Sci e roba sospesa

Pare che il binomio “SCI e riprese aeree” abbia qualche difficoltà a trovare un equilibrio.

Poco più di un anno fa, durante i mondiali di sci a Madonna di Campiglio, si verificò uno degli incidenti più singolari e discussi degli ultimi anni, almeno in ambito sportivo. Un drone, col quale venivano effettuate delle video riprese aeree, cade rovinosamente a terra sfiorando per soli 3 centesimi di secondo lo sciatore Marcel Hirscher nel corso della sua manche. Una vera “tragedia mancata” ma di sicuro un buon motivo per dibattere in merito all’uso dei droni in ambito sportivo.

“Apriti cielo”, fu proprio il caso di dirlo. Di questo fatto se ne è parlato per giorni. Il pericolo, la sicurezza, chi avesse o meno autorizzato tale attività specializzata, con l’aggravante che era svolta di notte, etc. Un gran polverone che finì col portare la federazione di Sci, la FIS, a dichiarare che in futuro non si sarebbe più avvalsa di droni per effettuare riprese televisive, almeno “fino a quando non potesse essere garantito un funzionamento completamente sicuro”. Vedi notizia

Bene… si torna alle spidercam, quelle videocamere montate su carrelli che corrono lungo cavi sospesi sopra gli impianti sportivi, ampiamente utilizzate nel calcio ma anche durante gli eventi di particolare rilevanza e interesse per offrire immagini aeree a bassa quota.

Sicuri che in questo modo non si sarebbero più verificati incidenti, nel corso delle Olimpiadi di Rio 2016 una spidercam installata presso il Parco Olimpico, cade al suolo a causa della rottura di alcuni cavi che la sostenevano. Esito rovinoso per la spidercam, per l’emittente televisiva che gestisce le riprese video dei giochi olimpici (OBS – Olympic Broadcasting Services) e soprattutto per il danno provocato ad alcune persone che si trovavano sotto la perpendicolare di questo dispositivo di ripresa. Tutto viene rapidamente ridimensionato per non dare troppa eco alla notizia in favore della sempre magica atmosfera dei giochi olimpici. Vedi notizia

Ma torniamo allo sci col quale ho aperto questo post.

Notizia di oggi: a Saint Moriz, nel corso dell’ennesimo mondiale di sci, una spidercam cade al suolo a causa di un cavo tranciato da – pare una barzelletta – dal passaggio della pattuglia acrobatica svizzera. Vedi notizia

Ora mi chiedo… Vogliamo vietare il vietabile in nome della sicurezza o cominciamo ad utilizzare la testa? Che sicurezza sia ma, in questo caso, o la spidercam era stata montata ad un’altezza tale da diventare un pericolo per gli stessi aerei della pattuglia acrobatica svizzera o quest’ultimi volavano un “tantino” basso, tanto da creare un problema di turbolenze nei confronti della stabilità e della relativa sicurezza di questa camera su cavi.

Allora, sono i droni un pericolo? Le spidercam? Gli aerei? Missili, satelliti? O vogliamo tornare un attimo con “i piedi per terra”, concertare le iniziative, mettere a conoscenza tutte le parti interessate su ciò che è in corso e, soprattutto, utilizzare procedure condivise, sicure e testate?

Gli incidenti capitano ma spesso sono causati da incompetenze, negligenze e disattenzioni. Non è tanto il mezzo il pericolo ma quanto chi lo governa che spesso non è attento e sufficientemente competente.

Vogliamo parlarne?

Approfondimenti e crediti:

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Droni e trapani sono solo tools per il lavoro

Ci siamo sbagliati? Non è come avevamo pensato? Il boom dei droni c’è stato, lo stiamo vivendo o deve ancora manifestarsi?

Toc! Toc! Qualcuno sa che fine hanno fatto i droni? 

Sono ovunque ma in nessun posto in particolare. Se ne continua a parlare ma in pochi li utilizzano; lasciando perdere i balocchi acquistabili nella grande distribuzione.

mini-droneNon parlo dei “dronelli” quasi “usa e getta” che riempiono gli scaffali dei negozi o le vetrine online dei siti web specializzati. Quelli destinati a finire in un cassetto o un ripostiglio dopo qualche “dronellata”. Lasciamo perdere quelli nati per farsi le selfie, che poi non puoi utilizzarli ovunque come vogliono farci credere. Lasciamo perdere anche tutti quelli che vengono acquistati all’estero, magari attraverso siti web che hanno la propria sede nei paradisi fiscali e quindi si permettono di vendere senza far pagare l’iva, o giù di lì. Lasciamo perdere, quindi, le migliaia di unità importate senza lasciar traccia, se non su qualche carta prepagata.

…e adesso di cosa parliamo?

Dove sono finiti quei droni che avrebbero dovuto rivoluzionare il modo di lavorare, di pensare al trasporto delle merci, alla sicurezza, al controllo del nostro territorio, etc? Parliamo quindi di quei droni che rientrano nella categoria degli APR o SAPR; quegli aeromobili a pilotaggio remoto, detti ad uso professionale, relegati ad effettuare operazioni specializzate e pilotati da personale qualificato che ha conseguito l’attestazione di PILOTA DI APR?

Parliamo quindi anche dei Piloti; quei pochi, irriducibili, coraggiosi, meravigliosi, affascinanti, forse anche un po’ “temerari delle macchine volanti”. Quelle persone che si creano il proprio futuro e che ragionano con lungimiranza, intercettando tendenze e opportunità, magari ricavandone un reddito…

Reddito e Profitto… termini quantomai abusati in questo settore.

Riavvolgiamo il nastro un attimo per capire meglio cosa sta accadendo in Italia in questo momento per uscire dalla fantascienza e immergerci in uno scenario più realistico, sicuramente meno affascinante ma forse più obiettivo e plausibile. Diciamo che con questo articolo il mio intento è demolire per ricostruire! E come dicono a Livorno… BOIA DE’!

Allora… nel “lontano” aprile 2014 entrò in vigore il Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto, redatto da ENAC. Sì, lo so, molti di voi sanno già tutto; è la solita storia, le regole, gli abusivi… chissene…

No, non è la solita storia. Non voglio puntare il dito su nessuno. Non ho da “ridire qualcosa su ENAC” (anche perchè non so se mi basterebbero i Gb messi a disposizione da WordPress per potermi sfogare), ma voglio solo “tornare con i piedi per terra” e osservare il cosiddetto settore dei droni professionali da un altro punto di vista. Non quello che ci viene raccontato dei media, immerso in uno scenario fatto di “lustrini e pailettes”, nella migliore delle ipotesi, o adducibile ad appartenenti al sedicente califfato, nella peggiore, ma mettendomi più semplicemente e realisticamente dalla parte di chi deve confrontarsi quotidianamente col mondo del lavoro.

Quindi, dicevo… entrato in vigore il sopra citato regolamento, in Italia, ciò che era già una professione per qualcuno o una grande passione per altri e una possibile opportunità di lavoro per altri ancora, subì inevitabilmente una drastica “mutazione” o un “momentaneo arresto”. E’ un dato oggettivo: prima si volava, quasi a prescindere, dopo il 30 aprile 2014, chi credeva e crede tutt’ora che un Paese civile sia tale anche perchè si rispettano le regole, ha dovuto rivedere un po’ i propri piani, soprattutto quelli di volo. Diciamo che dalla logica del “fare” si è passati a quella del “si potrà fare?”, derivata soprattutto dalle continue modifiche al regolamento italiano che non permettono un reale sviluppo del settore.

Ma dicevo, bando alle polemiche e via alle riflessioni. Non rivanghiamo il passato e vediamo, oggi, cosa ci propone lo scenario italiano dei droni.

Organizzazioni di addestramento.

Detto così ha qualcosa di marziale, ma a parte la definizione di estrazione militare questo termine indica le scuole che formano i Piloti di APR all’uso dell’aeromobile e alla conoscenza delle regole necessarie per volare in sicurezza.

Erano più di 100, non ne restò nessuna, riapparvero in 7 e adesso sono qualche decina. Mah!

Non si è capito bene, o lo si è capito benissimo, lascio a voi la riflessione in merito, ma di fatto fino a un annetto fa c’erano più di 100 scuole che formavano con una certa regolarità i Piloti di APR, ci stavamo abituando ed erano diventate un punto di riferimento; poi, Ctrl+Alt+Canc e il sistema è stato riavviato. Fine delle scuole, tutti a casa, annessi e connessi (compreso personale, dipendenti, etc…) e dopo un lungo silenzio si è ripartiti con queste Organizzazioni di Addestramento. Almeno fino alla prossima puntata.

Incredibilmente, non so se è per una coincidenza ma le modifiche al regolamento dei mezzi aerei a pilotaggio remoto sono caratterizzate da una puntualità che ha dell’imbarazzante e che condiziona in modo significativo “la stagione lavorativa”. Quando si vola prevalentemente con i droni? In inverno sotto l’acqua? Con la neve? Se non ti chiami Croce Rossa Italiana o Vigili del Fuoco sarà difficile avere la necessità di volare con condizioni meteo non proprio invitanti. Questo anche perchè il payload del drone lavorerà al meglio se il tempo è favorevole, la visibilità è buona e il pilota non congela o non si inzuppa d’acqua. Insomma, si vola prevalentemente in primavera, estate e una parte dell’autunno (dipende dalle zone), diciamo che sono le stagioni più consone all’utilizzo degli APR eeeeeeeZac! esce il regolamento il 30 Aprile 2014, a primavera. Escono le bozze per le modifiche a luglio dell’anno dopo. Avrebbero dovuto rinascere le scuole, come la Fenice, dopo la loro chiusura, sempre ad aprile/maggio del 2016 ma fino a settembre non se ne è saputo nulla, quindi anche tutta la stagione 2016 è saltata, almeno per chi voleva diventare Pilota di APR.

Ma No dai, gli emendamenti seguono la tendenza moda autunno – inverno. E’ vero, dimenticavo… Dicembre 2015 e dicembre 2016…

Per non pensare male mi attendo verso aprile l’ennesima “circolarona” che rivoluzionerà ancora una volta questo “settore”. Ah! Dici che ci sarà? Quale? EASA? Il regolamento europeo? Si parla di una bozza del regolamento Europeo sui Droni entro Marzo 2017, quindi tenetevi pronti. Per come la vedo io il regolamento europeo entrerà in vigore, i paesi membri dovranno recepirlo, si elaboreranno le dovute modifiche / integrazioni ai regolamenti interni ad ogni paese e ci ritroveremo magicamente verso ottobre/novembre del 2017 a ipotizzare i nuovi scenari futuri o futuristici per il “sedicente settore” (non a caso questo termine abusatissimo va a braccetto col califfato). Nel frattempo, a giugno, scadranno gli attestati di Pilota di APR che avevano come termine ultimo il 31 dicembre 2016. In tutto questo trambusto avremo una categoria di droni “borderline” che per l’Italia è quella sotto i 300gr mentre per l’Europa e l’EASA, è quella sotto i 250gr. Categoria che “fa gola” a chi si occupa di journalism o giornalismo (ma fa più figo chiamarlo journalism) ma anche di monitoraggio e rilievi (video e foto) di strutture urbane all’interno delle cosiddette aree critiche. Insomma, se prima chi “non voleva troppi problemi” si dotava di un drone sotto i 300gr, quello che ironicamente ho sempre definito come “le tre fette di prosciutto con quattro eliche”, adesso dovrà vedersela con due fette e mezzo e quattro eliche purché siano rese inoffensive; forse grazie a qualche midolla di pane da utilizzare come para eliche, purché sia senza glutine.

OK, bel guazzabuglio di informazioni ma, a te che stai leggendo che te ne viene? Anche nulla, fino ad ora. Diciamo che questa analisi molto approssimativa, sommaria, estremamente superficiale si pone come “sintesi o chiacchiera da bar” rispetto ad una più ampia e seria analisi che dovrebbe essere condotta da eruditi addetti ai lavori in merito a questi argomenti. “Quindi è molto più interessante la mia, no?”

Ma torniamo a parlare di chi deve lavorare.

E’ questo il nodo cruciale del problema. Fino ad oggi chi voleva utilizzare un drone partiva dall’idea del drone, dal fascino che suscita questo oggetto volante, dall’immaginario che evoca l’appellativo di PILOTA e tutto ciò che ne deriva. Un’aura di magnificenza che ha saputo richiamare scenari alla TOP GUN o, se paragonata a qualcosa di reale e più nostrale, alle Frecce Tricolore. Poi, dopo tutta questa emanazione di ferormoni si torna alla lucidità e con freddezza ci si pone la classica domanda:

Col drone che ci faccio?

E’ qui che molti si sono resi conto per la prima volta che questo incredibile oggetto, ipertecnologico, che vola pure e che fa ZZZZzzzzz come un drone – che poi è il maschio dell’ape – che si chiama proprio drone, doveva servire a qualcosa, oltre che a volare e a consumare un sacco di energia.

Passati gli entusiasmi delle prime “dronate” ludico ricreative al limite dell’illecito forse sì o forse no (dipende se lo usi per lavoro o per gioco ma se lo usi per gioco con l’intento poi di lavorarci o ci giochi dopo il lavoro o …. lasciamo fare), dal mero TOOL si passa alla PROFESSIONE.

E’ un po’ come comprare un trapano, le punte, il carica batterie o le prolunghe, dischi per smerigliare, guanti, etc. e poi non si è né muratori, né carpentieri, bricoman, idraulici, aggiustatutto e, oltretutto, non si sa nemmeno cosa farci se non praticare qualche buco qua e là.

Ecco che da qui parte la mission.

Ho il drone, ho finalmente preso anche l’attestato di PILOTA DI APR e ora che professione mi invento? Escludendo da questo ragionamento i veri professionisti come i geologi, ingegneri, agronomi, veri fotografi, archeologi etc. che hanno finalmente capito che il drone è un ottimo tool per il proprio lavoro, ancora tanti si improvvisano dronisti senza sapere “cosa faranno da grandi”. E’ un po’ come definirsi “trapanatisti” o “scartatori” o “pennellanti”… va beh, lasciamo perdere tutti i commenti che possono derivare da queste definizioni.

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A distanza di qualche anno da quando ho cominciato ad occuparmi di droni, mi rendo sempre più conto che presi dalla novità, dalla voglia di fare, dalla necessità di reinventarsi, abbiamo attribuito al drone un’eccessivo ruolo e un’altrettanta importanza nell’ambito della nostra vita e del nostro lavoro.

Se da una parte le regole ci insegnano qualcosa, una per tutte che il drone è potenzialmente un oggetto pericoloso che può cadere o entrare in collisione con un altro aeromobile e far danno, dall’altra non ci insegnano nulla in merito al suo uso nei vari ambiti professionali.

Il PILOTA DI APR ha un drone, che risente di un’obsolescenza tecnologica che si palpa mente si fa il corso. In pratica ti compri il drone, ti iscrivi al corso e quando sei pilota di APR il drone è già vetusto, e pensa: di media un corso dura solo due o tre weekend. Nel frattempo non si è capito ancora cosa ci si può fare e dove si può volare.

Non solo, compro tutti gli accessori perchè potrebbero servirmi. Quindi acquisto 28 batterie, 150 eliche, una decina di gilet ad alta visibilità (qui mi tiro la mazzata sui piedi da solo) e borse su borse. Tutto all’insegna dell’essere “professional”, “advanced”, “plus” e chi più ne ha più ne metta. Poi mi ricambiano le regole, oggi piove, domani nevica, fa freddo, dopodomani dovrò pur cercarmi un cliente per fare queste benedette foto all’agriturismo che tutti adesso fanno e soprattutto senza essere Piloti di APR, e… l’importante è essere convinti.

Quindi, ribadisco, a parte quei professionisti che prima sono tali e poi si sono accorti dell’utilità del drone, per tutti gli altri consiglio vivamente di:

Pensare al drone come ad un trapano.

E’ un tool per svolgere il proprio lavoro, punto e basta. Quindi, prima di tutto, che lavoro fai? Cosa devi fare col drone? e soprattutto, sai quali mercati aggredire per proporre il tuo / tuoi servizi?

Ho conosciuto persone che sono diventate Pilota di APR, hanno svolto una cifra mostruosa di ore di test col proprio drone, hanno apportato migliorie, modificato qualcosa e poi, non hanno ancora un cliente perchè “devono migliorarsi” o “hanno paura di sbagliare” o peggio ancora “non sanno a chi rivolgersi”.

Ridondare

quando hai pensato al drone come ad un trapano ti renderai conto di quanto possa essere utile ma ti accorgerai anche che dovrai ridondarlo. Se lavori non puoi permetterti di avere un solo trapano. Se non funziona? Se ti si rompe mentre fai il foro e ne devi fare altri 100 nella stessa giornata? Insomma, quando pensi al drone pensa al plurale, quindi ai droni e alle possibili conseguenze che potrebbero derivare dal non poter disporre del tuo drone durante un servizio pianificato da tempo e che non è possibile rimandare. Quindi dovrai possedere almeno una mini flotta di due droni con relativi payload.

Pilota full-time?

Tornando al nostro bel trapano, quante volte pensi di usarlo in una normale attività di carpenteria o se fai l’arredatore, il muratore, l’elettricista, etc? Alcune volte lo userai per diverse volte al giorno e altre anche nulla. Ecco… stessa cosa col drone. Devi pensare di inserire il drone nella tua attività o in quella che andrai a fare e non creare un’attività tutta incentrata solo e soltanto sul drone. Ripeto, è come se ti presentassi da un cliente per dire che hai il trapano e che fai dei bellissimi fori ma vorrai pur dare un servizio più completo e in grado di produrre un guadagno per la tua attività? Quindi… SI’ per pilotare un drone ad uso professionale devi seguire l’iter che ENAC richiede ma devi pensare che non puoi aspettare clienti tutto il giorno solo per far volare il tuo drone; a meno che tu non riesca a farti pagare per un solo volo diverse migliaia di euro.

Il mercato dei droni sei tu e non quello che “strombazzano” le riviste

Pensa che il mercato dei droni sei tu. Che vuol dire mercato? Rifletti su quali sono le tue competenze o quali potresti acquisire facendo dei corsi professionali e/o di specializzazione. Nel frattempo analizza il bacino d’utenza a cui puoi proporre determinati servizi. Fai un sondaggio e prendi contatti con le realtà che operano negli ambiti lavorativi di cui vuoi occuparti.

Non tutti possono fare gli operatori per la RAI, Mediaset o SKY e non tutti possono andare a lavorare a Melaverde o a fare le riprese col drone per Don Matteo. Dovrai pur capire che se vuoi usare il drone, ad esempio, in agricoltura, dovrai parlare la lingua degli agronomi, degli agricoltori, dei florovivaisti e probabilmente delle varie ConfQualcosa. Quindi, al di là di ciò che le riviste patinate “strillano”, il vero mercato dei droni NON E’ ANCORA DECOLLATO, fatta eccezione per alcuni ambiti particolari e altamente specialistici, quindi non è un mercato ma una nicchia di mercato. Inoltre, quando ci sarà il vero mercato dei droni, quello dei grandi numeri – attenzione a quello che ti dico – probabilmente tu non ne farai parte! I grandi numeri sono appannaggio delle grandi realtà. I grandi numeri sono fatti anche da tanti piccoli numeri ma sempre riconducibili e rappresentati da delle egide, delle associazioni, delle imprese, delle corporazioni, delle organizzazioni, delle industrie, delle major. Quindi, se di MERCATO DEI DRONI si vuol parlare, devi puntare in alto, alle grandi compagnie che “un domani” dovranno avvalersi di piloti di APR, sempre che poi non sia tutto demandato o demandabile a sistemi completamente autonomi.

Ecco che urge farsi il proprio mercato o mini mercato. Se non c’è domanda a cui offrire il proprio servizio, fai in modo che questa domanda scaturisca. Come?

Facendo cultura e promuovendo progetti attraverso sinergie

Caspita! Hai un amico professionista che potrebbe avvalersi dei tuoi servizi? Parlo dell’amico ingegnere o anche dell’antennista, dell’amministratore di condominio, del manutentore, di quello che installa pannelli fotovoltaici e termici, quello che ha le mucche in Maremma o quell’altro che ha una risaia nel Vercellese. Yes!! Lui/loro sono quelli a cui dovrai rivolgerti.

E’ tutto nuovo, tutto da disegnare.

Fai ricerca, sviluppa una soluzione e quindi un servizio allineato alle reali esigenze di chi opera in quel settore. Fai una chiacchierata con quell’amico che ha le mucche in Maremma. Cerca di capire cosa potrebbe essergli utile per il proprio lavoro. Magari, solo parlando e capendo come si sviluppa la sua attività, cercando di capire quali sono le sue problematiche, potresti individuare una soluzione al problema che, guarda tu che botta di cul…, potresti risolvere grazie al fatto che hai un drone o che potresti averlo. Ci pensi? Attacchi al drone un naso elettronico e sniffi le emanazioni di metano prodotte del letame delle mucche e ne determini la concentrazione dei vari elementi e quindi anche lo stato di salute della Carolina o il potenziale calorico ottenibile attraverso l’uso di quel gas in un contesto di produzione di energia (centrali a a biogas).

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Magari quel progetto non lo farai mai con quel tuo amico maremmano ma lui potrebbe farti conoscere un veterinario che a sua volta potrebbe manifestarti alcune considerazioni proprio sul tema del letame e della concentrazione di alcuni elementi chimici piuttosto di altri in relazione allo stato di salute delle mucche, dell’alimentazione, etc.

Magari quel veterinario ti farà conoscere un agronomo che ti parlerà di foraggio, di terreno coltivato, di allevamenti grass fed e ti parlerà di un progetto a cui pensava, finanziabile attraverso fondi europei ma che per intercettarli occorre costituire una start’up… Tutto questo utilizzando anche un drone che ancora NON hai comprato ma che potrai acquistare e finanziare con i suddetti fondi ma soprattutto avendo la consapevolezza di ciò che ti potrà servire per il tuo lavoro. Saprai che quel drone dovrà trasportare alcuni sensori, lo dovrà fare per un tot di tempo al giorno o alla settimana o magari solo una volta al mese e che lo dovrà fare per 10 minuti o per 1 ora o per tutta la giornata. Apri il web, cerchi tutti i riferimenti del caso, (case history) e ti studi la materia.

A proposito, ti ricordo che DRONEVOLUTION Blog è nato anche per assolvere a questo compito; provalo: digita per esempio AGRICOLTURA DI PRECISIONE sul motore di ricerca e vedrai quante risposte otterrai.

Torniamo alle mucche.

Allora… prendi il tuo amico maremmano, il suo veterinario e l’agronomo, ti metti con loro attorno ad un tavolo e cominci a tessere le basi per la tua start’up o per una collaborazione tra aziende e/o professionisti.

Potevo farti anche l’esempio dell’amico nella risaia nel vercellese ma per puro spirito campanilistico ho preferito fare quello dell’amico maremmano.

Tutto questo per dirti che non occorre che il veterinario o l’agronomo diventino dei PILOTI DI APR; il loro mestiere è un altro e fare il PILOTA non gli converrebbe o non gli interesserebbe ma a te forse SI’. L’esempio, sempre da bar, vuol farti capire che alle volte le opportunità sono attorno a noi e nemmeno ce ne accorgiamo. Da un incontro, da una conversazione puoi sviluppare un progetto dal quale far partire il TUO MERCATO DEI DRONI.

Dici che non posso paragonare il drone ad un trapano perchè per pilotare un drone occorrono autorizzazioni e un corso presso un’organizzazione di addestramento riconosciuta da ENAC mentre per utilizzare un trapano non occorre nulla?

“Probabilmente i governi e gli enti che legiferano in materia di armi non se ne sono ancora resi conto. Avevano in mano un’opportunità incredibile che si sono lasciati scappare. Sai quanti porto d’armi per trapani hanno perso?”

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Comunque, senza divagare troppo, ribadisco l’importanza della formazione, delle regole e della sicurezza ma sono anche un sostenitore della libera iniziativa, della voglia di fare e di promuovere idee, cosa che si è un po’ persa nella nostra bella Italia da un po’ di tempo a questa parte.

Droni made in Italy o Cina?

Pare che il mondo dei droni ruoti prevalentemente attorno a DJI. Per carità… ottimi prodotti, non c’è dubbio ma, vuoi lavorare in Italia? Vuoi sviluppare un business all’interno di un settore di nicchia altamente specializzato? Rivolgiti alle aziende italiane! Ci sono poche ma buonissime aziende che producono aeromobili a pilotaggio remoto studiati per assolvere a diversi compiti. Se vuoi sviluppare un business affidati a chi può ascoltarti, studiare la personalizzazione del drone e seguirti lungo tutto il tuo percorso di formazione e assistenza tecnica durante l’impiego del drone nell’ambito della tua attività.

Doppia F: Federazioni e Fiere

In varie occasioni ho detto e scritto che le varie federazioni/associazioni che rappresentano i Piloti di droni, dovrebbero essere loro stesse “portatrici sane di opportunità” per i propri associati. Creare incontro, stimolare la domanda, promuovere progetti, coinvolgere le associazioni professionali e quelle di categoria come le “ConfQualcosa” che accennavo sopra. I tavoli tecnici con ENAC sono importanti ma lo sono di più quelli con chi ha interesse ad utilizzare i droni nel proprio ambito lavorativo/professionale.

Stessa cosa per le fiere sui droni che fin dall’inizio hanno creduto in questo strumento di lavoro ma che fin dall’inizio hanno trovato difficoltà a ricondurre questo “oggetto” in un ambito più pratico e quotidiano. I primi progetti sui droni erano di derivazione militare o svolti in ambito di ricerca universitaria; roba da nerd o comunque poco apprezzabile o molto lontana da un impiego diffuso e dalle immediate ricadute. Oggi i tempi sono maturi. Non è più il caso di attendere che le regole cambino o che si “stabilizzino”; se attendiamo questo possiamo parcheggiare i nostri droni. Quindi, rilancio l’invito agli organizzatori delle fiere di settore per non fare solo “fiere di droni” (quindi di trapani) ma fiere di opportunità, invitando a partecipare attivamente amministratori di condominio, sindaci, assessori al turismo, allevatori, agronomi, fotografi, architetti, ingegneri, esperti nella sicurezza, impresari edili, trasportatori, etc. Promuovere progetti, invitare start’up, aziende, srl, reti di impresa che stanno svolgendo lavori o che sono in procinto di svolgerli. Molto si sta facendo in tal senso ma molto di più deve essere fatto.

E’ necessario essere camaleontici e cavalcare il cambiamento.

Essere mutevoli, reattivi, acquisendo nozioni, facendosi forti delle esperienze pregresse, delle regole che sono mutate, rimutate e che muteranno ulteriormente. L’importante è capire che questo drone è uno strumento che deve essere ben impiegato. O si capisce fin da subito come e dove impiegarlo o si è destinati all’oblio.

Finisci di comprare punte per il trapano! Stacca la prolunga, riponi i  tuoi tools e pensa a quale sarà il tuo prossimo obiettivo. Hai la fortuna incredibile che non esiste il settore dei droni ma c’è un mondo che ha bisogno di cose e di servizi. Se in questo contesto sei capace di inserire in modo puntuale, competente e soprattutto indispensabile il tuo drone, allora avrai le tue soddisfazioni.

Ah… dimenticavo, consegnare la pizza col drone o la posta o gli acquisti a domicilio, sono tutti bei progetti che rientrano in quella categoria di cose detta: “fare comunicazione”. Tu non sei Amazon, non sei Domino’s Pizza o Dpdgroup. Fatti il tuo progetto sulla base di reali esigenze che puoi intercettare sul territorio. Sviluppa il progetto coadiuvandoti di persone esperte negli ambiti dove andrai ad operare e sviluppa una soluzione. Poi penserai al resto.

W i trapani, W i droni e W chi ha voglia di fare!

Buon atterraggio!

DRONITALY atto terzo. 30 settembre e 1 ottobre 2016 si alza il sipario sull’evento italiano dedicato ai droni

Più che una terza edizione parliamo di un terzo atto. DRONITALY è un brand che fin dal suo esordio, nel “lontano” 2014, ha saputo proporsi sul mercato fieristico di settore come un evento di punta e di grande livello.

Un terzo atto perchè parlare di DRONITALY e di droni in particolare, dato il continuo mutare degli eventi, dovuto principalmente al dinamico sviluppo delle tecnologie e ai cambiamenti normativi del settore, non può definirsi un evento fine a se stesso che inizia e che termina ma è un compendio di eventi che non hanno soluzione di continuità e che accompagnano il professionista, e non solo, verso nuovi traguardi, offrendo stimoli concreti e un ventaglio di soluzioni di alto livello.

DRONITALY è un brand che si ramifica nel corso dell’anno attraverso varie iniziative che lo vedono protagonista in ambiti diversi ma complementari, sapendo anche sfruttare quelli non propriamente e immediatamente identificabili come eventi di settore. Uno su tutti, la partecipazione a FIERAGRICOLA 2016 che si è tenuta a febbraio alla Fiera di Verona. Una partecipazione che ha incuriosito o stupito i “non addetti ai lavori” ma che per coloro che già operano o si stanno avvicinando alle tecnologie UAV per la cosiddetta agricoltura di precisione o precision farming, è stato un momento di confronto e d’interesse che ha permesso di portare le tecnologie di punta più innovative, dedicate al settore in questione, in un contesto fieristico specialistico, dove gli operatori del settore agricolo hanno potuto vedere, discutere e comprendere quali vantaggi possono derivare dall’impiego dei droni in agricoltura.

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DRONITALY è un osservatorio permanente; quest’anno ha rilanciato e promosso il secondo studio nazionale “sullo stato di salute delle aziende operanti nel settore dei SAPR”. Condotto in collaborazione con Doxa Marketing Advice lo studio prende il nome di “Osservatorio Dronitaly-Doxa” e mira a raccogliere una serie di informazioni direttamente dagli operatori di settore e che di fatto creano il mercato italiano dei droni. Un’indagine accurata che ha come primario obiettivo: “capire e conoscere” il settore, comprenderne le criticità e, se possibile, promuovere iniziative tese a migliorare il mercato stesso. I risultati del nuovo studio saranno presentati commentati e discussi da DOXA – ENAC – ENAV durante la conferenza di apertura della terza edizione di DRONITALY che si terrà il giorno 30 settembre a ModenaFiere.

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DRONITALY è sinergia e scambio d’informazioni. L’esperienza di Dronitaly arriva negli Stati Uniti d’America portando con sé l’esperienza di due edizioni e un bagaglio d’informazioni raccolte dal primo studio Doxa i cui dati conclusivi furono presentati all’edizione DRONITALY del 2015. A luglio 2016 il team DRONITALY è stato inviato all’Ambasciata italiana a Washington a partecipare al “The Drones are Coming!”, una tavola rotonda organizzata dall’Institute for Education’s (IFE) impegnata nello sviluppo di iniziative che favoriscono scambi interculturali e coinvolgono diplomatici, politici, imprese, media, accademici e leader delle comunità ai più alti livelli. Un’importante occasione attraverso cui è stato possibile illustrate le potenzialità del mercato italiano dei droni ai 120 ospiti e relatori intervenuti all’incontro.  Nell’occasione Dronitaly, tramite il proprio referente tecnico, blogger e relatore Sergio A. Barlocchetti, ha illustrato i dati del primo “Osservatorio Dronitaly-Doxa”. Un chiaro esempio di come Dronitaly sia, anche negli Stati Uniti, un punto di riferimento per quanto concerne il settore italiano dei droni civili.

Foto tratta dal sito IFE
Foto tratta dal sito IFE

 

DRONITALY è fucina creativa. Tra le novità presenti nell’edizione 2016 spicca il “D CHALLENGE”, il primo contest italiano riservato agli studenti delle scuole secondarie. Fino al 15 settembre, studenti della scuola secondaria di secondo grado di età compresa tra i 14 e i 19 anni, guidati dai propri docenti, potranno presentare progetti e proposte di applicazioni pratiche per l’utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto. Un modo stimolante per mettere alla prova la fantasia, la creatività e la formazione ricevuta durante il proprio percorso scolastico, in relazione alla propria età e al livello di formazione ricevuto. Attraverso la competizione sarà possibile sottoporre i propri progetti all’attenzione di una giuria di esperti che in varie fasi e selezioni, proclamerà il team vincitore D CHALLENGE che sarà premiato nel corso dell’edizione 2016 di Dronitaly.

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DRONITALY 2016 The Pro&Fun Drone Show. In questo percorso legato dal medesimo filo conduttore, che parte dall’Italia, arriva negli USA per poi ritornare nel nostro bel Paese, ci apprestiamo a vivere l’attesissima due giorni dedicata al mondo dei droni.

Nuova location: ModenaFiere, facilmente raggiungibile un po’ da tutta Italia, soprattutto per chi viene dal centro-nord. Nuovo payoff The Pro&Fun Drone Show che riunisce sotto un unico brand ed evento i due macro settori che interessano il mercato dei droni: quello professionale e quello hobbystico o ludico.

DRONITALY 2016 manterrà in parte la formula già adottata nelle precedenti edizioni, quindi aree espositive, convegni e workshop a cui si affiancheranno a pieno titolo delle importanti novità come, appunto, la realizzazione di un’intera area, o in termini fieristici sarebbe più giusto dire “padiglione”, dedicata al settore consumer che si divide in un’infinità di sotto settori dei quali spesso si fa fatica a distinguere differenze e caratteristiche. Dronitaly cercherà di chiarire anche questo offrendo al pubblico la possibilità di visitare e partecipare agli eventi che si svilupperanno all’interno di due padiglioni. Due mondi a confronto, espositori qualificati con tante proposte dedicate ad entrambi i settori e, per dare modo a tutti gli utenti di testare dal vivo le tecnologie del momento, Dronitaly metterà a disposizione delle aree test per mostrare e provare i droni e un’intero circuito indoor per presentare i droni da gara o droni race.

E’ la grande novità di questa edizione e il termine “grande” non lo uso a caso. Ben 300 metri di tracciato al chiuso con reti di protezione per garantire la massima sicurezza del pubblico. Gate (porte o passaggi obbligatori) luminosi disposti su più livelli e curve a gomito. Effetti speciali, tra cui teste mobili, luci stroboscopiche e fumo. Tutto questo per rendere l’esperienza di pilotaggio ancora più emozionante e adrenalinica. Il circuito è stato realizzato seguendo le linee guida FAI, in collaborazione con WOOP Motion Store, A.S.D. FPVGP e il Gruppo Aeromodellistico Secchia.

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Ma non è tutto…

Le sfide tra droni spesso rischiano di essere divertenti solo per chi le vive in prima persona, per i piloti che con i loro occhiali o monitor per FPV (First Person View) riescono a pilotare i loro droni che scheggiano anche a 150Km/h; velocità che per il pubblico spesso rischia di diventare un limite più che un elemento che invoglia a seguire queste sfide. Ecco che per ovviare ad un’eventuale “distrazione”, dovuta all’eccessiva velocità dei piccoli droni che talvolta li rende difficili da seguire, o inseguire con gli occhi, saranno installati dei grandi schermi a beneficio del pubblico, attraverso i quali sarà possibile seguire la diretta delle varie corse tra droni, opportunamente gestita da una regia che puntualmente proporrà le immagini provenienti dalle videocamere installate su ciascun drone.

Non basta…

Tutto questo sarà commentato live da un professionista esperto che descriverà le manovre compiute dai vari piloti, il circuito e le difficoltà che esso pone a coloro che avranno il coraggio di affrontarlo. Inoltre, tra una sfida e l’altra, sarà possibile assistere anche alle interviste con i piloti che in qualche modo potranno offrire al pubblico un maggior ventaglio di esperienze.

E l’area dedicata ai professionisti?

Ovviamente è quella che ha permesso a Dronitaly di essere la fiera che è diventata. Il settore Pro è in lenta ma continua ascesa, caratterizzato da frequenti cambiamenti normativi che lasciano tracce indelebili all’interno di un mercato che probabilmente meriterebbe maggior respiro e al contempo stabilità. Quel tempo necessario e quella stabilità indispensabili per permettere di consolidare quelli che dovrebbero diventare i protocolli e gli standard di settore e attorno ai quali gli attori della filiera dovrebbero poter fare previsioni e investimenti.

Un mercato in fermento che avverte gli impulsi (tradotto: tendenze e regole) provenienti dagli altri paesi europei ma anche e soprattutto dagli USA laddove dal “non si può fare nulla con i droni” si è passati nel giro di un paio d’anni al “volare si può con regole chiare”.

Lo studio condotto dall’ “Osservatorio Dronitaly-Doxa” ci aiuterà a comprendere meglio quali sono le attuali richieste da parte degli operatori del settore e come sta andando il mercato professionale dei droni in Italia.

Al DRONITALY gli espositori professional presenteranno le novità tecnologiche tra cui gli APR di varia grandezza e peso con i relativi payload dedicati alle più disparate esigenze lavorative – cinema, televisione, pubblicità, agricoltura di precisione, monitoraggio, mappatura del territorio, archeologia aerea, etc. – o impiegabili nel settore della sicurezza, della protezione civile, della prevenzione e del controllo del territorio.

I convegni affronteranno tematiche che spazieranno dagli aspetti normativi legati alla privacy, al regolamento ENAC, ai centri di addestramento per piloti di droni. Attraverso i vari workshop sarà possibile apprezzare più da vicino e dalla viva voce delle stesse aziende, le soluzioni proposte da chi espone. Vi invito a consultare il programma dei convegni e dei workshop il cui link è presente in fondo a questa pagina.

Ancora pochi giorni e si aprirà il sipario per dare inizio al terzo atto di Dronitaly. Di fatto metterà una serie di punti, almeno per quanto riguarda il percorso fino ad oggi avviato, cercando di dare risposte ad operatori di settore e appassionati, offrendo, al contempo, una serie di spunti per tutto ciò che ancora deve venire in ambito droni sul territorio italiano e che verrà dal 2 ottobre in poi.

Se vuoi essere un professionista di questo settore, per lavoro o per gioco, ti aspetto a ModenaFiere il 30 settembre e il 1 ottobre a Dronitaly 2016. Troverai anche me al mio stand Achrom.

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Approfondimenti:

Riflessione sulle “Linee guida per stabilire le CARATTERISTICHE DI INOFFENSIVITÀ di un APR”

Credo che a breve verrà pubblicato un documento col quale si emenderà il regolamento che abrogherà tutti i divieti per poi riformulare delle eccezioni di cui all’articolo, del comma, del paragrafo, del capitolo, della “supercazzola prematurata” attraverso la quale potrai sempre far volare altissimo il tanto invocato, istigato, inevitabile MOCCOLO.

Non so se rispetterà tutti i criteri di inoffensività ma di sicuro volerà o sta già volando in varie parti d’Italia…

Cari amici “dronisti”, non spaventatevi di tutti questi regolamenti. Lavorate e non fatevi intimorire; studiate, preparatevi, siate prudenti ma non mollate l’osso.

Siamo solo agli inizi di un lungo e tortuoso cammino che non potrà essere fermato né da ENAC  né da nessun altro. Si chiama sviluppo tecnologico, evoluzione, progresso e, ci metto pure, conoscenza. Dalla conoscenza nascono belle cose, dall’ignoranza solo ignoranza.

Mi domando: “ENAC, come potrà ritenere “offensivo”, stando a quanto ha appena pubblicato, un drone per il quale si è presentata ad ENAC la dichiarazione di rispondenza?” Di fatto i multicotteri tra i 301gr e i 2Kg non hanno molte chance per rispondere alle “caratteristiche di inoffensività” richieste da ENAC ma, all’art. 12 del Regolamento Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto, paragrafo 1, si dice, riporto fedelmente: “Le operazioni specializzate condotte con SAPR di massa operativa al decollo minore o uguale a 2 kg sono considerate non critiche in tutti gli scenari operativi, a condizione che gli aspetti progettuali e le tecniche costruttive dell’APR abbiano caratteristiche di inoffensività, precedentemente accertate dall’ENAC o da soggetto da esso autorizzato“.

“Se hai accertato in precedenza che sono inoffensivi, adesso come puoi ritenere i medesimi droni “offensivi” o non rispondenti ai “criteri di inoffensività”?

Giriamo la domanda: “ENAC, come può stabilire dei “requisiti di inoffensività”, quando questi non trovano alcun riscontro nelle centinaia di quadricotteri già ritenuti inoffensivi dalla stessa ENAC?”

Vuoi vedere che adesso, per correre ai ripari, tireranno fuori qualcosa tipo la “classe ambientale” per le auto (i vari Euro 1, 2, 3, etc) per cui gli APR certificati fino ad una certa data potranno volare o non volare in virtù di tutta una serie di ulteriori paletti, giustificazioni, leggi e classificazioni “non-sense”?

Tipo: “Gli APR certificati da ENAC fino ad oggi potranno volare solo il sabato mattina dalle 10.45 alle 11.00 ma solo se capita il 29 febbraio mentre quelli che verranno certificati da domani in poi, se ritenuti inoffensivi grazie ai paraeliche in gommapiuma, meglio se fatte di aria ma non troppo compressa, eliche di brigidino e scocca realizzata col popcorn, potranno volare liberamente”.

Dovremmo ringraziare ENAC.

Grazie ai faldoni prodotti fino ad oggi è stata in grado di far spremere le meningi ai nostri bravi ingegneri, costruttori e tecnici nel tentativo di realizzare qualcosa che ancora non si è mai visto e che neppure ENAC, evidentemente, sa come deve essere fatto.

Che ENAC emendi pure, che riveda, abroghi, pubblichi circolari, faccia quello che gli pare (dopotutto come ha sempre fatto) ma ciò che è scritto resta e prima o poi, probabilmente, qualcuno che ha voglia di “perdere un po’ del proprio tempo” e che avrà titolo per farlo, impugnerà ogni rigo scritto da ENAC e dimostrerà che “chi di spada ferisce di spada perisce”.

Dall’aprile 2014, data in cui è entrato in vigore il primo Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto, ad oggi, ENAC ha scritto fiumi di parole e ascoltato poco o nulla le aziende e le associazioni di settore coinvolte a vario titolo in materia di APR. Sento sempre un gran parlare di ENAC e dei suoi regolamenti; vedo un gran avvicendarsi di referenti ENAC, tutti contenti e ben disposti a partecipare a tavoli, conferenze, workshop. Pronti a fare roboanti annunci, a rendersi disponibili a rivedere in meglio le regole e… ZAC! Puntualmente, non solo tutto resta uguale, “magari”, ma spesso va a peggiorare.

Risultato?

Vedo aziende che chiudono, piloti che decidono di “far festa”, o peggio, decidono di lavorare “a prescindere” (leggi: abusivamente).

Tutto questo a chi giova o a chi gioverà? Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

I nostri Piloti e gli Operatori saranno costantemente impegnati nel rivedere i propri protocolli di lavoro, le proprie filiere di costruzione degli APR perché le regole verranno continuamente cambiate?

Vogliamo farci passare avanti dal resto del mondo anche in questa magnifica sfida dove l’italia potrebbe eccellere, come in altri moltissimi campi, solo “limitandosi” a fare bene quello che sa fare?

Vogliamo emigrare tutti all’estero per “risolvere” il problema delle leggi che non permettono di lavorare in Italia?

Oppure…

Vogliamo veramente impegnarci per concertare delle strategie di “difesa” e di “contrattacco” per dimostrare, fattivamente, che stiamo parlando troppo e agendo pochissimo? I droni commerciali  sono oramai una realtà mondiale e noi, nel tentativo di districarci tra le regole sempre più ingarbugliate e commistionate tra loro, non rischiamo di scordarci questioni più pratiche che coinvolgono seriamente temi come “security” e “safety”?

Le regole sono alla base della nostra civiltà, servono, sono indispensabili ma devono essere giuste e pensate per tutelare e non per limitare l’operatività degli addetti ai lavori e delle persone interessate dall’uso diretto o indiretto di certi dispositivi, in questo caso degli APR.

Sappiate comunque che il nuovo documento ENAC si pone come una LINEA GUIDA che, come tale, (riporto dicitura presente in testa al suddetto documento): “Le Linee Guida contengono elementi di dettaglio di tipo interpretativo o procedurale per facilitare l’utente nella dimostrazione di rispondenza ai requisiti normativi. Sono generalmente associate a Circolari. Dato il loro carattere non regolamentare, i contenuti delle Linee Guida (LG) non possono essere ritenuti di per se obbligatori. Quando l’utente interessato sceglie di seguire le indicazioni fornite nelle LG, ne accetta esplicitamente le implicazioni sul proprio impianto organizzativo da esse come risultante ed esprime il proprio forte impegno a mantenersi aderente ad esse ai fini della continua rispondenza al requisito normativo interessato. I destinatari sono invitati ad assicurare che le presenti Linee Guida siano portate a conoscenza di tutto il personale interessato.”

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In altre parole… se non la seguite non succede nulla ma se la seguite.. Ooooh! dovete mantenervi aderenti a quanto riportato.

Detto ciò, siate professionisti, siate professionali, siate di larghe vedute e lungimiranti ma non abbrutitevi davanti alle decisioni del legislatore. Ricordiamoci che ogni “senso unico” è caratterizzato da un “divieto di accesso” da un lato e da un “senso consentito” dal lato opposto; talvolta basta fare il giro dell’isolato per arrivare all’obiettivo.

“…e se proprio vi scappa un take-off di un moccolo, cercate almeno di evitare assembramenti di persone” 🙂

Approfondimenti: 

 

3 suggerimenti per fare decollare il mercato dei droni in Italia

“Eccolo, è arrivato lui. Ti pareva che Stefano non avesse le risposte per ogni cosa. Ora, stai a vedere… ci sono fior fiore di aziende, federazioni, tecnici a vario titolo che si impegnano ogni giorno per cercare di far decollare il mercato SAPR in Italia e adesso arriva lui con le sue soluzioni…”

Uellà… Nessuno qui ha la bacchetta magica ma posso dire di essere un buon osservatore e, nel caso specifico, al di là del significato che questo termine assume in ambito ENAC, mi posso autoproclamare a pieno titolo OSSERVATORE SAPR o meglio OSSERVATORE del fenomeno SAPR italiano.

Questo perchè guardo, leggo, ascolto e mi rendo sempre più conto che il mercato DRONI in Italia è ancora sulla linea di partenza. Alcuni hanno già abbandonato la gara prima di partire, altri sono già in affanno e alcuni cominciano a studiare le strategie da adottare per affrontare la lunga maratona.

Ebbene sì, il mercato DRONI in Italia è paragonabile ad una maratona dal percorso impervio, in salita e in buona parte ancora da tracciare.

E allora? Ci mancavi solo te Stefano a ciarlare su queste cose. Menagramo che non sei altro! Si sa, è un settore difficile ma che fare?

Partiamo col dire che ENAC fa il suo lavoro. Bene o male non sta a me dirlo; lo fa punto e basta. Lamentele a parte dobbiamo imparare a conviverci e capire che di fatto il mercato dei droni in Italia si è resettato il 30 aprile 2014 con l’entrata in vigore del Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto; tutto quello che c’era prima è solo storia. In termini di regole, dopo la suddetta data, si è aperto un libro bianco. Sta a noi capire se lasciare scrivere tutti i contenuti “agli altri” o se essere NOI gli autori del nostro futuro.

Gli operatori e piloti cercano di adeguarsi ai cambiamenti normativi, o per lo meno cercano di farlo rincorrendo le varie “note esplicative” ed “emendamenti natalizi”, impegnandosi con costanza e determinazione per essere in regola, per operare in modo professionale rispettando le leggi.

Le federazioni. Ci sono, lavorano, organizzano tavoli, si adirano con ENAC, propongono soluzioni; Enac dice che prende nota e poi di fatto fa quello che ha sempre fatto, si ritenta col presentare proposte concrete per rendere il regolamento dei mezzi aerei a pilotaggio remoto qualcosa di più “fruibile”, diciamo così, si dibatte e si scrive… tanto, tanta carta, tante parole ma pochi volano.

Le fiere di settore si danno un gran da fare cercando di presentare soluzioni, mettendo in comunicazione i vari operatori, le aziende che lavorano nel comparto droni a vario titolo, coinvolgono qualche associazione di categoria, ecc. Sono vetrine importantissime ma ancora troppo specialistiche; ci arrivo più avanti su questo argomento.

Ma poi?

Poi che accade domani? Domani si cercano i clienti, ognuno fa come meglio crede e come può in base alle proprie competenze, tecnologie e al bacino di utenza che ha a disposizione ma poi, volendo applicare il regolamento alla lettera, lì non si può volare, là sì ma solo se hai un Transformer che di fatto è un terminatore di volo con paracadute sul quale sono state montate delle eliche, anche se sarebbe meglio che non ci fossero così potrebbe essere reso “inoffensivo”. Allora prendo un mini drone da 300gr con para eliche e volo anche in città ma che ci posso fare con tre etti di tecnologia che sta in aria per otto minuti? Tante cose se mi invento il lavoro impiegando queste tecnologie. Magari faccio ispezioni di facciate, grondaie, tetti, ecc… ma eventualmente c’è anche il dirigibile.

Cosa?

Si i “droni gonfiabili”. Quelli sì che sono una novità!

Urca, il conte Ferdinand von Zeppelin ci sta guardando da “lassù” un po’ basito, comunque i dirigibili di oggi non sono certo come gli Zeppelin dei primi del novecento. Oggi le tecnologie sono tali e tante che grazie ad esse è possibile realizzare dei “mini dirigibili” o “droni gonfiabili” capaci di avere un buon payload (carico trasportabile) ed essere sicuri. Un tempo veniva usato l’idrogeno come gas per far volare questi giganti dell’aria, oggi si usa l’elio, un gas inerte, non si incendia. Insomma, prendi un bel drone gonfiabile lo attacchi ad un filo e hai risolto tutti i problemi. O quasi…  “Allarme elio, riserve agli sgoccioli”. Comunque, resta il fatto che i palloni o dirigibili o droni gonfiabili, se legati e assicurati a terra, al momento non sono assoggettati alle previsioni del Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio remoto, Art. 2, comma 3, paragrafo (C)

t.hasa - airship - Licenza Creative Commons
t.hasa – airship – Licenza Creative Commons

E dei droni ad ala fissa?

Michael - wing tip - licenza Creative Commons
Michael – wing tip – licenza Creative Commons

Se riesci ad utilizzarli all’interno di un raggio che ti permette di gestirli in VLOS puoi usarli in ambito di Operazione Specializzata NON critica ma così li sfrutti in minima parte rispetto al potenziale che hanno. Se vuoi sfruttarne tutte le capacità dovresti usare il pilotaggio in FPV, ma non è ammesso dal regolamento ENAC, o tramite programmazione del piano di volo con waypoint e pilotaggio automatico o attraverso il controllo dell’APR utilizzando una ground station. Comunque, in entrambi i casi il volo non rientrerebbe nel VLOS ma in BVLOS (Beyond Visual Line Of Sight) e quindi diventano operazioni critiche anche se sorvoli un campo di mais con il nulla attorno per chilometri.

Quindi?

Ci stiamo impallando su una serie di problemi che se affrontati singolarmente – oppure ognuno di noi per conto proprio – non ci permetteranno di andare molto lontano.

Ecco i miei 3 suggerimenti o spunti di riflessione:


  • 1) Stiamo andando incontro a uno sbilanciamento tra domanda e offerta. Occorre impegnarsi per fare cultura nei confronti degli utenti finali che possono fruire dei servizi erogabili attraverso i droni altrimenti si verificherà un paradosso che è destinato a portare ad una crisi del settore prima che si possa definire tale: troppa offerta rispetto alla scarsa domanda. 

Ecco che mi riallaccio al discorso delle “fiere di settore”. Fino ad oggi è stato svolto un lavoro egregio soprattutto dalle più “storiche del settore” come Roma Drone e Dronitaly, sotto il profilo dell’informazione tecnico-scientifica e delle proposte commerciali rivolte ad un’utenza di “addetti ai lavori”. Piloti, tecnici, costruttori, videomakers, ingegneri, geologi, referenti della protezione civile, scuole per Piloti di APR, assicuratori, forze dell’ordine…

Si può e si deve fare di più per mettere in contatto DOMANDA con OFFERTA.

L’interesse per le tecnologie droni arriva “dal basso”, da chi ha veramente la necessità di utilizzare i SAPR per migliorare processi di produzione, controllo, vigilanza, monitoraggio, ecc… Se incrementiamo questo interesse non saremo più quelle poche centinaia di persone del settore che cercano di farsi ascoltare da chi fa le leggi.

Se costruisco aerei e formo piloti ma non comunico alle persone che possono anche spostarsi volando – e dei vantaggi che ne derivano – posso tenere gli aerei negli hangar e i piloti a casa, tanto nessuno ne avrà bisogno.

E’ una questione di marketing che va vista anche in termini politici. Allora, propongo:

Lia Reich - Precision agricolture - Licenza Creative Commons
Lia Reich – Precision agricolture – Licenza Creative Commons

Vogliamo parlare di agricoltura di precisione? Creiamo momenti di incontro tra le associazioni di agricoltori, come Confagricoltura, Confederazione Italiana Agricoltori, Associazione Nazionale Giovani Agricoltori, Unione Provinciale Agricoltori, Coldiretti, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, ecc… coinvolgiamo gli enologi, gli agronomi, i consorzi dei vini DOC, DOCG, IGT, ecc. il Ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Maurizio Martina e gli attori della filiera droni che hanno sviluppato soluzioni ad hoc per il settore dell’agricoltura di precisione o precision farming. Presentiamo soluzioni tecnologiche impiegabili da domani, mostrando le possibilità che i droni possono offrire nel settore e chiediamo a gran voce un percorso di “facilitazione normativa” all’uso dei droni in ambito agricolo che preveda anche incentivi, detassazioni, recupero d’imposta, una serie di proposte per chi impiega i droni in agricoltura. 

Poi…

Per lanciare davvero il settore dei mini droni sotto i 300 gr., occorre creare momenti di incontro con le associazioni di amministratori di immobili / condominiali come ANACI, ASSIAC, ANAPI, ANAMMI, UNAI, ALAC, ANAIP, GESTICOND, ecc…, coinvolgere i sindaci delle città italiane tramite la ANCI e gli attori della filiera dei minidroni o droni sotto i 300gr, per presentare soluzioni concrete per il monitoraggio/ispezione degli edifici privati e pubblici, dei monumenti, per la prevenzione dei reati, per il controllo ambientale, l’abusivismo edilizio, ecc. mostrando loro come in concreto possono essere affrontati e risolti piccoli e grandi problemi quotidiani, grazie all’impiego di SAPR, coinvolgendo all’incontro le imprese edili, i manutentori, gli ingegneri civili, gli architetti…

Un’altra ancora?

Promozione e tutela del territorio. Altro incontro con gli stessi sindaci italiani, quindi richiami l’ANCI e gli presenti una serie di soluzioni che gli attori della filiera droni possono mettere in campo, in poco tempo e in modo altamente professionale. In tempi di spending review riuscire a valorizzare il proprio territorio attraverso riprese aeree, che possono essere realizzate anche in luoghi non accessibili ad altri aeromobili e soprattutto a costi contenuti, diventa vincente e attrattivo per molti sindaci. Occorre creare un modello di “protocollo di impiego dei SAPR” in aree urbane per la tutela e promozione del territorio, concertato con i sindaci e le autorità di PS locali. Ciò che dico è: “che chiami a fare ENAC per dirle che oggi devi volare su una piazza per fare delle riprese foto / video per il Comune X o che devi perlustrare un’area dove si pensa che vi sia in atto un abuso edilizio o di tipo ambientale?” Deve essere il Comune con le autorità locali di PS a richiedere e autorizzare un intervento puntuale, gestito in piena autonomia e in sicurezza, attraverso operatori specializzati e autorizzati ad operare con regolare Attestato o Licenza di Pilota di APR.

Non solo, sempre nell’ambito della valorizzazione e promozione del territorio, dovrebbero essere coinvolti in particolare i comuni montani che possono mettere a disposizione aree come piste da sci, da motocross, mountain bike, nordic walking, in periodi non interessati alle suddette attività, per studiare, insieme agli attori della filiera degli aeromodelli quadricotteri, un protocollo di impiego dei quadricotteri drone race in FPV, per creare eventi e gare all’interno delle suddette aree. Molto semplicemente, non voli oltre le cime degli alberi e il gioco è fatto. A chi dai noia?! Porti turismo, aumenti l’interesse per i droni race (e i droni in generale), propedeutico anche allo sviluppo di attività professionali nell’ambito SAPR, valorizzi i territori, crei un indotto economico…

Ne vuoi ancora una?

Chiama a raccolta videomakers e weddingplanners. Proponi un “protocollo di impiego dei SAPR” in ambito matrimoni. Trovi delle soluzioni condivise e definisci metodi che permettano di fare le riprese con i droni anche ai matrimoni. Regole base, senza troppi fronzoli. Non voli sulla testa delle persone, devi usare droni con paraeliche e/o cavi per il volo vincolato, devi predisporre aree buffer riservate al volo dei droni e comunichi alle autorità di PS (tramite un contatto facilitato e non oneroso) che un operatore abilitato all’uso del SAPR opererà in una certa zona (giorno e ora) garantendo determinati requisiti di sicurezza.

Drone Journalism. Convoca l’ordine dei giornalisti e mostra cosa sono capaci di fare i droni in ambito giornalistico in situazioni particolari, educando gli operatori che utilizzeranno i droni per il giornalismo alle regole del settore.

John Mills - Flying drones at the Harris Flights - Licenza Creative Commons
John Mills – Flying drones at the Harris Flights – Licenza Creative Commons

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Vuoi usare i droni per il trasporto merci? Lascia perdere Amazon con Prime Air o Google con Project Wing, loro fanno già la loro corsa e a loro modo l’hanno già vinta. Crea soluzioni per la logistica dedicata al trasporto di merci di prima necessità come i farmaci, apparecchi medicali (es. defibrillatori) per portarli nelle aree più disagiate. In questo caso coinvolgi anche il Ministero della Salute e gli presenti un progetto ad hoc. Corridoi di volo, quote (altitudine di volo) stabilite, tratte concordate …

Ma tornando al Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio promuovi un tavolo dove mostrare l’utilità dei droni per il monitoraggio delle infrastrutture: ponti, viadotti, strade, ferrovie, autostrade, pipeline, ecc. e visto che ci sei chiami anche la Protezione Civile proponendo un servizio mirato alla prevenzione (tramite monitoraggio periodico di aree a rischio franoso/sismico o soggette ad inondazioni) e all’intervento (in ambito di disastri per monitorare l’area interessata) attraverso squadre specializzate di operatori SAPR in grado di garantire un servizio immediato e specializzato nell’ambito della sicurezza del territorio.

Robert King - licenza Creative Commons
Robert King – licenza Creative Commons

  • 2) Organizzazione, nel vero senso del termine. Il concetto di Organizzazione tecnica ed operativa, previsto da ENAC, dovrebbe essere meglio inteso anche dagli stessi operatori di settore.

Occorre fare rete e unire le forze.

Non è un settore da “armata Brancaleone” dove ognuno parte e fa quello che gli pare, pur in buona fede e pur con tutte le preparazioni del caso ma, da soli si fa ben poco. Cento operatori indipendenti che operano nella stessa area sono cento concorrenti che fanno poco o nulla. Pur con tutte le eccezioni e rivisitazioni del caso, occorre pensare guardando alle compagnie aeree. In questo caso Compagnie Sapr; consorzio, rete imprese, società, cooperative, associazioni, chiamale come vuoi, basta che vi decidiate a collaborare. Una struttura, dei tecnici, dei consulenti, officine per l’assistenza tecnica, basi di appoggio, apr dedicati a specifiche operazioni e Piloti addestrati e muniti di Attestato o Licenza di Pilota di APR. Assunti, a partita iva, collaborazioni occasionali, fate quello che volete purchè lo facciate e in fretta. Se oggi vi organizzate ad operare in team, potrete presto competere anche con le organizzazioni europee che attendono a gloria che l’EASA si pronunci a livello europeo per cominciare a fare capolino anche in Italia. Se ci trovano preparati, avranno poche possibilità di competere con noi, diversamente, arriveranno con dei TIR, unità mobili, centri di controllo e assistenza tecnica e inizieranno a fornire servizi altamente professionali anche nel nostro territorio. Oltretutto pensate anche alla situazione inversa: potreste lavorare in tutta Europa, forti di un regolamento che ha messo a dura prova gli operatori italiani che però avranno unito le forze per collaborare insieme per realizzare delle Compagnie SAPR.

Compagnia SAPR

Pensate a tutti i vantaggi. Scuole di formazione interne o convenzionate, consulenti legali e tecnici per assolvere a tutte le pratiche necessarie al conseguimento delle autorizzazioni, acquisti di gruppo per gestire flotte di droni efficienti e in grado di non risentire della obsolescenza tecnologica che incombe in modo pesante sul singolo operatore, ridondanza degli APR, produzione di droni in serie attraverso la certificazione di progetto (Art. 13 del Reg. Mezzi APR) , possibilità di partecipare a gare di appalto pubbliche, definire listini dei servizi, fornire soluzioni personalizzate in tutti gli ambiti operativi, ecc.

Si tratta di trovare SINERGIE per creare un MERCATO a cui fornire SOLUZIONI grazie alle quali generare posti di LAVORO ed essere PROTAGONISTI di quello che sarà il prossimo FUTURO.


  • 3) “Volare basso”. L’elevata altitudine crea confusione mentale. Da una parte siete PILOTI DI APR ma dall’altra cercate di restare con i piedi piantati a terra. Sento gente che si atteggia a Top Gun. Vanno bene le regole, va bene essere etichettati Piloti ma prima di tutto occorre molta umiltà, voglia di imparare, di capire e di mettersi in gioco in continuazione. 

Il settore SAPR è in perenne evoluzione. Se penso a quando ho cominciato a interessarmi al settore (poco più di tre anni fa) e lo confronto a oggi, vedo che sono mutate tante cose. Sono cambiate le regole, sono cambiate le tecnologie o quantomeno si sono evolute e perfezionate, è cambiata la percezione del DRONE nell’opinione pubblica o, almeno una parte di essa vede il DRONE anche come una possibile minaccia per la propria privacy o sicurezza.

ENAC indica dei percorsi da seguire per mettersi in regola ed operare con gli APR ma questo non basta per definirsi un PILOTA DI APR.

Il DRONE è un mero mezzo di trasporto e come tale porta oggetti come sensori, fotocamere, videocamere, dispositivi vari. I droni possono essere impiegati in moltissimi settori e non basta dire “ho il drone” quindi faccio fotogrammetria, rilievi 3D, video pubblicitari, controllo del territorio, agricoltura di precisione, monitoraggio ambientale, ricerca dispersi, protezione civile e magari se ho tempo mi dedico al “drone journalism”. E’un po’ come se volessi usare un Canadair per irrorare i campi per debellare la piralide del mais e con lo stesso Canadair volessi fare delle riprese video per la promozione del territorio. Oppure è come se con la mia auto volessi fare servizio ambulanza o di TAXI.

JordiVS - Canadair Cl 215 T Ejercito del Aire Español - Licenza Creative Commons
JordiVS – Canadair Cl 215 T Ejercito del Aire Español – Licenza Creative Commons

Voglio dire che ogni settore richiede una grande competenza e la capacità di intercettare e comprendere le esigenze degli interlocutori a cui ci si rivolge, offrendo servizi puntuali di alto livello. Non si può far tutto, per questo ritorno sul concetto di fare rete. Dieci operatori, specializzati in dieci settori diversi, possono creare una Compagnia SAPR altamente competitiva e capace di intervenire in ogni ambito. Un solo operatore che si improvvisa professionista in vari settori, non potrà mai fare tutto e bene e resterà sempre uno dei “mille” che ENAC deve gestire…

Quindi, invito a riflettere.

Continuo, ancora oggi, a ricevere domande da parte di persone che vogliono avvicinarsi al settore dei droni che mi chiedono come prima cosa: “Stefano, che drone mi consigli? Sai, sono all’inizio”…

Mi abbrutisco ogni volta che mi viene rivolta questa domanda. NON TI CONSIGLIO UN BEL NULLA. CHIARISCITI LE IDEE, FREQUENTA QUALCHE CORSO, VAI ALLE FIERE e poi FAI A TE STESSO LA MEDESIMA DOMANDA. SOLO DOPO, FORSE, POTRAI TROVARE UNA RISPOSTA.

E’ come se ti rivolgessi ad un cuoco e gli chiedessi: “che pentole mi consigli di usare?” Senza sapere cosa vuoi cucinare, per quante persone devi cucinare e cosa devi cucinare e, magari, in realtà volevi solo un “tegamino” per cuocerti un uovo.


Chiudo, finalmente, con un invito a tutti, me compreso.

Facciamo in modo che i prossimi incontri, come le Fiere di settore o le conferenze, workshop, ecc, possano essere non solo momenti per mostrare i propri prodotti o parlare in generale su come siamo bravi, su come volano i droni o anche come siamo disperati perchè non riusciamo a volare per via delle regole troppo restrittive, ecc. Occorre scendere ad un livello più pratico, uscire dalla “progettazione”, dalle teorie, dalle giuste ma eccessive riflessioni e creare metodologie e protocolli di lavoro per offrire SOLUZIONI PRATICHE E ATTUABILI FIN DA SUBITO. Coinvolgere di più il mondo “extra-droni”, quindi meno “ce la cantiamo e ce la suoniamo” e più “tirare l’acqua al nostro mulino” attraendo il pubblico, creando interesse, cultura e bisogni.

Quando da poche centinaia passeremo a diverse migliaia di persone a chiedere che i DRONI entrino a far parte “del quotidiano”, state pur sicuri che non dovremo andare a bussare alle porte di nessuno per chiedere che le regole cambino o sperare di volare tranquilli (chi è in regola) senza incorrere in assurde sanzioni. Anche i clienti si rivolgeranno ad aziende, o Compagnie SAPR, autorizzate, competenti e professionali perché saranno clienti informati e consapevoli degli eventuali rischi a cui possono incorrere se ingaggiano personale non in regola; solo così l’abusivismo tenderà a diminuire progressivamente, solo così il mercato droni potrà decollare.

Detto ciò, tenendo un occhio all’EASA e uno all’ENAC, una mano al portafoglio e l’altra pronta a stringere la mano a chi vuole “fare rete”, invito chi ha capacità e voglia di CONDIVISIONE a scendere in campo e a fare il primo passo.

Lo dico ai costruttori di DRONI, alle grandi aziende italiane che hanno investito in ricerca e sviluppo, nella realizzazioni di soluzioni APR e dei relativi Sistemi payload. Vi invito a promuovere iniziative per fare rete cominciando dal coinvolgere i vostri stessi clienti.

Invito gli organizzatori delle Fiere di settore a creare spazi idonei allo scopo. Spazi per la condivisione, per il lancio di idee, per la promozione delle stesse. Coinvolgere il pubblico, non solo attraverso gli aspetti più ludici legati al mondo dei droni ma mostrando nella pratica le ricadute positive nell’utenza finale derivanti dall’impiego di un SAPR, simulando “situazioni tipo” mostrando anche i risultati in termini di risparmio rispetto ad un servizio simile erogato con metodologie tradizionali.

Sarebbe anche bello poter vedere una cooperazione tra le fiere di settore. Uno stand Dronitaly al Roma Drone e uno Roma Drone al Dronitaly. Insisto su queste due in particolare perché vi ho partecipato come espositore, posso dire di conoscerle e di conoscere anche le persone che le organizzano che ritengo, da entrambe le parti, competenti e lungimiranti. Va bene il libero mercato, va bene la sana concorrenza ma il settore in questo momento ha bisogno di CONDIVISIONE e non di DIVISIONE. Utopia? Non credo, si tratterebbe di collaborare per la crescita e consolidamento del settore, nell’interesse di tutti, anche dei singoli. Il mercato ha bisogno di creare opportunità, momenti di confronto, di scambio di idee e di soluzioni. Invito gli organizzatori delle fiere dedicate ai droni a pensare a delle aree espositori per i referenti delle varie regioni italiane o delle società di consulenza che si occupano di intercettare i fondi europei per presentare prodotti e servizi di consulenza e finanziamento. Cooperare con le fiere di altri settori per diffondere cultura, per informare e mettere in contatto l’offerta specializzata con una domanda, che deve essere informata e aumentare esponenzialmente per assorbire le proposte del settore SAPR.

Stessa cosa per le Federazioni di settore (FIAPR. ASSORPAS, AIDRONI, UASIT, EDPA). Vi invito a porvi come “facilitatori o aggregatori d’imprese”, come possibili Operatori con in seno i vostro soci Piloti di APR. Potreste essere le prime vere Compagnie SAPR. Ovviamente come eventuale soluzione da offrire agli affiliati, non certo come un obbligo.

Lavoriamo insieme affinché  la parola ricorrente del 2016 nel settore droni non sia “boom” (ma in realtà solo di aeromodelli) o “terrorismo” (ipotizzando droni civili che si schiantano su obiettivi sensibili) oppure “mania” (per l’interesse che suscitano i droni ma poi in realtà quelli professionali restano a terra) ma deve essere: SINERGIA.

Grazie per avermi letto fino a qui.

Droni nello spot della nuova Renault MEGANE

Taglio cinematografico, atmosfere drammatiche, un circuito automobilistico come location, diverse comparse e l’impiego di droni in scena.

“Un team di scienziati ha realizzato un esperimento inedito”, questo è il messaggio che sta alla base dello spot della nuova Renault MEGANE e su cui si sviluppa la storia nell’arco di 1 minuto.

Il montaggio ci regala dettagli dell’auto alternati a immagini che ritraggono il suddetto team di scienziati impegnati nella loro ricerca che vede come soggetti di studio due persone comuni.

Simulatori di guida, tute dotate di sensori, attività fisica, computer, strumenti… un protocollo rigoroso dove nulla viene lasciato al caso. Tutto viene monitorato per preparare i soggetti al test vero e proprio: provare l’auto su strada e analizzarne le reazioni alla guida.

Due auto, due piloti, due direzioni opposte, un espediente narrativo che tende a sottolineare che la Renault MEGANE è un’auto che si colloca all’interno di un segmento di mercato che soddisfa le esigenze di un’ampia fascia di utenti, oltre a voler sottolineare la “scientificità” dell’esperimento in sé.

Le auto partono, i sensori delle tute indossate dai piloti iniziano a trasmettere i dati biometrici alle postazioni di controllo. Lungo il percorso di guida sono dislocati numerosi strumenti in grado di tracciare il passaggio delle auto. Le informazioni raccolte vengono analizzate dagli immancabili tecnici asiatici che con la loro presenza contribuiscono a trasmettere allo spettatore un’elevata connotazione tecnico-scientifica e la “serietà” dell’esperimento stesso.

Come una sorta di “ciliegina sulla torta” a circa metà dello spot entrano i scena i droni. In questo momento storico rappresentano un totem attraverso il quale sintetizzare concetti come tecnologia, scienza, ricerca, monitoraggio e anche fascino per qualcosa di non ancora ben collocato nel quotidiano di molti, soprattutto se prendiamo in esame i droni civili ad uso professionale, come in questo caso.

Renault Megane

Il primo ottocottero compare in secondo piano, fuori fuoco, dietro ad uno dei piloti, inquadrato dal posto del passeggero attraverso il finestrino di guida. Segue la traiettoria dell’auto e supera il soggetto in movimento uscendo immediatamente dall’inquadratura. La scena successiva mostra alcuni tecnici con in mano i radiocomandi necessari per pilotare i droni. Subito dopo vediamo la nuova Renault MEGANE, al centro della scena, con ben quattro droni (a giudicare dalle immagini direi che si tratta di S1000 della DJI) che la circondano e la seguono alla stessa velocità monitorandone le performance, o almeno questa è l’impressione che lo spettatore percepirà nel godersi queste immagini.

Il test prosegue con prove di tenuta su bagnato e al termine dell’esperimento gli scienziati, dopo aver elaborato la mole di dati ricavati, giungono alle loro conclusioni scientifiche…

Una stretta di spalle è la sintesi perfetta che palesa il “team manager” circondato da tutti i tecnici che hanno partecipato al test. L’inquadratura non lascia dubbi in merito alla rassegnazione dell’esperto nell’osservare i risultati ottenuti.

In conclusione: “Vuoi scoprire cosa si prova? Guidala!”. Con questo invito all’azione lo spot passa al quadro finale che mostra l’auto e lancia il claim: “Nuova Renault Megane – Wake up passion”.

Crediti e approfondimenti:

  • Advertising Agency: Publicis Conceil, France
  • Executive Creative Director: Marcelo Vergara
  • Art Director: Thomas Roques
  • Copywriter: Antoine Giraud
  • Account managers: Patrick Lara, Adrien Dumont, Jessy Teboul, Arnault Bernardin, Sacha Garel, Karim Ben Hamida
  • Producers: Pierre Marcus, Nathalie Levincent / Prodigious
  • Director of photography: Paco Femenia
  • Informazioni sullo spot dal sito web: http://adsoftheworld.com/
  • Lo spot TV Renault Megane dal canale YouTube di: Renault Italia
  • L’immagine tratta dello spot “Renault Megane: Wake up your passion” su cui sono inquadrati i droni, dal sito: Just Marketing News

Droni agli arresti domiciliari e il business delle parole…

Blindato, terrorismo, ISIS, foreign fighters e droni. 

Non necessariamente in questo ordine ma spesso, troppo spesso, queste parole vengono accostate tra loro.

Qualche anno fa mi avvicinai al settore dei droni con la convinzione che potesse offrire nuove opportunità di lavoro. Si diceva che le tecnologie dei droni civili erano state “sdoganate” (altro termine abusato) da quelle militari – quindi che erano molto efficienti – e che la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie avrebbero portato nel corso degli anni al raggiungimento di incredibili risultati nelle performance degli aeromobili a controllo remoto, parallelamente all’implementazione delle applicazioni in cui impiegarli in ambito civile.

droneMilitare

Io stesso avevo deciso di avvalermi di un SAPR per effettuare riprese, foto e video pubblicitari ma con le prime avvisaglie che preannunciavano l’entrata in vigore del Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto capii che le cose si sarebbero decisamente complicate. In parole povere, come si dice a Prato: “ho ripreso ì mì balocchi e son tornato a giocare nì mì uscio”.

“Eppure avevamo detto che i droni sarebbero stati il futuro…”

A tutt’oggi ritengo che avviare in Italia un’attività che implichi l’impiego di APR sia da valutare con la massima attenzione; non solo per tutti gli aspetti burocratici, normativi, legali, sanzionatori, assicurativi, correlati e derivanti da ciò che è riportato su:

a cui si riferiscono le sanzioni emanate dal

e per quanto previsto dalle regole sulla Privacy, in merito alla realizzazione di foto e di video, definite dal:

ma anche per tutto ciò che i media dispensano a loro uso e consumo ipotizzando molteplici utilizzi dei droni in ambito terroristico, talvolta sconfinando nella fantascienza o prospettando scenari apocalittici che paiono dei suggerimenti verso i neo-terroristi.

Posso usare un coltello da cucina per tagliare il pane o la carne ma non divento automaticamente un serial killer e dato che i serial killer e gli assassini utilizzano anche i coltelli per uccidere, non credo che vietandone l’uso si possano eliminare gli omicidi; di sicuro si manderebbero fallite le panetterie, le macellerie, ecc. che utilizzano quotidianamente i coltelli per svolgere il proprio, lecito lavoro.

Torniamo alle parole che in questo momento “vanno per la maggiore” e che i media utilizzano in ogni dove per caratterizzare i propri servizi giornalistici.

BLINDATO: a seguito dei fatti di cronaca accaduti a Parigi è il termine più utilizzato per definire una zona impenetrabile, chiusa, sigillata.

E’ quasi un termine onomatopeico che suona come: “forte”, “ferro”, “serratura”, “sicuro” e che trasposto in un contesto di cronaca dovrebbe darci la garanzia di estrema sicurezza e di massimo controllo laddove però, evidentemente, non si riesce a garantire né l’una e né l’altra cosa se non la limitazione della libertà alle persone comuni e non escludendo in assoluto la possibilità di agire a quelle più scellerate. Oltretutto si procede a “blindare” un’area o un’intera città solo dopo essersi verificato un fatto di estrema gravità che ha prodotto vittime civili. E’ un po’ come voler mettere i soldi in una cassaforte dopo essere stati rapinati.

Prima o poi il livello di attenzione cala inevitabilmente e ciò che si è fatto oggi, con estremo sacrificio, spendendo milioni di Euro in procedure di sicurezza, intelligence, armi e dispositivi vari, diventa praticamente inutile col passare del tempo. Cambiano le strategie dei terroristi, cambiano gli obiettivi, cala l’attenzione da parte delle forze dell’ordine e tutto torna ad assumere una condizione di “normalità”, fino al nuovo fatto di sangue.

Ma a parte questo, il termine BLINDATO piace, va parecchio. Se ci fosse una “borsa delle parole” oggi avrebbe una quotazione altissima.

A fianco o nelle vicinanze di blindato troviamo TERRORISMO, altro termine che evoca nelle menti di ognuno immagini cruente. Vorrei poter abusare del termine che indica l’esatto contrario ma di fatto, il SERENISMO o il FELICISMO o il CALMISMO ma non sono termini in uso; peccato, forse questo è sintomatico ed indica la vera natura dell’uomo.

Poi abbiamo ISIS che è l’acronimo di Islamic State of Iraq and Syria. Che dire in merito… anche nulla. Si è detto e ridetto di tutto e di più e francamente, io che sono un semplice cittadino che subisce come voi il peso delle parole e ancor di più della sostanza prodotta da questo clima di NON PACE, non voglio aggiungere nulla in merito a qualcosa che si autoproclama uno Stato e che di fatto esiste solo per uccidere le persone e annichilire il concetto stesso di cultura e di evoluzione umana.

Da ISIS il passo a FOREIGN FIGHTERS è breve. Altro termine abusato, diventato quasi un titolo altisonante che di fatto vuol dire: “combattente straniero”, anche se in modo più hollywoodiano, usato al posto di qualche appellativo più scurrile, meno giornalistico ma più consono e all’uopo per indicare quell’essere che si cimenta nel terrorismo. Secondo il mio modestissimo parere è un termine anche troppo lusinghiero, soprattutto la seconda parola: FIGHETER che dovrebbe essere associata ad un personaggio come Leonida o ad un Cesare o un lottatore di Wresling o ad uno di Boxe e non a dei fanatici il cui cervello ha pensato bene di dissociarsi e andarsene dal loro corpo da parecchio tempo.

Ma veniamo all’ultimo dei termini che ho elencato in apertura di questo post; quello che francamente riterrei il più innocuo tra questi: DRONI.

Oggi la parola DRONE è abusatissima. Viene indiscriminatamente utilizzata per indicare tutto ciò che è dotato di un’intelligenza artificiale, più o meno evoluta, e che si muove senza un pilota a bordo.

Ho sentito indicare drone:

  • Auto
  • barche
  • robot
  • sottomarini

e anche

  • aerei o elicotteri dal design innovativo ma che a bordo hanno comunque un pilota.

Mi manca solo di sentire qualche idraulico indicare “drone” una lavatrice di ultima generazione e siamo a posto.

Solo per fare chiarezza, un DRONE può essere solo due cose:

  1. il maschio dell’ape
  2. un’aeromobile a controllo remoto (il cui nome deriva proprio dalle caratteristiche fisiche, comportamentali e dal rumore prodotto durante il volo dal suddetto insetto).

Comunque, pare che se non utilizzi i DRONI per fare un po’ di tutto, meno che per quello che servirebbero (viste le restrizioni per l’utilizzo di questi aeromobili in ambito civile), non sei “alla moda”.

Detto ciò, oggi i DRONI pare che siano il pericolo numero uno per le intelligence di tutto il mondo, senza pensare che gli unici droni che fino ad oggi hanno fatto seri danni sono stati solo quelli militari, oltretutto impiegati proprio con l’intento di fare danno.

Comunque, l’associazione delle parole blindato, terrorismo, ISIS, foreign fighters e droni è diventata la miscela vincente per vendere giornali e realizzare talk show improntati esclusivamente su questi argomenti.

Considerando che un terrorista dell’ISIS ambisce per dottrina e lavaggio di cervello, quando non ci ripensa all’ultimo istante, a immolarsi per un distorto “credo religioso”, mi pare molto difficile che possa utilizzare un drone per compiere un attentato.

Comunque, anche se il “suo credo religioso”, edulcorato da fifa, gli suggerisse di mantenere la propria incolumità, non credo che l’interdizione di uno spazio aereo ai droni o agli ultraleggeri possa evitare l’utilizzo di questi aeromobili in ambito terroristico. Francamente non me lo vedo proprio il tizio dell’ISIS che si reca da ENAC per mettersi in regola con tanto di attestati, manuali di volo e documentazioni varie con l’obiettivo di compiere un attentato col proprio APR. Oltretutto in area critica soggetta ad assembramento di persone, su via, non si può proprio. O li usa, a prescindere, o continua ad utilizzare il suoi “bei” Kalashnikov, cinture esplosive e aggeggi vari di morte, acquistati presso i venditori di armi, degli stessi paesi dove poi i terroristi li impiegano; credo oltretutto che vedano questo processo come una sorta di nemesi perfetta.

Parlare delle possibili “strategie del terrore” in termini mediatici ha un maggiore effetto sull’opinione pubblica se vi si associa la parola DRONE.

Un oggetto che vola, pilotato in remoto da chissà chi e da chissà dove, magari carico di esplosivo o di un pericoloso virus letale. “Fa audience”, crea attenzione, si possono chiamare in causa esperti e sedicenti tali in varie trasmissioni televisive per parlare dell’argomento in modo quasi morboso. Le ipotesi si sprecano e gli ascolti salgono e l’opinione che si forma tra la gente in merito ai DRONI è sempre più DRONI = TERRORISMO.

Poi arrivano le contraddizioni.

Qualche giorno fa ho postato sulla mia pagina Facebook DRONE alcuni articoli che riportavano le parole del ministro Angelino Alfano il quale comunicava perentoriamente l’interdizione dello spazio aereo ai DRONI e agli ultraleggeri sulla capitale durante il Giubileo. Il giorno dopo si leggeva sui quotidiani online che le forze di polizia avrebbero utilizzato i DRONI per prevenire attentati. Il giorno dopo ancora il prefetto Gabrielli dichiarava che i droni “sospetti” sarebbero stati abbattuti; “credo che si riferisse a quelli con occhiali da sole e baffi finti”.

In fondo a questo post, se volete, potrete deliziarvi leggendo gli articoli di cui vi ho appena parlato.

Forse mi sono perso qualcosa… ma il volo degli APR sulla capitale o su qualsiasi altra città, prima dell’era ISIS, era possibile? …Mah!

Diciamo pure che se uno prende e vola con un APR in Piazza Navona, per dirne una, o a San Pietro, per dirne un’altra, viola la legge, a meno che non abbia ottenuto da ENAC un “permesso di volo in area critica in scenario misto” e che lo abbia condiviso con le autorità di PS del luogo che hanno l’ultima parola in merito; questo perchè se le autorità di PS, per esempio, avessero autorizzato per quel giorno, a quell’ora “un corteo con la Camusso“, che per l’appunto transita proprio nella zona di volo dell’APR, questo creerebbe non pochi problemi…

Ma tutto questo non fa figo e quindi i media non ne parlano. No, non della Camusso ma delle questioni burocratiche legate all’uso di un APR in città – e non mi riferisco a quelle tre fette di prosciutto con le ali definite DRONI sotto i 300gr. –

Alla fine di tutto questo delirio, chi già aveva difficoltà a lavorare con gli APR, pur con tutte le sue autorizzazioni, assicurazioni, certificazioni varie, oggi si trova ad essere paragonato alla stregua di un Hezbollah fondamentalista guerrafondaio.

vignetta terrorista

Vorrei ricordare che nel mondo il business delle armi supera di gran lunga quello dei droni civili e che un drone civile può essere impiegato in moltissimi scenari per innumerevoli scopi di pace mentre un’arma può solo uccidere, anche se sono impiegate in quelle che definiamo missioni di pace o missioni umanitarie ma che di fatto, spesso, si trasformano in missioni “portatrici di morte”.

Quindi, che futuro potremmo sperare per i droni?

A mio avviso si è spostata la linea di arrivo e di ripartenza o quella che avrebbe dovuto sancire l’apertura di un vero e proprio mercato e del relativo business per il settore dei droni civili. Questo almeno in Italia.

Per quanto ci possiamo impegnare, investire e sperare, vedo che gli APR restano per il momento degli apparecchi in uso ad una nicchia di utenti, troppo pochi per essere definiti un “mercato di riferimento”, troppo pochi per essere ascoltati, troppo pochi per poter fare la differenza in un settore che ha un incredibile potenziale inespresso, sottomesso da regole che limitano chi lavora con coscienza e serietà e risultano poco efficaci per frenare il fenomeno dell’abusivismo.

Si dice che il settore sia ancora acerbo, che dovrà svilupparsi e che i risultati si vedranno nel tempo. A me pare che il settore abbia subito un evidente arresto. Sento parlare più o meno delle stesse cose da circa tre anni e non mi pare di vedere tutti questi droni in cielo o che il mercato dei droni sia effettivamente “decollato”.

Si sente parlare di un boom di vendite di droni e di un incremento di APR che volano in regola.

Nel primo caso il boom si riferisce a quelli venduti spesso dalla grande distribuzione e che oltretutto non dovrebbero essere considerati come dei droni ma degli aeromodelli impiegabili per scopi ludici; anche se qualcuno li usa in modo “promiscuo”, (non previsto dalla legge e quindi per impieghi non proprio regolari).

Nel secondo si parla di un normale incremento dovuto all’ammodernamento e allo sviluppo delle flotte in carico alle aziende produttrici degli stessi APR e di quelle che ne acquistano più di uno per garantire un livello di continuità di servizio nell’ambito della propria professione.

Se a questo ci aggiungiamo il TERRORISMO MEDIATICO unito ad una certa faciloneria nel modo di comunicare della nostra classe politica, penso che la ripartenza del settore sarà roba destinata ad un’élite di “soliti noti”, quelle aziende che potranno permettersi il lusso di gestire appalti pubblici, difesa, sicurezza, intelligence e che sapranno imporre APR ridondatissimi, censitissimi, scatolaneramuniti, transponderati, con sistemi anticollisione, paracadute, airbag, triccheballacche e soprattutto il teletrasporto, almeno se qualcosa deve accadere è meglio che accada lontano da casa nostra; l’importante è parlare, parlare, parlare e i droni civili, quelli che avrebbero potuto e dovuto creare migliaia di posti di lavoro, avranno sempre ampio risalto nelle cronache dei giornali, per il diletto di qualche giornalista o politico che si diverte a “fare la guerra” con le parole, preferendo parlare o straparlare di droni ad uso civile invece di affrontare seriamente il problema delle armi vere ad uso incivile.

 

Articoli di approfondimento:

 

 

Dronitaly chiama a raccolta i Piloti di APR e gli appassionati di droni

Temerari delle macchine volanti, riunitevi! Dove? Al Dronitaly Expo & Conference – 25 e 26 settembre 2015 – Centro Congressi Ata Hotel Fiera Milano.

Era un pezzetto che non scrivevo qualcosa sui “droni”. No, non mi ero allontanato dal settore, tutt’altro, ero solo settato in modalità: “vediamo che succede”.

Di cose ne sono accadute negli ultimi mesi; ho osservato, ascoltato e cercato di capire ma ho sempre la sensazione che ancora “manchi qualcosa”.

Siamo alla versione 2 del Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto. In merito ho letto di tutto in rete. C’è chi ne parla bene, chi male, chi ci ha costruito teorie complottistiche, chi lo ritiene il Santo Graal dei dronisti e chi se ne sbatte completamente.

Voglio essere franco con voi. Mi guardo intorno, vedo tanta gente che si impegna ogni giorno per cercare di dare un senso al proprio lavoro. Persone capaci, tecnici, costruttori, piloti; donne e uomini che si sono posti nella condizione di voler capire e fare le cose come devono essere fatte. Persone che si adoperano per assimilare un regolamento che di fatto è “Il” Regolamento e dal quale non si può prescindere ma… faticano, tanto.

Vedo un grosso divario tra chi vorrebbe operare seguendo scrupolosamente le suddette regole, ma si trova inesorabilmente invischiato nella burocrazia e in un’operatività d’impiego dell’APR piuttosto limitata dalla normativa vigente, e chi ha preso il Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto come un’indicazione facoltativa o, in molti casi, come “materia oscura” di cui è meglio che se ne occupi solo il CERN.

Poi ci sono le grandi realtà, quelle che lavorano, che sono strutturate, che hanno persone, mezzi, tecnici e diciamolo, anche soldi per fare investimenti in formazione, ricerca e sviluppo di tecnologie. Si avvalgono di consulenti legali e aeronautici in grado di fornire le indicazioni utili al fine di operare in piena regola riducendo i tempi per assolvere a tutti gli adempimenti ed essere operativi.

Le Scuole di formazione e le Federazioni di categoria. Hanno fatto tanto, si impegnano, ma, a mio modesto parere questo non basta. Ritengo che manchi una concertazione, una strategia di gruppo che permetta di creare modelli di lavoro; un syllabus condiviso che consenta agli allievi di capire esattamente su cosa prepararsi e alle scuole cosa devono insegnare.  Creare un “prezziario” per i corsi più o meno allineato e onnicomprensivo. Sento ancora parlare di scuole che fanno corsi a 400 Euro ed altri a 4.000… per poi ottenere più o meno la medesima cosa. Occorre creare una rete in grado di cooperare contro l’abusivismo; sono solo alcuni punti che permetterebbero di dare più forza al nostro “sistema operativo”.

A tal proposito spezzo una lancia in favore di Dronitaly che lo scorso marzo ha organizzato a Milano il FORUM PERMANENTE DELLE ASSOCIAZIONI (FPA), un tavolo di lavoro tra le associazioni di settore (Assorpas, Fiapr, Uasit e Aidroni) ed ENAC con l’obiettivo di lavorare attorno a proposte concrete per sviluppare la normativa in modo da conciliare sicurezza, legalità ed esigenze degli operatori.

Dronitaly 2015

Sempre Dronitaly in collaborazione con Doxa Marketing Advice, ha condotto un’indagine a livello nazionale sulle aziende che operano nel settore droni. Un occhio puntato sul mercato nazionale, a più livelli: dai costruttori agli operatori, analizzando tutta la filiera del settore. Il 25 settembre nel corso del convegno di apertura del Dronitaly, sarà presentato il risultato di questa indagine, dal titolo: IL SETTORE DEI DRONI IN ITALIA. COME AIUTARE LA CRESCITA DELLE START UP INNOVATIVE – PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DELLA PRIMA INDAGINE DELL’OSSERVATORIO DRONITALY-DOXA MARKETING ADVICE. Sarà un’importante occasione per tastare il polso a questo mercato e capirne l’effettivo “stato di salute”.

Siamo ancora all’inizio (e voglio capire quando finirà questa fase), ma proprio per questo possiamo, insieme, creare un modello di sviluppo per il settore stesso. Troppe voci fuori dal coro stonano ed inoltre ricordatevi del vecchio, ma sempre valido, detto latino: Divide et impera. Più teniamo le distanze tra noi, più ci dividiamo in mille egide e maggiore sarà il tempo che occorrerà per avvertire un cambiamento radicale nel mercato dei droni in Italia. Oppure, mentre discutiamo, altri ci passeranno avanti, senza nemmeno ringraziarci.

Eventi come Dronitaly sono vitali per questo settore ma solo se ogni momento trascorso nella due giorni milanese dedicata ai SAPR decidiamo di trasformarlo in un’esperienza e in un’opportunità di dibattito e di confronto. Non siate solo visitatori passivi ma attori di un mercato in continua evoluzione e tutto da definire.

Invito tutti gli interessati al settore droni, dall’appassionato che vorrebbe avvicinarsi a questo mondo al professionista “navigato”, a partecipare a questa manifestazione. Lo esorto a farlo con spirito critico e partecipativo ma soprattutto con molta curiosità.

Potrete assistere a numerosi convegni, potrete confrontarvi con le aziende di settore che espongono nei vari stand, con tecnici, assicuratori, esperti a più titolo e livello.

Non dobbiamo aver paura di confrontarci col mercato internazionale, forti anche dell’esperienza acquisita con la normativa ENAC, una delle poche a livello mondiale così strutturate.

Siamo nell’era dell’Open Source e del Crowdfunding, le idee sono nell’aria e ognuno può contribuire divenendo un catalizzatore di migliorie. Abbiamo tutti la possibilità di partecipare attivamente ad una nuova rivoluzione industriale che riguarda non solo il settore droni ma tutto un mercato che può sfruttare le opportunità offerte dall’uso degli APR in moltissimi ambiti.

Invito pertanto le grandi aziende ad aprirsi, a organizzare workshop, a cooperare con le Università italiane, con i Fablab, con le scuole superiori e con la piccola e media impresa.

Invito le federazioni a sedersi attorno ad un tavolo con più frequenza. Gli “scazzi” ci saranno sempre ma possono essere superati e possono portare qualcosa di buono solo affrontandoli con passione, con un minimo di umiltà, portando le proprie esperienze, competenze e proposte costruttive.

Invito le piccole realtà a fare rete. E’ inutile che mille aziende si comprino mille APR (magari anche uguali) e poi non voli nessuno o pochi. Fare rete vuol dire poter avere più capacità d’investimento, più possibilità di essere ascoltati, più competitività grazie anche alla possibilità di poter offrire una rosa di servizi più ampia e capillare sul territorio.

Sono concetti banali, mere indicazioni su cui lavorare per un serio e rapido sviluppo di questo settore che potrebbero dare importanti risultati in un immediato futuro.

Faccio un altro invito, a tutti gli operatori del settore…

Credo sia fondamentale fare cultura verso l’utenza finale, quella che rappresenta una grande fetta dei potenziali clienti utilizzatori dei servizi erogati attraverso i droni. Dobbiamo fare in modo che sia correttamente informata, che conosca “un minimo” di regole, che possa rivolgersi a personale esperto, competente e autorizzato, che sappia che cos’è un drone e in quali ambiti può essere impiegato. Differenze sostanziali tra l’uso di un aeromodello e di un APR. In altre parole dobbiamo creare la vera domanda qualificata in un mercato che rischia di avere un eccesso di offerta non intercettata dall’utenza finale.

Quindi… Piloti di APR, sedicenti tali, appassionati, curiosi, vi aspetto al Dronitaly; ci sarò anche io in duplice veste: quella di espositore e di blogger. Passate a trovarmi o fermatemi se mi trovate in giro tra stand e sale convegni. Sarò lieto di conoscervi e magari di poter imparare qualcosa dalle vostre esperienze.

Esponiamo al Dronitaly 2015
Esponiamo al DRONITALY – Stand A4

 

Drone Pilots – la t-shirt che strizza l’occhio ad una futura Federazione Unita di Piloti di Droni

Ricerca, sorveglianza e applicazioni civili. Sono le tre macro aree operative attorno alle quali si fonda la “United Federation of Drone Pilots” riassunta nell’acronimo UFPD.

Futuro prossimo venturo.

Sono passati diversi anni dall’introduzione dei primi regolamenti locali nati per disciplinare l’uso dei droni civili. Oggi si affronta la costituzione della Federazione Unita di Piloti di Droni che sotto un’unica egida si propone di rappresentare e riunire piloti, regole e intenti.

Tutti gli stati membri sono oramai concordi che l’impiego degli UAV (Unmanned Aerial Vehicle) sia fondamentale per l’intera umanità e ancor di più per le numerose ricadute che ne potranno derivare negli anni a venire.

I sistemi a controllo remoto sono oramai una realtà. I robot terrestri e quelli acquatici hanno già avuto ampio riconoscimento attraverso i rispettivi organi di gestione e di controllo e da anni sono largamente impiegati in vari ambiti.

Non è stato così immediato anche per gli UAV a causa delle regole dell’aria, più restrittive e oggettivamente più vincolate a questioni complesse legate alla sicurezza, sia nell’ambito della safety che in quello della security. Sono state motivo di accese discussioni tra gli operatori e i legislatori, tali per cui, almeno fino ad oggi, non era stato possibile introdurre un regolamento globale e ancor meno definire una formazione per i piloti civili di UAV in seno ad un syllabus condiviso e adottato da tutti.

I sistemi di sicurezza e i protocolli operativi messi a punto nel corso dell’ultimo decennio hanno permesso di impiegare più diffusamente gli UAV decretandoli a tutti gli effetti come mezzi indispensabili, sempre più affidabili, grazie anche all’introduzione di alcuni dispositivi che prevedono interventi di self repair durante la fase di volo.

Le statistiche di incidenti sono drasticamente calate e l’opinione pubblica in merito all’uso degli UAV ha assunto un atteggiamento positivo; questo anche grazie all’introduzione degli airbag intelligenti e del Sistema Elettronico di Gestione della Terminazione di Volo (EMSTF Electronic Management System for the Termination of Flight), in grado di guidare automaticamente gli UAV, in caso di avaria, in aree isolate facendoli atterrare o precipitare in modo controllato, limitando i danni alle cose, alle persone, agli stessi UAV e alla merce e/o apparecchiature trasportate.

L’elettronica ridondata, il sistema di controllo e trasmissione dati del UAV, ad uso esclusivo di questi aeromobili, l’alimentazione basata su batterie a polimeri di alluminio ricaricabili attraverso i pannelli fotovoltaici installati  e il recupero dell’energia, hanno permesso di sviluppare flotte di UAV commerciali dalle altissime prestazioni ed estremamente sicure.

Nasce oggi la United Federation of Drone Pilots, un’unica federazione mondiale, capillare, presente in ogni stato membro che oramai ha coinvolto la quasi totalità delle Nazioni del nostro pianeta.

Uomini e donne che condividono progetti, intenti e tecnologie per portare avanti lo sviluppo e l’impiego degli UAV in moltissimi ambiti.

In seno all’UFPD il settore della sorveglianza è quello tra i più articolati e impiega la maggior parte del personale. In questo ambito l’UFPD ha sviluppato strumenti e metodologie dedicate all’osservazione del territorio per la prevenzione dei dissesti idrogeologici, per il monitoraggio dell’ambiente, dell’inquinamento, per la prevenzione degli ecoreati ma anche per la repressione di atti criminosi, per l’ordine pubblico, la protezione civile, la lotta al terrorismo e per l’intelligence.

UFPD Surveillance opera a stretto contatto con gli enti di ricerca, le università ma anche con le forze di polizia e militari coadiuvando interventi mirati, offrendo un supporto tecnico, logistico, mezzi e persone.

In questo ambito il personale UFPD è equipaggiato in modo adeguato e la t-shirt camouflage col logo United Federation of Drone Pilots fa parte della dotazione personale.

United Federation of Drone Pilots


No, non mi faccio di sostanze proibite, a meno che il Kefir non rientri tra queste a mia insaputa.

Comunque, come si evince dal mio racconto, la passione per i DRONI ma anche per la fantascienza, emergono dalla mia storia. L’immaginario creato dalla mente di Gene Roddenberry col suo meraviglioso Star Trek mi ha portato a sviluppare una futuribile Federazione Unita di Piloti di Droni, in linea con quella in cui opera la Flotta Astrale che Star Trek ci ha regalato – attraverso i film e le serie TV – in quasi 50 anni di intrattenimento, descrivendoci in ogni dettaglio un futuro di pace, d’intesa, di sviluppo culturale e tecnologico, di condivisione tra popoli di ogni razza e provenienza. Anche se spesso sono “botte e schianti” tra un quadrante della galassia e un altro.

La t-shirt United Federation of Drone Pilots è realizzata in cotone pettinato stampato con effetto Camouflage Grey, prodotta dalla JRC. Il logo UFDP è stampato in serigrafia, colore bianco.

UFDP logo

Per tutte le info su questo prodotto potete cliccare qui.

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In questo blog troverete la categoria DRONI E DRONISTI all’interno della quale sono pubblicati diversi articoli dedicati all’argomento.

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Droni – La t-shirt Alien Drone

Teschi, teschi dappertutto. Sulle borse, magliette, cover per telefoni e tablet, teschi ovunque.

Anche nel settore dei droni.

Il classico teschio pirata è comparso tra i SAPR, anche se caratterizzato dai quattro bracci del quadricottero anziché avere le due tibie incrociate, più fedeli al classico disegno del teschio pirata che tutti abbiamo in mente.

Allora?

Allora vediamo se si può fare qualcosa di diverso, pur sempre intrigante, enigmatico, misterioso, affascinante… o forse anche di più, dato che non dovrebbe essere il solito teschio visto e rivisto che oramai è inflazionato e che ha perso tutto il suo fascino.

Quindi che si fa?

Mah, intanto cominciamo a disegnare. Riparto dal mio drone quadricottero, quello che avevo già realizzato tempo fa per altre grafiche. Inspessisco alcuni elementi, aggiungo qualche particolare e al centro, al posto del solito teschio, ci inserisco il volto di un alieno che nasce dalle geometrie con cui ho realizzato il resto del disegno. Elementi paralleli, cerchi concentrici, incroci, sovrapposizioni, ed ecco che balza fuori il volto dell’alieno.

alien drone pittogramma

Testa ovoidale, mento allungato e sfuggente, grandi occhi, è lui, proprio quello che ho visto quella nott…

…lasciamo perdere.

Mi piace. Ora ho il mio alieno. Manca ancora qualcosa.

Beh… intanto diamogli un nome. Qualcosa di semplice, diretto, chiaro, inconfondibile: “ALIEN DRONE”.

Boia dé che fantasia.

E lo so ma è un nome che tutti possono ricordare.

Va beh ma facciamo di più…

Uff… sei sempre così pedante? Allora… le eliche ci sono, la testa dell’alieno pure, la dicitura Alien Drone l’abbiamo messa, cosa manca? Ah! Sì, intanto la “I” di ALIEN la caratterizziamo un po’. Ci metto al suo posto un’elica.

Ottimo. Poi?

Parlo con il mio amico Daniele, quello che stampa materialmente le mie grafiche sulle magliette. Ha un laboratorio artigiano a Lucca dove realizza prodotti promozionali, stampe, gadget, e tanto altro. BusinessOpen è il nome della sua attività. Parlo con lui, gli chiedo se ha qualcosa da consigliarmi per rendere ancor più intrigante la mia grafica.

Mi guarda, sorride e poi esclama: “Questo!” indicandomi un rotolo di materiale che a prima vista mi pareva un vinile adesivo comunissimo. Poi mi spiega che è una pellicola termosaldabile sensibile alla luce. Si carica di luce e la rilascia col buio; insomma è luminescente.

Figo! E’ quello che ci vuole per caratterizzare il mio alieno.

Stampiamo tutta la grafica in serigrafia e gli occhi dell’alieno, solo quelli, li realizziamo con questo materiale, almeno al buio si vedono gli occhioni illuminati, proprio come quelli dell’alieno che vidi quella nott…

Azz… ci sono ricascato.

Ma su quale maglietta realizziamo il tutto?

Sempre su consiglio di Daniele ci orientiamo verso una t-shirt JRC nera con effetto fiammato, insomma, con quello che i modaioli definiscono slubby. E’ un tipo di maglietta molto attuale, con vestibilità fashion, collo ampio, colletto basso, ottimo cotone, ecc, ecc.

Ecco il risultato alla luce.

Alien Drone - t-shirted ecco il risultato al buio:

Alien Drone - t-shirt al buio

Fatto! Ecco una nuova creazione, direttamente dalla fucina del creativo, che poi sono io, sotto “l’intrigante” nome di ACHROM. Come ogni eroe mascherato anche io ho il mio alias… Poi non guardare che faccio il grafico ma, sai com’è, già faccio un mestiere che viene identificato col nome di un qualcosa che a poco o nulla a che fare col mestiere stesso, fammi almeno un po’ giocare…

Dai che hai capito… l’orafo fa il gioiello, il mestiere non si chiama “gioiello”, il muratore non si chiama “mattone” o “calce”; il medico o dottore non si chiama “brufolo” o “appendicite”; insomma, io faccio il grafico e nella mia oramai quasi ventennale carriera avrò probabilmente disegnato uno o due grafici al massimo ma sono comunque un grafico.

E’ dura la vita caro mio lettore o lettrice.

Via, approfitto per ricordarti, dopo questo ultimo delirante passaggio, che la mia passione per i droni mi ha portato a realizzare una pagina Facebook nella quale posto quotidianamente la rassegna stampa che raccolgo dalla rete, ovviamente per quello che concerne l’argomento SAPR. Ti invito ad andare a visitare DRONE e a cliccare Mi Piace per restare aggiornato.

Su questo blog trovi la categoria DRONI E DRONISTI all’interno della quale ho postato diversi articoli sull’argomento.

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PS: se vuoi comprare questa t-shirt, vai sul mio sito web nell’area Drone For Fun dove troverai questa ed altre grafiche.