Ma vincitore di che?
Capisco quando uno partecipa a una dichiarata competizione nella quale è prevista una classifica e/o un punteggio di merito per l’esito di una prestazione, per il compimento di un gesto atletico o di una performance. Lasciando perdere lo sport e pochi altri ambiti è possibile che là fuori, in ogni dove, ci siano solo “primi” e mai secondi o terzi “classificati”?
Capita spesso di sentire “Primi sui motori di ricerca”, oppure, “Il blogger numero 1”, “Numeri uno in…” o ancora, “La prima azienda…” , “Il prodotto numero 1”, ecc.
La cosa che mi fa più sorridere è la propensione ad autocelebrarsi. Tutto ruota attorno a un podio virtuale il cui titolo, ovviamente sempre iridato, viene comunque concesso. Ma poi, chi te lo ha dato quel titolo?
Già mi fa strano sentire a gennaio che certi prodotti sono stati decretati “Prodotto n.1 dell’anno” in riferimento all’anno appena iniziato. E’ come se a scuola i professori dicessero chi è promosso o chi è rimandato tra ottobre e novembre. Comunque, a parte “certi titoli” che sicuramente vengono assegnati palesemente da giurie qualificate, dico… è mai possibile che nel mondo ci siano solo tanti numeri 1? Ma il numero 2 o il numero 3 dove sono?

Per carità, se si è davvero il numero 1 in qualche campo non metto in dubbio che questo sia motivo di vanto e anche di una certa ostentazione. Dico solo che mi piacerebbe conoscere quei numeri 2 e 3. Giusto per sentire dalla loro voce cosa provano, cosa hanno fatto per cercare di arrivare “al top”, pur non riuscendoci.
DOVE SONO I NUMERI 2 E 3″?
Personalmente ho deciso che voglio essere il quinto. Si, mi piace come numero e poi essere il quinto è più rilassante, comporta meno stress.
Pensa al primo che deve stare tutto il giorno a compiacersi, deve faticare per restare al centro dell’attenzione, per far pesare il suo primato e per mantenerlo.
Pensa al secondo e al terzo che sono sul podio ma non sul gradino più alto. Per la serie “Per un punto Martin perse la cappa”, o per due nel caso del terzo. Uno guarda a sinistra, l’altro guarda a destra ed entrambi non capiscono perché proprio “lui”, pensando che quel titolo gli sarebbe spettato, indubbiamente.
Il quarto? Il quarto è solo un frustrato. E’ lì, guarda da vicino il podio ma non arriva nemmeno a toccarlo. Sa che poteva farcela e che probabilmente si sarebbe accontentato di un terzo posto, invece no è solo quarto. Appena fuori dal podio ma lontanissimo dalla gloria e dai riflettori.
Il quinto invece è là, tranquillo. Ha partecipato ma non è tra i primi. Sa che può continuare a migliorarsi, sa che non ha il fiato sul collo da parte di nessuno perché non essendo il primo non deve rispondere alla pressione del mondo. Il podio è lontano e non lo turba più di tanto. Il quinto vive la sua vita da quinto, consapevole, capace di potersi guardare intorno, di poter osservare gli altri, di confrontarsi, conoscere, scoprire, apprendere, migliorarsi e crescere.
Forse, ripensandoci, non voglio neppure essere un quinto e non voglio neppure “arrivare”. Voglio “andare” ed esserci. Voglio fare del mio meglio, cercare di imparare dai veri numeri 1 e non dai sedicenti tali. Voglio fare bene quello che so fare, forse imparando anche cose nuove che fino ad oggi non conoscevo, provando anche nuove sfide e strade diverse.
Tutto questo il primo non lo può fare. Lui no, è arrivato… Peccato per lui.
Dedicato a quei tanti, troppi, numeri 1. Nessuno è vincitore se non su se stesso, nell’essere eventualmente riuscito a migliorarsi ogni giorno e nel tenere a bada la propria arroganza e la presunzione.