Un tempo

Un tempo…

…esisteva l’arte, la letteratura, il teatro, il cinema.

Un tempo si rideva; si vedeva e si sentiva.

Un tempo si piangeva; si vedeva e si sentiva.

Un tempo c’era la televisione di intrattenimento. Oggi sei trattenuto dalla televisione in una sorta di bolla depressiva.

Un tempo si poteva abbracciare un amico, un parente, si davano due baci sulle guance e dopo averlo fatto ci sentivamo bene, un tempo…

Un tempo si poteva parlare di tanti argomenti anche di quel calcio, alle volte insopportabile, che ti permetteva di gioire, di esultare o d’incazzarti se la tua squadra ti deludeva. Lo facevi allo stadio, al bar e a casa con gli amici. Ora il suono delle notifiche del tuo smartphone sovrasta quello di un goal. Ora non sai nemmeno se la partita verrà giocata.

Un tempo le squadre sportive erano in ritiro, adesso sono in quarantena.

Un tempo si faceva all’amore, ci si guardava negli occhi, ci si baciava e si provavano sensazioni e pensieri che erano anni luce dal “mi avrà contagiato/a”?

Un tempo si facevano feste, si ballava insieme, più o meno stretti, come ci andava, senza troppi freni. Un tempo…

Un tempo se ti fermavano le forze dell’ordine esibivi patente e libretto, adesso mascherina e certificato medico col responso negativo del tampone. Probabilmente se non indossi la cintura di sicurezza non frega più a nessuno, basta che indossi la mascherina, da solo, in auto…

Un tempo se entravi in una banca dovevi essere riconoscibile, adesso sei ben accetto solo se ti copri naso e bocca e se soprattutto vai a chiedere un finanziamento garantito dallo Stato.

Un tempo andavi a correre e qualcuno ti diceva: “beata gioventù” o “che atleta”, alle volte sfottendo, alle volte a ragion veduta. Oggi se vai a correre ti mandano contro droni e forze dell’ordine.

Un tempo “asintomatico” era una persona che stava bene e che poteva condurre una vita normale. Oggi è il nuovo malato, quello dal quale bisogna stare lontani e per qualcuno anche da isolare.

Un tempo entravo in un negozio e facevo la fila alle casse. Oggi faccio la fila per entrare e spesso alle casse non c’è nessuno.

Un tempo andavi in un ospedale per farti curare, oggi ci vai per sperare di non farti intubare e se devi curarti, spesso, non puoi; esami e interventi chirurgici sono rimandati. Oggi si tratta solo chi ha a che fare col Covid o chi col Covid vuol avere a che fare.

Un tempo facevi la fila in auto per andare al mare, oggi la fai per farti fare un tampone, dopo aver respirato smog per ore e facendoti infilare dal finestrino un bacchetto nel naso e nella gola.

Un tempo da quel finestrino, ai drive in, arrivavano belle ragazze su pattini a rotelle che ti portavano vassoi con sopra dei gustosi milk shake da gustare. Un tempo…

Oggi se parli di prevenzione, di sistema immunitario, di microbioma intestinale, di Vitamina C, D3, K2, Zinco… sei un tipo strano, newage, un po’ hippy, nella migliore delle ipotesi, altrimenti sei un bufalaro, antiscientista, incosciente, irresponsabile e se sei medico sei sicuramente da radiare.

Un tempo se cercavi di capire, conoscere, approfondire e dibattere su ciò che avevi compreso, eri una persona intelligente. Oggi sei un negazionista, a prescindere, o ti allinei e accetti tutto o sei un pericolo per la società, e poi “cosa vuoi capirne tu di queste cose, non sei uno scienziato.”

Un tempo c’erano le gare di rutti… fallo oggi con la mascherina. Un tempo, c’erano anche concerti e cantanti. Adesso canti in doccia, da un balcone o da una terrazza, da solo ma purché rigorosamente in streaming video.

Un tempo salivi su un mezzo pubblico pensando che il problema potesse essere la mano sul culo o un portafogli scippato. Adesso devi pensare ad indossare la mascherina e mettere il gel disinfettante cercando di essere accorto… alla distanza che tieni col tuo prossimo, non si sa mai che sia “infetto”.

Un tempo i bimbi andavano a scuola e alla ricreazione giocavano insieme, si rotolavano per terra, si sbucciavano le ginocchia, q.b., prendendosi anche qualche rimproverata dalle maestre, poi anche a casa dai genitori. Adesso i bimbi sono avvolti in un packaging a prova di tutto purché nulla sia possibile fare.

Un tempo i bimbi a scuola mangiavano a mensa, oggi seduti al proprio banco senza potersi alzare.

Un tempo i bimbi andavano alle feste di compleanno e stavano insieme, ridevano, scherzavano, crescevano insieme, riconoscendosi e riconoscendo le reciproche emozioni, guardandosi in volto e ascoltandosi mentre interagivano. Un tempo…

Un tempo dopo il volto della mamma e del papà i bimbi ricordavano il volto delle loro maestre, oggi ricordano il colore della mascherina che indossano. Un domani, da adulti, diranno: “come era bella… la mascherina della mia maestra delle elementari”.

Un tempo i militari erano al servizio e a difesa del cittadino, oggi sono chiamati dallo Stato a intimare di indossare la mascherina e, come se ciò non bastasse, anche a sanzionare i liberi respiratori.

Un tempo entravi in un ristorante e ti chiedevano dove volevi sedere e cosa desideravi mangiare. Oggi ti chiedono di mettere il disinfettante, di misurare la temperatura, di indossare la mascherina e di lasciare un recapito, non per indagini sulla qualità del servizio ma per rintracciarti nel caso in cui fosse rilevata una positività al Covid.

Un tempo, in un ristorante, se ti alzavi per andare in bagno, lo facevi e basta… oggi ti alzi e devi indossare la mascherina, pensando di fermare un virus semplicemente spiazzandolo, giocando a nascondino stando in piedi o mostrandosi stando da seduti. Non so se “lui” ci casca ma noi ne siamo convinti, questo evidentemente basta, scientificamente parlando.

Un tempo…

Tornerà quel tempo e forse anche un tempo migliore di quello che era. Tornerà se torneremo a vivere. Tornerà se metteremo la mascherina alla televisione e ai giornali. Tornerà se decideremo che l’evidenza è scienza e che non è scienza quella che non si confronta con le evidenze. Tornerà se prenderemo quella manciata di numeri e cominceremo a leggerli come devono essere letti e compresi e non come ci limitiamo a sentire, accettando tutto di buon grado.

Tornerà se metteremo d’accordo ragione e cuore.

Tornerà se vorremo farlo tornare, se capiremmo che la vita è una e che merita di essere vissuta ogni giorno, intensamente. Non c’è modo di rivivere ieri ma solo sperare di poter vivere il domani. L’oggi merita un investimento di tutto il nostro essere per poterlo vivere con gioia, regalando gioia.

Non ti sentire in colpa nel voler vivere ma solo se vivrai senza aver vissuto.

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Referendum SI o NO? I numeri sui parlamentari sono quelli che ci hanno presentato?

In questi giorni il dibattito politico si è concentrato sul tema referendum, pur senza perdere di vista il Covid-19 e tutto “il teatrino” messo in piedi per le scuole.

Tra banchi con o senza rotelle, arrivati o da arrivare; mascherine fornite, da fornire, non arrivate, meglio che ognuno se le porti da casa; gel disinfettante, come se piovesse; temperatura corporea e relativo dibattito se è preferibile un bel 37.5 o un 37 secco per definire la linea di demarcazione tra un bimbo sano o un possibile untore su scala globale, in tutto questo bailamme, con un crescendo esponenziale che finalmente vedrà una soluzione di continuità dopo il 21 settembre, il tema prevalente della politica è incentrato sul Referendum e su quanto sia importante tagliare il numero dei parlamentari.

Ora, come sempre sono un pignolo e non amo prendere i dati come vengono diffusi, o calati dal’alto; non mi piace. Quando posso mi piace approfondire, capire come stanno le cose e per farlo devo necessariamente informarmi.

Il mio post non vuole schierarsi né a favore del SI né a favore del NO ma a favore della chiarezza d’informazione. Mi occupo di comunicazione visiva e mi piace capire come vengono comunicate certe questioni.

Per dovere di cronaca, si sappia che sono un “Pentastellato deluso” e pertanto, per parlare di numeri, mi allaccio alla comunicazione dei Cinquestelle che continua a massacrarmi pesantemente nonostante la mia presa di distanze dal Movimento. In parole povere mi arrivano direttamente o indirettamente comunicazioni dai M5S all’insegna del SI come se non ci fosse un domani.

Questo qui sotto è uno dei banner che il M5S ha rilasciato in rete e che riassume le differenze abissali tra le varie camere, a loro dire; in particolare tra il numero dei membri dei parlamenti delle nazioni, qui prese ad esempio, messe a confronto con l’Italia.

Banner del Movimento Cinque Stelle sulla riduzione dei parlamentari- referendum del 20 – 21 settembre 2020

Questo è un secondo banner. Ha un po’ più di tempo rispetto al primo ma, instancabile, gira sempre in rete:

Non mi soffermo sul claim riportato sul piede di questo secondo banner: “Meno casta per tutti”. Voglio pensare che sia figlio di un lontano sentimento rimasto sul palco del Vaffa-Day.

Lasciamo stare gli intenti, le ragioni, gli obiettivi invocati a sostegno del SI dai Cinquestelle, dal PD ma anche da altri partiti che votarono favorevolmente le fasi antecedenti a questo referendum e che permetteranno, il 20 e il 21 settembre, di mettere la parola fine su questo tema. Parliamo solo di numeri.

Se prendiamo internet, questa cosa strana che pare contenga anche delle informazioni utili, e andiamo a vedere sui siti dei vari parlamenti e/o su Wikipedia come stanno veramente le cose, vedrete che i numeri sono un po’ diversi da come ci vengono presentati.

Da una prima analisi emerge subito chiara una questione, ovvero, che il M5S ha riportato per l’Italia il numero complessivo dei parlamentari facenti parte delle due camere, ovvero, quello composto da Senatori e da Deputati, per un totale di 945 membri. Per tutti gli altri Paesi citati sono stati riportati i numeri afferenti ad una sola delle due Camere; eccezion fatta per la Germania che ha una struttura parlamentare monocamerale e pertanto non potevano sbagliarsi.

Quindi, per la Francia non vengono contati i 348 membri del Senato; per il Regno Unito non vengono contati i 242 membri della Camera dei Lord e per la Spagna, non so proprio come sia saltato fuori il numero 558.

Ma veniamo al dettaglio di questa verifica:

SPAGNA struttura bicamerale

  • 350 deputati presso il Congresso
  • 265 senatori al Senato
  • 615 in totale
  • 558 sul banner dei Cinquestelle

46,94 milioni di abitanti in Spagna

1 membro ogni 76.325 abitanti


GERMANIA

  • 709 deputati al Bundestag
  • 700 sul banner dei Cinquestelle

83,02 milioni di abitanti Germania

1 membro ogni 117.094 abitanti


FRANCIA struttura bicamerale

  • 577 membri dell’Assemblea nazionale
  • 348 membri al Senato
  • 925 in totale
  • 577 sul banner dei Cinquestelle

66,99 milioni di abitanti in Francia

1 membro ogni 74.421 abitanti


REGNO UNITO struttura bicamerale

66,65 milioni di abitanti nel Regno Unito

1 membro ogni 74.719 abitanti


ITALIA struttura bicamerale

60,36 milioni di abitanti in Italia

1 membro ogni 63.603 abitanti

Ecco come dovrebbe essere rappresentato graficamente il rapporto dei parlamentari tra le nazioni citate dai Cinquestelle in virtù dei “nuovi conteggi”.

e non questo:

Banner del Movimento Cinque Stelle sulla riduzione dei parlamentari- referendum del 20 – 21 settembre 2020

Pertanto, qualora vincesse il SI, ci posizioneremmo all’ultimo posto della classifica con un numero dei parlamentari inferiore rispetto alla Germania, alla Francia, al Regno Unito e alla Spagna che ha 47 milioni di abitanti, contro gli oltre 60 milioni dell’Italia.

Ora, se parliamo di emolumenti sicuramente l’Italia batte tutti , compresi gli USA, ma questo problema poteva essere affrontato con quello che nel 2016 era solo un Disegno Di Legge della Lombardi dei Cinquestelle che mirava a dimezzare gli stipendi dei parlamentari e che oggi sarebbe bastato “rispolverare”, e volere fortemente, per potarlo a compimento.

All’inizio del 2020, a seguito del lockdown, il ministro Di Maio ha proposto nuovamente il taglio degli stipendi ai parlamentari ma pare che l’effetto sortito non sia stato né apprezzato dai parlamentari né apprezzabile dagli italiani, visto il silenzio assoluto che ne è seguito.

Bene, in conclusione, votate quello che vi pare ma per lo meno, adesso, potete farlo avendo un po’ di numeri in ordine.


Aggiornamento del 18 settembre:

Per chiarezza e correttezza d’informazione: per quanto concerne la Camera dei Lords che presiede al parlamento nel Regno Unito, i singoli membri di cui è costituita non percepiscono uno stipendio ma dei “gettoni di presenza” a rimborso spese.

Influenzati… la copertina

“Influenzati. Non solo dal Coronavirus” edito da Phasar – Luglio 2020, è un progetto editoriale che racconta di noi italiani in epoca Covid-19, di lockdown, dei DPCM e di comunicazione di massa. Ci siamo dentro, ne siamo avvolti, “non ne usciamo”, o così parrebbe stando a ciò che ogni giorno ci viene stradetto.

In questo post desidero parlarvi della copertina del mio libro e delle scelte estetiche che ho fatto per realizzarla.

E’ nata da una sensazione che mi portavo dietro fin dagli inizi del lockdown e che mi ha spinto a scrivere su questo blog in merito ai fatti legati al COVID-19. Dopo qualche post, grazie anche al mio editore PHASAR EDIZIONI che mi ha spronato a scriverlo, ho deciso di realizzare il mio libro. La copertina è nata in parallelo alla stesura delle prime pagine.
Desideravo trovare una sintesi grafica per interpretare la confusione che ha regnato e che regna tutt’ora in questo 2020. Volevo rappresentare il caos, il gran chiasso che è stato fatto intorno al problema del Covid-19; rendere la copertina rumorosa, frastornante e anche un po’ inquietante. Non a caso lo stile che ho evocato è quello che ha caratterizzato la comunicazione visiva a cavallo tra la seconda guerra mondiale fino agli anni ’60, tra “guerra fredda” e “racconti dell’orrore” in stile sci-fi con richiami a “The Twilight Zone”. Vi ricordate le locandine dell’epoca, soprattutto quelle americane, e della paura “dell’altro” che si palesava attraverso la propaganda anti nazista e anti sovietica? Ecco, più o meno l’idea dalla quale sono partito per realizzare la copertina di INFLUENZATI è stata proprio quella del riuscire a rappresentare la “paura di un nemico invisibile e il coinvolgimento totale delle persone all’interno di una situazione tanto coinvolgente quanto incontrollabile, a tratti surreale”.

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Il colore verde “acido” che campeggia sul fondo della copertina rappresenta il virus stesso ma è anche il “vomito”, il “disgusto” ed è il verde delle sale degli ospedali… in altre parole “è la malattia”, il “contagio” che avviene attraverso la comunicazione di massa che dispensa bollettini di guerra e lancia titoli al cardiopalma.
La famiglia è il fulcro dal quale parte tutto e sulla quale tutto viene riversato. Sono trasformati dal COVID-19 a tal punto che la loro testa (quindi la mente), è diventata il virus stesso. Sono ritratti in una condizione di “protezione reciproca” ma la postura, in particolare la testa, è piegata in avanti perché sono abbrutiti, avviliti e “piegati” dalla situazione. Sono vicini tra loro ma ormai INFLUENZATI. Sono circondati dai titoli di quotidiani e dalle immagini televisive che parlano solo e soltanto di COVID-19. Sono avvolti dalla negatività, dalle urla dei media che si contendono il primato della notizia e che nel tentativo di surclassare il concorrente esagerano e diventano beceri.
Ecco perché INFLUENZATI. Ho giocato sul doppio senso che questo termine mi ha offerto. In un caso l’influenzato è il soggetto che ha contratto il virus, nel secondo è la persona che ha subito influenze dall’esterno. Rappresenta la sintesi di una situazione generale e soprattutto di uno stato d’animo. Una sensazione diffusa che a poco a poco abbiamo tutti percepito, anche coloro che trovano in questa sorta di Grande Fratello orwelliano una sensazione di protezione che prima non avvertivano. Sono compiaciuti, rassicurati dalle “gesta del Governo” che in pieno stile Istituto Luce vengono opportunamente rilanciate attraverso una propaganda e uno stile che mira ad enfatizzare le roboanti promesse e le manovre PODEROSE.
So che molti non condivideranno il mio pensiero. Non pretendo nulla se non porre delle domande, esporre dubbi e condividere delle riflessioni, oltre a delle informazioni che ho raccolto in rete e reso disponibili nella mia pubblicazione. Non ho certezze e diffido da chi ne ha e le sbandiera facendosene un vanto. Mi ritengo un libero pensatore che ha sulle spalle qualche anno di esperienza nel campo della comunicazione visiva, e non solo in quella. Ascolto, osservo, amo la vita e sono consapevolmente cosciente che possiamo disporre solo di questa, “almeno da vivi”. Vorrei quindi poterne disporre al meglio, soprattutto vorrei evitare di dovermi difendere da certe scelte e imposizioni che limitano i diritti costituzionali e la libertà personale. Sono dell’idea che siamo su questa Terra per vivere la vita ci è stata donata e non per accontentarci di esistere. Ecco perché scrivo, in generale, ed ecco perché ho scritto questo libro, più in particolare.

Potete trovare “INFLUENZATI. Non solo dal Coronavirus” di Stefano Saldarelli, Phasar Edizioni, su questi store online:

oltre al sito dell’editore:

e presso alcune edicole, facendone richiesta comunicando il codice ISBN 978-88-6358-590-2

Grazie!

 


Riferimenti locandine:

INFLUENZATI. Non solo dal Coronavirus

“E ho detto tutto”, come recitava Peppino De Filippo in “Totò Peppino e la Malafemmina”. Vero è che Totò gli rispondeva: “Ma che dici tu con questo ho detto tutto e non dici mai niente”.

Nel mio caso credo di aver scritto abbastanza, sicuramente non tutto, troppo ancora ci sarebbe da aggiungere ma intanto ho cristallizzato un momento della mia vita, delle nostre vite, che credo valesse la pena fissare per “non dimenticare”. Tutto questo all’interno del libro “INFLUENZATI. Non solo dal Coronavirus”, edito da Phasar Edizioni.

E’ grazie anche alla scrittura che ho potuto affrontare il periodo Covid-19 come un momento di analisi, di riflessione e di rinascita che mi ha permesso di superare questo “ostacolo improvviso” con energia e rinnovato entusiasmo. Nelle difficoltà rendo meglio, non so perché; tendo a incasinarmi la vita proprio perché poi, nel momento più complicato, riesco a mettere in campo tutte le mie risorse e a dare il meglio di me. Che ci volete fare, mi hanno disegnato così. Ovvio, non è detto che ciò che realizzo sia sempre apprezzato e condiviso da tutti ma per lo meno cerco di realizzare ciò che sento e che mi piace fare, al meglio delle mie possibilità…

“E ho detto tutto”.

Ecco che mentre “tentavo di capire cosa fare da grande” (leggete: nel prossimo futuro) e provare a decifrare questo periodo anomalo, mi sono messo a fare delle ricerche in rete sul Covid-19 che mi hanno portato a maturare dei pensieri che poi ho elaborato e in parte trasferito su questo blog.

Parlando con Lapo, mio amico fin dalle scuole elementari, nonché titolare della Phasar Edizioni, quindi anche mio editore, ci è venuta la voglia di realizzare una pubblicazione partendo proprio dal mio blog. Durante una telefonata in pieno lockdown, Lapo mi disse:  “Ma perché non scrivi un libro su questo momento, visto che già scrivi sul tuo blog articoli legati al Coronavirus. Potresti raccogliere ulteriori idee e informazioni, svilupparle e realizzare una tua pubblicazione”.

Beh… dopo un nanosecondo di titubanza ho detto “Sì, dai… casomai mi porti tu le arance in carcere, ok?”. Così, tra una buona dose di sana incoscienza e una dose ancor più forte di investimento di tempo (in effetti col Covid-19 non mi è mancato), ho cercato di sviluppare un “diario di circa sei mesi di esperienza col virus” basandomi sulle informazioni che la rete ci ha dispensato, o meglio, riversato addosso. Sia chiaro, non ho realizzato un diario su Stefano ma su ciò che abbiamo vissuto come “spettatori di professione” e “cittadini modello”. Occupandomi di comunicazione visiva ho cercato di rileggere la comunicazione, le notizie e le affermazioni che i media ci hanno “infuso”; un processo che mi ha ricordato le goccioline di una flebo che nel loro incessante stillicidio arrivano laddove devono arrivare e… colpiscono.

Sono felice e anche un po’ orgoglioso della mia creatura, concedetemelo. Pare una cazzata scrivere un libro ma vi assicuro che non lo è affatto, soprattutto se si trattano argomenti che riguardano una cronaca in pieno svolgimento, se si fanno delle ricerche che necessitano di letture approfondite e si ha come obiettivo “mettere a confronto due verità”: quella dettata dal cosiddetto “mainstream” e quella più osteggiata ma comunque viva e vegeta, dell’anti “mainstream”, che per molti è solo “complottismo”. Ho cercato di sollevare numerosi “perché” con l’intento di stimolare nel lettore qualche domanda alla quale probabilmente ho dato anche qualche risposta, credetemi non le ho tutte, rimandandolo poi ai numerosi approfondimenti che nel libro sono praticamente presenti in ogni pagina. In effetti questa è una pubblicazione che ancor prima di essere tale vanta già un primato: ha più note a piè di pagina che numero di pagine che la compongono. Le prime sono 229 e le pagine sono 170.

Lo so, “non me lo ha ordinato il dottore” (anche perché aveva da fare ben altro), l’argomento è vasto quanto impervio ma dopotutto, “un po’ di azione non guasta”, soprattutto quando sei costretto a restartene a casa. Scrivere un libro, il secondo a dire il vero, era un’esperienza che che andava “ri”fatta e questa è stata l’occasione giusta. Come mi piace pensare, col mio modo di parafrasare la realtà: “Ai POSTER l’ardua sentenza”. Frase che mi immagino potesse aver detto il celebre artista di arte contemporanea Mimmo Rotella, esponente del “decollage”. Questa la capiranno in pochi…

Lascio la parola al mio editore Lapo e alla mia editor Erika che hanno redatto a quattro mani la sinossi che riporto nell’immagine sottostante. Colgo l’occasione per ringraziare entrambi per avermi dedicato il loro tempo e per i numerosi consigli che ho ricevuto durante la stesura del libro.

La copertina? Durante il Coronavirus c’è chi ha sfornato torte mentre io ho realizzato un libro e l’illustrazione della copertina. In un prossimo post vi spiegherò come è nata e le scelte che mi hanno portato a realizzare ciò che vedete… Lo so che preferisci le torte ma puoi mangiartene una fetta leggendo il mio libro.

Dal 30.07.2020 potrete trovare “INFLUENZATI. Non solo dal Coronavirus” di Stefano Saldarelli, Phasar Edizioni, su questi store online:

oltre al sito dell’editore:

e presso alcune edicole, facendone richiesta comunicando il codice ISBN 978-88-6358-590-2

Grazie!

Vaccino a prescindere?

Ne senti parlare da sempre e negli ultimi anni più che mai. Da quando il Covid-19 è entrato nel lessico comune, veniamo costantemente imboniti da esperti o sedicenti tali che ci propongono il vaccino come la “panacea di tutti i mali”, ancor prima di averlo realizzato e mentre ti dicono che il virus sta mutando. Chi tra gli esperti ne parla in modo contrario viene messo a tacere passando dalla gogna mediatica che punta a relegare quella voce fuori dal coro nell’antro del discredito. Se non sei un esperto ma un cittadino che in questo clima di incertezza vorrebbe semplicemente dire “no grazie”, diventi subito l’untore e il NO-VAX di turno, ridicolizzato ed escluso da tutto, per non parlare delle sanzioni elevate a quei genitori che ponendosi il ragionevole dubbio, quindi non volendo fare il vaccino ai propri figli, si vedono costretti a pagare. Peggio ancora, vedono incombere la minaccia della perdita della patria podestà.

Non ho mai amato gli estremismi e per questo cerco sempre, nel limite del possibile, di informarmi per elaborare un mio pensiero in merito a ciò che mi circonda. Non sono e non potrò mai essere un esperto tuttologo ma è proprio per questo che intendo affidarmi ad esperti in materia, anche se trovo difficile farlo in modo totale quando si parla di salute e le soluzioni proposte sono tante e dissonanti.

Informarsi sui vaccini è diventato un terreno impervio dal quale se ne esce male e senza una risposta chiara. Le teorie si sprecano ma i fatti restano a zero. Vorresti capirne di più ma per quanto ti sforzi per comprendere cosa sia logico e soprattutto efficace e sicuro fare, non riesci ad avere soluzioni certe. Da una parte hai le solite risposte dogmatiche, tipo: “la scienza non si discute, i vaccini sono sicuri e vanno fatti”, dall’altra ti scontri con pareri di medici dove ti presentano dubbi sull’efficacia dei vaccini e sulla loro sicurezza in termini di contaminanti, metalli pesanti, DNA di feti, etc… Senza parlare del fatto che i cosiddetti “pareri opposti”, e parlo di pareri di esperti medici e scienziati, per essere scovati devi vederti trasmissioni televisive alle 2 del mattino o andarle a pescare su qualche servizio trasmesso dalle WebTV che si occupano di giornalismo d’inchiesta.

I pareri contrastanti ci sono e sempre ci saranno e la scienza dovrebbe essere anche questo ma, fin tanto che il mondo si dividerà tra favorevoli e contrari, vorrei poter avere la possibilità di scegliere se inocularmi o meno un vaccino, senza dover essere costretto a difendermi da leggi che nascono proprio dai consigli di quei consulenti scientifici la cui scienza resta sempre un dogma basato sulle proprie convinzioni.

Bada bene, questo post non vuole porsi né da un lato né dall’alto della barricata ma intende sviluppare un ragionamento in termini di comunicazione e dare degli spunti per poter riflettere. Spunti che, ripeto, difficilmente trovano gli elementi per poter essere messi a confronto perché la cosiddetta “opinione pubblica” pare essere prevalentemente indirizzata verso una posizione PRO-VAX. Il problema sai qual è?? E’ che tutto viene calato dall’alto, con presunzione, senza confronto, creando incertezze e non rispondendo a domande lecite che la stessa comunità scientifica pone in merito ai casi avversi provocati da vaccino, (per esempio, vedi LINK Ordine Nazionale Biologi).

Non è facile e consultando la rete su questo tema ti trovi a dover usare il machete per farti largo tra dogmi, fake e l’altra verità. Di video a favore del vaccino o a sostegno delle tesi dei contrari ce ne sono tantissimi.

Qualche giorno fa mi arriva da un amico questo video tramite Messanger (aggiornamento del 02.06.2020 – il video è stato rimosso. Non chiedetemi il perché ma evidentemente a qualcuno non andave bene che restasse in rete):

Il video è di bassissima qualità, è tagliato e in parte ha problemi sulla traccia audio. In un primo momento ho pensato al solito fake o comunque ad uno dei tanti video da prendere con le molle, dato il fatto che il medico in questione, o presunto tale, sarebbe potuto anche essere un millantatore, visto l’anonimato e il contesto di ripresa.

La cose che però mi hanno colpito e fatto riflettere sono state:

  1. logo in basso a destra de La7
  2. logo in alto a sinistra di Piazza Pulita
  3. a 1:04 la comparsa del riquadro in basso a sinistra con l’inquadratura del volto dell’Assessore alla Sanità della Regione Toscana, Stefania Saccardi

In particolare la presenza dell’Assessore Saccardi, che peraltro è il mio assessore di riferimento alla sanità dato che abito in provincia di Prato, oltretutto ripresa con le mani giunte che paiono esprimere costernazione, mi ha spinto a voler rintracciare la puntata di “Piazza Pulita” del 26/01/2017 e vederla nella sua interezza.

Inizio le mie ricerche in rete digitando le seguenti parole: “Saccardi, “Piazza Pulita”, La7″

La risposta da Mountain View non si è fatta attendere e al secondo posto dei risultati di ricerca mi è comparso un comunicato stampa della Giunta Regionale Toscana, per firma di Lucia Zambelli, datato 26 gennaio 2017 nel quale si annuncia, per la stessa serata, la presenza dell’Assessore Saccardi alla trasmissione “Piazza Pulita” su La7.

Ottimo inizio. Adesso non resta che cercare il video, conoscendo la data della trasmissione, l’emittente, il programma televisivo e chi tra gli ospiti era presente – nel nostro caso, oltre all’assessore Stefania Saccardi anche l’immunologa Chiara Azzari – il gioco dovrebbe essere piuttosto facile.

Decido di consultare direttamente il sito web della trasmissione “Piazza Pulita” per cercare la puntata del 26 gennaio 2017. Scorro tra le varie pagine dell’archivio fino ad arrivare alla sesta pagina in cui sono presenti le puntate trasmesse tra agosto 2016 e febbraio 2017. Vi invito a cliccare l’immagine qui a fianco (per il link diretto al sito ufficiale clicca qui). Con stupore mi rendo conto che la puntata del 26 gennaio non compare. Da quella del 19 gennaio si passa direttamente a quella del 2 febbraio 2017, e il 26 gennaio?

Certo che la cosa, se pur strana, possa e debba trovare una qualche spiegazione logica, mi metto a riflettere.

La trasmissione è andata in onda? Beh, il comunicato stampa della Regione Toscana lo ha annunciato; il clip da cui è stata estratta l’intervista “a telecamere spente” sta girando in rete, mi pare già una discreta prova ma non contento di questo verifico se nei programmi TV di quel giorno è stata annunciata la puntata settimanale di “Piazza Pulita”. Consulto un paio di guide TV ed entrambe confermano che il 26 gennaio 2017 sarebbe andata in onda alle 21:15 la puntata settimanale di “Piazza Pulita”:

Non mi accontento, cerco meglio in rete pensando che per qualche ragione il video sia stato eliminato dall’archivio della La7. Per verificare questa teoria mi avvalgo del database dei siti internet WayBack Machine; un mostro fatto di byte e di pixel e che ha accumulato dall’inizio della sua esistenza oltre 424 miliardi di pagine Web. Per trovare siti web non più esistenti o per effettuare una ricerca su un sito che ha cambiato/aggiornato contenuti, basta interrogare il database inserendo il nome del sito in questione per il quale si desidera effettuare la ricerca e indicare il periodo per vedere in quel momento lo status di quel sito in particolare.

La mia ricerca parte da questo URL. Il risultato ottenuto mi porta a disporre dell’aggiornamento del 20 marzo 2017 come quello più più vicino alla data del 26 gennaio 2017. Nulla di fatto, anche in questo caso non ottengo il risultato sperato. Il sito de La7, pur con grafica cambiata, presenta il medesimo gap tra il 19 gennaio e il 2 febbraio 2017, manca sempre il 26 gennaio.

Cosa fare?

Provo ad interrogare tutto l’archivio de La7 utilizzando una sola parola di ricerca, per quanto possa essere assurdo dover “scavare a ritroso nel tempo” per poter ricercare una trasmissione TV. Torno nella HomePage de La7 e mi avvalgo del proverbiale tasto:”Ricerca nel sito”. Digito “Vaccini” e attendo i risultati e come era ovvio che fosse, sono tantissimi. Comincio a saltare le pagine utilizzando il paginatore e tenendo d’occhio le date riportate su tutti i contenuti video. Arrivo al 26 gennaio 2017 e con sorpresa trovo un servizio di “Piazza Pulita”, uno soltanto, dedicato ai vaccini, dal titolo: “Le teorie di un medico anti vaccini”. Clicco sull’anteprima del video. Si apre questa pagina:

Il video si apre solo tramite browser Edge e non da Chrome ma, a parte l’incompatibilità del player video tra browser, la cosa che mi desta molta perplessità e dubbi è che parrebbe che un blocco intero della puntata di PIAZZA PULITA sia sparito o che la puntata sia stata pubblicata solo parzialmente, omettendo tutta la parte del talk di approfondimento di Formigli, in cui si parlava dei vaccini. Tutta la parte in cui è presente il servizio con il medico ripreso a “telecamera nascosta” e gli interventi dell’Assessore Saccardi e della Dott.ssa Azzari, sono spariti lasciando in archivio solo la parte meno tecnica, se pur legittima nelle intenzioni, nella quale sono ripresi dei genitori che spiegano per quali motivi non vogliono vaccinare i propri figli.

A conferma dell’esistenza della puntata di “Piazza Pulita” del 26/01/2017 ho trovato un altro servizio ma dedicato ad un argomento diverso, intitolato “Rigopiano: le falle dei soccorsi“.

Quindi, ricapitolando, i fatti sono:

  • Sappiamo che il 26/01/2017 è andata in onda la puntata di “Piazza Pulita”
  • Sappiamo che la puntata integrale non comprare nell’archivio de La7
  • Sappiamo che in quella puntata si parla anche di vaccini.
  • Sappiamo che uno dei servizi andati in onda mostra un medico che a telecamera nascosta esprime apertamente il proprio parere contrario in merito ai vaccini
  • Sappiamo che in quel video compare anche l’assessore alla sanità della Regione Toscana Stefania Saccardi e che evidentemente era in studio durante la trasmissione
  • Sappiamo che in quella puntata nel palinsesto dedicato ai vaccini viene trasmesso un altro video con la testimonianza di alcuni genitori che raccontano i motivi per cui non vaccinano i loro figli.
  • Sappiamo che nel corso di quella puntata si parla anche della tragedia di Rigopiano
  • Sappiamo che la puntata del 26/01/2017 non esiste più

Conclusioni:

Dai dati in mio possesso ritengo che la puntata di “Piazza Pulita” del 26/01/2017 non sia mai stata archiviata nel database pubblico consultabile dal sito de La7, visto che WayBack Machine al 20 marzo 2017 (poco meno di un mese dopo la messa in onda di quella trasmissione) non la riporta in archivio, al contrario della puntata del 19 gennaio e della successiva del 2 febbraio 2017.

La domanda spontanea è: “Perché non è disponibile la puntata di Piazza Pulita del 26/01/2017 negli archivi de La7 e nemmeno in altri antri della rete web?”. Mi riprometto di girare il quesito direttamente a La7, non credo di ottenere una risposta.

Non so cosa pensare ma qualsiasi siano state le cosiddette conclusioni di quella trasmissione in termini di presa di posizione sui vaccini da parte degli intervenuti, di Formigli e della redazione di “Piazza Pulita”, non ci è dato sapere, almeno per il momento.

Ciò accade anche in altri contesti, La7 non è di certo né la prima né l’ultima a farsi “sfuggire dei contenuti” e probabilmente il motivo sarà imputabile “solo ad una svista” da parte di chi si è occupato di archiviare la puntata, anche se stranamente è stato scelto di pubblicare solo alcuni servizi e non tutta la trasmissione del 26 gennaio 2017.

Certo è che capita soventemente che un contenuto video o un documento in cui si parla di vaccini, quando soprattutto lo si fa in termini di denuncia, vengano rimossi, spariscano all’improvviso o restano in rete cose prevalentemente riconducibili e additabili come il frutto di una setta, di terrapiattisti, di complottisti, di …isti vari; spesso frutto delle peggiori produzioni dei maker di fake news.

Perché veicolare tutta la comunicazione sui vaccini verso un unico pensiero collettivo, inviolabile, incontestabile, imposto e gestito dai soliti noti esperti che compaiono in ogni emittente televisiva, pare abbiano il dono dell’ubiquità, pronti a dispensare sorrisi e sterili rassicurazioni in merito all’impiego dei vaccini. Non esistono contraddittori, non esiste attenzione alcuna nei confronti delle tante ricerche scientifiche che confermano l’inutilità di tanti vaccini, la pericolosità di altri e l’inefficacia di altri ancora.

Perché coloro che si pongono come i “professionisti dell’informazione”, gli unici ai quali, secondo loro, dovremmo dare ascolto – diffidando delle fake news peraltro prese di mira considerando fake tutto ciò che non passa attraverso i canali dei suddetti professionisti dell’informazione – non fanno davvero informazione dedicando ampi spazi al tema vaccini, ora più che mai, organizzando dei confronti diretti tra parti avverse (parlo sempre di scienziati) per spiegare al pubblico le reciproche posizioni?

La gente si fa delle domande alle quali vorrebbe delle risposte. Lo so che è preferibile avere a che fare con una popolazione che non si pone affatto dubbi e quesiti.

Comprendo benissimo coloro che decidono di fare il vaccino quanto quelle persone che decidono di non farlo ma non concepisco che oggi si impongano le vaccinazioni, oltretutto parlando di scenari in cui si pensa a sanzioni, limitazioni della libertà e al decadimento dei diritti personali.

Non voglio pensare ad un’ Italia in cui si festeggia il 25 aprile come festa di liberazione dall’oppressione nazi-fascista e poi si voglia imporre la vaccinazione di massa obbligatoria. Non voglio pensare ad un’ Italia dove i nostri nonni hanno combattuto e in tanti sono morti per darci un futuro di libertà, una costituzione e dei diritti inalienabili.

Covid-19 è un brand grazie al quale si possono veicolare tanti prodotti: mascherine, guanti, occhiali, disinfettanti, tamponi, reagenti ma anche sale di terapia intensiva, laboratori di analisi, di ricerca, la ricerca di farmaci e di vaccini. E’ un brand che fa girare un sacco di soldi ma che comincia a non fare più tanta paura perché in tanti si informano, leggono, ascoltano anche e soprattutto ciò che non viene prodotto dai “professionisti dell’informazione”, omologati e al servizio degli sponsor e di una certa politica.

Come pensi che questi professionisti dell’informazione possano essere detentori della verità assoluta, di tutte le certezze e che perseguano la strada della trasparenza e del tanto decantato pluralismo dell’informazione?

“Unisci i puntini e arrivi alla soluzione”.


Crediti:

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Gli screenshot sono stati catturati da:

  • Video della trasmissione Piazza Pulita dal canale YouTube di Luca Nali
  • Comunicato stampa Giunta Regionale Toscana dal sito ToscanaNotizie
  • Pagina web Piazza Pulita dal sito de La7
  • Guida TV del 26/01/2017 da ItaliaPost
  • Tutto TV del 26/01/2017 da tuttotv.info
  • WayBack Machine
  • “Le teorie di un medico anti vaccini”, 26/01/2017 da Piazza Pulita – La7

Altri link:

  • “I 10 punti chiave della legge sull’obbligarietà dei vaccini a scuola” da AGI Agenzia Italia
  • “Ecco lo studio segreto sui vaccini” da ONB Ordine Nazionale Biologi
  • “Rigopiano: le falle dei soccorsi”, 26/01/2017 da Piazza Pulita – La7

Il cancro non esiste più

Da qualche mese a questa parte parrebbe un’affermazione divenuta realtà, oltre ad essere tra le più attese, ma consta solo un’atteggiamento generalizzato da parte dell’opinione pubblica. 

Da quando il Coronavirus è entrato “a forza” nelle nostre vite non si parla d’altro che di Covid-19, SARS-CoV-2, Coronavirus 2, Nuovo Coronavirus, etc..; stessa roba ma vista da occhi diversi.

I numeri dei decessi afferiscono al Coronavirus, senza fare distinzione alcuna tra possibili cause (certe o presunte); in pratica si fa un “cionco” (vedi LINK – Conferenza stampa Protezione Civile del 21.03.2020 – Angelo Borrelli).

La maggior parte degli ospedali ha sospeso o rinviato gli interventi chirurgici programmati, compresa una parte di quelli per tumori. La diagnostica strumentale per la ricerca delle neoplasie ha subito un netto rallentamento, per non parlare degli screening e degli appuntamenti di controllo con gli specialisti in oncologia (vedi LINK).

Il concetto stesso di prevenzione è venuto meno dal momento che “i fondamentali”, da anni giustamente ripetuti dagli specialisti come un mantra, sono stati disattesi per decreto legge. Uscire di casa per respirare aria fresca, prendere il sole per attivare la vitamina D endogena, camminare a passo svelto per almeno mezz’ora al giorno per mantenere efficiente l’apparato cardiocircolatorio, oltre a quello muscolo scheletrico e al sistema immunitario, quindi permettere di fare una naturale prevenzione da infarti, osteoporosi, infezioni, cancro, oltre a tutta una lunga serie di patologie possibili e correlabili all’inattività o alla sedentarietà o ad un’alimentazione non idonea (siamo all’ABC della prevenzione), oggi non possiamo farlo perché dobbiamo restare a casa. Non possiamo, anzi, scusate, NON DOBBIAMO uscire perché si può venire in contatto col Coronavirus o essere portatori di Coronavirus e contagiare gli altri… pandemia… paura… aiuto… si muore!

Ma di tutto il resto non si muore più?

Abbiamo sconfitto tutte le malattie che affliggono l’umanità e che, guarda caso, sono le medesime che vengono chiamate in causa quando si sente l’impietoso solito giochino del “è morto per Coronavirus o con il Coronavirus”?

Ma riguarda caso la maggior parte dei decessi per, con, tra, vicino, o nei dintorni del Coronavirus si verificano principalmente in pazienti che hanno un’età avanzata e soprattutto in quelli con più patologie pregresse e, tra queste, ritroviamo diabete, ipertensione, etc. 

In tutto questo scenario idilliaco la nostra bella televisione cosa ci viene a raccontare?

Quanto è bello che gli italiani, in tempi di “reclusione forzata”, siano tornati a cucinare a casa e che abbiano riscoperto la gioia di fare pane, pizze e dolci in famiglia (vedi LINK). Tant’è che la farina è introvabile e chi produce lievito non ripara a consegnarlo alla distribuzione. Ottimo, come dire, prepariamoci ad una nuova pandemia e non per un virus ma per tutte quelle patologie di cui sopra, spesso riconducibili all’inattività unita all’ingestione di calorie eccessive e sporche (leggi zuccheri e farine raffinate). Aggiungiamo a tutto questo la sedentarietà e un incremento nella vendita di sonniferi e di ansiolitici e il cocktail è pronto (vedi LINK).

Dato che ci muoviamo ma solo a suon di decreti – quindi non con delle leggi – invito tutti a muovervi davvero, almeno un’oretta al giorno, all’aria aperta. Si può fare e a maggior ragione lo si deve fare per prevenzione, se volete bene a voi stessi e ai vostri cari. Non allontanatevi troppo da casa, usate la mascherina ma uscite! Sento e leggo di persone insultate o addirittura picchiate (vedi LINK) da altre perché trovate a passeggio o a correre…  A correre… orrere, rre… re… e… ecchecaz!

Anche prima del Coronavirus si moriva di qualcosa, lo garantisco, me lo ricordo bene.

In Italia muoiono di cancro 179.000 persone l’anno (dati riferiti all’anno 2016). Non scendo nel dettaglio dei numeri ma a chi piace farlo posso consigliare di scaricare “I numeri del cancro in Italia 2019” dal sito dell’AIRTUM.

Nel 2016, sempre in Italia, si sono verificati 49.000 decessi a causa delle infezioni prese in ospedale (vedi LINK).

Ogni giorno si registrano 50 decessi che, tradotto, sono ben oltre le 18.000 morti l’anno attribuibili al diabete (vedi LINK).

Circa 240.000 persone l’anno muoiono di infarto e ictus. Parlo sempre e solo in Italia (vedi LINK).

E di fumo vogliamo parlarne? Si vieta di uscire di casa perché è “pericoloso” ma non si chiudono i Tabacchi e più che altro non si ferma la vendita delle sigarette. Sigarette che oltretutto nuocciono gravemente alla salute e più in particolare del polmone che, guarda caso, è l’organo più colpito dal Coronavirus (o dall’infiammazione che si genera a seguito del’infezione da Coronavirus – vedi LINK). Ma del fatto che in Italia si attribuiscono al tabacco dalle 70.000 alle 83.000 morti l’anno non se ne parla più, vero? (vedi LINK

“Welcome to Italy” dove tutto fa spettacolo dove i numeri rimbalzano come le palline dell’Enalotto durante un’estrazione, dove l’importante è veicolare l’attenzione verso il “non vero problema”. L’onnipotenza dell’uomo è messa a dura prova davanti alla presenza di un nuovo virus, non sa come gestirlo, “non ne conosce la cura”… ma, mi domando: “per le altre malattie di cui si muore, si conosce la cura?”

In parte sì e si chiamerebbe prevenzione e varrebbe anche per questo virus che sta sconquassando la nostra esistenza ma fa più clamore parlare di pandemia, fare terrorismo mediatico e tenere tutti in casa piuttosto che parlare di come migliorare le nostre difese immunitarie.

Ma per quale motivo?

Perché i tagli alla nostra Sanità, perpetrati negli ultimi anni, sono stati tali e tanti da non permettere di avere sufficienti posti in terapia intensiva rispetto alla necessità oggettiva e soprattutto repentina del momento (vedi LINK). Quindi, poiché gestire tanti pazienti in un ristretto lasso di tempo implica un problema di gestione, è preferibile mettere le ganasce all’Italia.

Intanto, per fortuna che “il cancro non esiste più… come tutte le altre malattie”.

Colgo l’occasione per salutare e abbracciare virtualmente tutte le persone che in questo momento stanno affrontando una malattia pesante e che probabilmente la stanno vivendo con ulteriori difficoltà, dato il periodo di inumana condizione. Un caro saluto a tutti gli invalidi ai disabili e le loro famiglie che vivono la situazione con maggiore complessità. 


Crediti: le immagini sono royalties free e sono state prese su Pixabay.com

10 cose che abbiamo capito in emergenza COVID-19

Stiamo affrontando un periodo anomalo, del tutto inaspettato, almeno per noi umani non appartenenti a certe caste. Siamo nel bel mezzo di una crisi globale. Lavoro, salute, benessere, abitudini, vacanze, viaggi, sport… tutto ha subito un drastico arresto, mutando nella forma e nella sostanza.

Ciò che ha alimentato il clima di incertezza è stato, ed è, il continuo martellamento mediatico che parallelamente al danno del COVID-19 ha innescato il disagio sociale in cui viviamo.

Da fine gennaio ad oggi abbiamo subito una metamorfosi globale, e poi individuale, che ci ha portati alla perdita dei riferimenti che ci permettevano di sentirci, prima di tutto, persone libere; anche se il concetto di libertà dovrebbe essere rivisto sulla base delle imposizioni che comunque siamo chiamati ad accettare e rispettare in quanto cittadini del mondo.

Chiusa la premessa, vado ad elencarvi le dieci cose che abbiamo capito in emergenza COVID-19. Forse non le condividerete ma fin quando almeno un pensiero potrà essere liberamente espresso, potrò aver speranza e fiducia che l’umanità non avrà perso ogni diritto e forma di libertà.

  • 1 – La speranza ha preso il posto della certezza. Ci alziamo al mattino sperando che sia l’ultimo giorno di “esilio”. Speriamo che la lista dei deceduti sia più corta rispetto a quella del giorno precedente. Speriamo che il lavoro possa riprendere. Speriamo di poter uscire di casa senza aver paura di commettere un reato. Speriamo di poter programmare un viaggio. Speriamo di tornare ad abbracciare amici, parenti, le persone care e, sperando, andiamo a letto con i medesimi pensieri e propositi per il giorno dopo. Oltretutto abbiamo anche un ministro della salute che si chiama Speranza, vogliamo parlare di certezze?
  • 2 – La spettacolarizzazione ha preso il posto del rigore. Il COVID-19 è diventato un talk show trasmesso in streaming perpetuo. Da mesi non si parla d’altro e soprattutto lo si fa, spesso, nei modi meno opportuni, per non dire morbosi. L’informazione è diventata una piccola parte rispetto alla spettacolarizzazione della notizia stessa.

    Christof, interpretato da Ed Harris in The Truman Show – foto da La scimmia pensa

    Un’intervista diventa un momento di teatro intriso di buonismo alternato da cinismo dove chi tiene il microfono incalza sui morti, si insinua tra i reparti degli ospedali, cerca il medico o l’infermiere stremato per costruirci attorno “la storia”, “il caso”, con la speranza che quel servizio diventi “il caso” perché l’intervistato crolla in diretta. Se poi non crolla, per stanchezza o per virus, gli si toglie il microfono per passare ad altro, l’importante è che il dramma, la tensione e la paura aleggino e si amplifichino ad ogni collegamento. L’importante è parlare di COVID-19, di quanto siamo bravi a stare a casa o di quanto siamo menefreghisti perché siamo ancora in troppi a giro per le città.

  • 3 – La distopia ha preso il posto dell’utopia. Gli scenari post bellici, apocalittici, fantascientifici a cui siamo stati abituati dalla letteratura, dal teatro e dal cinema si sono trasformati nella realtà, in una sorta di incubo che viene vissuto in una fase limbica. Siamo tutti coinvolti, ne capiamo la gravità ma per adesso, eccezion fatta per chi è in ospedale, viviamo questa situazione in modo quasi onirico. Sappiamo ma non vediamo. La viviamo ma non la percepiamo come potrebbe essere vissuto, per esempio, un evento bellico. I nostri sogni, se pur talvolta utopistici, sono mutati radicalmente in una realtà intrisa di edulcorata distopia. Vediamo il sole ma non lo possiamo prendere; fuori c’è la primavera ma dobbiamo relegarla in un cantuccio aggrappandoci ad una sorta di balzo temporale che ci permetta di arrivare il prima possibile a quell’estate che i media e i sedicenti esperti ci indicano come la stagione della “decontaminazione”. Il caldo rallenterà il virus e allora potremmo timidamente uscire di casa e forse tentare di tornare a vivere, forse, anche se già si parla che non sarà proprio così.
  • 4 – I decreti hanno preso il posto della cartomanzia. A suon di decreti si è fatto e detto di tutto a tal punto che per frequenza di pubblicazione, spesso anche per la complessità, suscettibilità di interpretazione e per la contraddizione tra loro si è arrivati a scommettere sul contenuto dei successivi e a ironizzare. Siamo bravissimi a fare decreti e ancora di più a farli in modo tale da dare spazio a numerose interpretazioni. Sostengo da sempre che l’interpretazione dovrebbero essere appannaggio degli attori e non lasciata alla coscienza del cittadino che deve tentare di districarsi tra lungaggini inutili, frasi contorte e testi scritti col proposito di sollevare da tutte le responsabilità chi li ha redatti ma capaci comunque di incastrare a vita chi li ha “mal interpretati”. La cartomanzia è diventata una scienza esatta a confronto. Una regola, una legge dovrebbero essere chiare e comprensibili a tutti. Col semaforo rosso non si passa; fine della discussione. Se scrivi che è possibile circolare “in prossimità della propria abitazione”, fai un danno! Definisci il concetto di prossimità. Per me essere in prossimità della mia abitazione potrebbe voler dire arrivare fino a Grosseto, rispetto a me che abito a Prato, se paragono un mio possibile raggio di spostamento fino a Skarsvåg kirke; che ne so, magari sono solito recarmici per rapporti di lavoro.
  • 5 – Che si fa presto a legiferare di non andare a lavorare se si continua a prendere lo stipendio di sempre. Tu non lavorare, stai a casa perché insieme ce la faremo. Se tutti stiamo a casa ce la faremo… faremo… ce… e noi come mangiamo se stiamo a casa mentre tu che mi dici di non lavorare continui a prendere lo stipendio di sempre?

    1984, romanzo di George Orwell, pubblicato nel 1949 – foto da Wikipedia

    Avessi visto qualche politico dimezzarsi lo stipendio… tranne qualcuno che lo fa da sempre ma come si sa, questo non fa notizia. L’importante è far vedere che si fa, muovendo cose, facendo decreti, collegamenti Facebook con dirette che paiono proclami di epoca fascista diffusi dall’Istituto Luce… Ops! Non si può dire, allora cito Orwell e il “Grande Fratello” di “1984”, anche se mi viene in mente un altisonante: “Armiamoci e partite”, non so perché. Comunque. Noi dobbiamo restare a casa e, aggiungo il carico, veniamo subissati da spot per donare, se vogliamo (non sia mai che ce lo impongano) alla Protezione Civile. Giusto, per carità, un po’ meno se si pensa a quanti tagli alla sanità sono stati fatti negli ultimi anni. E comunque #insiemecelafaremo perché fa trend, fa social, fa condivisione e allora…

  • 6 – Abbiamo fatto spazio al buonismo e assopito il cinismo. Di cui comunque l’umanità è sempre gravida ma, adesso, siamo tutti belli coesi, pronti ad aiutarci e a scaricare tutte le nostre frustrazioni contro “gli altri”; mi sembra di vivere in LOST (cit. per gli ex appassionati della serie). L’importante è avere sempre pronto un hashtag efficace che permetta di sentirti parte di un’idea, non la tua ma quella sviscerata da qualche consulente marketing e fatta passare come genialata di qualcuno che è bravo, che è buono e che vuol salvare il pianeta, senza pensare che l’hashtag di per sé ha una forma che dovrebbe far riflettere “#”, quattro sbarre che ti imprigionano, non a caso si chiama anche cancelletto… Ora non sei più incazzato col vicino, con l’amministratore del condominio, col datore di lavoro, con la moglie o il marito – questi in particolare è meglio di no, visto il momento di prolungata e forzata convivenza -. Adesso ce l’abbiamo con “quelli” oltre confine. Partiamo da lontano, dalla Cina, per poi rivedere anche la nostra posizione nei confronti dei cinesi ma solo perché ci hanno mandato degli aiuti. Ora sono visti come alleati e amici. Allora non avendo più la Cina con cui incazzarci, perché “tutto è partito da lì”, dobbiamo coalizzarci contro “i vicini più vicini” come la Germania.

    OktoberFest – foto da Wikipedia

    Sì, la Germania è il nostro nemico, oltretutto gli abbiamo abbonato un sacco di debiti di guerra quindi sono irriconoscenti, brutti, tedeschi e per molti sono sempre nazisti… ma… ecco che la Germania pubblica sul BILD una sorta di lettera d’amore nei confronti dell’Italia e allora non possiamo essere più arrabbiati con loro. Via, tutto sommato sono vicini di casa, non sono poi così male, fanno delle belle auto e poi tra pochi mesi c’è l’OktoberFest… Allora visto che “gli altri” sono troppi e non possiamo arrabbiarci con tutti, sfoghiamoci in altro modo… attraverso le catene di Sant’Antonio e, via, tutti buoni, tutti solidali, tutti rompi coglioni con queste robe assurde che girano per settimane e che poi tornano in auge a distanza di anni e, come se non bastasse, tutti a cantare sui balconi, poi a puntare lo smartphone verso l’alto – ad un giorno ed ora precisi, perché si possa illuminare l’Italia e vederla dal satellite (…) -, poi tutti a postare foto di “come eravamo”, per sentirsi più giovani, più belli e più appartenenti ad una “tribù” e speranzosi di ricevere più like possibili, magari da qualche ex mai conquistato all’epoca. Ed ecco che in un attimo Facebook si trasforma in un tristissimo album di foto vintage dai colori sbiaditi, nella migliore delle situazioni, altrimenti in bianco e nero. Allora cerchi qualcosa in TV e vedi i talk che insieme ai telegiornali, pur di non fare informazione, si contendono immagini inquietanti sul “raccontateci cosa state facendo a casa” che, francamente, non potrebbe fregar di meno a nessuno ma pur di essere visti si farebbe di tutto, compreso trasformare la propria famiglia abbrutita in un meraviglioso spot televisivo, come quelli, se non di più, dove ci sono “le famiglie felici delle colazioni”. L’importante è far vedere che siamo tutti uniti per poi essere pronti a condannare il vicino di casa se esce col proprio cane per fargli fare i bisogni o, se uno si azzarda ad uscire in tuta… non vorrai mica che si metta a fare jogging? Che incosciente!

  • 7 – Abbiamo capito che il capitalismo non teme i virus, anzi. Chiude tutto. Chiudono nazioni intere ma non chiudono le borse. I piccoli azionisti si prendono paura e svendono tutto. I falchi della finanza aspettano quei pulcini impauriti “per ripulire il ripulibile”, acquistando titoli su tutto e ovunque. Non mi meraviglierei che al termine di questo “film”, all’improvviso, ci ritrovassimo con aziende e servizi che erano italiani, in mano a stranieri; anche se il trailer di questo film è già stato visto numerose volte. “Dice che non si possono chiudere le borse”; è come dire che non si possono stampare banconote dal nulla… Secondo me basta carta, inchiostro e la Zecca di stato che decida di dare il via alle rotative o anche meno; adesso è tutto digitale, basta “schiacciare un pulsante” e si azzerano i debiti o si rifonde un patrimonio. Sono convenzioni e convinzioni che l’uomo si è imposto ma che evidentemente possono e devono essere riviste alla luce di eventi come questo.
  • 8 – Abbiamo compreso che i film sui virus restano film e che gli americani li sanno fare molto bene, i film… Come le guerre. Bravissimi al cinema, molto meno nella realtà anche perché per essere davvero bravi con le guerre dovrebbero essere capaci di non farle.

    Da ComingSoon.it – Virus Letale, film del 1995

    Di fatto anche con i virus Hollywood ci ha campato per generazioni spacciandoci intere pandemie come qualcosa di gestibile dal solito scienziato lungimirante ma incompreso che trova la cura e salva il mondo, tutto nel giro di un paio d’ore, tutto condito da stelle e strisce, sano patriottismo in antitesi col complotto dei cattivi di turno, russi o comunque basta che siano comunisti, che volevano tenere nascosto il virus pandemico e diffonderlo per il mondo. Ma guarda tu, che fantasie. Nella realtà, invece, il sistema sanitario americano, unito all’incapacità di visione, alla superbia e all’arroganza di chi è al comando, hanno innescato un’escalation di vittime che la metà sarebbe già stata inaccettabile. Ecco che gli USA, da potenza economica e militare, si ritrovano improvvisamente ad essere un coacervo di stati, lasciati ognuno all’iniziativa del proprio governatore (come vedi tutto il mondo è paese) ma tutti con la consapevolezza che se hai un’assicurazione puoi curarti, altrimenti muori. L’importante è che al “capo supremo” gli siano stati conferiti “pieni poteri”, come in guerra. Mah!

  • 9 – In un mese non è possibile colmare un gap tecnologico di anni. Smart working, e-learning sono parole bellissime ma prive di significato in un’Italia che ha un’infrastruttura tecnologica troppo indietro per fare fronte alle esigenze di questo momento. Internet in molte aree è ancora una chimera ma si parla di 5G dividendo la nazione tra chi è contro e chi è favorevole. Persone che devono arrangiarsi per connettersi alla rete inventandosi soluzioni tra le più improbabili e disparate ma l’importante è dire che si fa “smart working”. E’ dagli anni ’80 che si parla di informatizzare la scuola. Quante parole spese. Adesso le scuole sono forzatamente chiuse e all’improvviso si chiede agli insegnanti e agli studenti di fare le lezioni da casa online. Così, dall’oggi al domani. Non esistono protocolli ufficiali e condivisi. Non esistono metodi didattici pensati per un e-learning diffuso e continuativo. Non esistono, o pochi, insegnanti preparati ad utilizzare al meglio le tecnologie ma in tutto questo si chiede di fare, a prescindere. Chi è avvezzo alle tecnologie può farcela, chi non ha mezzi e preparazione resta inevitabilmente indietro; insegnanti e allievi. Nel frattempo, la disabilità del singolo diventa un ulteriore handicap perché se sei autistico o ipovedente o sordo o se hai altre disabilità che, in condizioni “fuori dal virus” un insegnante di sostengo può gestire, adesso è l’insegnante di sostegno che dovrebbe avere un aiuto per poter aiutare chi ha bisogno. Un gesto, una carezza, un abbraccio, un sorriso, la vicinanza sono elementi fondamentali per instaurare un rapporto tra insegnante e alunno disabile, tutte cose che adesso non si possono fare. Ma adesso c’è l’e-learning e si risolve tutto. Intanto, molto probabilmente, l’anno scolastico andrà a ramengo e tutti passeranno con una sufficienza d’ufficio.
  • 10 – Stiamo tranquilli perché c’è la task force… ma che è la task force? C’è una task force per tutto. Per gestire l’emergenza, per gestire l’economia, per gestire chi gestisce l’emergenza e l’economia. C’è una task force per controllare anche le fake news, certo. L’importante poi è nominare una task force che controlli la task force che controlla le fake news altrimenti rischieremmo di essere sotto censura (…). Invece no perché tutte le emittenti televisive, quelle più grosse dai, e le testate giornalistiche di un certo spessore (…), fanno fronte comune contro le fake news, senza riflettere un nanosecondo sul fatto che in tema di COVID-19, da gennaio, fino ad un quarto d’ora fa, abbiamo sentito delle mega-castronerie spacciate per notizie, poi smentite e poi riconfermate, proprio da chi adesso sarà il controllore delle fake news. Guai a noi però ad esprimere pubblicamente su internet un parere, un’opinione e tanto meno a trattare un argomento che non sia pertinente con la propria preparazione culturale (leggi laurea) e/o attività professionale; non sia mai che possa essere tacciato come fake news e quindi l’autore incorrere in sanzioni; dopotutto basta pagare no? Come se un idraulico dovesse parlare solo di tubi perché se si mettesse a parlare di mattoni potrebbe essere additato come uno inaffidabile che diffonde fake news. Aggiungo anche che puoi filtrare dei contenuti se ti rivolgi a dei bambini ma dal momento che adesso la fascia protetta per i minori è andata a farsi benedire, visto che non si fa altro che parlare di morti e di pandemie dalla mattina alla sera, ritengo anche offensivo che mi si venga a dire che certe notizie me le devi filtrare tu, oltretutto perché evidentemente ritieni che io non sia capace di comprenderle e discernere tra vero o falso. Comunque… avremo sicuramente una task force che interverrà in nostro aiuto… “aiuto, c’è la task force!”

Siamo a dieci, mi fermo…

Vorrei e potrei continuare per non so quanto ma preferisco chiudere, cercando di lasciarvi con un messaggio positivo dopo tanta cruda verità, cinismo e q.b. di polemica.

Ho esagerato? Probabile, ma neanche più di tanto, dopotutto per chi si trova “agli arresti domiciliari” è ben poca cosa uno sfogo del genere.

Ho delle soluzioni alternative da proporre? Ne avrei ma non essendo un ministro né un membro di una task force non posso dispensare consigli o imporre veti o leggi.

La cosa che però mi sento di comunicare, a voi lettori del mio blog, è che tutto deve essere preso alle giuste dosi, a cominciare da questo blog ma anche e soprattutto i quotidiani, i telegiornali, i talk, internet e tutti i guru e sedicenti esperti in qualcosa.

The Blob – film del 1958 – da Wikipedia

In questo momento avrete i vostri pensieri, soprattutto se al vostro lavoro è stata messa una ganascia. Non crucciatevi più di tanto. Non scavate solchi nel vostro cervello per trovare soluzioni. Arriverà il tempo delle soluzioni, adesso è il tempo della consapevolezza, della metabolizzazione di questo blob che ci circonda. Tempo al tempo. Siate attenti osservatori e le idee arriveranno.

E’ comunque primavera, la Terra continua a ruotare intorno al sole e le margherite sono sbocciate. Aprite la finestra e respirate a pieni polmoni. Adesso non c’è nemmeno smog; “Greta Thunberg ha gufato e l’impensabile si è avverato”. Godetevi un po’ di raggi solari. Filtrate il filtrabile e che la quarantena possa portarvi consiglio…

 


Crediti:

  • Le immagini con didascalie riportano la fonte della foto.
  • Le immagini che non presentano indicazioni sono state scaricate da Pixabay

1° di aprile. INPS e i suoi pesci

E’ chiaro, la situazione non è facile per nessuno. Stiamo vivendo, tutti, un momento difficile, strano, inaspettato. Gli scenari si stanno ridefinendo, le abitudini cambiano e…

…se il buon giorno si vede dal mattino, non so cosa aspettarmi dalla mia richiesta all’INPS per l’indennità Covid-19 D.L. 18 del 17/03/2020.

Oggi, primo di aprile, giornata quantomai azzeccata sotto il profilo della “credibilità normativa”, si sono aperte “le danze” sul sito INPS per le partite IVA aventi diritto all’indennizzo di 600 Euro per il mancato o calo di fatturato dovuto all’emergenza COVID-19.

Mi aspettavo rallentamenti sui server dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ma non mi sarei mai immaginato di assistere ad ogni sorta di delirio informatico.

Cominciamo col digitare http://www.inps.it

Non si apre, risulta irraggiungibile. Vediamo le possibili risposte che otteniamo dalla nostra banalissima richiesta di accesso al sito:

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Ti armi della famosa “santa pazienza” e prosegui fiducioso e consapevole che prima o poi “otterrai udienza”; in effetti, pensandoci bene, forse col Santo Padre sarebbe più semplice.

Il prima o poi arriva, eccola, è lei… Ma quanto è bella, eh?

Procedi inserendo le tue credenziali di accesso al portale per iniziare questa nuova esperienza. Nella vita non si può mai dire di aver visto o fatto di tutto fin quando non ti avventuri sul sito INPS.

Ecco la nuova esaltante risposta dal server. Puoi scegliere tra le due versioni, entrambe di gran moda in questa stagione: con o senza logo INPS. Quest’ultima versione è quella più minimalista che va per la maggiore:

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Va beh… facciamo qualche balzo in avanti con la storia. Ammettiamo che con una ventina di tentativi (…) riesci ad accedere.

Questo perché cliccando un po’ ovunque, dato che tutto pare cristallizzato nel tempo, dopo un po’, ammettiamolo, stufato, tenti la strada della “Roulette”, puntando tutto su qualsiasi link presente nella pagina.

Ammettiamo, come nel mio caso, che si apra quella sorta di Wizard nel quale dovrai inserire un po’ di dati personali.

Anche questa cosa mi fa “sorridere”. No, non parlo dell’uso degli asterischi che meriterebbe solo quello un post.

Mi riferisco al fatto che: se sono un contribuente INPS, oramai da circa sei lustri, mi chiedi un login per accedere al portale INPS e poi mi chiedi numero di telefono, la mia “Categoria di Identità” Ago, sì come quello del pagliaio, proprio lui, e il “Tipo di Qualifica”, DILLO che lo fai apposta, dai. Perché mi devi chiedere i dati se sai tutto di me?!

Finestra INPS per la richiesta indennizzo

Dai… ci siamo quasi.

Dopo circa quaranta minuti, da quando ho iniziato la procedura, sono arrivato alla pagina conclusiva, una sorta di Santo Graal che milioni di contribuenti in questo momento stanno cercando di conquistare; Indiana Jones durò meno fatica nel cercare il famoso calice.

Ecco la schermata riepilogativa:

INPS – schermata riepilogativa

Finalmente, ci siamo… dopo aver cliccato su CONFERMA potrò esultare, non prima di aver indossato una corona di alloro ed essermi avvolto con vello d’oro, per curare ogni ferita che m è stata inferta nel corso di questa battaglia.

Adesso, con estrema delicatezza, tipo Tom Cruse in Mission Impossibile, mi accingerò a cliccare sull’ultimo tasto. Quell’invitante, ambito, CONFERMA.

Che faccio? Clicco?

Ho cliccato… fiuuuu! Sono emozionato e stanco allo stesso momento, dopotutto non esco di casa da giorni, queste emozioni potrebbero essere fatali.

Arriverà una ricevuta? Un messaggio esplicito, una email di conferma, una missiva, un messo comunale, un ufficiale giudiziario, la guardia di finanza, un vassallo, valvassore, valvassino, qualcuno o qualcosa mi dirà se è andato tutto a buon fine?

INPS – risposta

Il nulla più assoluto. Un rigoroso bianco, gelido e lapidario. Un nulla totale che nulla dice e tutto fa sperare.

Che fare?

Attendo. Sì, dai, mi pare la scelta migliore. Attendo. Nel frattempo faccio altro, non so, riordino la mia scrivania poi posso spazzare, svuoto anche il cestino della carta, dai. Ma sì. Quasi, quasi imbianco. La pagina mi ha indotto a livello subliminale a imbiancare l’ufficio…

Caspita. Non succede nulla.

Sudore freddo, aggiorno la pagina o torno indietro?

Torno indietro… ecco la risposta

INPS – risposta presentazione domanda

OK, non volevo “fregare nessuno”; non era mia intenzione presentare una seconda domanda.

OK, meglio di nulla. Almeno questa conferma l’ho ricevuta. Intanto me la stampo e l’archivio, non si sa mai.

Nel frattempo, mentre vivevo questa esperienza “Ai confini della realtà”, mi tenevo in contatto WhatsApp col mio commercialista.

Dietro suo consiglio provo ad accedere alla “Cassetta Postale”, dove si presume sarebbe potuta finire una qualche ricevuta della mia Domanda.

Cerco, non trovo il link. Il sito INPS è lentissimo, ogni scelta fatta porta ad un’attesa snervante che se non è seguita dalla risposta che si vorrebbe ottenere diventa solo uno stillicidio.

Ad un certo punto l’INPS mi cambia nome, adesso, per lui, sono il Sig. IGNAZIO MINERVINI

 

sciorinandomi tutta la storia previdenziale di un altro contribuente.

OK, calma, no so cosa è successo. Forse il COVID-19 è entrato nei server INPS…

Aggiorno nuovamente la pagina e…

…adesso l’INPS mi dà un bel Benvenuto Sig. LUCIANO VANGONE.

Prontamente, ricevo dal mio commercialista la segnalazione di questo articolo da Repubblica:

Bonus 600 euro Inps, oggi il via alle domande. Il sito va in tilt, “scambi di persona” tra gli utenti

“Mi consolo”… come si dice: “Mal comune mezzo gaudio”. Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere se non fosse che oggi è il 1° di aprile e questo pesce… “puzza”.

 


Aggiornamento del 2 aprile 2020, ore 10:40

 

Vi ricordate della “famosa conferma di ricezione della mia domanda” che non ho mai ricevuto? Quella che nel famoso “paese civile” uno si aspetta che arrivi per email?

Qualsiasi e-commerce, anche il più scarso, al termine di un acquisto ti invia una o più di una email per dirti che l’acquisto è andato a buon fine, riepilogandoti tutti i dati dell’ordine.

Qualsiasi servizio online, al termine della procedura effettuata, ti invia una email di conferma che è stata presa in carico, beh… l’INPS non fa di questo e pertanto, stamani, nel tentativo di andare a pescare sul portale dell’istituto di Previdenza Sociale un qualche documento che attestasse la presa in carico della mia richiesta, dopo aver effettuato il login, ho ricevuto questo buongiorno:

Schermata INPS – 02.04.2020

Quindi…

non solo i server INPS non riescono a gestire un carico di accessi che peraltro non è nemmeno anomalo, anzi, del tutto prevedibile visto che “hai invitato tu” a connettersi col tuo portale milioni di utenti a partire dal 1 aprile;

non solo non hai dei sistemi di sicurezza tali da evitare che i dati degli utenti finiscano nelle mani di chiunque;

non solo non mandi una ricevuta per email, dopo aver pure richiesto l’indirizzo e-mail del contribuente nella schermata di apertura che introduce alla compilazione della domanda per il contributo;

non solo millanti scuse per l’inefficienza del servizio additando la colpa ad un attacco hacker, senza avere l’umiltà di ammettere che anche in tempi “normali” il sito INPS presenta sempre dei problemi, figuriamoci adesso;

ti permetti di “aprire il sito web al Cittadino” soltanto dalle 16:00 alle 23:59?

Ma chi c’è dietro al sito dell’INPS? Un Ragionier Fantozzi che manda avanti tutta la baracca?

Foto da #techetechete – RAI – “Fantozzi subisce ancora” – 1983


Sapevo che questo post sarebbe diventata una “Cronaca in diretta” di un lungo, tedioso, avvilente cammino.

Aggiornamento del 02.04.2020 ore 17:33

Dai, diciamolo. Da parte mia ce la sto mettendo tutta. Non si può certo dire che non ci stia provando ma INPS è contro di me…come sempre d’altronde. Quando mai INPS è stata al mio fianco? Non polemizzo, constato: ho avuto un cancro e avendo fatto a suo tempo quella malaugurata scelta di essere un imprenditore, libero professionista, INPS non mi ha riconosciuto la malattia. Facevo la chemioterapia il venerdì pomeriggio perché nel caso mi fossi sentito male avrei avuto sabato e domenica per stare a casa a riposo. QUESTO E’ IL SISTEMA DI PREVIDENZA SOCIALE, nonostante tutti i versamenti previdenziali fatti da me come da ogni contribuente, lavoratore.

Detto ciò, ripeto, CONSTATO e andiamo avanti…

Una volta CONSTATATO non mi resta che proporvi l’ennesima immagine che palesa l’ulteriore beffa. Mi sono collegato nuovamente al sito INPS, ovviamente dopo le 16:00 – sai com’è, il Ragionier Fantozzi era in pausa postprandiale e non poteva pedalare per mantenere il sito online – ed ecco il risultato ottenuto:

Sito INPS – 02.04.2020 ore 17:33

Amici che seguite questo blog, leggendo quanto ho riportato, con tanto di screenshot, non vi viene un po’ la nausea?

Ci metto tutti i bicchieri mezzi pieni che volete. Vi propongo anche un servizio da 12 + altri 12 in omaggio, già tutti mezzi pieni ma… qui non ci siamo proprio.

E tutto questo per avere, forse, una ricevuta che mi permetta di sapere se il Rag. Fantozzi dell’INPS ha ricevuto la mia richiesta di indennizzo da 600 Euro. Cosa evitabile se mi fosse arrivata per email. E pensate, si parla sempre e solo di una ricevuta. Immaginatevi quando parleremo dei bonifici che non sappiamo ancora se e quando arriveranno.

Mi pare che dall’epoca di Fantozzi sia cambiato ben poco, anzi. Chi mai potrà dare una risposta a questo caso disperato? Forse il Direttore Totale Dott. Ing. Gran Mascalzon. di Gran Croc. Visconte Cobram o la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare? Non lo so ma la situazione è comunque “tragicamente fantozziana” e aggiungo…

…”Il sito dell’INPS è una cagata pazzesca”.

 

Beni di prima necessità. Le leggi, il buon senso, la logica e il COVID-19

Diario di bordo. Data terrestre: 16 marzo 2020.

Tra le notizie che leggo stamani mi è capitata questa…

Coronavirus, nei supermercati vietato l’acquisto di quaderni, pennarelli e biancheria: “Non sono beni di prima necessità” da la Repubblica, edizione di Milano

Foto Fb/Daniela Salvetti dall’articolo su “la Repubblica” edizione di Milano

Non fermatevi al titolo, leggete tutto l’articolo, prendete fiato, contate fino a dieci e poi esprimete un vostro giudizio, se volete.

Il mio pensiero, dopo aver contato ben oltre il dieci, parte da un ragionamento semplice.

Quella scatola di pennarelli o l’album con i fogli per disegnare oppure quel paio di mutande che qualcuno “non considera beni di prima necessità”, lo fa secondo un proprio giudizio o sulla base di un ragionamento oggettivo?

In questo momento, nelle case degli italiani e non solo in quelle, ci sono milioni di bambini reclusi tra le quattro mura da circa dieci giorni, in una condizione di perenne “crisi da inattività”. Non vanno a scuola, non fanno sport, non escono a giocare con gli amici, “NON” in generale.

La condizione che stiamo vivendo mal si confà ad un adulto, figuriamoci per un bambino/adolescente che è privato di ogni sorta di sfogo. Restano le consolle, i videogiochi in generale, gli smartphone, computer, tablet e TV. Tutte cose utili, necessarie ma anche lontane da quelle cose e azioni che ti permettono di essere creativo, efficiente e forse anche bambino.

Tornando a quei pennarelli, vogliamo ritenerli un bene di “non primaria necessità” in un contesto come quello in cui ci troviamo forzatamente a vivere? Non vogliamo fare in modo che la creatività dei ragazzi possa essere manifestata liberamente anche attraverso l’uso del pennarello, dei colori, delle matite, degli acquerelli, etc?

Consideriamo anche l’aspetto psicologico: un bambino dovrà pur sfogarsi, esprimere le proprie emozioni anche attraverso il disegno.

Un insegnante che adesso deve inventarsi nuovi approcci didattici, tutti da remoto, volete che non impieghi anche il disegno per dare vita ad un progetto scolastico, ora più che mai importante e necessario per condividere e raccontare?

Ma poi… se quei pennarelli servissero ad un commerciante di cinquant’anni che in questo momento è costretto a scrivere ed affiggere un cartello col quale comunicare che è chiuso, è da considerarsi una “non necessità”?

Se quei pennarelli servissero per scrivere su dei camici bianchi il proprio nome, magari quello di un infermiere che lavora in un ospedale? Se quei pennarelli servissero per scrivere su delle etichette che poi andranno apposte su delle fiale contenenti campioni di sangue che dovranno andare in un laboratorio? Se quei pennarelli servissero per…

Tutto serve, nella misura in cui mi dici che puoi tenere aperto un tabaccaio, perché evidentemente il fumo in questo momento lo ritieni una cosa necessaria o addirittura per taluni indispensabile.

Serve nella misura in cui posso sentirmi ancora libero di comprare dei pennarelli o delle mutande perché magari ne ho bisogno o più semplicemente perché mi voglio sentire bene con me stesso e perché voglio acquistarli.

Serve ed è necessario perché nonostante le emergenze, le disposizioni, le leggi, i decreti e nel rispetto dei lavoratori, se prendo una scatola di pennarelli o di mutande, non credo che cambi molto la questione o non è di certo questo il tipo di acquisto che potrà fare la differenza in termini di rispetto e/o di sicurezza per i lavoratori o che sia l’elemento determinante che causa l’allungamento delle file di attesa al supermercato.

Semmai, la differenza, la potrebbe fare il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica della grande distribuzione, Esselunga in particolare che ha il proprio e-commerce “al collasso”. Comprensibile, tutto si è palesato “in un quarto d’ora” ma è anche vero che il problema non può essere il pennarello quando io non posso ordinare online perché si interrompe il pagamento, con tanto di pagina con errore del server, o perché la data di consegna più vicina per avere la spesa a casa è solo tra dieci giorni. Dico Esselunga ma è l’unica che, bene o male, ha una piattaforma e-commerce con consegna a domicilio capillare, almeno su una parte del territorio ma Conad, Coop, Carrefour, PAM, Auchan o i discount come Lidl, Penny e gli altri marchi famosi che fanno? Chiedo a questi di comunicare, di “strillare” i servizi che hanno approntato in questo momento di crisi per offrire soluzioni tese a limitare le code presso i punti vendita, ad attivarsi con spesa a domicilio o col ritiro sul punto vendita tramite acquisto online (quindi niente code), etc… Uffici marketing, fateci sapere!

Detto ciò… Sai come andrà a finire questa storia?

Che il cartolaio che vende quei pennarelli chiuderà definitivamente, perché lui non può tenere aperto, non può per legge, senza sé e senza ma. La grande distribuzione “fatica ma festeggia” perché in questo periodo, per loro, è sempre vigilia di Natale, con o senza quei pennarelli. Chi emergerà sopra a tutti è “l’inossidabile schiacciasassi” chiamata AMAZON che non solo ti permette di acquistare da casa pennarelli, matite, album, mutante, rastrelli, sexy toys, cacciaviti, prodotti tecnologici, libri e qualsiasi altra cosa ma ti dà musica e film gratis (se sei abbonato a Prime), compresi i cartoni animati per i bambini.

Questa esperienza col COVID-19, in termini economici, decreterà molti perdenti e due grandi vincitori: la grande distribuzione da una parte e i big delle vendite online dall’altra, Amazon in testa a tutti.

Morale di questa storia dobbiamo ricorrere, come sempre e come è giusto che sia, all’intelligenza, alla lungimiranza e alla resilienza.

E’ presto per trarre tutte le conclusioni del caso ma sono sicuro che la prima lezione che l’Italia ha ricevuto da questa esperienza è che è rimasta indietro con la propria infrastruttura tecnologica, col tele lavoro (o smart working), l’e-commerce e l’approccio individuale (leggi cultura) all’uso consapevole della rete, oltre al mero uso dei social network. Per non parlare poi della copertura della fibra a livello nazionale.

Non che tutto debba essere rivoluzionato o trasformato “in un nanosecondo”.

I negozi continueranno ad esserci e mi auguro che possano aprirne altri, anche e soprattutto di piccoli dove trovare o rinnovare il rapporto umano, la cortesia e la consulenza all’acquisto (fattori primari per tenere in vita un esercizio commerciale fisico che si vede portare via il terreno sotto ai piedi dalla concorrenza online).

Ciò che però non dobbiamo perdere di vista è l’opportunità che abbiamo davanti a noi.

Adesso è il momento ideale per ampliare il proprio business sul web. Quella concorrenza online di cui parlavamo prima potreste essere voi. Se Amazon può essere visto come “il male assoluto”, per lo meno da una gran parte dei commercianti che conosco, dall’altra è una grande occasione per ampliare la clientela e fare affari in rete. Vedetela come una complementarietà alla vostra attività e non come un limite. Dopotutto, o fai questo o cosa fare in tempi di crisi o di limitazioni alla propria libertà? Si accettano proposte, si apre il dibattito.

Dimenticavo… Avete preso fiato, avete contato fino a dieci?

Bene… adesso, se volete, esprimete la vostra opinione su quei pennarelli e su quelle mutante che… secondo qualcuno, non sono necessari. “Invito i mutandifici a farsi sentire” 🙂

Grazie!