“Se non c’è dado Star non c’è risotto, se non c’è risotto non c’è famiglia”.
Aiuto! Siamo caduti così in basso?
Tra tutti i claim “studiati” per la pubblicità credo che questo rientri nella categoria dei più agghiaccianti.
Cosa si sono inventati i creativi dell’agenzia di comunicazione che ha ideato questo spot? A cosa pensavano in quel momento. Presi dal giochino lessicale si sono persi il significato reale delle parole e del linguaggio?
Passi la prima parte: “Se non c’è dado Star non c’è risotto”. Presuntuosa quanto volete ma ci può stare. In fin dei conti lo spot deve promuovere qualcosa che agli occhi del consumatore deve essere percepito come “di qualità” o “esclusivo”, “eccellente”, ecc… Ripeto, ci può stare ma… la seconda parte: “se non c’è risotto non c’è famiglia”….
Mi meraviglio che in un Paese cattolico e vaticanista come l’Italia non sia insorta la Santa Sede contro questo messaggio.
Ma come si fa a ridurre il concetto di famiglia o peggio, di NON FAMIGLIA, ad una mera scelta alimentare; se si utilizza o meno del risotto che, nello specifico, viene preparato con il dado Star.
Se ne deduce che chi, con i propri cari, non usa il dado in questione non può vantare una condizione di fatto, lasciando perdere sentimenti ed altro, che è la famiglia. Ergo, se mangio un piatto di pasta con moglie e figli praticamente lo sto mangiando con degli emeriti sconosciuti.
Se mi mangio il suddetto risotto da solo? Il concetto di famiglia si palesa ugualmente perché è in uso la combinazione vincente risotto+dado? Quindi, anche da solo c’è famiglia? Che tristezza…
E allora, visto che nell’esempio fatto sopra non ho voluto mettere i sentimenti, concludo questo post introducendo un concetto, forse nuovo per chi studia certi messaggi:
Dove c’è amore c’è armonia, dove c’è armonia c’è famiglia…
…con o senza risotto o dado STAR.