CONAD… le statistiche del mio blog parlano chiaro. W la freschezza!

Le statistiche parlano chiaro. Sul mio blog il traffico maggiore di utenti viene generato attraverso le seguenti ricerche: “spot CONAD” o frasi simili.

“Ognuno piange del suo male…”, dovrò riflettere su questo, soprattutto se penso che ad oggi sul mio blog sono presenti 166 post.

Il 30 maggio 2013 pubblicai questo post: “Conad e la passione che non fa dormire la notte“. Nulla di speciale. Uno dei miei tanti post in chiave ironica che intendeva rileggere e interpretare, in modo personale, la serie di spot che la CONAD ha realizzato nel 2013 e che ancora oggi, con gli stessi attori ma con soggetti diversi, mantiene la propria presenza tra i palinsesti televisivi.

Negli ultimi due mesi le visite sul mio blog al suddetto post sono state caratterizzate da una media di venti accessi giornalieri. Alcuni utenti web mi hanno contattato per avere informazioni in merito a chi sono i due attori che interpretano la coppia presente in questa sorta di “sitcom” pubblicitaria.

Ieri sera, controllando le statistiche di WordPress, ho visto che le visite al mio post sulla CONAD sono balzate a “30”.

Statistiche visite blog www.stefanosaldarelli.com riferite alla giornata del 29.01.2014
Dalle statistiche di WordPress, le pagine migliori sul blog http://www.stefanosaldarelli.com riferite alla giornata del 29.01.2014

In effetti se cliccate su Google “conad la passione che non fa dormire la notte” oppure “attori Conad”, mi trovate al primo posto. Quindi, per non disattendere le aspettative ho deciso di palesare il nome dei due attori; per lo meno potrò soddisfare le aspettative di molti e fornire “un servizio pubblico”, spero utile anche agli attori stessi.

Quindi… comincio da lei, per galanteria, dalla “moglie di Francesco”:

Rosalba Battaglia
Rosalba Battaglia

Rosalba Battaglia

  • Nata a Palermo
  • Domiciliata a Roma

FORMAZIONE:

  • Laboratorio teatrale tenuto da R. Clementi
  • Diplomata presso il Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche “Off Stage”
  • Diplomata presso l’ Accademia D’ Arte Drammatica “Pietro Scharoff” di Roma nell’anno 2002/2003 con la votazione di 110/110
  •  Qui trovate la sua scheda/curriculum professionale.
Roberto Di Paola
Roberto Di Paola

Lui invece si chiama Roberto Di Paola

  • Nato a Palermo
  • Domiciliato a Roma

FORMAZIONE:

  • 2012 Corso di recitazione e doppiaggio con Roberto Chevalier
  • 2011 Workshop di recitazione con Roberto Graziosi
  • 2011 Seminario di Basic&Advanced Training e Improvisation diretto da Michael Margotta
  • 2009 Corso di dizione e recitazione svolto da Alesandra De Pascalis diplomata al lab. eserc. sceniche diretto da Luigi Proietti –
  • 1999 Corso di recitazione svolto presso il teatro de’ Cocci di Roma
  • Sito web dell’attore

Spero di esservi stato utile. Vi regalo l’ultimo spot della CONAD:

Crediti:

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Tazze, mug, cup… stupire, comunicare, decorare e promuovere la propria immagine

Arriva dalla tradizione anglosassone ed è diventata un vero oggetto di culto, piacevole da utilizzare e bella da vedersi. Parliamo della tazzona in ceramica o per chi preferisce MUG all’americana.

Sono solitamente oggetti che hanno una storia a sé, non sono relegati in rigorosi set da 2, 4 o 6 come invece accade per le nostre tazzine da caffè. “Lei” è solitaria, unica, grande. Offre un’ampia area di personalizzazione, chimera di ogni creativo che abbia la voglia di cimentarsi per renderla davvero unica e speciale.

La tazza americana è un oggetto che evoca scenari lontani, film in cui si sorseggiano bevande calde e fumanti che corroborano il corpo mitigando il rigore dei freddi inverni. In ufficio o a casa la tazza mug è onnipresente nella vita degli anglosassoni a tal punto da essere stata prodotta anche nella versione in cartone usa e getta che permette di gustarsi un caffè anche passeggiando all’aperto. L’ho potuta sperimentare a Londra e vi garantisco, se uno non ha mai provato prima, che è roba da grandi ustioni.

Da qualche tempo la mug è diventata anche per noi un oggetto in uso presente nei nostri scaffali o credenze di casa. Magari noi ne facciamo un utilizzo più sporadico come tazza per il caffè usandola in alcuni casi come soprammobile, portapenne, porta matite o addirittura come porta spazzolini da denti. Questo uso differente è dovuto principalmente alla cultura del caffè all’italiana o alla napoletana che richiede un rituale tutto particolare che impone un rigoroso uso della tazzina classica.

Alberto Sordi
Alberto Sordi

Per chi invece come me preferisce “sciacquoni” lunghi “all’americana” la mug è l’ideale per sorseggiare con calma una bevanda calda e non è detto che debba essere per forza caffè; per il tè ad esempio è fantastica.

La tazza mug solitamente è bianca e il suo candore è stato fonte di ispirazione per molti grafici, artisti e designer che hanno deciso di adornarne la superficie con grafiche di ogni genere. Questo ha permesso alla tazza mug di diventare spesso un oggetto da collezione.

Nel settore della pubblicità e promozionale in genere, la tazzona da caffè ha trovato un’importante collocazione che le ha permesso di campeggiare all’interno di negozi di souvenirs oppure è stata ampiamente adottata come branding gadget per regalarla ai clienti e distribuirla all’interno del proprio team di lavoro.

Con l’avvento delle tecnologie digitali, in questo caso della sublimazione, è possibile oggi realizzare una produzione, anche limitata, di tazze personalizzate. Lavorando nel settore della pubblicità e comunicazione visiva ho potuto avvalermi di tali tecnologie e soluzioni potendo realizzare alcune serie limitate di mug con grafiche mie.

Questo è stato fattibile anche grazie alla preziosa collaborazione della Business Open di Lucca. E’ una realtà commerciale che fornisce servizi e prodotti B2B per la promozione in generale. Uno dei punti di forza della Business Open, oltre che offrire la possibilità di attingere ad un catalogo di prodotti promozionali personalizzabili praticamente infinito, è riscontrabile nella capacità di realizzare produzioni limitate. Dalla campionatura fino alla tiratura definitiva mantenendo i costi sotto controllo e producendo in base alle effettive esigenze del committente, senza dover fare magazzino.

La MUG della BusinessOpen è un prodotto interessante per chi opera nel promozionale, nel design, per chi fa branding, marketing, ecc. La stampa in sublimazione permette di riprodurre foto e disegni rispettando fedelmente i colori e mantenendoli inalterati nel tempo, anche se la mug viene sottoposta a lavaggi frequenti in lavastoviglie. Uso spesso le tazze che ho realizzato come campionatura per i miei lavori e a tutt’oggi le grafiche sono ancora perfette.

Data la possibilità di poter realizzare anche pochi pezzi la Business Open può essere un partner interessante per tutte quelle realtà che hanno l’esigenza di comunicare e  rinnovare spesso la propria immagine variando i messaggi pubblicitari. La tazza mug è un prodotto molto attrattivo in grado di suscitare interesse e di resistere nel tempo (fatta eccezione per rotture accidentali) divenendo un prodotto promozionale efficace, elegante e di design.

Se siete alla ricerca di un prodotto promozionale, che dia valore alla vostra immagine, a basso costo di produzione e che possa essere gradito ai vostri interlocutori, la tazza mug è sicuramente l’oggetto che può fare la differenza.

Link correlati:

Conad e la passione che non fa dormire la notte

Non è proprio una sitcom ma poco ci manca. Conad rilancia la propria immagine e con essa anche alcune offerte commerciali. Una serie di 10 spot televisivi incentrati sulla passione del “socio imprenditore”.

gialloarancioDiciamo pure che le intenzioni sono buone e che il messaggio arriva; se non altro per tutta una serie di considerazioni che il consumatore può fare ogni qual volta vede uno di questi spot.

La cosa che mi sento di dire è che lo sviluppo della sceneggiatura eccede in termini di credibilità, sconfinando nel paradossale e talvolta nel ridicolo. Le “mini storie” propongono brevi dialoghi tra un uomo e una donna di cui, il presunto marito, è il gestore di un punto vendita Conad.

La situazione è molto semplice. La location è prevalentemente la zona notte della casa dei due protagonisti. Qualche battuta tra i due prima di andare a letto, e addirittura anche in piena notte, nelle quali si parla di verdure, carne, freschezza, offerte, ecc. Insomma, “una normale vita di coppia” che in questo caso non è solo “rose e fiori” ma anche all’insegna della margherita; ovviamente quella Conad.

Ma facciamo qualche riflessione insieme cominciando ad analizzare gli spot. Il mio intento è di regalarvi un sorriso riflettendo sulla forza della comunicazione e su ciò che questa è capace di generare, anche in termini di facili equivoci o di pilotati fraintendimenti. In tal caso tesi a rafforzare il messaggio pubblicitario. Premetto, come dirò anche più avanti, che sono come tutti un consumatore e che oltre ad occuparmi ci grafica e comunicazione, faccio la spesa anche al Conad. Detto ciò, la prossima volta che mi recherò in un punto vendita di questo brand commerciale, spero di non essere preso e venduto a tranci al banco del pesce. (Fantozzi docet).

Cominciamo. Questo primo spot che vi propongo punta a promuovere la convenienza delle verdure Conad e in particolare l’offerta dei pomodori ciliegini. La scena tra i due “piccioncini” si basa su un affettuoso botta e risposta nel quale si parla di verdure. Ovviamente ognuno fa “i preliminari” come meglio crede…

La prima considerazione è la seguente. La donna, si presume moglie dell’imprenditore, non fa la spesa presso il negozio del marito? C’è bisogno che “lei” chieda a “lui”: “a quanto la vendete la verdura?”. Se si recasse a far la spesa al negozio del marito lo saprebbe benissimo. Ma c’è altro. La domanda che lei rivolge al suo interlocutore è molto vaga. Che vuol dire “a quanto la vendete la verdura?”.

Sono un consumatore che si reca anche nei negozi Conad ma non mi pare di aver visto un’unica “mega confezione” al cui interno sono proposte tutte le verdure disponibili. In tal caso potrei sapere: “a quanto le vendono le verdure”. Ogni vegetale avrà un prezzo e ogni prezzo finale varierà sulla base della quantità di ciascun prodotto che andrò ad acquistare, no?

Ma andiamo avanti…

Nello spot successivo il rapporto tra i due comincia a destare qualche preoccupazione. Vacilla. Se con lo spot precedente avevamo il dubbio che “lei” non si recasse a fare la spesa al Conad, con questo ne abbiamo la conferma:

“Lei” si lamenta apertamente col marito esordendo con questa frase: “Certo che anche la frutta ha raggiunto dei prezzi”, lasciando intendere allo spettatore/consumatore che lei sia totalmente ignara di cosa accada nel fantastico mondo Conad. “Lui” è costretto a chiarire la questione e risponde: “E’ vero ma non da noi!”. Ergo, vuol dire che “lei” non mette piede nel negozio del marito. Per cui, la domanda nasce spontanea: la tipa dove andrà a fare la spesa?

Questo dubbio assale il “marito” e  nello spot successivo lo vediamo riflettere sulle affermazioni della moglie.

“Lui” si sveglia nel cuore della notte e dice: “Amore! C’è un problema”. Ovviamente “lei”, consapevole del fatto che l’ha fatta grossa optando per un altro fornitore, si sente colpevole e gli chiede se il problema che “lui” manifesta sia da riscontrare nel loro rapporto. Il compagno le risponde che il problema non è tra loro due (che bugiardo) ma “tra la gente”.

Ricapitoliamo un attimo. Lei fa la spesa altrove, i due flirtano pronunciando parole come: “domani sera verdure” e poi, come se non bastasse, nel cuore della notte “lui” esordisce dichiarando che “ci sono problemi tra la gente”. Credo che i problemi siano da riscontrare altrove. Comunque, se questi presunti problemi vogliamo farli ricadere sulla gente, anzi, tra la gente, mi dite quali sono?

Presa alla larga e molto forzatamente, lo spot fa riferimento a problemi di natura economica riscontrabili, appunto, tra la gente. Una volta compreso questo, “roba dura lo so”, lo spot ci solleva attraverso un epilogo che viene caratterizzato da una voce fuori campo, molto rassicurante e suadente. Le parole sono: “Pasta, caffè, farina, latte, ci sono prodotti indispensabili. La gente di Conad lo sa, per questo li ha resi disponibili a prezzi bassi e fissi…”

Posso arrivare a capire che il latte e la pasta possano essere prodotti indispensabili (almeno per alcuni) ma, vogliamo parlare del caffè e della farina? Dite la verità. Vivete nello stesso mulino di Banderas per cui vi occorre in modo così indispensabile la farina? Quanti di voi fanno il pane in casa? Ok, lo so, qualcuno di voi mi dirà che non può rinunciare alle “tagliatelle di nonna Pina” (ovviamente se qualcuno di voi ha una nonna di nome Pina). Ma il caffè? E’ così INDISPENSABILE? Quindi, era proprio INDISPENSABILE usare l’aggettivo INDISPENSABILE?

I problemi non vengono mai da soli. Ecco che “lei”, nello spot successivo, palesa i primi disturbi derivanti da questo rapporto di coppia che di “normale” ha ben poco.

Nel sonno pronuncia in modo quasi “orgasmico” la parola “BIS” ripetendola più volte. Questo sveglia il marito che non si preoccupa dello stato mentale della moglie ma le dà spago pronunciando questo delirio: “Tranquilla, la facciamo l’operazione bis!”. Non so di quale intervento chirurgico si stia parlando ma deve essere una cosa grave e apparentemente si parla di un intervento che dovrebbe ripetere per una seconda volta. Evidentemente il primo non deve essere andato tanto bene.

Proseguiamo con questa carrellata di spot. Col successivo che vi propongo raggiungiamo il massimo dell’assurdo e del ridicolo.

Solita location. Camera da letto. Lui si sveglia e rompe le scatole alla moglie. In questo caso qual’è il motivo tanto urgente per cui non si possa rimandare l’argomento al mattino?

Ma è ovvio, il problema è la freschezza. C’è la necessità impellente, da parte di questo marito pignolo, di controllare la freschezza. Francamente vi devo dire che tale affermazione mi ha fatto subito pensare ad un problema d’igiene fra i due. Lui si sveglia e scuote la moglie dicendole: “Amore!” e al “Che c’è?” di “lei” il marito le risponde: “Devo controllare la freschezza”. Mi chiedo… ha sentito qualche odore strano? Uno dei due non si è lavato prima di andare a letto? Infatti lei gli chiede: “A quest’ora?”, un po’ preoccupata anche per la figuraccia che intuisce di aver fatto. Lui infierisce rispondendo: “…E sì, ora!”. E a quel punto capiamo che il problema è derivato dalla moglie perché “lui” si alza dal letto e subito dopo “scappa” a lavoro nel cuore della notte. A questo punto, attraverso un fraseggio articolato pronunciato da una voce fuori campo, veniamo portati “per mano” verso la chiusura dello spot. Il messaggio ci tranquillizza in merito al presunto problema d’igiene della coppia.La questione freschezza viene dirottata sul piano dell’attenzione che viene rivolta ai prodotti da parte di chi lavora in Conad.

Assodato comunque che la coppia ha dei problemini da risolvere, i creativi degli spot Conad cambiano la situazione offrendoci un interessantissimo “botta e risposta” tra un personaggio che passa davanti al negozio Conad e il solito “lui” che di buon ora sta aprendo l’esercizio commerciale margheritato.

Qui siamo alla presa in giro pura. Il tizio che passa in auto si ferma davanti al negozio e dal finestrino si rivolge al gestore Francesco (finalmente scopriamo come si chiama) che è intento ad aprire la porta del negozio. Ecco cosa dice il “tizio” a Francesco: “Francescoooo! Apriamo presto oggi!” e Francesco risponde: “Eh! Aspetto tanti clienti oggi, facciamo il Sotto Costo”.

A questo punto scattano due banali riflessioni.

1) il tizio che passa di lì non ha altro da fare nella vita che prendere per il cu.. chi lavora di notte? Oltretutto, non lo sa che Francesco si alza tutte le notti per controllare la freschezza, perchè c’è un problema tra la gente e perché la sua moglie ha da fare un’operazione per la seconda volta? Francesco si alza tutte le santi notti, che motivo c’è di prenderlo in giro così?

2) Cosa cambia se Francesco si alza prima per aprire il negozio (oltretutto quanto prima se già si alza in piena notte tutte le notti) perché “oggi” fa il “Sotto Costo”? Non fa mica entrare la gente a fare la spesa quando lui apre prima del levar del sole. Le persone verranno, magari anche più numerose, ma nel normale orario di apertura del negozio. Tutta sta’ smania per aprire ancor “prima di prima” non sarà imputabile ai suddetti problemi di coppia per cui Francesco preferisce starsene al negozio piuttosto che a letto con la sua compagna?

Questa riflessione ci permette di chiarire tutti i dubbi che avevamo sollevato fin dall’inizio. La compagna di Francesco non fa la spesa al Conad ma altrove perché Francesco la trascura andandosene di casa nel cuore della notte da una certa “Margherita”. Così, la compagna di Francesco lo tradisce con un altro imprenditore che gestisce un negozio di un’altra catena di supermercati. Ecco spiegato perché “lei” non conosce il prezzo delle verdure del Conad…

Parlando più seriamente…

La campagna pubblicitaria televisiva Conad è stata realizzata dall’agenzia di comunicazione Aldo Biasi (che ovviamente saluto affettuosamente).

Conad si attesta come “big spender” in comunicazione per il 2013 con una spesa complessiva di 35 milioni di Euro.

VUOI CONOSCERE I NOMI DEGLI ATTORI DELLO SPOT? CLICCA QUI

Per ulteriori approfondimenti su questa campagna pubblicitaria potete visitare:

Mi gioco il testimonial

Nell’advertising si tende spesso a far uso di VIP per promuovere un prodotto o un servizio. E’ una pratica assai diffusa e talvolta anche ben sfruttata se il testimonial recita un ruolo plausibile o se stesso.

In tal caso il consumatore apprezza lo spot pubblicitario e identificando quel tipo di prodotto come prestigioso, importante e di qualità.

Ciò che mi incuriosisce però è quando un attore interpreta un ruolo nel quale si “prende troppo sul serio”. Diciamo che in questo caso “la colpa” non è da attribuire sempre all’attore che cerca di fare al meglio il suo mestiere. Il problema è spesso da individuare negli strumenti prodotti dai creativi che talvolta tendono ad affibbiare al personaggio un ruolo che non è credibile in alcun modo.

Facciamo prima alcuni esempi in positivo.

Pur essendo tutto molto assurdo e ironico, gli spot televisivi della nota marca di caffè con Enrico Brignano, o quelli interpretati dei suoi due predecessori Bonolis e Laurenti, sono carini e divertenti. Si comprende benissimo che tutto è volutamente spinto all’eccesso e che è l’ironia l’ingrediente fondamentale che amalgama ruoli e situazioni. In questo caso gli attori sono proiettati in una situazione talmente inverosimile che tutto viene percepito come un gioco divertente.

O nel settore della telefonia, in tema di belli, troviamo la nostra bellissima Bianca Balti che ironizza sulla sua bellezza interpretando una lunga serie di ruoli insieme ai meno avvenenti ma simpaticissimi Neri Marcorè e Marco Marzocca.

Altro esempio positivo è quando un attore interpreta se stesso, come nel caso di George Clooney che presta la sua immagine per uno spot di un’altra nota marca di caffè. In questo caso c’è sempre l’ironia ma l’attore americano si autocelebra. Viene riconosciuto dalla spalla che lo chiama per nome e si comporta dal Clooney che tutti noi ci immaginiamo che lui sia. Anche se la situazione è chiaramente costruita diventa tutto plausibile e piacevole.

Ecco che arriviamo al dunque…

Antonio Banderas che fa il mugnaio non è credibile!

pictureCom’è possibile credere che Banderas possa essere un mugnaio e anche un fornaio alle prese con biscotti e pane?  Ma scherziamo? Lui è Zorro!

La questione non è se Antonio Banderas interpreta bene o male questo ruolo. Il problema è che il brand per cui presta la sua immagine, e i creativi che hanno avuto questa brillantissima idea, abbiano voluto farci credere che “lui” è il proprietario di un mulino, che “lui” faccia i biscotti e, come se non bastasse, che il suo unico pensiero quotidiano, quasi biblico, sia quello di “non far restare mai la gente senza il pane in tavola”.

Ma non basta. In uno spot che promuove i biscotti, tra i tanti pubblicizzati dal noto brand con l’attore, si cerca di far passare il messaggio che Banderas sia stato a giro per il mondo “tanti, tanti anni”, che poi gli è mancata la “sua campagna” e che a seguito di tutto questo ha avuto un’idea. Di che ideona parliamo? Ma di quale se non pensare di tirar fuori le sue “Campagnole con tutta la campagna dentro”??!!

A parer mio è una comunicazione sbagliata. Tende a mantenere la situazione in due staffe ottenendo un risultato ibrido che non qualifica il messaggio, anzi, rischia di comprometterlo creando un Banderas ridicolo che per “osmosi” fa perdere forza al prodotto che pubblicizza. Non basta aggiungere una gallina “animatronica” per rendere tutto più ironico o per riuscire a mitigare il senso di disagio che si prova nel sentire “Il tredicesimo guerriero” dire che ha fatto i biscotti.

Se Banderas deve essere un mugnaio deve fare il mugnaio in tutto e per tutto, a cominciare dagli abiti “urban style” che passano solo per vintage e non per quelli di un uomo alle prese col lavoro della campagna, del mulino e del forno. Non può parlare in prima persona e dire che è tutto merito suo. O creativi… Qualche film di Banderas lo abbiamo visto tutti e nessuno ci aveva mai detto che in realtà le sue erano braccia rubate all’agricoltura.

Vi siete scordati di toglierlo dal ruolo di “bellone”. Non basta sporcargli un po’ le mani con la farina per trasformarlo in uno stimato pasticcere o in un provetto fornaio. Non può essere Banderas e mugnaio allo stesso tempo. E’ un attore che interpreta un ruolo? Allora fammelo diventare credibile. Un esempio semplicissimo? Altrimenti rischio di passare per chi sta all’opposizione in politica che critica e non propone. Fai che il bambino dello spot lo chiami “Giovanni”. Sai bene che si chiama Antonio allora a quel punto puoi immaginarti una situazione diversa, dove il mugnaio bellone si chiama Giovanni e che non ha nulla a che fare col suo amico Antonio che fa i film. Per lo meno è un inizio.

Le mamme e casalinghe italiane non sono così disperate da non riuscire a capire come stanno le cose. O estremizzi l’ironia dello spot, togliendo a Banderas il ruolo di se stesso, o estremizzi l’aspetto fashion/figo dell’attore, immergendolo in un contesto completamente diverso. Entrambe le cose non stanno insieme, forse in camera da letto ma anche lì non sempre.