La magia del Natale? Sparita anche dalla pubblicità

Una delle poche cose positive che caratterizza il “Natale del consumismo”, è lo spot buonista intriso di atmosfere magiche.

Quella magia che fin da piccoli ci viene infusa attraverso vari metodi e medium e che col passare degli anni permane, pur mutando per la raggiunta maturità e consapevolezza di ciascuno ma che non accenna a voler svanire, nel tentativo di aggrapparci a qualcosa che è in grado di accendere un sorriso e di scaldare qualche cuore.

Quella magia che deriva soprattutto dall’immaginario disneyano, dalla letteratura fiabesca dell’800 e dallo zampino della CocaCola che ha permesso di canonizzare l’immagine di Babbo Natale attribuendogli una particolare iconografia che tutti noi oggi conosciamo.

In un epoca come la nostra, contraddistinta, purtroppo, da pressapochismo, abbrutimento, nervosismo e chi più ne ha più ne metta, il Natale, almeno per molti, rappresenta ancora una valvola di sfogo, un momento “magico” a cui guardare, anche se talvolta si concretizza in un periodo sconvolto da “transumanze di parenti” che migrano da una pranzo e una cena a un ri-pranzo e una ri-cena, ecc… Comunque, crisi e problemi a parte, il Natale è il Natale, diciamocelo; ha il suo fascino, è il “momento magico dell’anno” per eccellenza e come accade tutti gli anni, ci regala spot “insulinoresistenti” che promuovono prodotti della tradizione dolciaria italiana, tipici di questo periodo.

Neve che fiocca, paesaggi incantati, bambini, musiche soavi scandite da rintocchi di campane, balugini che precedono o seguono il passaggio di prodotti dolciari (o il logo del brand) sulla volta celeste e tante, tante lucette che decorano le casine innevate.

Questo è il cliché, questo è ciò che ci si aspetta, più o meno, con qualche rivisitazione e adattamento per i vari prodotti commerciali; ma è questo ciò che “vogliamo”, almeno negli spot, vi prego…

Invece…

Natale 2014, lo spot del Panettone delle Tre Marie irrompe nelle nostre case sconvolgendo lo schema di cui sopra. Anzi, se ne appropria, lo rielabora e lo utilizza per aumentare il contrasto  tra la situazione descritta nello spot e l’atmosfera canonica del Natale.

Ma cosa accade in realtà in questa pubblicità?

Abbiamo la neve, una città, Milano, rappresentata dall’inconfondibile Duomo sullo sfondo, la musica natalizia ( white Christmas di Bing Crosby) e il panettone Tre Marie. Cosa manca?

Spot Tre Marie Natale 2014
Spot Tre Marie Natale 2014

Più che altro, cosa c’è di troppo?!

C’è che è arrivato l’ufficiale giudiziario, anche se non si vede in carne e ossa se ne percepiscono gli effetti della sua presenza.  Un Natale durante il quale vengono pignorati tutti i beni della famiglia benestante, almeno fino a quel momento, intenta a festeggiare nonostante quello che le sta accadendo attorno.

Pensiero positivo nonostante tutto? OK, ci può stare ma francamente lo trovo un po’ di cattivo gusto. Ironico, sì se lo vogliamo proprio vedere in quella direzione ma non bello e positivo.

Ma come, entri nelle case degli italiani per portare la tradizione, la festa, la gioia, il sorriso e il gusto del panettone italiano Tre Marie e lo fai all’insegna del fallimento e del pignoramento?

Vedendo lo spot, francamente, il primo pensiero che mi è balzato alla mente è stato: “Che bel Natale di merda!”, scusatemi per il francesismo. Fine dell’illusione, fine della magia, fine di una tradizione. Adesso il Natale è questo, un mucchio di ex ricchi che se ne fregano di tutto. Mi viene anche da pensare che magari hanno ben altri beni alle Isole Cayman o in qualche altro paradiso fiscale e che se ne sbattono se la loro “fabrichetta” ha chiuso mandando a casa i propri dipendenti.

“Ma sì, mangiamoci ‘sto panettone e chi si è visto si è visto, tanto poi…” Messaggio rimarcato dall’espressione del paffuto commensale che scrolla le spalle e accenna un’espressione di soddisfazione mista a menefreghismo.

Spot Tre Marie Natale 2014
Spot Tre Marie Natale 2014

“A Natale c’è un lusso che ti puoi sempre permettere…” recita il claim dello spot. Ora sì che sto più allegro.

Buon Natale!

Lo spot:

La scheda dello spot su YouMark

 

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Quel bambino mi inquieta

Ho visto… uno strano bambino saltellare allegramente in un paesino fintissimo addobbato a festa.

Ho_Visto_CoseEppure è un bambino. Dovrebbe suscitarmi tenerezza, affetto, calore, purezza e candore… invece…

… lo trovo inquietante. Mi aspetto che tiri fuori un coltello ma non eventualmente per tagliare il pandoro, per cui presta la propria immagine nello spot della Bauli, ma per pugnalare qualche abitante di quell’allegro paesello, o peggio, che esca dal televisore per… Ahhhh!

Dedicato agli amanti del brivido. Dedicato a chi vorrebbe vivere in un paesino come quello della Bauli ma poi desiste perché teme di dover pagare una tassa troppo alta per l’illuminazione e gli addobbi, poi c’è la TARES, i permessi, l’occupazione di suolo pubblico per la slitta, ecc… e la magia è andata a farsi benedire.

Buon Natale!

PS: “Scusa bambino della Bauli ma non ci posso far nulla. Non è che io ce l’ho con te, è che ti disegnano così… ”

Lo spot:

Il bambino:

bambino_bauli

Buon Natale! A fine settembre il panettone arriva sugli scaffali dei supermercati.

“Consumate”, “dobbiamo far ripartire i consumi”, “siamo consumatori”… Tutte frasi che ci giungono ogni giorno attraverso i media, per dar voce a quelle politiche, appunto consumistiche, che ci danno l’illusione che “il consumare” possa darci potere e un senso di benessere palpabile.

In tempi di crisi questa percezione si esaspera ancora di più. Se da una parte i consumi rallentano, dall’altra certe fasce sociali tendono ad indebitarsi per acquistare beni per poter annoverarsi tra chi, come loro, vive in una sorta di illusorio benessere.

In questa sfrenata cieca consumistica globalizzazione, della quale ancora non vogliamo renderci conto delle ripercussioni sulla nostra salute e su quella del pianeta (leggi: insufficienti sistemi di riciclo, incremento delle discariche e/o inceneritori, condizioni di lavoro pessime e sfruttamento delle maestranze povere nei Paesi, soprattutto ad oriente, in cui si produce prevalentemente per l’occidente), “il sistema” che promuove il consumismo è sempre lì, pronto a sfornare prodotti, a spingerci verso falsi bisogni, a nutrire il nostro senso di avidità e desiderio, attraverso ammalianti pubblicità che mettono in evidenza doti e qualità assolute degli oggetti e prodotti di largo consumo.

Tra le strategie messe in campo dalla macchina del consumismo, assistiamo inermi all’accelerazione del tempo, alla conseguente riduzione delle “pause” fra una festività e quella successiva.

Panettone - Foto Wikipedia
Panettone – Foto Wikipedia

Stamani, recandomi al supermercato per comprare qualcosa per pranzo, ho prestato attenzione alle parole di una cliente che era in coda con me alla cassa. La signora, con lo sguardo rivolto verso uno scaffale e poi subito dopo verso la cassiera, ha esclamato meravigliata: “Ma avete già i panettoni?”.

La cassiera prontamente le ha risposto: “…è da un po’. Sono comparsi verso la fine di settembre”.

Incredulo mi sono voltato a guardare nella direzione che pochi istanti prima era stata oggetto di attenzione da parte della signora. Non solo panettoni ma sugli scaffali erano impilati ordinatamente anche numerosi pandoro.

Ecco che a questo punto la riflessione nasce spontanea: “Ma perché?!”Ho ancora la sabbia tra le dita dei piedi e mi tocca vedere canditi e zucchero a velo fare la loro comparsa su prodotti da forno tipicamente natalizi???

Da qualche anno ci siamo lasciati incantare dalle atmosfere anglosassoni di Halloween grazie al continuo e meticoloso lavoro dei media, agenzie pubblicitarie, ecc.. per indurci a consumare qualcosa in più anche in occasione di una festa che non ci appartiene.  Ma non si sa mai che poi non festeggiassimo il tipico “carnevale” americano; così arrivano inesorabili i panettoni e i pandoro. Un’alternativa a quei “poco attenti consumatori” che si sono rivelati distratti dalla crisi, dalla perdita di posti di lavoro e tante altre cose che probabilmente non torneranno più, ma che, nonostante tutto ciò, devono assolutamente consumare “qualcosa”. Ecco quindi il rimedio. Accavallare le festività, accorciare i tempi tra l’una e l’altra e, soprattutto, non far mai mancare i prodotti che rappresentano i momenti che un tempo qualcuno poteva anche definire, povero ingenuo, “magici” o “indimenticabili” o più semplicemente “unici”.

Se tanto mi dà tanto, tra qualche anno assisteremo ad un globale conformismo delle festività, o globalizzazione degli eventi, finalizzata all’acquisto di prodotti di largo consumo e beni che solitamente trovano un certo interesse e diffusione in periodi tradizionalmente ben definiti.

Quindi, ispirandomi al celebre saluto: “Casomai non vi rivedessi… Buon pomeriggio, buona sera e buona notte”, quotidianamente proferito da Truman, il protagonista del film The Truman Show, mi adeguo e vi auguro: “Buon Natale, dolcetto o scherzetto? A carnevale ogni scherzo vale e Buona Pasqua” e, aggiungerei anche: “Buone ferie”.

Tutto fa brodo e in tal caso, non sia mai che non ne consumassimo abbastanza, che il brodo sia rigorosamente “già pronto”, magari gustabile tutto l’anno, anche sotto l’ombrellone a ferragosto, ghiacciato, pubblicizzato in modo da rendere quel brodo “come quello di una volta, che sa di casa, dal sapore genuino, buono come il mio” – Da non vendersi separatamente. Confezione richiudibile. Attenzione: la cannuccia non è un prodotto destinato ai bambini. L’uso eccessivo può avere effetti lassativi. Leggere attentamente le avvertenze e le modalità di conservazione...

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