In questi giorni il dibattito politico si è concentrato sul tema referendum, pur senza perdere di vista il Covid-19 e tutto “il teatrino” messo in piedi per le scuole.
Tra banchi con o senza rotelle, arrivati o da arrivare; mascherine fornite, da fornire, non arrivate, meglio che ognuno se le porti da casa; gel disinfettante, come se piovesse; temperatura corporea e relativo dibattito se è preferibile un bel 37.5 o un 37 secco per definire la linea di demarcazione tra un bimbo sano o un possibile untore su scala globale, in tutto questo bailamme, con un crescendo esponenziale che finalmente vedrà una soluzione di continuità dopo il 21 settembre, il tema prevalente della politica è incentrato sul Referendum e su quanto sia importante tagliare il numero dei parlamentari.
Ora, come sempre sono un pignolo e non amo prendere i dati come vengono diffusi, o calati dal’alto; non mi piace. Quando posso mi piace approfondire, capire come stanno le cose e per farlo devo necessariamente informarmi.
Il mio post non vuole schierarsi né a favore del SI né a favore del NO ma a favore della chiarezza d’informazione. Mi occupo di comunicazione visiva e mi piace capire come vengono comunicate certe questioni.
Per dovere di cronaca, si sappia che sono un “Pentastellato deluso” e pertanto, per parlare di numeri, mi allaccio alla comunicazione dei Cinquestelle che continua a massacrarmi pesantemente nonostante la mia presa di distanze dal Movimento. In parole povere mi arrivano direttamente o indirettamente comunicazioni dai M5S all’insegna del SI come se non ci fosse un domani.
Questo qui sotto è uno dei banner che il M5S ha rilasciato in rete e che riassume le differenze abissali tra le varie camere, a loro dire; in particolare tra il numero dei membri dei parlamenti delle nazioni, qui prese ad esempio, messe a confronto con l’Italia.
Banner del Movimento Cinque Stelle sulla riduzione dei parlamentari- referendum del 20 – 21 settembre 2020
Questo è un secondo banner. Ha un po’ più di tempo rispetto al primo ma, instancabile, gira sempre in rete:
Non mi soffermo sul claim riportato sul piede di questo secondo banner: “Meno casta per tutti”. Voglio pensare che sia figlio di un lontano sentimento rimasto sul palco del Vaffa-Day.
Lasciamo stare gli intenti, le ragioni, gli obiettivi invocati a sostegno del SI dai Cinquestelle, dal PD ma anche da altri partiti che votarono favorevolmente le fasi antecedenti a questo referendum e che permetteranno, il 20 e il 21 settembre, di mettere la parola fine su questo tema. Parliamo solo di numeri.
Se prendiamo internet, questa cosa strana che pare contenga anche delle informazioni utili, e andiamo a vedere sui siti dei vari parlamenti e/o su Wikipedia come stanno veramente le cose, vedrete che i numeri sono un po’ diversi da come ci vengono presentati.
Da una prima analisi emerge subito chiara una questione, ovvero, che il M5S ha riportato per l’Italia il numero complessivo dei parlamentari facenti parte delle due camere, ovvero, quello composto da Senatori e da Deputati, per un totale di 945 membri. Per tutti gli altri Paesi citati sono stati riportati i numeri afferenti ad una sola delle due Camere; eccezion fatta per la Germania che ha una struttura parlamentare monocamerale e pertanto non potevano sbagliarsi.
Quindi, per la Francia non vengono contati i 348 membri del Senato; per il Regno Unito non vengono contati i 242 membri della Camera dei Lord e per la Spagna, non so proprio come sia saltato fuori il numero 558.
Ecco come dovrebbe essere rappresentato graficamente il rapporto dei parlamentari tra le nazioni citate dai Cinquestelle in virtù dei “nuovi conteggi”.
e non questo:
Banner del Movimento Cinque Stelle sulla riduzione dei parlamentari- referendum del 20 – 21 settembre 2020
Pertanto, qualora vincesse il SI, ci posizioneremmo all’ultimo posto della classifica con un numero dei parlamentari inferiore rispetto alla Germania, alla Francia, al Regno Unito e alla Spagna che ha 47 milioni di abitanti, contro gli oltre 60 milioni dell’Italia.
Ora, se parliamo di emolumenti sicuramente l’Italia batte tutti , compresi gli USA, ma questo problema poteva essere affrontato con quello che nel 2016 era solo un Disegno Di Legge della Lombardi dei Cinquestelle che mirava a dimezzare gli stipendi dei parlamentari e che oggi sarebbe bastato “rispolverare”, e volere fortemente, per potarlo a compimento.
All’inizio del 2020, a seguito del lockdown, il ministro Di Maio ha proposto nuovamente il taglio degli stipendi ai parlamentari ma pare che l’effetto sortito non sia stato né apprezzato dai parlamentari né apprezzabile dagli italiani, visto il silenzio assoluto che ne è seguito.
Bene, in conclusione, votate quello che vi pare ma per lo meno, adesso, potete farlo avendo un po’ di numeri in ordine.
Aggiornamento del 18 settembre:
Per chiarezza e correttezza d’informazione: per quanto concerne la Camera dei Lords che presiede al parlamento nel Regno Unito, i singoli membri di cui è costituita non percepiscono uno stipendio ma dei “gettoni di presenza” a rimborso spese.
Ci siamo! Da oggi, poiché ENAC non ha comunicato l’elenco delle scuole abilitate al rilascio di “patentini” per “piloti di droni”, chi usa uno di questi meravigliosi oggettini volanti, di fatto, è fuori regola.
E’ come dire…
Mi compro l’auto, la guido, la uso anche per lavoro ma ancora non è stata creata una sola scuola guida in grado di rilasciarmi la patente. Non solo. Chi si è comprato quell’auto e la usa per lavoro si ritrova, dopo anni di gloriosa carriera e d’uso del suddetto mezzo, a dover mettere in garage il proprio veicolo perché non è autorizzato ad utilizzarlo.
In sostanza questa è la situazione da oggi per il settore dei droni in Italia.
Non solo, secondo il Regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto, redatto da ENAC, alla Sezione IV – Disposizioni Generali per i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto, Art. 17 – Pilota, Punto 4, si legge: “Ai fini dell’idoneità psicofisica, il pilota deve essere in possesso e in corso di validità del certificato medico di seconda classe in accordo al Regolamento ENAC -Organizzazione Sanitaria e certificazioni mediche d’idoneità per il conseguimento delle licenze e degli attestati aeronautici-”.
Morale della “favola”, chi desiderasse utilizzare un drone per lavoro, oggi non potrebbe farlo. Dovrebbe mettersi comodo in poltrona, magari davanti alla televisione a guardarsi un bel film, tipo Oblivion per esempio, dove i droni, di altro tipo, sono onnipresenti, e attendere che ENAC si pronunci. Con comodo eh!? Per carità.
Sul sito ENAC, presso questo LINK, si legge “…non è stato emesso alcun riconoscimento ad operatori del settore e ad organizzazioni che forniscono supporto, incluse attività di formazione a piloti“, questo inciso fa parte di un discorso un po’ più lungo estratto da un comunicato ENAC del 14 aprile scorso e aggiornato successivamente (nella data ma non nei contenuti).
Quindi, cari amici, magari proprio voi che pensavate di aver trovato un settore nuovo e in grado di darvi un ottimo sbocco professionale, sappiate che, come aprirete quella scatola al cui interno troverete il vostro bellissimo drone, apparterrete automaticamente alla categoria “dei fuori legge”, a meno che nel frattempo non abbiate maturato nel vostro curriculum una gloriosa carriera di comandante di un Airbus A380 o di pilota delle Frecce tricolore.
Cari “dronisti” italiani, riassumo velocemente quanto dovrete fare per intraprendere regolarmente la vostra professione. Ricordatevi che per utilizzare un drone civile…
è indispensabile stipulare un’assicurazione verso terzi (che potrebbe costarvi più del drone).
dovrete possedere i certificati del costruttore in grado di attestare la conformità, in merito alle disposizioni di legge italiane, di ogni componente del drone
dovrete apporre sul drone e sulle apparecchiature ad esso collegate a terra le apposite targhette identificative.
non potrete volare nei centri abitati e in tutte quelle aree definite “congestionate” (sì lo so, proprio tu che stavi pensando di fare il filmino col drone al matrimonio di tuo fratello, scordatelo! )
dovrete mantenervi ad almeno 8Km di distanza da aeroporti e sempre a 8Km di distanza dai corridoi di decollo e atterraggio degli aerei da e verso gli aeroporti (anche se volate a un 1 mt. di altezza e comunque, se vi fate due conti, sottraendo le aree congestionate, sottraendo gli 8Km dagli aeroporti, sottraendo gli 8Km dai corridoio di atterraggio e decollo degli aerei, vi resta il tinello e la cucina, purché non abbiate un terrazzo adiacente)
non potrete stare a meno di 50 metri dalle persone (anche se sono vostra mamma, la zia e il nonno e quest’ultimo indossa l’elmetto dell’ultima guerra)
non potrete volare oltre i 70mt di altezza (e che cacchio!)
dovrete possedere “un’organizzazione tecnica ed operativa adeguata all’attività” (avevo in mente Kirk, Spock e McCoy, secondo voi andranno bene?)
dovrete essere dotati di un manuale di volo “o documento equivalente” (ho le schede tecniche della USS Enterprise e della USS Voyager di StarTrek, secondo voi, basteranno?)
dovete sottoporvi ad una “visita medica di seconda classe” (e già grasso che cola se il medico mi rilascia il certificato medico sportivo non agonistico per la palestra…)
dovrete prendere un patentino di pilota di drone che… udite, udite, non potete prenderlo perché non ci sono ancora scuole che lo rilasciano. Forte no?
Vi consiglio di leggere questo documento, sempre a firma ENAC “NOTA ESPLICATIVA AI FINI DELL’APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO“. Diciamo che servirebbe per far comprendere meglio il regolamento dei Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto. e a rendere “più pratiche” certe procedure…
Come ciliegina sulla torta, vi suggerisco anche questa lettura, sempre che ancora vogliate proseguire in questa attività di dronista che vi condurrà a breve ad essere dei veri Robin Hood. E’ un articolo tratto da Formiche.net : “Bruxelles studia regole più rigorose per i droni civili”
Le cose si dovranno assestare ma non sono per nulla semplici. Utilizzare i droni per lavoro sarà un vero lavoro a tutti gli effetti, di quelli “all’italiana” in cui tutti i rischi sono vostri/nostri e chi “casca da ritto” (è proprio il caso di dirlo) sono le compagnie di assicurazione che, di fatto, assieme ad ENAC, manterranno in costante equilibrio e piena efficienza la normativa sui droni. Il regolamento si autososterrà senza neppure avere la necessità di prevedere eventuali sanzioni per coloro che non la rispettano. Di fatto, se cade il drone e fa danno, non avendo rispettato anche solo una delle regole che ENAC ha riportato nel regolamento, nessuna compagnia assicuratrice risarcirà il danno.
La bella notizia?
ENAC ha previsto per gli APR di massa al decollo massima minore di 25 kg, utilizzati in operazioni di volo non critiche, l’autocertificazione. Per tale tipo di operazioni, la responsabilità è lasciata all’operatore che valuta la criticità e l’idoneità del sistema.
Mi spiace cari piccoli imprenditori. Il gioco è stato bello fin che è durato. O vi fate la vostra bella start’up “dronante”, con tanto di tecnici, attrezzature, staff, ecc… o vi fate “assorbire” da quelle già esistenti o provate ad addentrarvi nei settori di ricerca e sviluppo che ruotano attorno al settore e che la Comunità Europea sostiene attraverso dei finanziamenti specifici. Il che vuol dire tornare al punto di partenza: realizzare una start’up e cercare di accedere ai finanziamenti europei per poi lavorare con i droni in ambiti specialistici, ristretti e dall’alto valore aggiunto.
Altrimenti, da oggi, potrete utilizzare tranquillamente il vostro bel drone come taglia erba, frullatore, ventilatore e asciugabiancheria, purché ovviamente abbiate ottenuto l’abilitazione di astronauta, abbiate condotto un paio di missioni su qualche velivolo militare assegnato alla portaerei Cavour e, soprattutto, che abbiate prove tangibili che dimostrino che da piccoli siete stati capaci di costruire un aereoplanino di carta in grado di volare.
Durante i 10 anni di attività di Movieland Park, l’ho visitato almeno 6 volte e nonostante la crisi e i vicini concorrenti di nota fama, il parco dedicato al cinema, nato sulle rive del lago di Garda, ha saputo rinnovarsi e annoverarsi tra i parchi a tema più interessanti d’Italia.
…e non solo. Mi sono sempre piaciuti i parchi a tema. Sarà perchè riescono a trasmettere atmosfere e sensazioni uniche, sarà che, almeno in alcuni, si riesce a vivere effettivamente una sorta di magia, sarà che occupandomi di grafica e comunicazione visiva trovo in questi luoghi “pane per i miei denti”… devo dire a gran voce che Movieland Park è un parco a tema davvero ben concepito e in grado di lasciarti sensazioni positive.
Per gli amanti del genere premetto che chi scrive è stato almeno una quindicina di volte a Gardaland, una decina a Eurodisney (Parigi), una volta all’Acquario Sea Life di Val d”Europe (Parigi) una volta a Rainbow MagicLand (Valmontone nei pressi di Roma), quattro volte a Mirabilandia, una volta a Filmpark Babelsberg nei pressi di Berlino, una volta al Acquario Sea Life sul Garda, una volta alla Doctor Who Experience a Cardiff Bay (Regno Unito) e una volta al Madame Tussauds di Londra. Non mi considero un’autorità del settore ma credo di poter esprimere un giudizio quantomeno competente e referenziato in materia di parchi a tema.
Tornando a Movieland posso dire con certezza che in dieci anni di attività ho assistito a notevoli cambiamenti, tra cui il nome che è cambiato divenendo oggi Movieland Park. Alcune modifiche sono dovute a preventive pianificazioni di sviluppo ed espansione con il conseguente incremento del numero delle attrazioni. Altre sono motivate dai naturali mutamenti delle mode, dalla crisi e dai relativi costi di gestione che spingono a rivedere scelte già fatte o a farne di nuove per mantenere un’offerta all’altezza del mercato e in linea con i propri standard qualitativi. Senza scendere in dettagli di natura economica, che oltretutto non mi competono, mi soffermo ad esternare alcune considerazioni di tipo più pratico, estetico ed emozionale.
Partiamo da quelle pratiche.
Il parco non è grande ma ritengo che le dimensioni, in questo caso, non contino più di tanto. Movieland Park non ha molte possibilità di espansione rispetto alla sua attuale area. A destra confina con il complesso Acquaparkdi Caneva World, di cui fa parte, a sinistra con una strada e alcune villette private. Sul davanti c’è la strada principale: la gardesana, e, alle sue spalle, restano disponibili poche decine di metri quadri di terreno prima di raggiungere altre aree private e il lago di Garda. Nonostante questo, Movieland Park è riuscito a condensare in uno spazio contenuto decine di attrazioni e teatri in un modo unico e coinvolgente. A parer mio, per come è stato concepito, la penuria di territorio è un vantaggio. Non si tratta di vedere il solito bicchiere, in questo caso “mezzo pieno”, si tratta di essere obiettivi. La sua dimensione contenuta è uno dei suoi punti di forza. Il parco non è dispersivo, è facilmente percorribile e non è stancante anche dopo un’intera giornata trascorsa al suo interno. Le attrazioni sono ben disposte lungo la “main street” che percorre longitudinalmente il parco separando in due linee parallele le varie edificazioni che celano o incorniciano le numerose attrazioni disposte tra il lato sinistro e destro della strada. Questo fino ad arrivare nei pressi dell’attrazione più grande del parco, il set dove si svolge il RAMBO Show. Da qui si può deviare a sinistra continuando a percorrere la strada principale che compie una “S” conducendo verso un nuovo percorso in linea retta che che si sviluppa in leggera discesa verso il lago offrendo altre numerose attrazioni.
Rambo Show
Ciò che è interessante analizzare sono le scelte estetiche e architettoniche che caratterizzano il parco. Poichè tutto ruota attorno al mondo del cinema, Movieland Park si propone attraverso una veste che riprende un po’ i grandi parchi americani che sfruttano questo tema, soprattutto MGM Studios e Universal Studios. Entrando nella main street, attraversando l’arco posto all’ingresso, si ha subito la sensazione di essere immersi in un grande set cinematografico. Restando fermi sul posto l’occhio può perdersi nei vari dettagli offerti dalle numerose scenografie. Gli studios, dove si svolgono gli spettacoli e dove risiedono le numerose attrazioni, sono caratterizzati dal tema che al loro interno viene proposto, attraverso scenografie molto curate e coinvolgenti.
Horror House
Ad esempio, la Horror House, è una delle attrazioni che è riuscita a mutare nel corso di questi 10 anni sapendosi rinnovare e offrendo, anche ai clienti più avvezzi come me, uno scenario nuovo e sempre emozionante. Per chi desidera provare sensazioni forti, ma senza alcun pericolo, la Horror House è un’attrazione / spettacolo che coinvolge il visitatore proiettandolo all’interno di un’ esperienza tesa a rendere omaggio ai film horror più famosi; tutto coadiuvato da sapienti giochi di luci, uso di scenografie ben studiate e, soprattutto, grazie alla presenza di veri attori che emergono dal buio interpretando vari ruoli tra i protagonisti più famosi del genere. Attori che comunque restano a debita distanza dalle persone che si trovano a percorrere un lungo e tortuoso sentiero segnalato da lucette rosse che indicano il cammino da seguire.
Come ho già scritto all’inizio di questo post, ho avuto il piacere di frequentare altri parchi di divertimento e di provare attrazioni incentrate sul tema horror. Nessuna tiene testa a questa, ve lo assicuro.
Ciò che a me piace più di ogni altra cosa di Movieland è il “lato umano”. In gran parte delle attrazioni, e anche in giro per il parco, ci sono attori che interpretano personaggi del mondo del cinema. Persone preparate, appassionate, che trasmettono calore coinvolgendo il pubblico in modo educato, mai aggressivo e mostrandosi sempre disponibili anche alle richieste dirette dei visitatori.
E’ una cosa a cui tengo molto e che distingue Movieland dagli altri parchi a tema che ho visitato. A prescindere dagli investimenti in tecnologie, strutture, attrazioni, ecc., sicuramente importanti e necessarie, ciò che fa la differenza è il rapporto umano.Questo è sicuramente un altro punto di forza di Movieland. Mi auguro di cuore che le scelte future della direzione del parco, magari tese a riorganizzare e rivedere qualcosa in virtù della crisi, non mettano al primo posto i tagli al personale. Delegare il divertimento ad una mera “giostra” non è la soluzione più indicata. A Movieland regna un’atmosfera di coinvolgimento totale del pubblico. Sia che questo voglia farsi i fatti suoi, assistendo semplicemente ad un evento, attrazione o spettacolo, oltretutto tutti di alto livello, sia che si desideri un coinvolgimento più diretto e personale, come un flash mob, o venire “rapiti” da un generale russo all’interno del set del Rambo Show per poi farsi liberare da John Rambo “in persona”.
Durante la mia ultima visita al parco, lo scorso 4 agosto, ho avuto modo di soffermarmi a parlare con un po’ di attori e personale del Movieland. Sono rimasto sorpreso per la spontaneità, i sorrisi, la disponibilità e la gentilezza che ognuno di loro mi ha dimostrato. Anche chi aveva fretta perché la sua presenza era richiesta altrove per assolvere ai propri compiti, ha avuto il garbo di salutare, sempre, e se fermato di rispondere alle richieste.
Gli attori, ballerini, stunt e il personale di servizio del parco sono elementi essenziali e vitali del parco stesso. La cosiddetta “Magia”, tanto decantata altrove in parchi più blasonati di Movieland, si innesca solo attraverso alcune regole fondamentali.
Atmosfere: la capacità di gestire in modo opportuno le luci, i colori, le scenografie e le musiche in linea con il contesto della storia e dell’ambiente riprodotto
Diversificazione: la capacità di non essere mai uguali mettendo al centro dell’attrazione / spettacolo, persone e non solo tecnologie. Realizzare un parco di divertimenti non è una cosa banale ma è sbagliato pensare di avere successo facendo un “copia e incolla” di realtà concorrenti già consolidate. Un parco a tema non è solo montagne russe e attrazioni adrenaliniche. Si può riuscire a creare qualcosa di originale e attrattivo usando l’ingegno e non acquistando “da catalogo” attrazioni che si vedono un po’ ovunque.
Passione: facendo le cose usando il cuore, trasmettendo trasporto e coinvolgimento al pubblico che assiste.
Intelligenza: avere la capacità di conoscere il proprio personale, ciò che è in grado di fare e tirare fuori il meglio da ognuno. Aggiungerei anche umiltà che insieme all’intelligenza permette di avere una visione obiettiva, in grado di valorizzare le proprie risorse senza ostentare.
Questo è Movieland. Un piccolo grande parco che offre emozioni, divertimento e gioia. Vi assicuro che al termine di una giornata trascorsa al parco uscirete appagati e sereni.
Kitt Superjett
Per coloro che non sono ancora stati a Movieland ho alcuni suggerimenti da dare. Non perdetevi la nuova attrazione Kitt Superjet, ispirata alla serie televisiva Supercar. Non mi dilungo in tediose descrizioni, guardate questo video nel quale il sottoscritto e la sua dolce consorte (i primi due in seconda fila a destra) si lasciano strapazzare da un bravissimo pilota alla guida di un potentissimo motoscafo spinto da due motori Mercruiser da 600 cavalli.
Anche questa attrazione, che comunque necessita di un potente motoscafo sviluppandosi attorno al franchise di Supercar, ha la caratteristica di offrire un’esperienza sempre diversa anche se ripetuta più volte. I piloti alla guida dei motoscafi si alternano, quindi ognuno ha uno stile di guida diverso ed essendo uomini e non macchine, ogni giro al Kitt Superjet rinnova le proprie aspettative e il coinvolgimento.
Kitt Superjet è stato introdotto quest’anno, in occasione del decimo anniversario del parco. E’ stato sicuramente uno sforzo non indifferente considerando il costo dei motoscafi, l’esborso delle royalties che sicuramente andranno a chi detiene i diritti della serie Supercar, l’investimento per allestire l’impianto che predispone alla fruizione di questa attrazione e i piloti. Oltre ai potenti motoscafi, che ospitano a bordo ben 14 persone e un pilota, è stato allestito un set in cui è presente il grosso Knight Trailer Truck, il camion che nella serie televisiva trasporta la Supercar e che in questo caso funge da portale d’accesso all’attrazione. Percorrendo il suo lungo rimorchio, accedendovi dal retro, si arriva verso la metà trovandoci davanti proprio “lei”, la Supercar che ci accoglie con le sue luci rosse in movimento perpetuo, pronta all’azione. Poi si prosegue verso la zona d’imbarco dove è possibile acquistare, attraverso un distributore automatico, dei braccialetti muniti di memoria USB. A soli 6 Euro potete acquistarne uno, lo consegnate al personale incaricato presente all’interno della zona di imbarco. All’uscita vi fermate presso una postazione di controllo, ben visibile, presso la quale il vostro braccialetto vi sarà riconsegnato col filmato della vostra “missione” che potrete rivedere a casa vostra, come quello che avete visto in questo post. Oltretutto la memoria USB è da 4Gb, quindi utile da portare con voi per tutti gli usi futuri.
Tra le altre novità da menzionare sicuramente ce ne è una in particolare legata all’aspetto cibo. La Locanda di Zorro è stata trasformata nel Rodeo Grill. Con la formula “All You Can Eat“, ovvero che puoi mangiare tutto quello che vuoi. Questo ristorante propone una serie di menù che partono da Euro 16,90 fino ad un massimo di Euro 20,90. Vi assicuro che vale la pena provare. So che per molti 16,90 Euro possono sembrare molti ma vi garantisco che per questa cifra potete servirvi senza limitazioni ad un buffet ricchissimo di verdure, riso freddo, tonno, pasta fredda, fritti, patatine, dolci e bevande (birra, acqua, Pepsi). Ripeto, mangiate quanto volete e cosa volete e soprattutto non le solite cose da fast food.
Io che sono un po’ fissato con l’alimentazione mi sono trovato benissimo. Durante la giornata al parco mia moglie ed io siamo stati al Rodeo Grill sia a pranzo che a cena potendo mangiare davvero bene, senza alzarci da tavola con la fame e soprattutto potendo nutrirci con tutte le verdure, del tonno e le bevande che volevamo, caffè compreso.
Non solo, la sera ho avuto modo di scambiare qualche parola con una paio di persone che lavoravano al Rodeo Grill. Ragazzi disponibilissimi, gentili e motivati. Colgo l’occasione per salutare e ringraziare in particolare Denis che è stato il nostro cuoco che ha preparato una meravigliosa Ranch Steak (bistecca alla brace). Tra le altre cose mi ha spiegato che le carni che sono servite al Rodeo Grill sono tutte italiane e di ottima qualità. Devo dire che provando la carne che mi ha preparato ho potuto constatare quanto mi ha detto trovando il rapporto qualità prezzo davvero eccezionale. In sostanza, se ci pensate bene, ai 16.90 Euro che già comprendono una galassia di pietanze, con soli 4 Euro in più è possibile mangiare anche dell’ottima carne. Oltretutto l’atmosfera del Rodeo Grill è davvero piacevole. Calda, accogliente, scenograficamente richiama le atmosfere delle fazende californiane o delle fattorie del vecchio west. Al tramonto, mentre si è a cena, è possibile assistere ad uno scenario naturale unico col sole che cala riflettendosi sul lago di Garda che segna la conclusione di una giornata perfetta.
Ultima nota rapidissima. In alternativa al Rodeo Grill potete provare l’esperienza incredibile del Medieval Times. E’ un’attrazione – cena – spettacolo unica nel suo genere. A poche decine di metri dall’ingresso di Movieland, sempre nell’area del Canevaworld, all’interno di un castello medievale potrete immergervi in un’atmosfera caratterizzata da duelli, battaglie, sfide e contese tra cavalieri.
Medieval Times
Mentre cenate, mangiando rigorosamente senza posate, assisterete ad uno spettacolo divertente e appassionante che vi vedrà schierati dalla parte di uno dei cavalieri che si contenderanno la mano della bella di turno. Se siete in coppia ma soprattutto con bambini o un gruppo di amici, meglio ancora, vi divertirete come matti.
Se avete visto il film Il rompiscatole (The Cable Guy) del 1996, con Jim Carrey e Matthew Broderick avrete sicuramente apprezzato la scena in cui i due protagonisti sono al centro di una contesa nel bel mezzo dell’arena di un Medieval Times americano. Oltretutto Jim Carrey in questo contesto particolare canticchia il motivo che accompagna un duello simile tra Spock e Kirk in Star Trek durante un particolare rituale vulcaniano. Non sarete portati al centro dell’arena, ve lo assicuro, ma la sensazione sarà simile se vorrete farvi trasportare dall’entusiasmo e la voglia di mettervi in gioco per un giorno.
Ritengo che Movieland sia terapeutico. Non nuoce alla salute (anzi) e può essere tenuto alla portata dei bambini.
Visitare questo museo è un’esperienza che ogni grafico dovrebbe fare almeno una volta nella sua vita, meglio due…
Per chi invece non è del settore è comunque da vedere per la sua ricchezza di contenuti e per la capacità di raccontare la storia attraverso gli oggetti. Un viaggio affascinante nel mondo dei marchi, dei prodotti di largo consumo e delle loro confezioni, dall’epoca vittoriana fino ai giorni nostri.
Capita a tutti di decidere di visitare un luogo, di leggere un libro, di ascoltare un brano musicale o di vedere un film e, una volta esaurita l’esperienza appena vissuta, di esprimere un proprio giudizio. Ciò che è capitato a me nel visitare questo museo è stato inaspettato ed estremamente piacevole, oltre le mie aspettative, portandomi ad esternare al responsabile del Museum of Brands, Packaging and Advertising di Londra, un esultante: “caspita che meraviglia!”.
Logo: The Museum of brands, packaging and advertising
Diciamo subito che non è un museo che si nota subito tra le centinaia di attrazioni, monumenti e musei che Londra può offrire ad un visitatore. E’ un museo che si visita se si sa che c’è. Svolgendo la meravigliosa professione di grafico ho cercato di includere nel mio viaggio anche luoghi che potessero essere di particolar interesse per il mio lavoro. Vi assicuro che Londra ne ha molti, tra cui anche questo.
Quindi, se siete in visita a Londra e vi trovate dalle parti di Notting Hill, a pochi passi da Portobello Road, dovete assolutamente fare un una visita al 2 Colville Mews, Lonsdale Road. Qui troverete la sede del Museum of Brands, Packaging and Advertising
Ingresso del Museum of Brands, Packaging and Advertising – Londra
Robert Opie collezionista e ideatore del museo
E’ un museo nato dalla grande passione del suo fondatore, Robert Opie, collezionista di prodotti di largo consumo e di tutto ciò che è legato ad essi. Un uomo affascinato dalla storia che si cela dietro ad prodotto commerciale in rapporto con l’epoca in cui è stato commercializzato. Una ricerca personale, cominciata all’età di quindici anni con la prima confezione di Wrapper Munchies (caramelle), che ha prodotto una collezione unica al mondo che segue le origini e le mutazioni di migliaia di prodotti attraverso i decenni fino ad arrivare ai giorni nostri. Oggi, i visitatori di questo incredibile museo, possono ammirare oltre 12.000 oggetti che raccontano usi, costumi e consumi degli inglesi a partire dagli inizi del 1800.
Ma il museo non è solo interessante per la quantità di oggetti presenti, lo è anche per la specifica collocazione di ognuno che segue una linea temporale, scandita per decenni, che si sviluppa tra le sale e le vetrine del museo. Ogni oggetto è disposto in ordine cronologico di commercializzazione a partire dall’epoca vittoriana, presentata nella prima sala del museo, fino ad arrivare ai prodotti di consumo della nostra epoca e alla descrizione dei sistemi di realizzazione degli imballaggi e delle confezioni dei prodotti.
Purtroppo non esiste un catalogo del museo. Esisteva ma per problemi di copyright non è stato più stampato. Evidentemente qualche grosso brand, scioccamente, non ha apprezzato il lavoro di Robert Opie.
Pur ruotando intorno alla storia e alle abitudini di consumo dei britannici, il museo offre una visione globale ed estremamente dettagliata sui maggiori brand commerciali che per loro caratteristica e mission operano anche nel resto del mondo, Italia compresa. Non è quindi raro, anzi, trovare marchi conosciuti a tutti e apprezzarne la loro evoluzione nel tempo, sia in termini di restilyng del logo col passare del tempo e col mutare degli stili grafici, sia in termini di packaging, potendo ammirare il prodotto da quando è stato creato o è arrivato in Inghilterra, fino ad oggi, nel caso in cui il prodotto esista ancora (come nella maggior parte dei casi). Una delle cose più interessanti del museo è proprio la sezione dedicata al packaging che mostra il cambiamento della grafica del prodotto e quello della confezione attraverso i decenni e talvolta i secoli.
Questo museo è una vera e propria esperienza immersiva nella storia, nella pubblicità, nei prodotti commerciali e direi anche e soprattutto nella cultura inglese. Parliamo di circa 200 anni di storia raccontata attraverso una chiave di lettura diversa e inusuale.
Vi assicuro che quando avrete terminato la vostra visita al Museum of Brands, Packaging and Advertising di Londra sarete estremamente soddisfatti.