Droni nello spot della nuova Renault MEGANE

Taglio cinematografico, atmosfere drammatiche, un circuito automobilistico come location, diverse comparse e l’impiego di droni in scena.

“Un team di scienziati ha realizzato un esperimento inedito”, questo è il messaggio che sta alla base dello spot della nuova Renault MEGANE e su cui si sviluppa la storia nell’arco di 1 minuto.

Il montaggio ci regala dettagli dell’auto alternati a immagini che ritraggono il suddetto team di scienziati impegnati nella loro ricerca che vede come soggetti di studio due persone comuni.

Simulatori di guida, tute dotate di sensori, attività fisica, computer, strumenti… un protocollo rigoroso dove nulla viene lasciato al caso. Tutto viene monitorato per preparare i soggetti al test vero e proprio: provare l’auto su strada e analizzarne le reazioni alla guida.

Due auto, due piloti, due direzioni opposte, un espediente narrativo che tende a sottolineare che la Renault MEGANE è un’auto che si colloca all’interno di un segmento di mercato che soddisfa le esigenze di un’ampia fascia di utenti, oltre a voler sottolineare la “scientificità” dell’esperimento in sé.

Le auto partono, i sensori delle tute indossate dai piloti iniziano a trasmettere i dati biometrici alle postazioni di controllo. Lungo il percorso di guida sono dislocati numerosi strumenti in grado di tracciare il passaggio delle auto. Le informazioni raccolte vengono analizzate dagli immancabili tecnici asiatici che con la loro presenza contribuiscono a trasmettere allo spettatore un’elevata connotazione tecnico-scientifica e la “serietà” dell’esperimento stesso.

Come una sorta di “ciliegina sulla torta” a circa metà dello spot entrano i scena i droni. In questo momento storico rappresentano un totem attraverso il quale sintetizzare concetti come tecnologia, scienza, ricerca, monitoraggio e anche fascino per qualcosa di non ancora ben collocato nel quotidiano di molti, soprattutto se prendiamo in esame i droni civili ad uso professionale, come in questo caso.

Renault Megane

Il primo ottocottero compare in secondo piano, fuori fuoco, dietro ad uno dei piloti, inquadrato dal posto del passeggero attraverso il finestrino di guida. Segue la traiettoria dell’auto e supera il soggetto in movimento uscendo immediatamente dall’inquadratura. La scena successiva mostra alcuni tecnici con in mano i radiocomandi necessari per pilotare i droni. Subito dopo vediamo la nuova Renault MEGANE, al centro della scena, con ben quattro droni (a giudicare dalle immagini direi che si tratta di S1000 della DJI) che la circondano e la seguono alla stessa velocità monitorandone le performance, o almeno questa è l’impressione che lo spettatore percepirà nel godersi queste immagini.

Il test prosegue con prove di tenuta su bagnato e al termine dell’esperimento gli scienziati, dopo aver elaborato la mole di dati ricavati, giungono alle loro conclusioni scientifiche…

Una stretta di spalle è la sintesi perfetta che palesa il “team manager” circondato da tutti i tecnici che hanno partecipato al test. L’inquadratura non lascia dubbi in merito alla rassegnazione dell’esperto nell’osservare i risultati ottenuti.

In conclusione: “Vuoi scoprire cosa si prova? Guidala!”. Con questo invito all’azione lo spot passa al quadro finale che mostra l’auto e lancia il claim: “Nuova Renault Megane – Wake up passion”.

Crediti e approfondimenti:

  • Advertising Agency: Publicis Conceil, France
  • Executive Creative Director: Marcelo Vergara
  • Art Director: Thomas Roques
  • Copywriter: Antoine Giraud
  • Account managers: Patrick Lara, Adrien Dumont, Jessy Teboul, Arnault Bernardin, Sacha Garel, Karim Ben Hamida
  • Producers: Pierre Marcus, Nathalie Levincent / Prodigious
  • Director of photography: Paco Femenia
  • Informazioni sullo spot dal sito web: http://adsoftheworld.com/
  • Lo spot TV Renault Megane dal canale YouTube di: Renault Italia
  • L’immagine tratta dello spot “Renault Megane: Wake up your passion” su cui sono inquadrati i droni, dal sito: Just Marketing News
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“Quando lo spot arresta la natalità”

Chi lo ha detto che le pubblicità con i bambini sono tutte carine?

Diciamo che in linea generale la cosa può avere un fondamento di verità.

Ci sono spot dove i bambini rendono tutto più tenero, giocoso, simpatico, dolce, ecc… ma ce ne sono altri che sovvertono questa tendenza offrendoci una spiegazione logica del perché la natalità, almeno in Italia, pare che sia in calo.

Prendiamo due spot “a caso”: Lufthansa Nonstop you e Opel OnStar.

Andiamo in ordine e con calma partendo dallo spot della nota compagnia aerea tedesca.

Tre location: auto, aeroporto, aereo.

Protagonista: bambina scassapa… saputella, con doppiatrice toscana, precisazione che da toscano mi sento in dovere di fare vista la pronuncia della frase di apertura che si conclude con un bel “questione di fisica” che lascia intuire che l’abbia proferita una mia vicina di casa.

Prima scena: la bambina è in auto col padre o con lo zio o con un assistente sociale che ha l’incarico di portare “l’essere” in un altro paese per farlo adottare, visto che a casa sua non lo sopporta più nessuno. Lei è seduta, guarda dal finestrino e vede un aereo in cielo; lo spettatore lo può apprezzare attraverso l’immagine riflessa sul vetro dell’auto. La bimba, che altro non è che una scienziata del CERN sottoposta ad uno speciale raggio “anti age”, si gira verso l’adulto e gli rivolge questa frase: “La spinta è creata dalla propulsione, è questione di fisiaaa”; è qui che si sente la “c” aspirata.

Seconda scena: siamo all’aeroporto, zona d’attesa. “L’essere”, con sembianze da bambina, vede da una grande vetrata gli aerei in sosta in prossimità dei vari gates di imbarco. Ispirata da cotanta bellezza tecnologica si sente in dovere di andare a rompere le scatole ad una malcapitata che è a pochi passi da lei, tranquilla, seduta, intenta a leggersi una rivista. La piccola si avvicina alla signora e liscia, liscia, pare unta, perentoriamente le dice queste parole: “L’aerodinamica di un aereo è questione di fisica”. Ovviamente la tipa che la ascolta, suo malgrado, resta basita offrendo a beneficio della camera uno sguardo di stupore, misto a perplessità, condito con un “ma chi l’ha sciolta questa, aiuto, dove sono i genitori, vado via, scappo”.

Terza ed ultima scena: la giovane aliena è seduta al suo posto sull’aeromobile Lufthansa. E’ notte, luci soffuse. Lei copre il suo peluche con la copertina (quante cose potrebbe dire quel peluche e quante cose farebbe se solo potesse). Lei si avvicina al pupazzetto e infierisce contro di lui dicendogli sottovoce: “E quanti si sentono a proprio agio a bordo…”. La frase viene interrotta, per fortuna, dal provvidenziale intervento della hostess che intenzionata a confinare la bimba nel deposito bagagli riesce per un istante a reprimere il proprio istinto rivolgendosi alla piccina con soave proferir: “Questo è questione di chimica”, alludendo probabilmente a una qualche sostanza da impiegare per dare una “gasatina” alla fenomena.  La hostess sorride alla bambina offrendo alla camera un volto solare e incantevole ma che nel contempo esalta ancora di più “la minaccia fantasma” appena enunciata. La hostess si allontana, l’inquadratura passa sul volto della bambina, aliena, scienziata tappa… che ci regala l’ultimo secondo e mezzo del suo bel faccino sul quale è sparita qualunque traccia di saccenza per lasciare spazio ad un’espressione da punto interrogativo grosso quanto l’aereo.

O beccati questa!

Altro spot… sempre roba tedesca. Mah! Comincio ad insospettirmi della coincidenza.

Casa Opel. Non si parla di un’auto in particolare ma di un servizio che la nota casa automobilistica tedesca propone ai propri clienti.

Location principale: area carrabile antistante alcune villette a schiera in zona residenziale.

Un tizio esce di casa e sta per salire sulla propria auto. Un ragazzino, vicino di casa, nullafacente e scassagiuggiole è lì, a non fare niente in modo professionale. Come vede il vicino, senza un buongiorno o un buonasera, si complimenta con lui per l’acquisto della nuova auto. Dopo averlo fatto cascare nella trappola micidiale che stava tessendo da tempo, prosegue nel suo intento folle e cinico mutuato dalla propria nullafacenza cronica infierendo di brutto verso il suo sfortunato interlocutore rivolgendogli una raffica di domande:

  • Ce l’ha il WiFi?
  • Si può comandare con l’app?
  • E se fa un incidente, chiama aiuto da sola?

Dopo una serie di risposte al negativo ricevute dal suo sfortunato interlocutore, il ragazzino conclude con la mazzata finale; tipo Daitarn 3 nella scena finale di ogni episodio quando invocava: “Attacco solare, energia…”, ve lo ricordate? (Roba da ultra quarantenni come me, perdonate la divagazione).

Ecco che parte l’attacco…

  • Ma non poteva comprarsi una Opel?

Il vicino disgraziato a quel punto non pensa più alla sua auto, sulla quale pendono moltissime rate da pagare, ma pensa immediatamente a cambiare casa. Si abbrutisce, dipinge sul proprio volto un’immagine di uomo distrutto ed esce di scena. A quel punto entra in gioco il padre figo che non redarguisce il figlio, frutto delle proprie colpe e incoscienze di gioventù, ma con fare scanzonato e tutto sorridente se lo carica in auto e comincia a spippolare tutti i pulsanti della sua Opel per attivare e ostentare i dispositivi di cui è dotata, gli stessi appena citati dalla sua prole fatta di carne e antipatia.

Ora ditemi che le pubblicità con i bambini sono tutte carine e che improvvisamente vi è venuto in mente di mettere in cantiere un figlio 🙂

Crediti e link:

  • Spot Lufthansa da canale YouTube ManiaSpot
  • Info sulla campagna media Lufthansa “Sempre ospiti mai solo passeggeri” da YouMark!
  • Spot Opel OnStar da canale YouTube Opel Italia

Power to Bruce, lo spot Votafone

Mi sono immaginato una sala riunioni all’interno di un’agenzia di comunicazione. Quegli ambienti luminosi, grandi, dove sono riuniti creativi, tecnici, agenti e… lui… il testimonial al quale viene illustrata l’idea per realizzare il nuovo spot per 4G VODAFONE.

Consulente dell’agenzia: I Mr. Willis, siamo felicissimi che abbia accettato la nostra proposta, eravamo sicuri che le sarebbe piaciuta. Dopotutto, un attore del suo calibro non poteva rinunciare ad un ruolo come questo.

Sussurando ai colleghi: (con tutti i soldi che gli abbiamo dato)

Willis: Oh, Yeah! Contento, tanto, io…

Consulente dell’agenzia: Bene Mr. Willis, ha già letto il copione e ha esperienza nel girare scene su veicoli in movimento.

Willis: Oh, Yeah! Contento, tanto, io…

Consulente dell’agenzia: Ssssi! Mr. Willis, bene. Quindi… lei sarà a bordo di una Limousine e…

Willis:  Oh, Yeah! Contento, tanto, io per Limousine…

Consulente dell’agenzia: Ecco, appunto.. La Limousine. Dicevamo. Lei si troverà a bordo del veicolo in panne, in aperta campagna, e deve arrivare in tempo ad un evento mondano dove è atteso.

Willis: Oh, Yeah! Limousine, Vip, fermo io.

Consulente dell’agenzia: Sì Mr. Willis. Lei è fermo in auto, ha bucato, ma proprio mentre sta cercando di telefonare col suo smartphone, non riuscendoci perché non ha il 4G di VODAFONE, arriva in suo aiuto un commerciante che le offre un passaggio. Lei accetta e sale a bordo del furgone… del mezzo… del camion… del… insomma sale a bordo e approfitta del passaggio.

Willis: Oh, Yeah! Truck! American Truck! Action Movie, amazing!

Consulente dell’agenzia: No Mr. Willis, non è proprio un truck americano il mezzo del commerciante. Vede, siamo in Italia, abbiamo veicoli commerciali commisurati alle nostre strade. In questo caso abbiamo l’APE Piaggio. E’ qui la trovata geniale. Lei, attore di successo, abituato sul grande schermo a guidare camion, auto da corsa, pullman, mentre è alle prese con inseguimenti rocamboleschi, qui nello spot VODAFONE si ritroverà su un piccolo mezzo di locomozione, oltretutto ospite, quindi non lo guida lei, in compagnia di un rubicondo fruttarolo.

Willis: Oh, Yeah! But… What it is the frullarolo?

Consulente dell’agenzia: Non frullarolo Mr. Willis, FRU TTA RO LO, hem… the greengrocer!

Willis: Oh, Yeah! Ha! Ha! Ha! The greengrocer! Ma cattivo lui, vero? Spara tutti? Molto cruddelle vero?

Consulente dell’agenzia: No Mr. Willis, il fruttarolo è bravo e l’accompagna alla villa col suo Ape da lavoro, grazie allo smartphone 4G VODAFONE che vi guiderà col navigatore sempre connesso alla rete. Non arriverà subito perchè il futtar… l’ortolan… il greengrocer, dovrà fermarsi per consegnare la frutta ai propri clienti ma…

Willis: Oh, Yeah! tuti delinquendi. Lui consegna fruta ma loro cattivi, sparare da tutte parti vero?

Consulente dell’agenzia: Nnnno! Mr. Willis, loro svolgono solo una piccola parte, per caratterizzare la situazione e renderla più grottesc… “BUFFA!!”… “FUN!”

Willis: Oh, Yeah! Commedy! This is a italian’s commedy, beautiful, Felini, Mastroiani, con Ssoffia Loren, great!

Consulente dell’agenzia: Commedia, sì Mr. Willis, commedia ma non c’è la Loren… uff… Comunque, lei arriva finalmente alla villa dove è atteso da tutti, compresi i fotografi che le scattano le foto. Qui parte il messaggio promozionale con la voce fuori campo, il claim e si chiude lo spot.

Willis: Oh, Yeah! Papparazzi con photos! Loro fanno shooting bello this movie!

Consulente dell’agenzia: Grazie Mr. Willis, vedo che è tutto chiaro, adesso credo che possiamo cominciare a girare.

Willis: Oh, Yeah! Power to Bruce!

Lo spot:

Summer Card - 6 Giga per tutta l'estate - Spot 4G Vodafone
Summer Card – 6 Giga per tutta l’estate – Spot 4G Vodafone

 

Info sullo spot:

  • Casa di produzione Mercurio.
  • Regia è di Jonathan Herman
  • Post produzione di You_are.
  • Pianificazione media  Mec.
  • Colonna sonora, brano centrale: “Voglio vivere cosi” di Henry Mancini cantata da Luciano Pavarotti
  • Colonna sonora, sul claim: “Everytime”, interpretato dai The Kolors.
  • Scheda completa dello spot su YouMark!

 

 

Le idee sono nell’aria… o vengono dallo spazio?

Ci sono dei momenti in cui avverti un déjà vu.

Corsi e ricorsi della… mente ma anche della storia. E’ il caso dello spot dei Rotoloni Regina

Qualche sera fa ho visto lo spot dei Rotoloni Regina. Sul momento mi è venuto un “mancamento”, non tanto perché mi era balzato alla mente che avevo finito la carta igienica ma perché nel 2012 pubblicai un libro…

…no, non faceva proprio cag.. ma, hem… dire libro è una cosa grossa. Uff! Mi sono infilato in un casino. Anche dire “è una cosa grossa” in questo contesto è piuttosto equivocabile.

Diciamo che ho pubblicato un sogno, trasformato in carta stampata che ha preso la forma di un libro.

Quindi, dicevo, pubblicai questo “oggetto in carta, multipagina”, non igienica, attraverso il quale ho raccontato le avventure dell’astronauta John Doe, svolte prima delle missioni Apollo della NASA . Fu incaricato, in seno alla missione “GoodMooning!“, di preparare l’allunaggio per la missione ufficiale. Una sorta di “avanscoperta con possibilità di fallimento”, diversamente dalla missione Apollo 11.

logo GoodMooning!

Mi immaginai tutta una serie di situazioni ironiche, paradossali, immaginarie, fantastiche che ho riassunto in 24 brevi racconti illustrati.

A pagina 31 del mio libro è riportato un brevissimo racconto dal titolo “Priorità assolute” che descrive un “momento intimo” della missione vissuto dal mio astronauta durante il quale doveva confrontarsi con un rotolo di carta igienica. Suo malgrado, avrà qualche difficoltà ad impiegare questo “particolare dispositivo”.

John Doe alle prese col SESA, Sistema di Evacuazione delle Scorie Accumulate.
John Doe alle prese col SESA, Sistema di Evacuazione delle Scorie Accumulate.

L’associazione “astronauta” + “carta igienica” mi ha catapultato al mio libro, tanto è vero che mia moglie ed io, vedendo in TV lo spot Regina, ci siamo guardati e abbiamo esclamato all’unisono: “ma è GoodMooning!”.

Beh, le idee sono nell’aria, a portata di mano e di tutti, o per lo meno di chi sa coglierle… Diciamo che questa, forse, viene da più lontano, non di sicuro dal mio libro ma da una visione personale che attinge da quel contenitore infinito che si chiama “retaggio culturale”; in questo caso partorita dal team creativo della Saatchi & Saatchi che ha realizzato lo spot per i rotoli Regina e che trova “linfa vitale” nel contesto delle missioni spaziali e dei luoghi comuni ad essa associati.

“Houston, I have a problem”, frase tormentone del mio libro, pronunciata anche nello spot Regina, è probabilmente una delle più celebri ma anche meno esatta della storia, o per lo meno è una delle più rimaneggiate. Legata alla missione Apollo 13, che non riuscì a raggiungere il nostro satellite per un guasto tecnico, nella versione originale pronunciata dall’astronauta Jack Swigert risulta essere: “Okay, Houston, we’ve had a problem here” traducibile in: “OK, Houston, qui abbiamo avuto un problema” successivamente sintetizzata, enfatizzata e rielaborata dai media dell’epoca per poi arrivare alla versione che tutti noi conosciamo.

In realtà è come dire: “ACI, ho bucato una gomma” o “Caro, mi si è rotto il frullatore” ma detta da un’astronauta, in piena guerra fredda, durante la corsa alla conquista della Luna ha tutto un altro sapore. Qualsiasi frase pronunciata in un momento di crisi avrebbe avuto un effetto dirompente e sarebbe passata alla storia. Dobbiamo essere grati all’addestramento ricevuto dall’astronauta Swigert che gli permise in quel fatidico momento di non pronunciare: “stì gazzi”, altrimenti la storia ci avrebbe regalato ben altro.

Tornando brevemente allo spot della Saatchi & Saatchi  per i Rotoloni Regina, sono rimasto colpito anche dal livello delle immagini, gli FX digitali sono degni di un film di fantascienza, raramente apprezzabili in un spot televisivo, fatta eccezione per certe pubblicità realizzate per il comparto del lusso (gioielli, profumi e auto).

Per chi desidera ulteriori info sullo spot della Saatchi & Saatchi può far riferimento a YouMark! 

Per chi invece volesse ulteriori info sul mio progetto “GoodMooning!” può dare un’occhiata al mio “vecchio blog” o acquistare una copia “del libro” su uno dei tanti store online sotto riportati.

“GoodMooning! Andare sulla Luna è una cosa molto seria …o forse no? Il programma spaziale segreto che portò l’uomo sulla luna.” 24 racconti brevi – © 2012 Phasar Edizioni, Firenze – Copertina, testi e illustrazioni: Stefano Saldarelli – ISBN: 978-88-6358-167-6

 Ulteriori info sulla missione Apollo 13:

Allora Luca, qual è la sorpresa…

Ho visto… i numerosi spot Findus…

Lo so, è come sparare sulla Croce Rossa. Ho provato a resistere. Mi sono detto: “Stefano, non farlo, vai avanti”. Il problema è che continuano a massacrarmi i cabasisi (cit. da Commissario Montalbano) con gli spot Findus e in particolare con quello di Luca…

E sì… Luca, quel Luca che invita la mamma a pranzo/cena per presentargli Gianni, che per l’appunto non è solo il suo co-inquilino ma anche il suo compagno.

E come in ogni casa normale, anche in quella della mamma Findus, “lei” lo sapeva già che suo figlio è gay e “lei”, sempre “lei”, ne è anche felice. Perchè si sa, le mamme sono sempre felici quando ricevono una secchiata d’acqua gelida sul viso dai propri figli. Poi, il fatto che non ci sia anche il padre di Luca a pranzo/cena questo fa un po’ riflettere ma… soprassediamo sugli incastri familiari gestiti tra piramidi e microonde. Non mi interessa l’orientamento sessuale di Luca, non è questo il punto. Trovo eccessivo, ridicolo, anche offensivo per certi versi, mercificare e portare tutto alla stregua di un surgelato, pur di vendere una piramide di tagliolini da cuocere col microonde.

In uno spot da 30″ non si può parlare di surgelati, di qualità, di gusto e metterci nel mezzo anche una coppia gay e la mamma felice per la scelta di coppia che ha fatto suo figlio Luca; il tutto condito dalla voce fuori campo “Findus 4 salti presenta – Microonde e gustose sorprese, giocando sul doppio senso delle sorprese.

30″ per sdoganare in tv l’omosessualità e renderla un veicolo per traghettare nelle case degli italiani un prodotto commerciale, alimentare. Bella trovata!

“Mamma… c’è un’altra piccola sopresa”, dice Luca. La mamma risponde: “C’è anche il risotto”, cercando di deviare il discorso “gaio” riportandolo su un livello più commerciale. Dopotutto ‘sta donna dovrà pur parlare in questo spot di risotto, zucchine e gamberetti, no?

“Gianni non è solo il mio co-inquilino, è anche il mio compagno”, replica prontamente Luca.

E “lei”… la mamma… picchietta la mano di Luca gongolando, fiera e gioconda per la lieta notizia, dicendogli: “Tesoro mio lo avevo capito… ed è un ottimo cuoco”, prendendo per i fondelli il figlio e soprattutto Gianni che ha tirato fuori dal freezer una piramide surgelata schiantandola nel microonde per servire un pasto già pronto. Per carità… sicuramente buonissimo ma, asserire che Gianni è un “ottimo cuoco”… Mah!

findus

Non lo so… certe cose ho difficoltà a farle passare come “normali” a prescindere.

Ho qualcosa contro i gay?

No, assolutamente no ma non mi va di far passare un argomento come questo come una cosa da due soldi che si può buttare là nelle case degli italiani attraverso uno spot da 30″, incastrato tra quello di un dentifricio, uno di stura cessi e altri due o tre che promuovono portali web per trovare le proprie vacanze.

Fare comunicazione non è facile e trovare nuove strategie per vendere lo è ancora di meno, lo so, soprattutto in tempi di crisi e in un momento in cui, nonostante tutto, siamo circondati dall’eccesso di comunicazione e di prodotti. Credo però che per promuovere un surgelato non occorra scomodare mamme figli e gay…

Chiudo con una riflessione più tecnica.

Lo storytelling è una scelta strategica interessante ma in questo caso propone allo spettatore troppi elementi, diventa tutto confuso, veloce, eccessivo. Il risultato che se ne ottiene è un mix di situazioni che deriva dalla summa di tutti gli spot FINDUS, e forse anche di qualcun’altro che passa prima e dopo, da cui salta fuori un miscuglio di petti di pollo al limone, risotti, gamberetti, detersivi e “un ragazzo da adottare”… ma questa è un’altra storia.

Ottima la fotografia, ben studiata ed efficace. Per fortuna riesce a compensare le falle dei soggetti e dei testi proposti. Meno parole e un montaggio meno frenetico e sarebbero stati degli still life meravigliosi da gustare con gli occhi.

Lo spot:

Altro post su spot Findus: Povero piccolo… che famiglia di racconta balle!

Sofia… Robusto! Le Charlie’s Angeles dell’olio

Ho visto… il nuovo spot della Bertolli!

“Bertolli presenta… Le gemelle Bertolli”.

Tre figone, ovviamente uguali nell’aspetto ma diverse nel carattere, che imitano le Charlie’s Angels in uno spot che, almeno a me,  lascia “l’amaro in bocca” ma non certo per il gusto dell’olio.

Le tre gemellone teutoniche dovrebbero rappresentare le caratteristiche organolettiche dei tre oli Bertolli. Nulla di male se la cosa non avesse il “sapore di forzatura”. Il cliché utilizzato richiama agli Angeli di Charlie facendo leva sull’immaginario collettivo, almeno di una certa parte di utenti, maschi (45 – 50 anni) che ripensando alla serie televisiva di fine anni ’70, per ovvi motivi, associano dei bei ricordi…

“Uguali ma diverse nei gusti”.

E’ la frase che segue quella di apertura e che dovrebbe giustificare certe scelte creative e di comunicazione. In qualche modo in questo spot si doveva parlare dei tre oli Bertolli Robusto, Fragrante e Gentile ed evidentemente è stato scelto di farlocosì.

“Sofia * Robusto”

Eccoci al dunque. Perchè Sofia è Robusto? Ho capito che una delle tre selezioni di oli prende il nome di Robusto ma Sofia NON può essere Robusto. Robusto, eventualmente, può essere Gianni, Roberto, Marco… NON Sofia. E anche se stiamo parlando dei gusti delle tre donzelle, Sofia non può avere un gusto ROBUSTO, o che è? A questo punto mi viene da pensare che le tre gemelle non siano nate tutte dello stesso sesso.

Poi c’è Laura * Fragrante”. Per rappresentare il concetto di fragranza, che in poche parole vuol dire profumato, odoroso, la nostra Laura si lancia dall’aereo col paracadute. Mah!

Infine arriva Monica * Gentile”, che esce dall’acqua con un ghigno che pare dica “…zo vuoi?!” E menomale che è la gentile!

Poi, i creativi si ricordano che dovevano fare la pubblicità a tre linee di oli di casa Bertolli e ci infilano un bel:

“Come Bertolli, che ti offre la sua qualità unica in tre diverse intensità perché si sposino con il tuo gusto. Così con Bertolli ognuno può dare il suo tocco personale.”

Poi compare il logo Bertolli col payoff “Unico come i tuoi gusti”.

Prendo atto, per carità, ma… perchè tutto ‘sto casino per arrivare a parlare di tre intensità di oli? La robustezza, la fragranza e la gentilezza sono tre peculiarità che possono essere rappresentate attraverso concetti più palesi, diretti e calzanti, avulsi da fraintendimenti e da facili battute, come le mie, che pur tali riassumono il pensiero di tanti.

Questo è uno di quegli spot che definisco autocelebrativi per la tecnica esecutiva messa in campo dall’agenzia media ma poco rappresentativi per il prodotto e per il brand per cui è stato realizzato. Per la serie “guardate come siamo bravi a realizzare spot in stile action movie”…

Lo spot:

I tre Angeli di Bertolli:

I tre Angeli di Bertolli - Bertolli's Angels
I tre Angeli di Bertolli – Bertolli’s Angels

 Approfondimenti tecnici sullo spot Bertolli

AIFA e Ministero della Salute nello spot sui farmaci e gravidanza

Ho visto… uno spot promosso dall’AIFA e dal Ministero della Salute. La cosiddetta “Comunicazione istituzionale”. Una pubblicità pensata per mamme e papà, o più per le mamme visto che si fa preciso riferimento a loro… ma questa è un’altra questione. 

“Curarsi in gravidanza è un atto di responsabilità” compare in sovrimpressione nel primo cartello dello spot. Direi è un concetto più che condivisibile e a rigore di logica verrebbe da pensare: “mi pare il minimo”.

Andiamo avanti…

“Se il medico ti prescrive un farmaco assumilo con tranquillità” e qui comincio ad avere qualche problema ad accettare di buon grado un messaggio del genere. Il beneficio del dubbio credo sia legittimo e i fatti a cui assistiamo quotidianamente nell’ambito della “mala sanità”, non sono a sostegno di questa affermazione.

Cito solo alcune sentenze e riporto qualche articolo di giornale, giusto per contribuire a dare un’informazione più completa o quantomeno degli spunti utili ad approfondire l’argomento. Lascio all’AIFA e al Ministero della Salute l’aspetto dell’ufficialità dell’informazione, limitandomi e portare all’attenzione di chi mi segue alcuni elementi che contribuiscono, a mio modo di vedere, ad offrire una più completa informazione, a beneficio del dubbio di cui sopra.

E andando un po’ indietro nel tempo, giusto per non dimenticare:

In rete trovate decine di questi articoli e sentenze. Ci sono anche situazioni di “minor gravità” sotto il profilo degli esiti, anche se pur sempre da ritenere di una certa rilevanza sotto il profilo medico. Parlo del caso venuto alla luce in questi giorni, diffuso da tutti i media, di quella coppia che non voleva avere figli e il cui medico invece di prescrivere alla donna un anticoncezionale ha prescritto un farmaco regolatore ormonale per la menopausa.

Risultato?

La donna è rimasta incinta e il medico è stato condannato dal Tribunale di Milano a risarcire i danni in una modalità piuttosto singolare che vi invito ad approfondire nell’articolo sul CORRIERE DELLA SERA (Cronaca di MILANO)

Lo spot AIFA e Ministero della Salute prosegue, mostrando dettagli anatomici di un bambino piccolo. In sottofondo una musica struggente accompagna lo spot evocando atmosfere intrise di emozioni e pathos. Il bimbo continua a mostrarci manine e piedini sgambettanti su cui continuano ad alternarsi in sovrimpressione le frasi “ad effetto”.

“Così proteggi la tua salute”… “e la mia”…”per TE e per ME, MAMMA”. Sulla parola MAMMA l’inquadratura indugia sul volto del bimbo sorridente per poi lasciare spazio ai loghi dell’Agenzia Italiana del Farmaco e a quello del Ministero della Salute. Oltretutto, anche in questo caso ci sarebbe da obbiettare qualcosina… Tutta la responsabilità di una decisione così importante ricade solo ed esclusivamente sulla madre? Come se il padre potesse anche fregarsene alla grande o non dovesse preoccuparsi se mamma e figlio si “impillolano” a prescindere?

Ora, ripeto, non voglio dire che i medici siano tutti dei cialtroni (non mi sognerei mai di farlo) o che non si debbano ascoltare i loro consigli ma… da qui a dire “Se il medico ti prescrive un farmaco assumilo con tranquillità”, ce ne corre. Credo che l’uso del cervello non sia un “optional”. I consigli di un medico sono importanti ma è ancor più importante poter riflettere e valutare certe decisioni, con attenzione.

Pertanto, cari AIFA e Ministero della Salute, scusatemi se sono un po’ contrariato da questo spot. Evviva la prevenzione, la medicina e i medici ma concedeteci almeno il BENEFICIO DEL RAGIONEVOLE DUBBIO.

Scusate se…”dubito ergo cogito” e… con tutte le precauzioni del caso, fino ad ora in salute.

Lo spot:

spotsalute

 

Link per approfondimenti:

 

 

E’ tornata Giovanna. Brava Giovanna!

Ho visto… lo spot Saratoga con Giovanna.

Ho_Visto_Cose“E’ tornata Giovanna?”, dice lui da dietro la finestra.

“Si certo! Sta verniciando col Fernovus”, risponde la signora imperlata con la tazza di tè in mano.

Bene…

Primo: chi cacchio è Giovanna? Una carpentiera? Un’operaia? La colf? O una porno star?

Secondo: Ma… quello nascosto dietro la finestra che invoca la presenza di Giovanna? O signora?!?! Ma non lo vede che quell’omo, che si presume sia il marito o comunque il compagno dell’aristocratica teinomane, è un arrapato, maniaco voajeur?

Terzo: Giovanna… O Giovanna, o che c’è proprio bisogno di andare a rompere le scatole ai due operai proprio mentre lavorano? E come ammicca la Giovanna.

Insomma, il presunto padrone di casa, comunque maniaco, resta dietro la tenda, paga due operai e un’improbabile aiutante sexy per verniciare la ringhiera della lussuosa villa mentre i tre “operosi mantenuti” flirtano, spennellando allegramente.

Ma non finisce qui.

In tutto questo bailamme la signora imperlata e teinomane è pure contenta. Al termine dello spot sfoggia un volto compiaciuto mentre Giovanna e il “duo operoso tutato danzante” celebrano soddisfatti “il lavoretto ben fatto”.

Che allegra compagnia e… che bella famiglia!

Saratoga si è sempre contraddistinta per gli spot televisivi ammiccanti e carichi di doppi sensi a sfondo erotico. Sono scelte. Direi che questo tipo di spot vive felice e giocondo tra il kitsch e il trash ma nel suo modo di essere, così assurdo, anche un po’ vintage e sicuramente poco elegante, riesce a colpire e a rimanere nella memoria delle persone.

Sì, lo so, anche se ti graffio la macchina ti resterebbe impresso nella memoria, e forse a me resterebbero impressi dei segni in volto ma, nel caso degli spot Saratoga, evidentemente i creativi non si sono posti troppe domande. Vogliono essere diretti, promuovere un prodotto e fare in modo che resti nella mente delle persone.

Comunicare, “diversificare”, uscire dagli schemi e dalle convenzioni, sprofondando nel sessismo, sconfinando nei luoghi comuni più scontati, ripescando iconografie più consone ad un recente passato che ostentavano curve e abbondanti forme per suggellare un periodo storico nel quale regnava un apparente benessere (leggi anni ’80), ma che, evidentemente, è un cliché che ancora oggi funziona.

Gli anni passano e le bonazze Saratoga si alternano, rinnovandosi generazione dopo generazione per regalarci momenti “davvero indimenticabili”.

…e visto che siamo in tema di luoghi comuni, concludo con… “Dopotutto che male c’è, silicone e bellezza da decenni vanno insieme a braccetto.” Anche questo è un prodotto della nostra società.

Lo spot di Giovanna col Fernovus

Giovanna

Per chi si fosse scordato di questo piccolo gioiello, ecco da dove ha origine la “storia di Giovanna” e il perché dell’affermazione “è tornata Giovanna?”. Lo so, non è la stessa ragazza ma che ci volete fare, gli anni passano per tutti e credo che, dopotutto, questo non sia poi un problema per i creativi che hanno realizzato gli spot Saratoga, né tanto meno per coloro che li guardano.

“Visto che brava?”

Giovanna 01

Un altro spot della Saratoga di qualche anno fa:

saratoga

Tonno subito con Kevin Costner

Mi sono immaginato una sala riunioni all’interno di un’agenzia di comunicazione. Quegli ambienti luminosi, grandi, dove sono riuniti creativi, tecnici, agenti e… lui… il testimonial al quale viene illustrata l’idea per realizzare il nuovo spot per Rio Mare.

Consulente dell’agenzia:  Buongiorno Sig. Costner come sta? (se il testimonial è straniero di solito il Consulente si rivolge dandogli del LEI perché è risaputo che nella lingua inglese dare del LEI ha un certo peso).

Costner: Goodmorodwlewesf Mr. ? (gli americani biascicano un po’ e anche un semplice saluto può risultare, a tratti, incomprensibile)

Consulente dell’agenzia:  Ah.. Sì, bene… (non ha capito una mazza e neppure che la frase leggermente interrogativa pretendeva una presentazione).

Consulente dell’agenzia:  Mr. Costner (rivolgendosi all’attore ma guardando il suo interprete). Lei mangia tonno?

Costner: Tionnnno? (replica l’attore lupo ballante, un po’ titubante sul termine tonno)

Interprete:  Biscibisci, BisciBisciTonno = Tuna (l’interprete del Sig. Kostner gli sussurra alcune parole e la spiegazione della parola Tonno)

Costner: Hooou! Yea! I eat arfasganauei lo Tonnoammare uitabaut the bookisondetable (replica l’attore entusiasta e un po’ affamato).

Consulente dell’agenzia:  Benissimo Sig. Costner! Benissimo!! (sfoderando i suoi denti da pescecane e senza attendere la traduzione dall’interprete dell’attore. Il Consulente è sempre troppo avanti per attendere). Lo dicevo IO che LEI era il nostro uomo, la persona adatta a rappresentare il prodotto dell’azienda per cui realizzeremo questo fantastico spot.

Costner: But… SorryNoBonus… But… I thinkosadovreifare Mindegap!?

Consulente dell’agenzia:  Pensi al mare, la costiera amalfitana, il sole, un bel porto, un faro, belle signore, lei che abita dentro a un faro.

Costner: Fa-ro? (sempre più perplesso)

Interprete:  Biscibisci, BisciBisciFaro=Lighthouse (ecco che arriva la spiegazione di faro)

Costner: Ah! Yea! Laigtausganauei! Beautifull Laitaus, uanderfull! (sorride; è contento lui).

Consulente dell’agenzia:  Ottimo signor Kostner! (gli scappa pure una “K” di troppo). Me-ra-vi-gli-so! Lo sapevo! Possiamo quindi cominciare subito. Lei sarà prelevato dal suo albergo, portato in uno studio televisivo dove abbiamo già costruito il meraviglioso set del famoso faro di Amalfi e lei reciterà un paio di battute mentre prepara il tonno alle sue commensali venute appositamente a darle il benvenuto perchè attratte dal suo fascino mediterraneo.

Momento di silenzio…

Interprete:  Biscibisci, BisciBisciLighthouse Biscibisci, BisciBisciSea, BisciBisciFood e Mediterraneo

Nella mente del Sig. Costner:  Bene, questi mi portano ad Amalfi, mi regalano un faro, mi invitano a pranzo a mangiare il tonno in compagnia di alcune belle signore e mi pagano pure. Mah!

Vedendolo un po’ tra le nuvole, l’interprete del Sig. Costner interviene.

Interprete:  Mr. Costner BiscibisciSpot, BiscibisciAdvertising, BiscibisciJob&Opportunity

Costner: Aaaaaaah! Uork for mi? Yeaaa! I donanderstend! Ok, Ok!

Nella mente del Sig. Costner:  Caspita, stavo facendo una bella figura di shit! Ok, vogliono che interpreti un personaggio in un faro. Forse dovrò tornare a calarmi nella parte di Ben Randall che ho interpretato in “The Guardian – Salvataggio in mare” quando facevo la guardia costiera. Che un successone di film!! Un bel ruolo d’azione e drammatico. Mi piace! Ma se lo chiedo me la daranno una mazza da baseball? Non recito senza almeno una mazza da baseball sul set.

Consulente dell’agenzia:  Ecco Sig. Costner, queste sono le battute che dovrà recitare; “Ciao!… Mangiate con me?” poi quando le signore diranno: “Come mai in Italia”, lei risponderà: “Perchè avete una grande cucina e un grande tonno… Hummmm, Rio Mare, così… Buonissimo”, infine, una delle tre commensali, un po’ imbarazzata e arrossita, dirà, timidamente: “Che tenero” e lei chiuderà magistralmente esclamando: “Si taglia con un grissino… Rio Mare…So Good!”.

Costner arriva in studio, vede il set, il piatto col tonno in scatola e si rende conto che “quel posto” non è Amalfi.

Nella mente del Sig. Costner:  Eppure non mi era sembrato di aver chiesto tanto per questo lavoro. Almeno del tonno fresco potevano pure darmelo. Dopotutto sono Ben Randall, una guardia costiera massiccia!

Dove sarà la mia mazza da baseball? Ma almeno un guantone da baseball ci sarà qui? E’ buio… il grano… ecco arrivano… i giocatori di baseball…

ben_randall

Lo spot:

Pittarello Rosso diventa Pittarosso… Sie!

Mi sono immaginato una sala riunioni all’interno di un’agenzia di comunicazione. Quegli ambienti luminosi, grandi, dove sono riuniti creativi, tecnici, agenti e… lei… la testimonial alla quale viene illustrata l’idea per realizzare la il nuovo spot per Pittarosso.

Consulente dell’agenzia:  Buongiorno carissima Simona! (loro sono entranti, salutano chiunque come se fosse un parente o un amico).

Ventura: Buongiorno.

Consulente dell’agenzia:  Mettiti comoda. Gradisci un coffee, uno snack, un orange juice (per loro tutto deve avere un sapore watsamericankansansiti)

Ventura: No, grazie. Il mio agente mi ha parlato del progetto Pittarello (lei molto diretta e pratica)

Consulente dell’agenzia:  No, non Pittarello, Simona. Pi-tta-ro-sso. Vedi… si tratta di un cambiamento radicale del brand, per essere più trend, e colpire il target.

…un attimo di silenzio

Ventura: OK, va bene… Ma questo… Pitta… Rosso?

Consulente dell’agenzia:  Rosso, sì, Pittarosso, Simona.

Ventura: Si, Pittarosso. Cosa dovrei fare nello spot che avete in mente?

Consulente dell’agenzia:  Certo Simona (sfoggiandole un centinaio di denti), sono qui apposta per illustrarti questo meraviglioso progetto. Come tutti sanno, soprattutto i tuoi fans, sei una persona dinamica piuttosto che solare piuttosto che allegra piuttosto che capace di attirare le masse (loro amano usare i “piuttosto che” ovunque. Si nutrono di piuttosto che elargiti a vanvera nell’etere).

Ventura: Si, grazie, ma…

Consulente dell’agenzia:  Arrivo al dunque non ti preoccupare… Parlavo di masse. Abbiamo pensato di mettere al centro dello spot “TE”. Il mondo Pittarosso che ruota attorno a Simona. Pensa ad una piazza di una città, un sacco di ballerini attorno che incorniciano ed esaltano la tua silhouette, effetti speciali, musica, riprese da ogni parte e angolazione e la Ventura che canta e balla. Non è bellissimo?

Ventura: Canto e ballo? (un tantino perplessa)

Consulente dell’agenzia:  Sì certo, sappiamo tutti quanto sei poliedrica piuttosto che camaleontica piuttosto che multiforme piuttosto che… insomma.. In forma! (e sorride). Ci mettiamo un bel sound con uno swing che ritma lo spot e scandisce il jingle. E non solo, proprio grazie agli effetti speciali, durante lo svolgimento della coreografia, l’inquadratura si soffermerà sulla tua intera figura vestita tutta di bianco e magicamente, proprio mentre pronuncerai “Ve lo dice la Simona in Rosso”, il vestito bianco diventerà improvvisamente rosso.

Ventura: Ho capito ma, siete sicuri che poi lo farete diventare rosso? Mica per nulla… La frase può risultare un po’ ambigua se il vestito non si colora. Poi occhio da dove cominciate a colorarlo.

Consulente dell’agenzia: Ma certo Simona, scherziamo? I nostri tecnici, grafici, illustratori, sono persone competentissime. Sappiamo bene che la frase pronunziata senza dare un seguito tangibile, visibile, ad un qualche segno di  rosso potrebbe dare adito a fraintendimenti. Hem… mi scusi… pensava a qualcosa in particolare? (non aveva capito nulla)

Ventura: Bè, via… “Ve lo dice la Simona in rosso” è quasi un’affermazione da farsi durante il ciclo (lei non ha remore, va al sodo), per questo le dicevo anche (lei da del lei) che dovreste stare attenti anche da quale punto del vestito deciderete di cominciare a colorarlo di rosso.

Consulente dell’agenzia:  Ma che simpatica, che simpatica la Simona! Il ciclo… ciclo… clo…lo…ooooo….. (per qualche istante lo abbiamo perso)

Ventura: Ma poi… perché tutto questo rosso?

Consulente dell’agenzia:  Simona, come ti dicevamo, è una questione di brand, di branding. Abbiamo l’esigenza di affermare il nuovo marchio e per questo tutto lo spot deve richiamare il colore rosso e il passaggio dal nome Pittarello Rosso a Pittarosso. No lo trovi semplicemente geniale?

Ventura: Sì, sì, per carità. Lo trovo bello, anche per tutta la questione degli effetti speciali. Per il ballo e il canto cosa dovrò fare?

Consulente dell’agenzia: Ma figurati Simona. Con le tue capacità… su via… ti sembrerà un gioco da ragazzi. Qualche breve strofa un paio di passi e il resto lo fa la magia della fiction. Montaggio veloce, sovrimpressioni di effetti, ballerini… Un vero spettacolo. Pittarosso!

Ventura: Sì, ho capito, Pittarosso, Pittarosso… Va bene… Quando si comincia?

Consulente dell’agenzia: Eccola la Simona che tutti conosciamo. Pratica, decisa, forte, così ci piaci. Cominciamo subito! Ecco il testo della canzone: “Pi tta rosso – Pi tta rosso – Scarpe a più non posso – Ve lo dice la Simona in rosso – Pi tta rosso – Pittarello Rosso diventa Pi tta rosso”. Queste sono le scarpe rosse che calzerai durante le riprese, come vedi sono rosse, e questo è il vestito bianco, come vedi è bianco. Come ti dicevo diventerà tutto rosso, proprio come le tue scarpe.

Ventura: O via… ma mi dovete dare il doppio del compenso stabilito.

Consulente dell’agenzia:  Ma Simonaaaa… Come facciamo. Il budget, abbiamo un plafond di spese stabilito dal cliente, un range… Ci costringi a fare dei tagli…

Ecco lo spot, dopo quei tagli….

pittarello

NB: Ogni riferimento ai fatti descritti è frutto di opera di fantasia. Con questo post non desidero offendere nessuno. Eventualmente ciò fosse accaduto mi scuso e… ve lo dice Stefano in jeans. 🙂