrei ma non posso.

Non posso perchè certe cose lasciano il segno e se un sindaco si muove in una certa direzione si presume che lo faccia dopo aver riflettuto e ponderato le conseguenze di quel gesto, e questo non mi pare ben riuscito.

Mi viene da fare una prima riflessione, molto banale, forse puerile per alcuni ma come tale ritengo che sia portatrice di una “sana ingenuità” e spontaneità. Perchè fare un gesto simile, così plateale, per questa guerra, quando non lo si è fatto per l’Afghanistan o per la Siria o per tutte le guerre che hanno caratterizzato gli ultimi decenni delle noste vite? Perchè questa? Ci sono vittime più o meno degne di essere ricordate? Ci sono dittatori più o meno crudeli da condannare?

Oltre a questo, trovo il gesto veramente inopportuno e fuoriluogo proprio per il significato che esprime l’opera di Michelangelo e che anche il sindaco Nardella ha messo in evidenza in apertura del suo post, “Il Davide, emblema della libertà contro la tirannia”.

E lo copri?

E lo copri soprattutto con un drappo nero che di fatto trasforma la bianca, candida pietra marmorea, magistralmente plasmata dalle mani di Michelangelo (anche se quel Davide è una copia; quella esposta in Piazza della Signoria), in un tetro omaggio alla nera mietitrice? Di fatto diventa la celebrazione del trionfo del male sul bene. L’affermazione del maligno sulla fede e sulla pace. Davide fu colui che sconfisse Golia attraverso l’aiuto del divino, di Dio padre e il sindaco Nardella prende il Davide e lo impacchetta, avvolgendolo da capo a piedi, piedistallo compreso, in un telo nero.

Forse è un gesto poco riuscito (pessimamente riuscito) che intendeva ricalcare il messaggio artistico che ha caratterizzato il lavoro e lo stile dell’artista Christo?

Ph. Benjamin Loyseau – 2021 Christo and Jeanne-Claude Foundation – Da https://www.archiportale.com/

Non credo proprio.

Ditemi se coprire con un drappo nero il Davide di Michelangelo non sia il peggior messaggio che si possa offrire alla città e al mondo intero, per manifestare contro il male che si palesa attraverso l’atto più ignobile che vi sia, la guerra. Aver coperto il Davide con un drappo nero lo trascina a forza nelle tenebre e la sagoma che ne deriva e che si staglia dalle mura di Palazzo Vecchio diventa la figura del male che si impossessa di Firenze.

Se l’intento era listare a lutto il Davide sarebbe bastato mettere una fascia nera al braccio della statua; semmai. In tal caso sarebbe stato un messaggio chiaro, riconosciuto in tutto l’Occidente come un reale segno di lutto. Casomai lo avrei declinato in forma di omaggio e di rispetto verso tutti i caduti delle guerre, non solo per quella che si sta consumando in questo momento in Ucraina.

Questo invece è l’ennesimo segno di potere e di affermarazione che certi statisti, che evidentemente adorano i simbolismi e i rituali, atti a “riconoscersi tra simili”, intenti ad affermare il proprio potere, manifestano platealmente in barba ai cittadini e a tutta l’umanità. Sì, perchè il Davide di Michelangelo, anche se “ha la residenza a Firenze”, è comunque un’opera d’arte, un capolavoro, è patrimonio di tutta l’umanità e come tale deve essere valorizzato, rispettato e mantenuto intonso, soprattutto evitando di stuprarlo e trasformarlo in un totem eretto in onore del male.

Non mi piace!

Trovo questo gesto intriso di significati negativi, per non dire protesi alla celebrazione del “satanismo”, che si esprimono in modo diametralmente opposto rispetto al voler gridare un netto “no a tutte le guerre”, quindi anche ad un “no al signore del male”.

Ultimissima riflessione… pensate a quei quattro turisti che si aggirano a Firenze, assaliti dai negozianti che si contendono gli avventori in un clima generale di profonda crisi, che trova origine già da prima del Covid19, figuriamoci adesso, in questo contesto caratterizzato da scenari di guerra. Ecco, immaginate quelle persone che arrivano per la prima volta in Piazza della Signoria e si trovano “questo coso”. Pensate che sensazione di “bellezza” e di “rinascimento” percepiranno nel vedere il cupo mietitore.

Welcome to Florence…

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I Divinatori

Foto da PixaBay

Essi transitano all’interno di una buia valle. Il loro cammino è scandito dalle parole di un gruppo di neo profeti che professano la “vacciniade”; fonte di lunga vita, di progresso umano ed unica soluzione per uscire dalla “fantapandemia”.
I divinatori recitano a gran voce i loro rituali coinvolgendo milioni di persone. Con l’ipnosi collettiva hanno insinuato l’idea che “le persone moriranno” e che quindi il popolo debba difendersi dall’inevitabile (prima o poi dovrà pur accadere, n.d.r.), attraverso reiterati atti di purificazione definiti “cicli vaccinali”.

Promuovono una catarsi geno-chimica su persone sane, anche se sono consapevoli che su talune potrebbe produrre conseguenze nefaste. L’importante è recitare la formula purificatoria, includendo la frase, pronunciata tutta di seguito: “noncealcunacorrelazione”. A seguito del rituale le virtù del siero, decantate a gran voce dalle guide spirituali e secondo nuovi paradigmi, potranno superare i vantaggi offerti dalla vita stessa, dalla natura, dal buon senso e da quei principi che fino a pochi anni fa erano i capisaldi di quella che oggi possiamo definire una “scienza divenuta improvvisamente obsoleta”.

Ai lati della semovente massa antropomorfa si aprono continui spiragli di luce che filtrano dalla fitta vegetazione circostante. Ogni raggio è portatore di vita e di verità ma, nonostante questo, molti seguono in adorazione i divinatori che posti alla testa del gruppo continuano indefessamente a professare il nuovo verbo. Sanno di mentire e ancor più sono consapevoli di non conoscere e nemmeno poter vedere la direzione presa; i divinatori “navigano a vista”. Sono a loro volta condotti verso il baratro, illusi di poter asservire il potere maximum che li ha sapientemente manipolati e portati a “non pensare” ma solo ad agire, anzi, ad eseguire, secondo precise regole.

Il mondo è malato e deve essere purificato, ad ogni costo.

Foto da PixaBay

Il nemico prende sempre più forma e da agente patogeno quale era, invisibile almeno ad occhio nudo, si materializza in qualcosa di concreto e di percepibile per i sensi, seppur assopiti o alterati. Diventa il feticcio sul quale riversare ogni paura, frustrazione, rabbia e vendetta. E’ il “novax”, la cui definizione viene imposta d’ufficio a quei parenti, amici, vicini di casa con i quali fino a poco tempo prima si è condiviso il piacere di stare insieme o, più semplicemente, con cui potevamo relazionarci attraverso una “tacita armonia di specie”. E’ così che il “non conformato” diventa “l’altro”, la minaccia.

Foto da PixaBay

Il virus ha preso più strade, ragionevolmente tutte nella direzione opposta rispetto a quella intrapresa dalla “compagnia del siero”. Gli adepti proseguono il cammino, forti della protezione acquisita, almeno secondo le rassicurazioni verbali diffuse dei profeti e in contrapposizione alle evidenze che si palesano sotto gli occhi di tutti; almeno di chi vuol vedere. Lentamente ma inesorabilmente questa variegata moltitudine di individui sta perdendo ogni identità, senso civico, moralità, spiritualità, coscienza e caratteristica biologica afferente all’essere umano. L’omologazione porta alla creazione di un nuovo movimento di pensiero, quello del “non pensiero” e, perché no, del “togliamoci il pensiero”. Il vaccino diventa lo strumento attraverso il quale ottenere la libertà condizionata su cui si basa la nuova normalità che consta nell’esibizione di un qualche pass, solo per poter dire di “essere libero”.

Da una parte troviamo gli eletti, i purificati, quelli pronti ad una illusoria vita eterna o comunque sicuri di aver ricevuto un’immunizzazione all inclusive per ogni malattia, presente, futura e post mortem. Un’esistenza subordinata da continui richiami vaccinali, da passaporto sanitario elettronico e da “immunità di gregge”, pedissequamente decantata, promossa e promessa a gran voce come obiettivo di appartenenza di evocazione tribale, più che di capacità collettiva di raggiungere una reale immunità dal virus.

Dall’altra ci sono i rifiuti umani, le menti pericolose, quei soggetti ignoranti o poco istruiti; sempre stante alle logiche e ai dettami di coloro che hanno la capacità e la potenza di diffusione di un segnale di comunicazione crossmediale metamorfico. Un segnale che si adatta e si amplifica progressivamente in virtù delle necessità del potere maximum, dall’intento proselitistico e manipolatorio e che ha come obiettivo la vaccinazione e il tracciamento dell’individuo. Di fatto sono la medesima cosa, l’uno è il mezzo per raggiungere l’altro, a prescindere da reali motivi sanitario-epidemiologici. Il desiderio morboso di controllo su tutti, su tutto e a tutti i costi, oramai fa parte del nuovo ordinamento giuridico che a suon di DPCM, DL e poi Leggi, prende sempre più forma e potere.

Il mondo si piega al conformismo globalista che vanta le proprie origini ben prima della fantapandemia. Fonda le proprie radici qualche decennio fa quando, intenti a perseguire un’economia di crescita che paventava parità sociali-economiche tra popoli e culture, ci siamo improvvisamente piegati ad un’economia dei consumi; in barba alle varie Greta e a tutti i movimenti ecologisti che si nutrono di una ridondante retorica che genera profitti al di là dei successi; se visti unicamente in un’ottica di salvaguardia dell’ambiente.

Tonnellate di mascherine, kit tamponi, gel disinfettanti, guanti, camici, visiere, tutto il packaging in cui sono avvolti, protetti e veicolati, nonché le industrie specializzate che consumano energia ed inquinano per produrre questi dispositivi o per distruggerli una volta impiegati, la logistica per trasportare “prodotti creati per essere distrutti”, tutto questo si trasforma in una bomba ecologica della quale vedremo gli effetti tra non molto. Già è possibile assistere ai trailers.

Foto da PixaBay

Gli eletti, mondati, purificati da catarsi indotta, attraverso il rituale della pluri-inoculazione sierologica, si lasciano alle spalle una lunghissima scia di scarti, di ogni genere e natura, mentre proseguono il loro cammino allontanandosi sempre più dal senso critico, poiché foriero di ostacoli e di lunghe e tediose verifiche e confronti. Alcuni di questi adorano profondamente il suono della parola SCIENZA soprattutto se preceduta dalla frase “LO DICE”. La adorano a tal punto che nel momento in cui percepiscono una notizia o sentono dagli oracoli solo l’accenno della frase: “Secondo uno studio scientifico…” o, appunto: “Lo dice la scienza”, entrano in una sorta di trans, in alcuni casi raggiungono l’estasi e in situazioni ancora più estreme produce orgasmo collettivo. Questo accade a chi ascolta ma soprattutto tra i neo profeti, onanisti verbali innamorati della propria voce, soggetti in balia di continui amplessi, amplificati dai bonifici che ricevono ad ogni “teleprofezia” intrisa di quel rigoroso e fantascientifico catastrofismo che richiede un attento impiego di frasi introduttive, come: “Nuova ondata”, “Nuova variante”, “Terapie intensive al collasso…”, “Paziente zero” e le varie percentuali, fornite alla cazzum ma con immancabile, rigorosa autorevolezza. Di solito seguono le ingiurie verso coloro che non intendono rivolgersi ai “portatori di verità” per chiedere, oltre al perdono, di essere mondati attraverso il siero salvifico.

Come porsi al nuovo concetto di vita, secondo una “condicio sine qua non” imposta dalla maggior parte degli accoliti e dai neo profeti?

Attraverso un semplice ma potente antidoto che è secreto dal nostro organismo ma che deve essere stimolato attraverso un esercizio costante ed intenso. Il presupposto è che i suddetti profeti siano tali e che stiano dove sono solo per un semplice motivo: si alimentano, oltre che dei bonifici di cui sopra, dell’attenzione del pubblico. Non a caso ho indicato le persone col termine di pubblico perché oramai ciò a cui stiamo assistendo è assimilabile solo ad una farsa, ad una tragedia e in alcuni casi anche ad una commedia.

Cosa costringe un attore o una compagnia teatrale a sciogliersi, ad abbandonare le scene, a non proseguire la propria opera nel mondo dello spettacolo?

Il crollo degli ascolti. L’oblio. La mancanza di attenzione per coloro che stanno interpretando un ruolo.

Ecco il potente antidoto di cui tutti siamo dotati e che possiamo impiegare: l’INDIFFERENZA, in questo caso contro lo strapotere. E’ la stessa sostanza che questi figuri hanno adottato, e che da sempre esseri di siffatte caratteristiche adottano, nei confronti dei malati, degli anziani, dei bambini, delle aziende che hanno chiuso per mancanza di certezze, per le continue vessazioni, per gli obblighi, le limitazioni e le intimidazioni, oltre alla mancanza di veri sgravi economici in un clima di crisi politicamente imposta.

Paghiamo questi figuri con la medesima moneta, quella dell’INDIFFERENZA. Vedrete che la luce filtrerà anche dai rovi più fitti e intricati di questa buia valle.

Medicina33 – Cancro al seno maschile

Ringrazio RAI2, in particolare la redazione di Medicina33, e la Dott.ssa Laura Biganzoli, specialista oncologa dell’Ospedale Santo Stefano di Prato, rispettivamente per la produzione dell’eccellente servizio televisivo e per aver offerto il proprio contributo professionale.

Medicina33 – Servizio RAI 2 del 05.01.2022

Rassegna stampa – Pubblicazione: “IL CANCRO AL SENO NON E’ SOLO ROBA DA FEMMINE. UNA CAREZZA PUO’ SALVARTI”

Ringrazio la mia agenzia stampa Mediamover che si sta occupando della promozione del libro attraverso i media nazionali.

(Pagina in aggiornamento)



Disponibile nelle maggiori piattaforme di vendite online:

6 agosto…

Data intrisa di significati riferiti alle peggiori nefandezze dell’umanità…

6 agosto 1945 su Hiroshima viene sganciata la bomba atomica il cui anniversario pare non essere degno di essere celebrato nemmeno ai giochi Olimpici di #Tokyo2020 (ricordo che Tokyo è la capitale del Giappone). https://www.google.com/amp/s/www.repubblica.it/esteri/2021/08/04/news/cio_nega_minuto_silenzio_hiroshima_la_vittima_che_errore_non_mostrare_ai_giovani_il_disastro_atomico_-312853110/amp/

6 agosto 2021 viene sganciata la bomba liberticida sulla democrazia italiana. Entra in vigore il lasciapassare, chiamiamolo col suo vero nome senza aggiungere coloranti a questa pillola avvelenata.

Si celebrano oggi, seppur non apertamente, anzi solo intimamente, le migliaia di morti per le stragi di Hiroshima e successivamente di Nagasaki mentre in Italia andrebbero celebrate quelle per “Tachipirina e vigile attesa”, per tutti i protocolli fasulli che hanno portato le persone ad essere intubate e poi a morire e per aver vietato le cure domiciliari e l’uso di farmaci disponibili ed efficaci contro il Covid19.
Si celebra oggi lo scempio della politica asservita al volere e al potere delle multinazionali e dei poteri sovranazionali che mirano esclusivamente ad interessi economici, ben lontani da quelli della cura della persona. Di fatto la cura è il pretesto, il cavallo di Troia che permette di gestire, manipolare e governare sulla popolazione in modo autoritario e liberticida, facendo credere che “piccoli sacrifici” sono necessari, senza accorgerci che tanti piccoli sacrifici generano un grande cambiamento sociale, culturale, teso a traghettarci verso la “nuova normalità”, nel sempre verde modo di agire della “rana bollita”.

Si celebra oggi la fine di un’era che dovrà essere ricordata ma dalla quale dovranno necessariamente ripartire nuove correnti di pensiero in netta opposizione alla deriva transumanistica e dello strapotere.

La libertà deve essere conquista ogni giorno senza mai darla come una cosa scontata. La libertà inizia dal nostro modo di vedere le cose e da come ci rapportiamo con la società. Non si tratta di contravvenire a prescindere o su tutto o di essere anarchici ma di tenere fermi dei punti cardine, sacrosanti, dai quali partire per difendere e riconquistare la nostra libertà e quella delle future generazioni.

Oggi è un giorno triste che a molti parrà una grande conquista sociale. È più questo che mi rattrista che il dispositivo di per sé.

Faccio appello alle persone di buona volontà e con spirito libero. Toglietevi dalla testa quell’elmo di Scipio perché non permette al sangue di scorrere al cervello. Il siamo pronti alla morte non deve essere la conseguenza di scelte dettate (imposte) dalle bigpharma, perché è questo che sta accadendo. Pensate, ragionate…

Tutto è partito da quel distanziamento sociale che ci ha allontanati gli uni dagli altri e che adesso viene certificato da un freddo codice nero che crea un’ulteriore distanza tra le persone. Nel segno del falso buonismo e della pedissequa ricerca di uguaglianze tra le persone oggi si ribalta tutto mandando a fanculo conquiste sociali tese ad annulare le discriminazioni.

Appello agli operatori del settore palestre

Conosco il settore da circa quarant’anni.

Ho frequentato molte strutture, ancor prima di immaginare parole come Wellness o Fitness Center. Mi sono allenato in spazi belli, ampi, luminosi e con attrezzature moderne ma anche in luoghi vetusti con attrezzi che presentavano segni di ossidazione, muffe alle pareti e odore di sudore.
Ho sempre notato, seppur con delle differenze dettate dalle mode del momento, tanta passione e coinvolgimento per ciò che veniva proposto e all’interno di questi luoghi; “belli” o “meno belli” ma mai brutti. Non esiste “brutto” in un luogo dove si insegna a stare bene con se stessi e con gli altri.

Ho visto persone migliorare e raggiungere i propri obiettivi. Ne ho viste altre accanirsi per uno scopo, magari senza raggiungerlo ma provandoci ad ogni costo. Ho visto istruttori dedicarsi con impegno alla preparazione dei propri clienti, qualsiasi fosse l’obiettivo. Certo… ho visto anche dei cretini, sia dalla parte degli istruttori che dei clienti, ma onestamente erano e sono comunque soggetti che tendenzialmente durano poco in certi ambienti. La palestra ha la capacità, come un grande organismo biologico, di eliminare chi è fonte di problemi.

La palestra è fatica. La palestra è adrenalina, coinvolgimento, passione, emozioni, salute. Forgia il carattere, educa, disciplina, crea persone più sane e consapevoli del proprio corpo e dalla propria salute e questo si riverbera sulle persone che poi gravitano accanto a chi frequenta una palestra, creando nella comunità un effetto domino di consapevolezza e di atteggiamenti positivi che portano a loro volta a frequentare palestre o a spingere le persone a svolgere un’attività fisica.

La palestra offre lavoro a migliaia di persone e muove un giro d’affari enorme che coinvolge settori apparentemente inimmaginabili, tutti interconnessi tra loro.
La palestra è comunità, aggregazione, è un luogo dove tutti sono accettati, dove nascono amori (ho conosciuto mia moglie in palestra), amicizie (ho decine di amici che ho conosciuto in palestra), opportunità di lavoro (ho lavorato come istruttore per molti anni e successivamente ho trovato clienti come grafico all’interno del settore fitness).

La palestra è un microcosmo nel quale tutti possono trovare uno spazio per sentirsi bene, migliorare il proprio fisico, il proprio sistema immunitario e l’autostima.

Non esiste che le palestre si pieghino ad un subdolo strumento di controllo teso a mettere distanze tra le persone. Non esiste che qualcuno possa essere discriminato in una palestra. Non esiste che chi è vaccinato, ed è comunque potenziale portatore sano, possa entrare e chi non lo è non possa farlo.
Non esiste che alla reception vi mettiate a fare da controllori per conto del “Ministero della Verità” per discriminare i vostri clienti che, oltretutto, non resteranno tali per molto tempo e vi chiederanno rimborsi. Non esiste che mettiate al bando le persone che vi hanno sostenuto economicamente, vi hanno dato fiducia per anni, vi hanno visto come un punto di riferimento che ha saputo cogliere il vuoto lasciato dalla politica e dalla religione, ciò che un tempo era rappresentato da Peppone e da Don Camillo e che nel corso degli ultimi cinquant’anni ha trovato modo di sostituirsi con la pochezza, col nulla più assoluto, fatta eccezione per gli spazi della salute, le palestre, che sono stati in grado di intercettare milioni di persone verso luoghi capaci di dare sostegno, conforto, confronto, dialogo e BENESSERE.

Mi rivolgo a tutti gli operatori del settore. Siate capaci di vedere davvero dove sta il bene e dove si cela il male sotto mentite spoglie. Qui non si tratta di presentare un certificato di sana e robusta costituzione ma di pretendere che i vostri clienti vi presentino un lasciapassare che con la salute non ha nulla a che fare. Viene premiato solo chi si fa inoculare qualcosa a scapito di chi ha deciso di non farlo, a prescindere dal proprio stato di salute e dai motivi presi da ciascuno nell’ambito di questa scelta.

Abbiate la forza, la capacità, la lungimiranza di opporvi a questo regime e, se non volete farlo per i vostri clienti, fatelo almeno per un “sano egoismo”. Avete accettato ogni sopruso, vi sono state imposte regole che vi hanno costretti a sostenere ingenti investimenti, a stravolgere il vostro menage quotidiano per poi costringervi a chiudere e a farvi riaprire a stagione conclusa, con la scusa che col caldo il virus sarebbe scomparso ma ben sapendo che le varianti avrebbero sostituito un “mero Covid19” a vantaggio di un rebranding fantapandemico che ad ogni lettera dell’alfabeto greco tende a rinnovare lo stato di emergenza.

NO AL GREENPASS o a qualsiasi altro sistema teso a discriminare le persone. La storia vi dovrebbe insegnare qualcosa…

Foto da https://www.nextquotidiano.it/antisemitismo-italia/

Lo hai fatto il vippino?

Hai fatto il vippino?

Non si parla d’altro. Mi capita anche quando parlo con clienti o fornitori.

“Lo hai fatto?” Cerco di evitare il discorso, schivo qualche colpo, divago o resto vago, provo a rimanere centrato sull’argomento principe del nostro incontro ma, no… Si torna lì. Se rispondi che non l’hai fatto, per chi hai davanti rappresenti il nulla e al contempo la “minaccia globale”. Potresti essere un impavido vigile del fuoco che sta salvando una creatura inerme, svenuta e circondata dalle fiamme e te che la porti in braccio uscendo vittorioso da una densa coltre di fuliggine nera (immaginati la scena a rallentatore) ma, se hai pronunciato il fatidico “no”, di te non passa che l’immagine de “La minaccia fantasma”. Lo sguardo del tuo interlocutore assume una gamma espressiva molto ampia che parte dalla supponenza, passando ad uno stato di grazia – perché si sente un eletto che ha ricevuto la dose miracolosa – a quello di sfida, fino a quello del disgusto a cui solitamente segue un’affermazione del tipo “IO l’ho fatto per altruismo” oppure “perché questo è l’unico modo per uscirne”, il che, per differenza, incornicia automaticamente il tuo “no” nella sfera del “sei un egoista e un incosciente”.

Al di là delle reciproche convinzioni personali, ritengo che questo atteggiamento potrebbe essere di per sé motivo di allontanamento dal contesto in cui avviene il “simpatico siparietto”. Purtroppo non sempre è possibile farlo e pertanto la mia reazione si modula in virtù del mio interlocutore e del livello di confidenza che ho con questa persona. Resta il fatto che sarebbe eventualmente gradito evitare l’argomento, se non altro per mero buon gusto. Fermo restando che chi sceglie di farsi somministrare il siero ha tutto il mio rispetto; gradirei che anche dall’altra parte si palesasse tale riconoscimento. Ovviamente in questo post parlo dei “fondamentalisti della vacciniade”, non sto generalizzando. So già che fin qui ho accumulato un buon punteggio come NoVax, complottista, negazionista e “ista” qualcosa.

Parlo quindi di quei fondamentalisti che si sentono dei VIP, da qui il neologismo “Vippino”. Sono quelli che si collocano di diritto nella sfera degli eletti, quelle persone devote a “SantaPharma da OMS” che, con ossequiosa riverenza, si prostrano davanti ad ogni divina pratica di inoculazione, mutuata da assiomi e mantra ripetuti all’infinito e che rasentano il fanatismo. La lunga schiera di sedicenti esperti da palcoscenico contribuisce ad alimentare la eco sul tema, conferendo al siero miracoloso ogni sorta di funzione e di potere taumaturgico. I media mainstream rilanciano teorie fantascientifiche o producono affermazioni che nessuno ha mai pronunciato ma che vengono attribuite ad un politico o ad un esperto blasonato per poi venire fagocitate da questi, per imbarazzo o per convenienza oppure perché deve essere detto così, riappropriandosene a pieno titolo.

Evidentemente ogni inoculazione ha il potere, in primis, di cancellare la memoria. I fedeli non rammentano più le varie fasi che hanno accompagnato, dagli esordi fino ad oggi, questa campagna vaccinale che definirei una “scampagnata vaccinale”, intesa come spensierata pratica tesa ad allontanare ogni ragionevole dubbio o, sarebbe stato più interessante e gradito, ogni dibattito con contraddittorio sul tema in questione. Tutto si risolve con quattro dogmi e un paio di anatemi dal sapore lontanamente scientifico per poi ritrovarci ad assistere ai cosiddetti “spot istituzionali” che in realtà sono roba da avanspettacolo di basso livello in cui altri VIP praticano l’esercizio del proselitismo, o dell’imbonitore, fate vobis o fate Bonolis, annaffiando tutto con un frizzante slogan “RIPRENDIAMOCI IL GUSTO DEL FUTURO” pronunciato da Amadeus. Si chiude così il teatrino dei suddetti VIP che si alternano in questo gioiello della comunicazione attraverso cui ci viene offerta ogni sorta di motivazione logica e sensata per cui sarebbe il caso di farlo (ironizzo).

Un “RIPRENDIAMOCI IL GUSTO DEL FUTURO” sulla falsa riga di “Enjoy Coca Cola” o del vecchio slogan della Kodak “E’ bello sapere che c’è” o della Kraft “Cose buone dal mondo” (come si vede che ho una certa, eh?!) che pone il messaggio alla stregua di un prodotto commerciale di largo consumo da acquistare alla grande distribuzione, si intende portare un messaggio agli italiani attraverso i VIP del mondo dello spettacolo; forse pensando di recuperare il danno che quelli della scienza da show business hanno generato da un anno e mezzo a questa parte. Come se non bastasse, a corollario di questa pletora di immagini e di suoni mal combinati, arriva la “simpatica coreografia” che farebbe imbarazzare qualsiasi ballerino RAI degli anni ’80 che allietava i sabato sera, a partire da un lontano “Canzonissima” fino ad un indimenticabile “Fantastico” (e qui ribadisco che ho una certa..)

Torniamo alla perdita di memoria; siamo passati da un “Sono sicuri, sono testati, nessuno muore con i vippini”, a leggere di qualche decesso di persone neo vaccinate e giustificarlo con “Rapporto rischio beneficio a favore del beneficio” per sconfinare con “Ritiriamo AstraZeneca” poi lo ridiamolo ma solo a chi è alto biondo e bello, possibilmente sano. Senza dimenticare del “nessuna correlazione”, assimilabile ad un “ricorda fratello che devi morire”, legata ad ogni decesso (e ce ne sono tanti) o a menomazione di vario grado e durata, fino all’invalidità permanente, per raggiungere l’apoteosi a sostegno della tesi per cui, dato il fallimento annunciato dei cosiddetti vaccini – ma mai dichiarato o dichiarabile -, per battere le varianti occorre praticare “l’eterologa” che, detto così, pare una cosa seria ma in realtà è il termine fantascientifico con cui si vuol far passare l’idea che dei farmaci, di per sé poco testati e i cui effetti di ciascuno sono tutt’ora allo studio (attraverso chi si sta vaccinando), possano essere mescolati come un cocktail preparato da un barman di uno dei peggiori bar di Caracas, utilizzando prodotti di brand diversi. E’ come se prendessi il cofano della Panda e volessi metterlo sulla Stelvio e ti dicessi a tutti che così è meglio. Mah…

Davanti a cotanta potenza di fuoco non mi resta che concludere ribadendo il mio rispetto verso tutti, in questo caso in particolar modo verso coloro che si vaccinano; liberi di fare ciò che volete ma tra i tanti mantra che si sentono h24 e ovunque, aggiungo il mio che prendo in prestito dal grande Gigi Proietti: “nun me rompe er cà”.

Crediti:

Vaccinazione anti-Covid 19. Quello spot suadente che mi ricorda qualcosa

Come fare a convincere le persone a vaccinarsi contro il Coronavirus?

Il fatto che si debba “convincere” qualcuno a fare qualcosa dovrebbe far riflettere. Ma a prescindere dal fatto che, in questo caso, parlando di vaccino anti-Covid19, vi sia una profonda motivazione nel voler fare del bene alla popolazione (…), ribadisco la domanda di apertura di questo post: “Come fare a convincere le persone a vaccinarsi contro il Coronavirus?”

Con dibattiti televisivi tenuti da autorevoli giornalisti durante i quali intervistano esperti del settore, autorizzati dal Governo e dal Ministero della Salute, per dare spiegazioni puntuali in merito alla sicurezza e all’efficacia di questi farmaci?

Con la distribuzione di materiale informativo ai cittadini attraverso il quale mettere a conoscenza la popolazione sulla ricerca che è stata svolta, sull’efficacia, sulla sicurezza e sull’innovazione tecnologica che si cela alla base di questi nuovi ritrovati della scienza, oltretutto basati su una metodica mai adottata prima d’ora per realizzare un vaccino?

Oppure grazie ad una serie di spot dove il messaggio del controllo, della garanzia e della sicurezza di questi vaccini passa attraverso le parole di medici e di scienziati che oltre alla loro competenza ed autorevolezza mettono la loro faccia, cercando di infondere fiducia e serenità verso qualcosa che al momento pare tutto meno che realizzato secondo protocolli e tempistiche riconducibili alla produzione di un vaccino?

No, si è scelto di veicolare un messaggio tramite il lavoro di un noto architetto, Stefano Boeri, che ha realizzato una struttura modulare, un presidio medico da campo in versione fashion, sulla cui copertura risalta il disegno di una primula stilizzata. Struttura che verrà realizzata in centinaia di copie e allestita nelle maggiori piazze italiane o presso i presidi ospedalieri, ove al suo interno verrà effettuata la vaccinazione contro il Coronavirus; una sorta di suadenti salotti adibiti alla vaccinazione di massa.

Immagine tratta dallo spot “l’Italia rinasce con un fiore, vaccinazione anti-Covid 19”

Logo GURU – http://www.guru.it

Un progetto che di per sé potrebbe essere interessante, architettonicamente parlando, anche se noto un design che strizza l’occhio a brand “modaioli”, volutamente, come potrebbe essere GURU che nel 1999 adottò come logo una grossa margherita.

Trovo molto discutibile l’approccio che il Governo ha ritenuto utile adottare per convincere la popolazione a vaccinarsi.

Con “L’Italia rinasce con un fiore, vaccinazione anti-Covid19” si tenta di far passare l’idea del vaccino (ricordo che è un farmaco) come quella di un prodotto di marca, di largo consumo, che fonda le sue radici su messaggi come “rinascita”, “primavera”, “il momento è arrivato”, “abbandonare l’incertezza”, “schiudere i nostri colori alla luce del sole”. Nulla che faccia riferimento ai punti che ho riportato all’inizio di questo post e che ci aspetteremmo di sentire qualora il vero intento fosse informare seriamente la popolazione in merito all’efficacia e alla sicurezza del vaccino anti-Covid19.

Quello che invece ci viene proposto è un messaggio che si basa prevalentemente su una comunicazione fatta di fiori e di primavera, di design e di “grandi packaging” che confezionano l’idea di buono e di bello ma di cui, almeno fino ad ora, non ci è dato sapere se funzionerà contro il Covid 19 (tralasciando per adesso l’argomento: possibili effetti collaterali?) basando tutto su un programma vaccinale che pare volere inoculare, almeno vedendo questo spot, una miracolosa essenza di petali di primule, come fosse un elisir di lunga vita.

Ecco lo spot:

Detto ciò, a me tutto questo evoca scenari che la fantascienza ci ha già regalato. Vi ricordate di “Umbrella Corp.” e del “Regenerate Cream”?

Tratto dal film Resident Evil: Apocalypse, del 2004 di Alexander Witt – Constantin Film, Impact Pictures

 

 

 

 

 

DPCM e zone colorate.