La metafora dei pennarelli e della plastilina per spiegare il MES

Parlare di MES e non essere membro dell’Eurogruppo, un politico, un tecnico o un tuttologo, rischia di portarmi in un campo minato. Ho pensato di usare una metafora per rendere tutto più leggero e forse più semplice per permetterci di capire, anche a me, cosa è accaduto nelle ultime ore in Italia dal momento in cui abbiamo tutti sentito straparlare a gran voce del MES.

Esprimo un mio pensiero simulando ciò che ora non possiamo fare: una sana chiacchierata tra amici al bar, al parco o a cena con qualcuno.

Vi racconto una storia che stamani ho inventato per scambiare con un amico (ciao Riccardo) alcune opinioni in merito a questo argomento e in particolare su quanto è accaduto a seguito della dichiarazione di “vittoria” da parte del Ministro Gualtieri, al termine dell’incontro con gli altri leader europei avvenuto il 9 aprile 2020.

Mi sono immaginato una famiglia di quattro persone: babbo, mamma e i due bambini che vanno alle elementari (oggi scuola primaria).


I due bimbi in virtù delle loro necessità si concertano. A seguito della loro riunione il maggiore va dal babbo e gli dice: “Babbo. Mio fratello ed io abbiamo bisogno di una bella scatola di pennarelli. Abbiamo terminato la vecchia, qualche pennarello lo abbiamo perso e comunque ci servono. Ce la dai una scatola nuova?”.

Il padre ascolta e poi dall’alto della sua posizione risponde a figlio maggiore: “No caro. Sono contrario”.

Il ragazzo, mesto, mesto, torna dal fratellino e gli dice: “Senti, ho parlato con babbo per la storia dei pennarelli. Mi ha detto no. Uffa. Comunque gli do tempo una settimana e poi torno all’attacco. Vedrai che mi darà ascolto, non ti preoccupare”.

Il fratellino più piccolo sospira e continua a disegnare con qualche pennarello spuntato, qualcuno ha l’inchiostro oramai quasi esausto. Cerca di fare come del suo meglio per presentare il disegno alla maestra.

Una settimana più tardi il fratello più grande torna dal babbo e gli dice: “Babbo… ti ricordi il discorso dei pennarelli?”

Il padre: “Sì figlio, ti avevo già risposto”.

“Si lo so babbo ma noi ne abbiamo davvero bisogno. Io devo fare i compiti di scuola, devo colorare l’arcobaleno, fare il disegno per Pasqua e mio fratello deve fare il disegno per il compleanno della mamma”.

Play Doh. Scultura in alluminio alta 11 metri realizzata dall’artista Jeff Koons – 2014 – Whitney Museum of American Art. Foto da exibart.com

Il padre, sempre dall’alto della sua posizione, gli risponde: “Senti caro, facciamo così, non ti do i pennarelli ma una grossa palla di plastilina che ho preparato per te e tuo fratello insieme alla mamma, alla zia, alla nonna e dentro alla quale abbiamo messo anche la plastilina che tu e tuo fratello avete lasciato a giro negli ultimi anni. Se vuoi ti do questa. Pennarelli no”.

“Ma babbo, della palla di plastilina non sappiamo cosa farne, è troppo grossa, unta e non possiamo farci le cose che dobbiamo realizzare e, se non ricordo male, ogni volta che la userò tu mi prenderai un pennarello”.

Il padre: “È vero. Questo però è ciò che posso darti. Casomai possiamo fare così. Ti do la palla di plastilina e se la usi solo per fare un mezzobusto che ritrae tua mamma, dato che è il suo compleanno, non ti prendo alcun pennarello. Se invece la usi per fare altro e sparpagli il plastilina ovunque, mi dovrai dare tre pennarelli”.

Il ragazzo, sapendo che dovrà tornare dal fratello con qualche risultato e pensando che non tutti i mali vengono per nuocere, accetta la condizione, sapendo anche che eventualmente non userà quella enorme palla di plastilina ma la terrà da una parte mentre continuerà ad usare i vetusti e quasi esauriti pennarelli.

Torna dal fratellino e gli dice: “Successo! Vittoria! Babbo ha ceduto. Lo sapevo che lo avrei convinto. Sai… Mi conosci oramai. Quando dico una cosa è quella”.

Il fratellino tutto sorridente chiede al maggiore: “Quindi avremo una scatola nuova di pennarelli?”

“Beh. Non proprio. Abbiamo vinto e quindi adesso possiamo avere una bella palla di plastilina tutta per noi”.

“Ma come?! Che ce ne facciamo? Oltretutto se la usiamo dobbiamo dare a babbo un pennarello e ne sono rimasti pochi. Questi erano gli accordi”.

“Non ti preoccupare fratellino… tanto possiamo non usare la palla di plastilina e se mai la dovessimo usare puoi sempre fare un mezzobusto di mamma così babbo non ti prenderà alcun pennarello”…


Buona Pasqua!

PS: Mi scusino i signori che producono plastilina. Ho parlato di palla intendendo una massa informe, un agglomerato di scarti e non di confezioni intonse. La metafora è ad uso “didattico” 🙂

 

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VLT o non VLT? Questo è il dilemma!

VLT: acronimo di Video Lottery Terminal o più comunemente detta, sala da gioco o “delle macchinette ruba soldi”.

Nonostante il titolo del post, non parlerò di gioco d’azzardo pur tenendo ad esprimere la mia contrarietà in merito a questa pratica e pur rispettando chi è avvezzo a questo genere di attività, sempre che lo faccia per propria scelta, con consapevolezza, con moderazione e senza coinvolgere il patrimonio familiare. Non aggiungo altro altrimenti scadiamo nella polemica e potremmo parlare per mesi sull’argomento “gioco d’azzardo” e Sale VLT. Ciò che invece voglio trattare nel mio articolo è una vicenda legata ad una sala VLT in particolare, sorta poco distante da casa mia.

Scandaloso? Normale?

Non sono qui per lamentarmi della presenza di questo esercizio; Prato oramai è piena di questi luoghi. Mi chiedo solo se sia normale dare i permessi per aprirle e poi, dopo qualche mese, si revochino perchè “ci si accorge” che questa sala dista a meno di 500mt da una scuola materna, quindi considerata “area sensibile”.

Non voglio sapere chi ha dato il primo permesso e chi lo ha revocato successivamente. Resta il fatto che mi pare si stia perdendo il senso della ragione e della misura.

Un imprenditore resta tale sia se vende mandarini al mercato sia se apre una Sala VLT. Ogni imprenditore investe un capitale con un preciso obiettivo sperando di recuperarlo e di poter trarre dalla propria attività un utile d’impresa. Semplice e lecito fino a quando si rispettano le regole.

Ma se ti chiedo il permesso per aprire un esercizio commerciale, mi autorizzi ad aprirlo, lo apro, assumo personale, investo capitali e solo dopo qualche mese me lo fai chiudere perchè ritieni che lì non poteva sorgere, permettimi di “dissentire un po’”…

Mi riferisco in particolar alla Sala VLT di Via Galileo Ferraris a Prato.

La scuola c’era anche prima dell’apertura della sala gioco in questione e chi ha dato tutti i pareri positivi alla sua apertura credo che dovrebbe assumersi qualche responsabilità ma, poichè questo accade di rado nel nostro Paese, voglio farvela più semplice…

Se di scuola primaria si parla, o materna, dato che sono piuttosto vicine l’una all’altra, come può sussistere un problema di convivenza e vicinanza tra sala VLT e bambini ospitati nelle scuole se l’accesso ad una sala VLT è vietato ai minori di 18 anni? Potrei capire se la sala in questione fosse stata aperta vicino ad un’istituto superiore con una popolazione di studenti prossima o con più di 18 anni, ma qui?

Ripeto, non sono contento per la presenza di questo “coso” oscuro, oltretutto dotato di vetri satinati che impediscono di vedere all’interno del locale, lasciando immaginare che vi si svolga  “qualsiasi attività”. Sono solo perplesso su come si agisca in modo così compartimentale, a scatole chiuse, senza concertare la gestione dei permessi o dei divieti e su come certe regole vengano applicate, a posteriori, sulla base di criteri piuttosto discutibili.

Perdonate l’ironia, ma… se vogliamo parlare di “preservare la salute e l’incolumità” dei bambini, ritengo che faccia “più danni” la pasticceria che è a qualche decina di metri dalla scuola, aperta a tutti e senza divieto alcuno, piuttosto che una Sala VLT il cui accesso è consentito solo ai maggiorenni oltretutto dotata di vetri oscurati, quindi non si vede neppure ciò che si svolge al suo interno. Cosa opposta per la pasticceria che giustamente mette in mostra la propria merce a beneficio degli occhi degli avventori più golosi.

La cronaca ci riporta risultati allarmanti in merito all’obesità infantile, ergo, bisognerebbe educare i propri figli a mangiare sano e a tenersi lontani dagli zuccheri semplici, dalle merendine, succhi di frutta e… perdonatemi, probabilmente anche dalle pasticcerie. Luoghi in cui, comunque, possono entrare e acquistare in un attimo zuccheri e grassi saturi.

Non ho trovato in rete alcun dato che riguarda il coinvolgimento, tantomeno patologico, di minorenni in età da scuola primaria, affetti da ludopatia indotta dalla presenza di sale VLT. Non ci sono perchè è impossibile. Non possono entrarvi; punto e basta.

Morale della “favola”.

Meno moralismi e più pragmatismo. Non si vuole il gioco? Si abolisce, mi pare semplice. Lo si tollera perchè lo Stato incamera denaro? Allora che sia chiaro il regolamento a tutti, a partire dal primo funzionario della filiera che deve valutare le autorizzazioni per l’apertura di un esercizio fino all’ultimo che viene a controllare se gli estintori sono in regola.

La storia come andrà a finire?

Che come sempre l’imprenditore ci rimetterà un sacco di soldi; i ludopati migreranno altrove alimentando comunque la loro dipendenza, data la prossimità tra una sala VLT e l’altra e i bambini… i bambini non si accorgeranno di nulla, con o senza la sala VLT. L’importante è far vedere che si agisce nel nome della legge, più o meno conosciuta e applicata anche a posteriori e che la morale buonista prevalga sul buon senso.

Approfondimenti e crediti:

 

Sci e roba sospesa

Pare che il binomio “SCI e riprese aeree” abbia qualche difficoltà a trovare un equilibrio.

Poco più di un anno fa, durante i mondiali di sci a Madonna di Campiglio, si verificò uno degli incidenti più singolari e discussi degli ultimi anni, almeno in ambito sportivo. Un drone, col quale venivano effettuate delle video riprese aeree, cade rovinosamente a terra sfiorando per soli 3 centesimi di secondo lo sciatore Marcel Hirscher nel corso della sua manche. Una vera “tragedia mancata” ma di sicuro un buon motivo per dibattere in merito all’uso dei droni in ambito sportivo.

“Apriti cielo”, fu proprio il caso di dirlo. Di questo fatto se ne è parlato per giorni. Il pericolo, la sicurezza, chi avesse o meno autorizzato tale attività specializzata, con l’aggravante che era svolta di notte, etc. Un gran polverone che finì col portare la federazione di Sci, la FIS, a dichiarare che in futuro non si sarebbe più avvalsa di droni per effettuare riprese televisive, almeno “fino a quando non potesse essere garantito un funzionamento completamente sicuro”. Vedi notizia

Bene… si torna alle spidercam, quelle videocamere montate su carrelli che corrono lungo cavi sospesi sopra gli impianti sportivi, ampiamente utilizzate nel calcio ma anche durante gli eventi di particolare rilevanza e interesse per offrire immagini aeree a bassa quota.

Sicuri che in questo modo non si sarebbero più verificati incidenti, nel corso delle Olimpiadi di Rio 2016 una spidercam installata presso il Parco Olimpico, cade al suolo a causa della rottura di alcuni cavi che la sostenevano. Esito rovinoso per la spidercam, per l’emittente televisiva che gestisce le riprese video dei giochi olimpici (OBS – Olympic Broadcasting Services) e soprattutto per il danno provocato ad alcune persone che si trovavano sotto la perpendicolare di questo dispositivo di ripresa. Tutto viene rapidamente ridimensionato per non dare troppa eco alla notizia in favore della sempre magica atmosfera dei giochi olimpici. Vedi notizia

Ma torniamo allo sci col quale ho aperto questo post.

Notizia di oggi: a Saint Moriz, nel corso dell’ennesimo mondiale di sci, una spidercam cade al suolo a causa di un cavo tranciato da – pare una barzelletta – dal passaggio della pattuglia acrobatica svizzera. Vedi notizia

Ora mi chiedo… Vogliamo vietare il vietabile in nome della sicurezza o cominciamo ad utilizzare la testa? Che sicurezza sia ma, in questo caso, o la spidercam era stata montata ad un’altezza tale da diventare un pericolo per gli stessi aerei della pattuglia acrobatica svizzera o quest’ultimi volavano un “tantino” basso, tanto da creare un problema di turbolenze nei confronti della stabilità e della relativa sicurezza di questa camera su cavi.

Allora, sono i droni un pericolo? Le spidercam? Gli aerei? Missili, satelliti? O vogliamo tornare un attimo con “i piedi per terra”, concertare le iniziative, mettere a conoscenza tutte le parti interessate su ciò che è in corso e, soprattutto, utilizzare procedure condivise, sicure e testate?

Gli incidenti capitano ma spesso sono causati da incompetenze, negligenze e disattenzioni. Non è tanto il mezzo il pericolo ma quanto chi lo governa che spesso non è attento e sufficientemente competente.

Vogliamo parlarne?

Approfondimenti e crediti:

Spot di Natale Carrefour. Ditemi che non è finito, vi prego!

E’ arrivato, l’ennesimo spot mieloso in chiave natalizia…

Da sempre la pubblicità fa leva sugli stereotipi legati alla cosiddetta “magia del Natale” per promuovere il consumo di prodotti ad hoc. Stereotipi che tra l’altro spesso nascono dal mondo della pubblicità; vedi per esempio CocaCola con il suo Babbo Natale che oggi è conosciuto in tutto il mondo come “IL” Babbo Natale per eccellenza.

Insomma, lo sappiamo e non ci stupisce più di tanto assistere in questo periodo dell’anno ad un teatrino più o meno visto e rivisto che propone ambienti innevati, musiche che richiamano atmosfere disneyane, neve, luci colorate, bambini, famiglie felici e… IL PRODOTTO: Panettoni, spumanti, bevande, offerte su ricariche telefoniche, etc.

Nulla di strano, tutto come da copione ma…

Eccolo, arriva quello spot che cerca, tenta, annaspa, richiama, evoca tutte le caratteristiche del perfetto spot natalizio ma… qualcosa non va. Parlo della pubblicità televisiva della Carrefour Italia che sta andando in onda in questi giorni.

Questa:

Orsetto di peluche in primo piano, musichetta da perfetta “magia di Natale” e voce di fanciullo. Mentre parla il bimbo si intravedono i suoi piedini scalzi che lo conducono all’albero di Natale presso il quale è seduto un grosso orso di peluche che qualche istante dopo verrà calorosamente abbracciato dal bambino.

Mentre si consuma questa liturgia, che fa venire il diabete da quanto è sdolcinata (ma può anche starci, dopotutto è Natale), ascoltiamo le parole del bimbo:

“Caro Babbo Natale… quest’anno vorrei tanto…un bambino con cui giocare…”

Poi… dopo questa agghiacciante affermazione arriva la pausa che probabilmente serve all’attonito spettatore per riprendersi un attimo. Cerca di capire se ha udito bene; magari la parola non era BAMBINO ma TRENINO: “VORREI TANTO UN TRENINO CON CUI GIOCARE”. Il tempo non è sufficiente per elaborare ulteriori considerazioni. Ecco che arriva subito una seconda voce. Questa volta è di un uomo, calda. Proferisce le seguenti parole:

“A Natale esaudiamo i desideri di tutti. Negli ipermercati Carrefour spendi e riprendi il 50% sui giocattoli.”

Ma come?!?! Vi prego! Ditemi che questo spot non è stato finito o che è solo il primo una serie in chiave natalizia firmata Carrefour. C’è un seguito, vero? C’è una spiegazione a questo dramma consumato tra le pareti domestiche?

Come si fa???? 

  1. Questo bambino non ha un amico? Che problemi ha? E’ stato sequestrato? Vive in una landa desolata? Non lo fanno uscire di casa? Non va a scuola?!?! I genitori sono dei serial killer? Dove vive ‘sto bimbo… TELEFONO AZZURROOOO!
  2. Chiede a Babbo Natale UN AMICO? E l’orso lo abbraccia pure perchè “capisce” che il bimbo “non sta tanto bene”.
  3. OK, ci avete sparato la bomba… nel resto dello spot come la rimediate? Con un bel “A NATALE ESAUDIAMO I DESIDERI DI TUTTI”??? Quindi, o Babbo Natale rapisce bambini e il 25 dicembre porta a questo disgraziato un’altra vittima inconsapevole di questa presunta tratta di bambini oppure Carrefour vende anche bambini nei propri impermercati, “programmati” per diventare amici del suddetto disperato.
  4. Se a Natale Carrefour esaudisce i desideri di tutti, temo che quest’anno avranno la fila fuori dagli ipermercati. Si troveranno alle casse persone che chiederanno un LAVORO, la CASA perchè TERREMOTATA, DENARO, SICUREZZA…

Ma un bel… “DA CARREFOUR UN BUON NATALE A TUTTI E IN PARTICOLARE AI BAMBINI. ACQUISTA (e non spendi) NEI NOSTRI IPERMERCATI E RIPRENDI IL 50% IN GIOCATTOLI.” Senza la voce del bimbo e con le stesse immagini e musica, non andava bene?

Uno spot di 15″ che fa rimpiangere questo:

Nel nome dell’arte fate vibrare le corde!

Venerdì 4 novembre 2016 – Girato durante lo spettacolo “Acquagranda” presso il teatro La Fenice di Venezia.

Questo video, che gira in rete da alcune ore, lo dedico a tutti coloro che lavorano nei teatri italiani con la speranza che sia il “segnale di un inizio”, che possa nascere presto qualcosa di importante, un nuovo periodo, un nuovo rinascimento.

Fino ad allora…

Invito queste stupende persone, non solo quelle che lavorano alla Fenice di Venezia ma tutte quelle che lavorano nei teatri d’Italia, a riflettete bene su chi le ha messe in questa situazione. Quando rinnoverete la tessera al vostro sindacato o quando andrete a votare, pensate a cosa state facendo.

Il cambiamento comincia da voi.

Portate l’arte nelle piazze e parlate alla gente di ciò che sta veramente accadendo nei teatri italiani. I media non si occupano dei vostri problemi perché sono veri problemi che possono destabilizzare certi poteri, gli stessi che mantengono certi giornali che a loro volta mantengono certi politici al governo. La politica, se non mutuata da figure di spessore, intelligenti, spinte da una visione lungimirante, e oserei dire, da una certa sensibilità, utilizza l’arte e la cultura come mezzi di potere per gestire i propri interessi, a danno di chi lavora nei musei e nei teatri italiani e a danno della stessa cultura.

Fino ad ora sindacati e partiti hanno perpetrato la politica del “divide et ‘impera” creando divisioni interne tra musicisti e maestranze, tra tecnici e maschere, etc. come se il teatro potesse andare avanti solo con qualcuno in particolare o come se i problemi dell’uno non fossero gli stessi dell’altro o come se i DIRITTI dei lavoratori – di tutti – non fossero tali a prescindere.

Il teatro è come un motore alimentato da tante anime pulsanti che lavorano all’unisono e che a loro volta si nutrono d’arte. Il teatro è una macchina complessa che non funziona se manca un pezzo. Mille sigle sindacali e mille fazioni non portano altro che a rafforzare il potere di chi divide, di chi “impera”.

Unitevi in nome dell’arte e se non lo volete fare in nome dell’arte fatelo almeno per tutelare il vostro posto di lavoro.

Fate sentire la vostra voce dal nord al sud d’Italia. Mi permetto di dare un suggerimento:

Organizzate uno spettacolo in 20 tappe, o meglio, in “20 atti”, quante sono le regioni d’italia, sviluppando un’opera corale che abbia come palcoscenico tutto il territorio nazionale. Potrebbero essere coinvolti anche i musei (luoghi d’arte e/ archeologici in generale), come location, all’interno o all’esterno dei quali sviluppare questo progetto. Un evento di protesta civile, direi di rinascita culturale, da trasmettere live sul web, realizzato senza appoggi da parte di egide sindacali o di partito. Non vi mancano i tecnici per realizzarlo; non vi mancano i musicisti, i maestri d’orchestra e i registi per dirigere e coordinare tutte le parti; non vi mancano costumisti e scenografi per abbellirlo. Create una pagina Facebook attraverso la quale lanciare il progetto, magari legata ad una piattaforma di Crowdfunding per finanziarne la promozione e la produzione. Sono sicuro che poi arriveranno anche le televisioni e i giornali per parlarne e rilanciare l’evento, quelli stranieri di sicuro.

Fate sentire la vostra voce, fate vibrare le corde, date voce all’arte e fate tacere i mestieranti della politica. Coinvolgete gli italiani in un progetto che li faccia sentire parte integrante del progetto stesso.

Vissi d’arte, vissi d’amore!

Crediti:

  • Teatro La Fenice – Venezia – ACQUAGRANDA
  • Il video postato è reperibile su Facebook, non ne conosco la fonte. Resto disponibile per inserire eventuali crediti, riferimenti, note d’autore.

La coroncina elettronica. Il Tamagotchi col messaggio del Papa

Argomento spinosissimo come la corona di Cristo. Il confine tra sacro e profano è labile ma non ho cominciato io…

Guardi la TV, anche se sempre più raramente, e improvvisamente ti imbatti in qualcosa di incredibile.

Che oggetto strano. Sul momento mi pareva un Tamagotchi o la sua più attuale versione ma poi ho visto passare l’immagine della Madonna, quella di Gesù e anche del Papa…

A seguire una serie di immagini che ritraevano “lo stato di grazia” dipinto sui volti di persone che avevano utilizzato questo strano oggetto dalla forma ad uovo, simile a un deodorante per ambienti di ultima generazione.

La cosa che mi ha lasciato subito esterrefatto è stata proprio l’espressione sul volto degli attori che hanno interpretato le diverse tipologie di avventori, fedeli, devoti, estremamente soddisfatti dall’utilizzo di questo strano oggetto e che rappresentavano una rosa di “papabili” acquirenti estremamente bisognosi di conforto, pronti a riporre tutte le loro speranze nella Coroncina della divina misericordia.

rosario-coroncinaDi fatto questo oggetto tecno-religioso svolge appunto la funzione di coroncina elettronica, presumo quindi che tenga il conto delle varie preghiere senza dover “snocciolare” il desueto ma più tradizionale rosario. Di questo francamente non ne sono così sicuro. Ad un certo punto dello spot si vede anche l’anacronistica corona, stretta tra le mani di una fedele, ma non so se l’immagine si pone come “elemento comparativo”, per dimostrare l’efficacia del nuovo sistema a svantaggio del più classico, o se l’immagine del vecchio rosario si pone come ulteriore elemento rafforzativo, passando come messaggio che la corona hi-tech “amplifica” gli effetti di quella tradizionale.

Boh… misteri della fede.

Comunque, l’ovetto ha 7 led numerati e l’immagine di un mezzobusto di Gesù incastonato all’interno di  una sede circolare circondata da una serie di solchi disposti a raggiera. Non sono solo incavi decorativi ricavati nella plastica di cui è costituito gran parte dell’ovetto ma celano sul retro, nella parte interna dell’uovo, una piccola cassa audio e le fessure stampate permettono di udire la riproduzione di alcune tracce audio tra cui anche un messaggio vocale di Papa Francesco.

Se smaniate dalla voglia di sapere quante e quali tracce audio sono presenti all’interno della Coroncina Elettronica, visitate il sito ufficiale cliccando qui.

Non so se questo fantastico dispositivo disponga anche di un’ampolla con l’acqua santa e di un dispenser per le ostie ma credo che la futura versione 2.0 di questo prodotto potrà darci grandi soddisfazioni.

Ma torniamo per un istante ai volti dei testimonial che dovrebbero rappresentare varie generazioni e addirittura diversi problemi a cui far fronte e magari risolvere grazie all’utilizzo “dell’ovetto”.

“Direttamente dalla chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma vi presentiamo l’unica e originale coroncina elettronica della divina misericordia, incluso uno speciale messaggio di Papa Francesco.”

Un roboante messaggio lanciato con un’enfasi che potrebbe fare invidia a Carlo Conti durante il Festival di SanRemo mentre annuncia il brano, il cantante e gli autori del pezzo che di lì a poco andremo a sentire.

A questo punto della televendita parte la voce del Papa Francesco e a seguire la prima “testimonianza” di una fedelissima “ovomunita” che ci racconta che “da quando ha la coroncina della divina misericordia le basta stringerla al petto per sentire conforto”,

…o anche Radio Maria.

L’espressione della donna anziana è decisamente “piena di grazia”; viene inquadrata dal basso verso l’alto poi l’inquadratura indugia qualche istante sul volto permettendoci di ammirare la gioia di questa graziosa, anziana signora immortalata nel pieno dell’acme spirituale, con gli occhi rivolti al cielo e un accenno di sorriso che testimonia di aver ottenuto il conforto sperato.

Che oggetto meraviglioso!

Con soli Euro 59,90 potrete acquistare “il simpatico Tamagotchi” che “vi aiuterà a superare dei momenti difficili in famiglia”.

Lo spot continua mostrandoci una madre che è in pensiero per un figlio – non c’è dato sapere per quale motivo in particolare, comunque lui intanto siede sulle scale dell’Eur, tutto imbacuccato per proteggersi dal freddo, poi, sicuramente grazie all’ovetto utilizzato a modino da mamma, il giovine scapestrato fa ritorno a casa. Qui in una sorta di C’è posta per te, assistiamo all’abbraccio commosso tra madre e figlio (o presunti tali) che una volta ritrovati non potranno che ringraziare “l’ovetto”.

Ovviamente la voce fuori campo ci rammenta che: “L’amore vince su tutto, anche quando sembra impossibile. Le parole di Gesù dettate a Santa Faustina saranno il faro nella notte per i vostri amici che si sono persi”.

A questo punto si sente una breve preghiera, una di quelle registrate “nell’ovetto”. Successivamente vediamo un uomo che accarezza una donna e su questa bellissima immagine sentiamo nuovamente la voce fuori campo che si pronuncia in questo modo: “Recitare la coroncina della divina misericordia riaccenderà in voi l’amore dimenticato e vi restituirà la gioia di vivere su questa Terra”.

Subito dopo il tono dello speaker cambia: da voce suadente e calda passa ad un timbro più alto, rapido e incisivo. Con tono da pura televendita ci spiega che la coroncina della divina misericordia è un dispositivo elettronico piccolo, leggero, tascabile e resistente agli urti e, udite, udite, la versione proposta in questa offerta televisiva (si presume quindi che ce ne siano anche altre) è stata curata e personalizzata dalle Edizioni Paoline di Roma

Zac!

è qui che salta fuori una suora ripresa di spalle che si avvia lentamente lungo la navata centrale di una chiesa, poi…

…riborda con la voce del Papa Francesco e infine, ecco l’atteso invito all’azione che recita: “Chiamate il numero che vedete e chiedete informazioni sulla coroncina della divina misericordia, con la voce del nostro amato Papa Francesco”.

In pieno Giubileo gli articoli di merchandising di chiara matrice cattolica trovano terreno fertile tra i pellegrini che si recano a Roma e anche tra gli stanziali televisionemuniti che pellegrinano virtualmente davanti al proprio schermo. Attraverso i soliti clichè che da sempre caratterizzano le televendite viene tele-promossa a pieno titolo anche la Coroncina della divina misericordia.

Nel mondo in cui ci troviamo ci sta dentro anche un dispositivo del genere ma trovo decisamente imbarazzante, per non dire di cattivo gusto, associare una certo tipo di messaggio ad un prodotto commerciale facendo leva sulla fede, sulle fragilità di certe persone e infarcendo il tutto con un’aura di santità che appartiene ad altri luoghi, altri modi di fare religione, senza necessariamente scomodare Gesù, la Madonna e il Papa (sarei curioso di sapere se il Papa è a conoscenza di questo prodotto e del fatto che la sua voce è stata registrata, duplicata su “n” ovetti e sfruttata per scopi commerciali).

Ma che domande mi pongo?!?!

Comunque, cari fedeli e non, il mondo è bello perché è vario, così almeno cita un noto adagio popolare. Direi anche che il mondo è bello perché ognuno può scegliere di fare o non fare certe scelte ma la domanda fondamentale in tutto questo delirio tecno-religioso-televenduto-ovettato è:

con la coroncina della divina misericordia le batterie sono incluse o vanno acquistate a parte?

E adesso godetevi lo spot/televendita:

Approfondimenti:

 

Sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi non siamo andati avanti…

…Oggi possiamo farlo insieme in modo trasparente.

ce lo dice lo spot del Deposito Nazionale.

Attraverso una voce soave, molto professionale e se vogliamo anche dal tono rassicurante, veniamo messi a conoscenza di un fatto che a mio modesto parere lascia presagire una serie di scenari piuttosto discutibili.

Scusate se dubito, ergo: penso!

In pratica, conviviamo con tonnellate di rifiuti radioattivi che giacciono in qualche luogo del nostro stivale in attesa di essere stoccati “in altro modo” all’interno di un unico mega deposito.

Non solo, questi rifiuti aumentano poiché alcuni di questi continuano ad essere prodotti dalle industrie e dagli ospedali contribuendo ad incrementare il “patrimonio” nazionale di scorie nucleari che devono essere confinate da qualche parte.

Lo spot del Deposito Nazionale propone allo spettatore una serie di scene di vita quotidiana riprodotte al contrario a sottolineare quello che verrà poi riportato dal messaggio di chiusura. L’intento è di evidenziare che “non siamo andati avanti” in materia di smaltimento dei rifiuti radioattivi, anzi, se adesso non “facciamo tutti qualcosa insieme” rischiamo di tornare indietro.

Adesso veniamo alle cose più “terra, terra”, anzi, “sotto terra”.

“Lui”, la voce dello spot, ci comunica che “Sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi non siamo andati avanti”. Ce lo dice proprio così, come se ci dicesse che sono finiti i coni gelato! Grave anche quello se pensiamo alla calura estiva ma meno “drammatico” se equiparato al messaggio che ci arriva sulle scorie nucleari.

Ma come… eravamo rimasti d’accordo che ve ne sareste occupati voi e adesso? Ci dite che tocca a noi?

La prima cosa che mi chiedo è: bene, se non siamo andati avanti in questo ambito, e probabilmente rischiamo di andare indietro, di chi è la responsabilità? Chi doveva occuparsi di queste scorie nucleari? Pare che fosse la SOGIN, Società Gestione Impianti Nucleari che è anche la referente del progetto del Deposito Nazionale.

Bene, bravini sì… Una sorta di “me la canto e me la suono da solo”.

Non è tutto; sempre la voce dello spot, aggiunge: “Oggi possiamo farlo insieme”… “in modo trasparente”, come se fino ad oggi le cose fossero state fatte in modo poco trasparente.

Qui mi si aprono due ipotesi e altrettante interpretazioni.

  1. “Lui” si riferisce al fatto che fino ad oggi chi doveva occuparsi di questi rifiuti se ne è occupato poco, o male e che da adesso possiamo “non occuparcene” tutti insieme? Una sorta di condivisione dell’indifferenza in merito a un problema dalla rilevanza enorme.
  2. “Lui” ci comunica un messaggio importante dando però l’impressione di un Extrema ratio o del preludio che annuncia “la fase critica”. Il messaggio potrebbe essere interpretato come: “fino ad ora non vi abbiamo detto nulla… ma adesso che siamo nella me..a ve lo diciamo. Ooooh! Poi se non riusciamo a risolvere il problema tutti insieme pace, noi ve lo avevamo detto ma non avete voluto darci una mano”.

Insomma, salta fuori questo Deposito Nazionale che per l’uomo della strada è un qualcosa di molto lontano, distante dal proprio quotidiano. Che ne sappiamo in fondo di radiazioni?Abbiamo sentito parlare di Hiroshima, di Nagasaki, poi di Chernobyl e più recentemente di Fukushima. In termini meno inquietanti il massimo della nostra “esperienza” con le radiazioni si riassume in una lastra scattata dal dentista o poco di più.

No, le cose non stanno solo così. Abbiamo questi rifiuti radioattivi e qualcuno se li dovrà prendere, tutti insieme e in un unico posto ma, come?

Lo spot televisivo non lascia intendere molto altro. Diciamo che lancia il sasso e ritira la mano; e che sasso… Invita ad andare a visitare il sito web http://www.depositonazionale.it/ , questo sì, ed io che sono curioso sono andato a sbirciare il sito del Deposito Nazionale.

Figo! Sembra quasi di entrare in quello della “Valle degli Orti”.

I toni del verde campeggiano ovunque, è tutto molto “green”. Il logo e la caratterizzazione della grafica, in particolare dei pittogrammi, dei titoli dei paragrafi e i pulsanti di navigazione, sono realizzati pensando di conferire al sito un’immagine eco-style. Sembra tutto disegnato, come a voler far intendere che è un qualcosa di genuino, “fatto a mano”. Sì dai, come Banderas e le sue merendine.

Anche il video che spiega cos’è il Deposito Nazionale è stato magistralmente realizzato col preciso intento di trasmettere sicurezza, fiducia e calore umano, attraverso un’estetica che rende le immagini filmate in stile “disegno animato”, più vicino a “grandi e piccini”.

D’impatto, da un sito così non so cosa aspettarmi; se poter acquistare online verdura bio o se mi vogliono vendere dei biscottini ai 5 cereali.

No, evidentemente solo qualche tonnellata di scorie radioattive.

Ecco che il Deposito Nazionale, attraverso questo tipo di comunicazione, mi appare magicamente come un “supercazzolone eco fuffa” da 150 ettari (oltre 210 campi da calcio – stante alle misure riportate sul regolamento FIGC pag. 9) che dovrà sorgere da qualche parte in Italia, all’interno del quale verranno stoccati tutti i rifiuti radioattivi che al momento sono sparpagliati in depositi più piccoli dislocati in varie parti del nostro Paese.

STOCCATI è il termine corretto e non SMALTITI, come spesso si cerca di far passare in termini di concetto. Non si smaltisce un bel nulla; casomai decade la radioattività presente nel rifiuto ma nell’arco di circa 300 anni (nelle scorie a bassa emissione).

L’intento del progetto, perché ancora è solo tale, è di prendere ‘ste barili scorie, di metterle in speciali bidoni, calarli in blocchi di cemento armato che a loro volta verranno messi in un altro mega blocco di cemento armato che verrà ricoperto di terra; più o meno.

Sopra a tutto questo “ben di Dio”, sorgeranno dei bellissimi giardini pubblici e un parco tecnologico che impegnerà 40 ettari dei 150 totali previsti dal Deposito Nazionale. Chi non ha mai sognato di correre su un prato fiorito sotto al quale si nasconde la più grossa scoria nucleare del Paese?

Non so perché ma per un momento mi è balzata alla mente l’immagine del pesce a tre occhi dei Simpson.

Immagine tratta dal sito web simpsons.wikia.com

Che vuoi farci, caro lettore, ce lo dice l’Europa… sì, gli “altri Paesi” della UE si sono già adeguati e noi dobbiamo fare lo stesso, quindi… lo scopo del giochino è di promuovere una campagna a favore del Deposito Nazionale, incentivare la Regione che si prenderà ‘sta patata bollente, infarcire il tutto con una sapiente retorica dai contenuti pseudo ecologisti, supportata da una comunicazione sufficientemente convincente grazie alla quale le persone potranno rassicurarsi trovando solo vantaggi nell’ospitare a casa propria questo “matrioskone” pieno di scorie radioattive.

Ma non preoccuparti, il Deposito Nazionale accoglierà solo rifiuti Made in Italy, un modo per rafforzare il nostro brand e rilanciare la nostra immagine nel mondo.

O vediamo se poi ci copiano anche questo.

Bada bene caro lettore, tu che stai già puntando il dito contro di me adducendomi di essere troppo ecologista, populista, ecorivoluzionario; fermati lì. Etichettami pure come ti pare, ma voglio spiegarti ciò che a me crea astio.

In tutto questo brodo di retorica e finto buonismo è il modo con cui si promuovono le cose. Non dico che non debba essere fatto un Deposito Nazionale di scorie nucleari (e magari potremmo anche parlarne). Ciò che mi da noia è il modo con cui si presentano le cose ai cittadini, soprattutto quelle più scomode, avvalendosi di una comunicazione atta ad indorare la pillola.

Basterebbe dire le cose come stanno.

Cosa volete fare e  come volete farlo (più o meno) ce lo avete fatto capire e lo avete ben infarcito di orpelli lessicali e di glifi grafici vari. Magari se adesso ci dite anche QUANDO e DOVE sarebbe “carino”…

Inoltre, visto che continuiamo a produrre le scorie nucleari, una volta raggiunta la capacità di immagazzinamento del Deposito Nazionale, i restanti rifiuti radioattivi, quelli che derivano dalla “produzione giornaliera”, come verranno gestiti? Non è che tra una quarantina d’anni verrete a rivenderci un altro mega Deposito Nazionale 2.0 solo perché “fino adesso con i rifiuti radioattivi non è stato fatto molto?”

Non vendeteci uno scatolone come questo come se fosse una merendina del Mulino Bianco. Lo so, anche il mulino, in quanto struttura è fuffa ma per lo meno la merendina non è radioattiva.

Immagine tratta da Wikipedia

 

 

Riferimenti e crediti:

 

 

 

Power to Bruce, lo spot Votafone

Mi sono immaginato una sala riunioni all’interno di un’agenzia di comunicazione. Quegli ambienti luminosi, grandi, dove sono riuniti creativi, tecnici, agenti e… lui… il testimonial al quale viene illustrata l’idea per realizzare il nuovo spot per 4G VODAFONE.

Consulente dell’agenzia: I Mr. Willis, siamo felicissimi che abbia accettato la nostra proposta, eravamo sicuri che le sarebbe piaciuta. Dopotutto, un attore del suo calibro non poteva rinunciare ad un ruolo come questo.

Sussurando ai colleghi: (con tutti i soldi che gli abbiamo dato)

Willis: Oh, Yeah! Contento, tanto, io…

Consulente dell’agenzia: Bene Mr. Willis, ha già letto il copione e ha esperienza nel girare scene su veicoli in movimento.

Willis: Oh, Yeah! Contento, tanto, io…

Consulente dell’agenzia: Ssssi! Mr. Willis, bene. Quindi… lei sarà a bordo di una Limousine e…

Willis:  Oh, Yeah! Contento, tanto, io per Limousine…

Consulente dell’agenzia: Ecco, appunto.. La Limousine. Dicevamo. Lei si troverà a bordo del veicolo in panne, in aperta campagna, e deve arrivare in tempo ad un evento mondano dove è atteso.

Willis: Oh, Yeah! Limousine, Vip, fermo io.

Consulente dell’agenzia: Sì Mr. Willis. Lei è fermo in auto, ha bucato, ma proprio mentre sta cercando di telefonare col suo smartphone, non riuscendoci perché non ha il 4G di VODAFONE, arriva in suo aiuto un commerciante che le offre un passaggio. Lei accetta e sale a bordo del furgone… del mezzo… del camion… del… insomma sale a bordo e approfitta del passaggio.

Willis: Oh, Yeah! Truck! American Truck! Action Movie, amazing!

Consulente dell’agenzia: No Mr. Willis, non è proprio un truck americano il mezzo del commerciante. Vede, siamo in Italia, abbiamo veicoli commerciali commisurati alle nostre strade. In questo caso abbiamo l’APE Piaggio. E’ qui la trovata geniale. Lei, attore di successo, abituato sul grande schermo a guidare camion, auto da corsa, pullman, mentre è alle prese con inseguimenti rocamboleschi, qui nello spot VODAFONE si ritroverà su un piccolo mezzo di locomozione, oltretutto ospite, quindi non lo guida lei, in compagnia di un rubicondo fruttarolo.

Willis: Oh, Yeah! But… What it is the frullarolo?

Consulente dell’agenzia: Non frullarolo Mr. Willis, FRU TTA RO LO, hem… the greengrocer!

Willis: Oh, Yeah! Ha! Ha! Ha! The greengrocer! Ma cattivo lui, vero? Spara tutti? Molto cruddelle vero?

Consulente dell’agenzia: No Mr. Willis, il fruttarolo è bravo e l’accompagna alla villa col suo Ape da lavoro, grazie allo smartphone 4G VODAFONE che vi guiderà col navigatore sempre connesso alla rete. Non arriverà subito perchè il futtar… l’ortolan… il greengrocer, dovrà fermarsi per consegnare la frutta ai propri clienti ma…

Willis: Oh, Yeah! tuti delinquendi. Lui consegna fruta ma loro cattivi, sparare da tutte parti vero?

Consulente dell’agenzia: Nnnno! Mr. Willis, loro svolgono solo una piccola parte, per caratterizzare la situazione e renderla più grottesc… “BUFFA!!”… “FUN!”

Willis: Oh, Yeah! Commedy! This is a italian’s commedy, beautiful, Felini, Mastroiani, con Ssoffia Loren, great!

Consulente dell’agenzia: Commedia, sì Mr. Willis, commedia ma non c’è la Loren… uff… Comunque, lei arriva finalmente alla villa dove è atteso da tutti, compresi i fotografi che le scattano le foto. Qui parte il messaggio promozionale con la voce fuori campo, il claim e si chiude lo spot.

Willis: Oh, Yeah! Papparazzi con photos! Loro fanno shooting bello this movie!

Consulente dell’agenzia: Grazie Mr. Willis, vedo che è tutto chiaro, adesso credo che possiamo cominciare a girare.

Willis: Oh, Yeah! Power to Bruce!

Lo spot:

Summer Card - 6 Giga per tutta l'estate - Spot 4G Vodafone
Summer Card – 6 Giga per tutta l’estate – Spot 4G Vodafone

 

Info sullo spot:

  • Casa di produzione Mercurio.
  • Regia è di Jonathan Herman
  • Post produzione di You_are.
  • Pianificazione media  Mec.
  • Colonna sonora, brano centrale: “Voglio vivere cosi” di Henry Mancini cantata da Luciano Pavarotti
  • Colonna sonora, sul claim: “Everytime”, interpretato dai The Kolors.
  • Scheda completa dello spot su YouMark!

 

 

Il dentifricio per l’omo

Ho visto… lo spot del dentifricio Mentadent White NOW Men. Il primo dentifricio studiato appositamente per l’uomo.

Non saprei da dove cominciare…

OK, diciamo che la supercazzola del dentifricio studiato appositamente per l’uomo probabilmente ha effetto su una certa massa di utenti. Boh… evidentemente le indagini demoscopiche Doxa, Istat, Asl e Inail hanno dato risultati che evidenziano un segmento di mercato scoperto e che Mentadent ha prontamente occupato con questo prodotto.

Da “uomo della strada” resto solo perplesso, più per l’uso e l’abuso dell’omosessualità, sempre più spesso al centro delle storie che si raccontano negli spot, che per l’assurdità del prodotto commerciale in questione.

Pare che se negli spot non metti un gay o una lesbica non si riesca più a vendere – vedi: Algida Magnum Pink Lampone e Black Espresso e gli oramai leggendari, pionieri della liberazione sessuale, FINDUS 4 Salti in padella.

Ri-boh… continuo a rimanere chiuso nella mia bolla di perplessità. Tutto diventa merce, anche la sessualità dell’individuo.

Comunque, ho capito dallo spot della Mentadent che se uso il nuovo White NOW Man, i denti mi diventano bianchi a tal punto che potrò attrarre tutte le donne che voglio ma alla fine rimorchio un gay.

mentadent

Ricapitolando…

Mentadent ha creato un dentifricio “solo per uomini”… quindi la donna non lo può usare. Non oso immaginare cosa le possa accadere. Se siete a conoscenza di casi disperati in cui una donna ha utilizzato questo prodotto, vi prego di segnalarmeli, attiveremo subito un numero di telefono per effettuare donazioni. Ergo, presumo che esista anche un Mentadent White NOW Woman, altrimenti sai che casino con le quote rosa, la parità dei sessi, la Boldrini, etc… o il Mentadent White NOW Everybody ma con la dicitura NOT for children perché esiste già una linea Mentadent che prende il nome KIDS, appositamente creata per i bambini.

Mi chiedo se sulla confezione del White NOW Man sia riportata l’avvertenza: “L’uso prolungato può favorire l’insorgenza di rapporti gay.”

C’era una volta in cui il dentifricio serviva per lavarsi i denti.

Ho visto cose…

Lo spot:

La bottiglia CocaCola compie 100 anni ma per festeggiare l’evento te ne danno un’altra…

Ho visto… lo spot Coca-Cola che celebra la mitica e inconfondibile bottiglietta di Coca-Cola nel suo centesimo compleanno.

“La bottiglia Coca-Cola compie 100 anni. Chiedila al bar nel nuovo formato in vetro” questo è il claim dello spot.

E’ come se invitassi al mio compleanno tutti i miei amici e alla festa non mi presentassi mandando al mio posto la mia sorella. Stessa fabbrica ma formati diversi 🙂

Ma che messaggio è “chiedila al bar nel nuovo formato in vetro”. Casomai chiederò il vecchio che ha compiuto i 100 anni, visto che è il festeggiato, oppure mi fai un altro spot dove mi dici che dopo 100 anni Coca-Cola cambia formato.

Non ti pare? 🙂