DRONITALY atto terzo. 30 settembre e 1 ottobre 2016 si alza il sipario sull’evento italiano dedicato ai droni

Più che una terza edizione parliamo di un terzo atto. DRONITALY è un brand che fin dal suo esordio, nel “lontano” 2014, ha saputo proporsi sul mercato fieristico di settore come un evento di punta e di grande livello.

Un terzo atto perchè parlare di DRONITALY e di droni in particolare, dato il continuo mutare degli eventi, dovuto principalmente al dinamico sviluppo delle tecnologie e ai cambiamenti normativi del settore, non può definirsi un evento fine a se stesso che inizia e che termina ma è un compendio di eventi che non hanno soluzione di continuità e che accompagnano il professionista, e non solo, verso nuovi traguardi, offrendo stimoli concreti e un ventaglio di soluzioni di alto livello.

DRONITALY è un brand che si ramifica nel corso dell’anno attraverso varie iniziative che lo vedono protagonista in ambiti diversi ma complementari, sapendo anche sfruttare quelli non propriamente e immediatamente identificabili come eventi di settore. Uno su tutti, la partecipazione a FIERAGRICOLA 2016 che si è tenuta a febbraio alla Fiera di Verona. Una partecipazione che ha incuriosito o stupito i “non addetti ai lavori” ma che per coloro che già operano o si stanno avvicinando alle tecnologie UAV per la cosiddetta agricoltura di precisione o precision farming, è stato un momento di confronto e d’interesse che ha permesso di portare le tecnologie di punta più innovative, dedicate al settore in questione, in un contesto fieristico specialistico, dove gli operatori del settore agricolo hanno potuto vedere, discutere e comprendere quali vantaggi possono derivare dall’impiego dei droni in agricoltura.

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DRONITALY è un osservatorio permanente; quest’anno ha rilanciato e promosso il secondo studio nazionale “sullo stato di salute delle aziende operanti nel settore dei SAPR”. Condotto in collaborazione con Doxa Marketing Advice lo studio prende il nome di “Osservatorio Dronitaly-Doxa” e mira a raccogliere una serie di informazioni direttamente dagli operatori di settore e che di fatto creano il mercato italiano dei droni. Un’indagine accurata che ha come primario obiettivo: “capire e conoscere” il settore, comprenderne le criticità e, se possibile, promuovere iniziative tese a migliorare il mercato stesso. I risultati del nuovo studio saranno presentati commentati e discussi da DOXA – ENAC – ENAV durante la conferenza di apertura della terza edizione di DRONITALY che si terrà il giorno 30 settembre a ModenaFiere.

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DRONITALY è sinergia e scambio d’informazioni. L’esperienza di Dronitaly arriva negli Stati Uniti d’America portando con sé l’esperienza di due edizioni e un bagaglio d’informazioni raccolte dal primo studio Doxa i cui dati conclusivi furono presentati all’edizione DRONITALY del 2015. A luglio 2016 il team DRONITALY è stato inviato all’Ambasciata italiana a Washington a partecipare al “The Drones are Coming!”, una tavola rotonda organizzata dall’Institute for Education’s (IFE) impegnata nello sviluppo di iniziative che favoriscono scambi interculturali e coinvolgono diplomatici, politici, imprese, media, accademici e leader delle comunità ai più alti livelli. Un’importante occasione attraverso cui è stato possibile illustrate le potenzialità del mercato italiano dei droni ai 120 ospiti e relatori intervenuti all’incontro.  Nell’occasione Dronitaly, tramite il proprio referente tecnico, blogger e relatore Sergio A. Barlocchetti, ha illustrato i dati del primo “Osservatorio Dronitaly-Doxa”. Un chiaro esempio di come Dronitaly sia, anche negli Stati Uniti, un punto di riferimento per quanto concerne il settore italiano dei droni civili.

Foto tratta dal sito IFE
Foto tratta dal sito IFE

 

DRONITALY è fucina creativa. Tra le novità presenti nell’edizione 2016 spicca il “D CHALLENGE”, il primo contest italiano riservato agli studenti delle scuole secondarie. Fino al 15 settembre, studenti della scuola secondaria di secondo grado di età compresa tra i 14 e i 19 anni, guidati dai propri docenti, potranno presentare progetti e proposte di applicazioni pratiche per l’utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto. Un modo stimolante per mettere alla prova la fantasia, la creatività e la formazione ricevuta durante il proprio percorso scolastico, in relazione alla propria età e al livello di formazione ricevuto. Attraverso la competizione sarà possibile sottoporre i propri progetti all’attenzione di una giuria di esperti che in varie fasi e selezioni, proclamerà il team vincitore D CHALLENGE che sarà premiato nel corso dell’edizione 2016 di Dronitaly.

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DRONITALY 2016 The Pro&Fun Drone Show. In questo percorso legato dal medesimo filo conduttore, che parte dall’Italia, arriva negli USA per poi ritornare nel nostro bel Paese, ci apprestiamo a vivere l’attesissima due giorni dedicata al mondo dei droni.

Nuova location: ModenaFiere, facilmente raggiungibile un po’ da tutta Italia, soprattutto per chi viene dal centro-nord. Nuovo payoff The Pro&Fun Drone Show che riunisce sotto un unico brand ed evento i due macro settori che interessano il mercato dei droni: quello professionale e quello hobbystico o ludico.

DRONITALY 2016 manterrà in parte la formula già adottata nelle precedenti edizioni, quindi aree espositive, convegni e workshop a cui si affiancheranno a pieno titolo delle importanti novità come, appunto, la realizzazione di un’intera area, o in termini fieristici sarebbe più giusto dire “padiglione”, dedicata al settore consumer che si divide in un’infinità di sotto settori dei quali spesso si fa fatica a distinguere differenze e caratteristiche. Dronitaly cercherà di chiarire anche questo offrendo al pubblico la possibilità di visitare e partecipare agli eventi che si svilupperanno all’interno di due padiglioni. Due mondi a confronto, espositori qualificati con tante proposte dedicate ad entrambi i settori e, per dare modo a tutti gli utenti di testare dal vivo le tecnologie del momento, Dronitaly metterà a disposizione delle aree test per mostrare e provare i droni e un’intero circuito indoor per presentare i droni da gara o droni race.

E’ la grande novità di questa edizione e il termine “grande” non lo uso a caso. Ben 300 metri di tracciato al chiuso con reti di protezione per garantire la massima sicurezza del pubblico. Gate (porte o passaggi obbligatori) luminosi disposti su più livelli e curve a gomito. Effetti speciali, tra cui teste mobili, luci stroboscopiche e fumo. Tutto questo per rendere l’esperienza di pilotaggio ancora più emozionante e adrenalinica. Il circuito è stato realizzato seguendo le linee guida FAI, in collaborazione con WOOP Motion Store, A.S.D. FPVGP e il Gruppo Aeromodellistico Secchia.

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Ma non è tutto…

Le sfide tra droni spesso rischiano di essere divertenti solo per chi le vive in prima persona, per i piloti che con i loro occhiali o monitor per FPV (First Person View) riescono a pilotare i loro droni che scheggiano anche a 150Km/h; velocità che per il pubblico spesso rischia di diventare un limite più che un elemento che invoglia a seguire queste sfide. Ecco che per ovviare ad un’eventuale “distrazione”, dovuta all’eccessiva velocità dei piccoli droni che talvolta li rende difficili da seguire, o inseguire con gli occhi, saranno installati dei grandi schermi a beneficio del pubblico, attraverso i quali sarà possibile seguire la diretta delle varie corse tra droni, opportunamente gestita da una regia che puntualmente proporrà le immagini provenienti dalle videocamere installate su ciascun drone.

Non basta…

Tutto questo sarà commentato live da un professionista esperto che descriverà le manovre compiute dai vari piloti, il circuito e le difficoltà che esso pone a coloro che avranno il coraggio di affrontarlo. Inoltre, tra una sfida e l’altra, sarà possibile assistere anche alle interviste con i piloti che in qualche modo potranno offrire al pubblico un maggior ventaglio di esperienze.

E l’area dedicata ai professionisti?

Ovviamente è quella che ha permesso a Dronitaly di essere la fiera che è diventata. Il settore Pro è in lenta ma continua ascesa, caratterizzato da frequenti cambiamenti normativi che lasciano tracce indelebili all’interno di un mercato che probabilmente meriterebbe maggior respiro e al contempo stabilità. Quel tempo necessario e quella stabilità indispensabili per permettere di consolidare quelli che dovrebbero diventare i protocolli e gli standard di settore e attorno ai quali gli attori della filiera dovrebbero poter fare previsioni e investimenti.

Un mercato in fermento che avverte gli impulsi (tradotto: tendenze e regole) provenienti dagli altri paesi europei ma anche e soprattutto dagli USA laddove dal “non si può fare nulla con i droni” si è passati nel giro di un paio d’anni al “volare si può con regole chiare”.

Lo studio condotto dall’ “Osservatorio Dronitaly-Doxa” ci aiuterà a comprendere meglio quali sono le attuali richieste da parte degli operatori del settore e come sta andando il mercato professionale dei droni in Italia.

Al DRONITALY gli espositori professional presenteranno le novità tecnologiche tra cui gli APR di varia grandezza e peso con i relativi payload dedicati alle più disparate esigenze lavorative – cinema, televisione, pubblicità, agricoltura di precisione, monitoraggio, mappatura del territorio, archeologia aerea, etc. – o impiegabili nel settore della sicurezza, della protezione civile, della prevenzione e del controllo del territorio.

I convegni affronteranno tematiche che spazieranno dagli aspetti normativi legati alla privacy, al regolamento ENAC, ai centri di addestramento per piloti di droni. Attraverso i vari workshop sarà possibile apprezzare più da vicino e dalla viva voce delle stesse aziende, le soluzioni proposte da chi espone. Vi invito a consultare il programma dei convegni e dei workshop il cui link è presente in fondo a questa pagina.

Ancora pochi giorni e si aprirà il sipario per dare inizio al terzo atto di Dronitaly. Di fatto metterà una serie di punti, almeno per quanto riguarda il percorso fino ad oggi avviato, cercando di dare risposte ad operatori di settore e appassionati, offrendo, al contempo, una serie di spunti per tutto ciò che ancora deve venire in ambito droni sul territorio italiano e che verrà dal 2 ottobre in poi.

Se vuoi essere un professionista di questo settore, per lavoro o per gioco, ti aspetto a ModenaFiere il 30 settembre e il 1 ottobre a Dronitaly 2016. Troverai anche me al mio stand Achrom.

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Approfondimenti:

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Quella Santa di una Rosa…

Ho visto… lo spot di una nota marca di confetture alla frutta.

Che faticaccia dovrà fare ‘sta povera donna per produrre le confetture. Tutto il giorno a raccogliere frutta dagli alberi per soddisfare le richieste dei propri clienti. E’ proprio una Santa questa Rosa.

Quella Santa di Rosa
Quella Santa di Rosa

Sei un’azienda conosciuta ovunque e di dimensioni importanti? Allora mi chiedo, c’è bisogno di fare uno spot in cui rappresentare il proprio brand attraverso il lavoro di una ragazza, ovviamente carina, che produce confetture dalla mattina alla sera nella sua botteghina di paese dicendo che “…da sempre SantaRosa crea le sue confettura con tanto amore”?

Capirei rappresentasse l’immagine della presunta fondatrice dell’azienda che in una lontanissima “notte dei tempi” (1968, anno di fondazione dell’azienda) produceva le sue confetture in modo artigianale e amorevole e dalla quale, dopo anni, si è evoluta la produzione e l’azienda di cui oggi tutti conosciamo nome e fama. Ma se poi nella storiella, dai tratti vintage e le atmosfere di una volta, metti la giovane coppia di turisti abbigliata in modo attuale, con macchina fotografica al collo, zaino, ecc. riporti tutto all’attualità, allora qualcosa mi stona. Il look dei personaggi è fuorviante. Non si sa bene dove collocarli ma non di certo agli inizi degli anni settanta.

Ecco poi l’aggravante sulla fine dello spot. Arriva “l’assessore al turismo del paesino” che acchiappa altri forestieri per portarli “in un posto speciale” dove “Rosa” è già pronta ad attenderli con in mano il suo barattolo di confettura. Pure lui e gli avventori, loro malgrado, vestiti in modo contemporaneo.

O ambienti la storia agli albori dell’azienda, facendo più attenzione al look dei personaggi, allora lo spot potrebbe avere pure un senso, o se decidi di ambientarla ai tempi nostri DIMMI, O CREATIVO DELLA STANTAROSA… chi cacchio è questa squinzia che spaccia confetture a tutto il paese con la complicità dell’assessore?

Non capisco perché fai tanto per diventare una grande azienda e poi riduci tutto alla gestualità e all'”amore per le cose di una volta” rappresentate da un singolo personaggio. Vedi anche Banderas mugnaio per Mulino Bianco.

Ah, dimenticavo… SantaRosa è un marchio della Unilever che è una multinazionale anglo-olandese proprietaria di molti tra i marchi più diffusi nel campo dell’alimentazione, bevande, prodotti per l’igiene e per la casa (leggi su Wikipedia). Nulla di male, anzi, realtà di tutto rispetto, colosso internazionale che opera nella grande distribuzione ma… Non mi mettere “Rosa” a raccogliere pesche, bollire confetture e gestire pure il negozietto. Un ci si crede!

Forse, oggi, proprio perché se ne sente di tutti i colori, preferiremmo vedere uno spot in cui mettere in evidenza la produzione attenta di una grande azienda. Dove vedere la lavorazione del prodotto in tutte le sue fasi e magari palesare i controlli di qualità sul prodotto.

Ma perché farlo, dopotutto, è più facile raccontare delle storie…

Lo spot:

Doctor Who Vs. Don Matteo?

Ho visto… i soldati della corona inglese cimentarsi in una marcia a suon di fanfara esibendosi nel brano musicale della celebre sigla della serie televisiva inglese Doctor Who.

Il video parla chiaro e anche chi non conosce Doctor Who troverà questa esibizione singolare e piuttosto divertente.

Riflettevo su quale pezzo potrebbe essere suonato in Italia da una banda militare. Sono andato a pescare la sigla di una delle serie televisive di punta della RAI.

Ce la vedreste la nostra banda dei Carabinieri suonare questa?

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Dedicato a chi ama le bande militari. Dedicato a chi pensa che “ogni scarrafone sia bello ‘a mamma soia”.

A proposito di Doctor Who, sempre su questo blog

Ringrazio il mio amico Lapo per avermi segnalato il video della banda dei soldati della regina d’Inghilterra (The Queen’s Guards) che suona la sigla del Dottore 🙂

CONAD… le statistiche del mio blog parlano chiaro. W la freschezza!

Le statistiche parlano chiaro. Sul mio blog il traffico maggiore di utenti viene generato attraverso le seguenti ricerche: “spot CONAD” o frasi simili.

“Ognuno piange del suo male…”, dovrò riflettere su questo, soprattutto se penso che ad oggi sul mio blog sono presenti 166 post.

Il 30 maggio 2013 pubblicai questo post: “Conad e la passione che non fa dormire la notte“. Nulla di speciale. Uno dei miei tanti post in chiave ironica che intendeva rileggere e interpretare, in modo personale, la serie di spot che la CONAD ha realizzato nel 2013 e che ancora oggi, con gli stessi attori ma con soggetti diversi, mantiene la propria presenza tra i palinsesti televisivi.

Negli ultimi due mesi le visite sul mio blog al suddetto post sono state caratterizzate da una media di venti accessi giornalieri. Alcuni utenti web mi hanno contattato per avere informazioni in merito a chi sono i due attori che interpretano la coppia presente in questa sorta di “sitcom” pubblicitaria.

Ieri sera, controllando le statistiche di WordPress, ho visto che le visite al mio post sulla CONAD sono balzate a “30”.

Statistiche visite blog www.stefanosaldarelli.com riferite alla giornata del 29.01.2014
Dalle statistiche di WordPress, le pagine migliori sul blog http://www.stefanosaldarelli.com riferite alla giornata del 29.01.2014

In effetti se cliccate su Google “conad la passione che non fa dormire la notte” oppure “attori Conad”, mi trovate al primo posto. Quindi, per non disattendere le aspettative ho deciso di palesare il nome dei due attori; per lo meno potrò soddisfare le aspettative di molti e fornire “un servizio pubblico”, spero utile anche agli attori stessi.

Quindi… comincio da lei, per galanteria, dalla “moglie di Francesco”:

Rosalba Battaglia
Rosalba Battaglia

Rosalba Battaglia

  • Nata a Palermo
  • Domiciliata a Roma

FORMAZIONE:

  • Laboratorio teatrale tenuto da R. Clementi
  • Diplomata presso il Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche “Off Stage”
  • Diplomata presso l’ Accademia D’ Arte Drammatica “Pietro Scharoff” di Roma nell’anno 2002/2003 con la votazione di 110/110
  •  Qui trovate la sua scheda/curriculum professionale.
Roberto Di Paola
Roberto Di Paola

Lui invece si chiama Roberto Di Paola

  • Nato a Palermo
  • Domiciliato a Roma

FORMAZIONE:

  • 2012 Corso di recitazione e doppiaggio con Roberto Chevalier
  • 2011 Workshop di recitazione con Roberto Graziosi
  • 2011 Seminario di Basic&Advanced Training e Improvisation diretto da Michael Margotta
  • 2009 Corso di dizione e recitazione svolto da Alesandra De Pascalis diplomata al lab. eserc. sceniche diretto da Luigi Proietti –
  • 1999 Corso di recitazione svolto presso il teatro de’ Cocci di Roma
  • Sito web dell’attore

Spero di esservi stato utile. Vi regalo l’ultimo spot della CONAD:

Crediti:

Spot pubblicitari. La nuova forma d’arte

Alcuni spot commerciali possono essere considerati vere opere d’arte.

Credo che stiamo assistendo ad una nuova forma d’arte e di mecenatismo.

All’epoca del Rinascimento, e non solo, i potenti investivano ingenti somme per sponsorizzare artisti affinché producessero opere eccelse. Il fine era sì il raggiungimento del bello assoluto ma anche quello di poter dare sfoggio di sé e promuoversi nel mondo confrontandosi a “suon d’arte” con gli altri potenti con cui erano in competizione. Grazie anche al lavoro dei grandi maestri del Rinascimento i sovrani, i signori e gli aristocratici riuscivano nei loro intenti imprimendo il loro nome nella storia al pari, o giù di lì, degli stessi maestri che hanno realizzato materialmente quelle opere eccelse.

Sono piuttosto convinto che la nostra epoca non lascerà ai posteri grandi cose, almeno in termini di bellezza. Tutto si sta muovendo in modo velocissimo non permettendoci di valorizzare e di godere delle cose belle. Effettivamente abbiamo sempre meno tempo per farlo.

Stiamo perdendo l’allenamento alla contemplazione e all’assimilazione del bello, necessarie per metabolizzare e trasformare l’esperienza in “una cosa nostra” (e in questo caso il termine non è riferibile ad organizzazioni malavitose).

Probabilmente il mondo della pubblicità si è accorto che si può concentrare “il bello” in pochi attimi. In quelle pillole di bellezza chiamate spot pubblicitari. Lo spot fino a qualche tempo, e tutt’oggi per gran parte di essi, tendevamo ad evitarli come la peste e spesso ragion veduta. Lo spot inserito in un programma televisivo era il momento ideale per alzarsi e magari andare in bagno, per fare una telefonata o consumare uno spuntino. Non dico che adesso le cose siano drasticamente cambiate ma delle rare e preziose perle, mescolate a centinaia di palline di plastica, cominciano ad emergere e a farsi notare. In questo particolare momento socio-culturale-economico lo spot di qualità riesce a distinguersi nel mare del “ciarpame” e chi realizza spot di qualità riesce ad emergere tra la concorrenza, grazie ad una serie di scelte e caratteristiche che rendono unici questi lavori creativi, e spesso artistici, distanti anni luce da quelli meramente commerciali e spesso banali.

Ecco che torniamo all’arte e al mecenatismo.

I nuovi artisti sono i fotografi, i registi, i creativi, i tecnici degli effetti visivi, i costumisti, gli scenografi, i grafici, i produttori e i musicisti che operano insieme per realizzare qualcosa di “diverso”, di nuovo, in grado di rompere l’appiattimento sensoriale che oramai aleggia tra i divani degli spettatori, dagli sguardi attoniti fissi davanti lo schermo TV.

I nuovi mecenati sono i grandi brand, le case di moda, dolciarie, di gioielli, automobilistiche, quei marchi che hanno capito che si può comunicare in modo diverso ottenendo risultati durevoli, rispetto a ciò che il settore commerciale riesce solitamente a produrre.

Ovviamente, come nel passato, i nuovi mecenati sono personaggi facoltosi, in cerca di visibilità, capaci di reclutare i “nuovi maestri” e maestranze qualificate che oggi vengono prelevate direttamente del mondo del cinema o, più in generale, dal settore dell’intrattenimento. Ma non bastano i soldi per fare le cose belle, occorre un minimo di cultura e di sensibilità o comunque la capacità di ascoltare chi ha una o entrambe le suddette doti.

Ecco che entriamo in un altro concetto intrigante. ARCUIN: ARte, CUltura e INtrattenimento. Tre aree d’interesse che si amalgamano fondendosi in un unica sola e potente corrente che riesce a stabilire con l’uomo un legame tenuto insieme dalle emozioni.

L’Arte è cultura e l’intrattenimento è spesso una forma d’arte in grado di offrire emozioni uniche, come l’arte è capace di fare da quando l’uomo ha realizzato il primo geoglifo o ha inciso una corteccia di legno per lasciare un segno ai posteri. Attraverso gli spot l’arte e l’intrattenimento si fondono grazie al catalizzatore che è insito nella cultura, nel modo di farla e di volerla recepire. Sì, la cultura deve essere recepita. Si può assistere a uno spettacolo ma non tutti riescono a viverlo. Si può vedere un’ opera d’arte ma non tutti riescono a sentirla. E’ una questione di apertura al desiderio di recepire le emozioni attraverso codici e stimolazioni di vario genere. Ho coniato il neologismo ARCUIN (non si vende in farmacia e se mai lo fosse andrebbe prescritto a tanti) proprio per cercare di sintetizzare questi tre canali che in sinergia riescono ad offrire potenti sensazioni.

Non credo di esagerare. La Sindrome di Stendhal è una forma amplificata di “predisposizione alla ricezione di input culturali ed emozionali” che in varie forme e livelli può essere sperimentata da tutti.

Vi è mai capitato di assistere alla proiezione di un film nel quale avete provato una sorta di brivido sulla pelle e accelerazione dei battiti cardiaci nel vedere una particolare scena sottolineata da una meravigliosa colonna sonora?

Se non vi è mai capitato ci sono solo due motivi. Il primo è meramente tecnico: non avete ancora visto film in grado di suscitarvi tali emozioni. Il secondo è legato alla vostra impostazione culturale. Se siete aperti a ricevere messaggi di un certo tipo, potrete elaborarli e farli vostri. In tal caso arriveranno fino alla vostra anima arricchendovi di un’esperienza. Diversamente sarà difficile poter provare certe sensazioni. L’esperienza sedimenta cultura e la cultura catalizza arte e intrattenimento rendendoci più sensibili e reattivi a certe emozioni. Siate aperti alla cultura e vivrete emozioni incredibili.

I nuovi medium digitali offrono piattaforme su cui sviluppare percorsi d’intrattenimento culturale, vere installazioni d’arte contemporane disseminate lungo una serie di postazioni presenti un po’ ovunque e che la maggior parte di noi può raggiungere e fruire liberamente nella propria intimità. Dal televisore al web passando per gli smartphone, la ARCUIN trova modo di arrivare a ogni persona, e questo i creativi visionari e artisti della nostra epoca lo hanno capito.

Lo spot commerciale da 30″ è un moderno, perfetto distillato di ciò che può offrire tutto il bouquet emozionale, sperimentabile o meno in sinergia con gli altri medium, in primis il web. Qui lo spettatore può approfondire l’esperienza dei 30″ che in rete trova modo di svilupparsi, offrendosi al pubblico per intero grazie a alla realizzazione di short film e percorsi interattivi.

Ecco che i nuovi mecenati non disattendono le aspettative del pubblico proponendo canali dedicati nei quali potersi immergere nell’ARCUIN, completando la propria esperienza di arricchimento e, se lo si desidera, poterla anche ripetere. Il concetto di target è assoluto e definitivo. Il primo filtro è la televisione che offre un messaggio che dirompe e crea, in coloro che sono predisposti ad implementare e completare la propria esperienza emozionale, la necessità di appagare il proprio desiderio di arricchimento.

Lo spot da 30″ diventa una sorta di portale verso il web creando di fatto i presupposti per un’esperienza interattiva multisensoriale che con i televisori di nuova generazione (smart TV) troverà probabilmente un ulteriore motivo e mezzo per svilupparsi ulteriormente. Esperienza che arriva direttamente ad un’utenza predisposta a recepirla, trovando terreno fertile per assorbire il contenuto e quindi lo stesso messaggio pubblicitario.

Siamo arrivati al concetto di Comunicazione Media 3.0 che va oltre il mero concetto di Web 1.0 o 2.0. Non si limita alla rete ed è caratterizzata da una diffusione di contenuti a target offerta trasversalmente tramite una sinergia di medium: giornali e affissione in esterna (con l’ausilio di QrCode e realtà aumentata), televisione (spot da 30″ ad alto contenuto ARCUIN), web (canali tematici nei quali poter sviluppare i messaggi distribuiti dagli altri medium). Gli smartphone si inseriscono perfettamente in qualsiasi punto di questa catena offrendo un ulteriore mezzo per legare e accedere agli altri creando di fatto una rete che compone, assieme ai contenuti stessi, un nuovo modo di fare comunicazione o forse, in certi casi, oserei dire ARTE, o qualcosa di oltre che, se volete, può essere ARCUIN.

L’ARCUIN è una forma meritocratica di fare ARTE. Non passa dai soliti canali, spesso monopolizzati da soggetti che per il solo potere acquisito e conoscenze riescono a promuovere sedicenti artisti facendoli diventare punti di riferimento della cosiddetta arte contemporanea, anche se privi capacità artistiche. L’ARCUIN, in quanto tale, ha solo il pubblico che si pone dalla parte di chi dà un giudizio. Solo il pubblico amplificherà o meno quel particolare contenuto consacrandone una sorta d’immortalità, se pur apparente, o la totale disfatta e relativa condanna all’oblio.

Ecco perché ritengo che alcuni spot da 30″, compreso il loro stesso sviluppo multicanale, possono essere considerati delle opere d’arte. Forse, ci troviamo davanti all’ottava arte? Al pubblico l’ardua sentenza, solo al pubblico…

Alcuni Spot pubblicitari del 2013 a contenuto ARCUIN:

Approfondimenti:

Spot da un minuto che durano 30″

Ho visto… “Alle 21.00″, spot televisivi che sarebbero dovuti durare 1 minuto che poi sono stati trasformati in 2 spot da 30” o giù di lì.

Ho_Visto_CosePerò adesso c’è il countdown e questo fa di questa trovata di marketing la vera innovazione. In sostanza non è cambiato nulla se non aver appiccicato un’etichetta ad un blocco di spot commerciali e averli relegati in una fascia oraria precisa.

Dedicato a chi andava a letto dopo il Carosello e a coloro che aspettavano i programmi di prima serata intorno alle 20.30.

Approfondimento: per chi non sa minimamente di cosa stia parlando, ecco un articolo “che può cambiargli la vita”: ALLE 21

Mi gioco il testimonial

Nell’advertising si tende spesso a far uso di VIP per promuovere un prodotto o un servizio. E’ una pratica assai diffusa e talvolta anche ben sfruttata se il testimonial recita un ruolo plausibile o se stesso.

In tal caso il consumatore apprezza lo spot pubblicitario e identificando quel tipo di prodotto come prestigioso, importante e di qualità.

Ciò che mi incuriosisce però è quando un attore interpreta un ruolo nel quale si “prende troppo sul serio”. Diciamo che in questo caso “la colpa” non è da attribuire sempre all’attore che cerca di fare al meglio il suo mestiere. Il problema è spesso da individuare negli strumenti prodotti dai creativi che talvolta tendono ad affibbiare al personaggio un ruolo che non è credibile in alcun modo.

Facciamo prima alcuni esempi in positivo.

Pur essendo tutto molto assurdo e ironico, gli spot televisivi della nota marca di caffè con Enrico Brignano, o quelli interpretati dei suoi due predecessori Bonolis e Laurenti, sono carini e divertenti. Si comprende benissimo che tutto è volutamente spinto all’eccesso e che è l’ironia l’ingrediente fondamentale che amalgama ruoli e situazioni. In questo caso gli attori sono proiettati in una situazione talmente inverosimile che tutto viene percepito come un gioco divertente.

O nel settore della telefonia, in tema di belli, troviamo la nostra bellissima Bianca Balti che ironizza sulla sua bellezza interpretando una lunga serie di ruoli insieme ai meno avvenenti ma simpaticissimi Neri Marcorè e Marco Marzocca.

Altro esempio positivo è quando un attore interpreta se stesso, come nel caso di George Clooney che presta la sua immagine per uno spot di un’altra nota marca di caffè. In questo caso c’è sempre l’ironia ma l’attore americano si autocelebra. Viene riconosciuto dalla spalla che lo chiama per nome e si comporta dal Clooney che tutti noi ci immaginiamo che lui sia. Anche se la situazione è chiaramente costruita diventa tutto plausibile e piacevole.

Ecco che arriviamo al dunque…

Antonio Banderas che fa il mugnaio non è credibile!

pictureCom’è possibile credere che Banderas possa essere un mugnaio e anche un fornaio alle prese con biscotti e pane?  Ma scherziamo? Lui è Zorro!

La questione non è se Antonio Banderas interpreta bene o male questo ruolo. Il problema è che il brand per cui presta la sua immagine, e i creativi che hanno avuto questa brillantissima idea, abbiano voluto farci credere che “lui” è il proprietario di un mulino, che “lui” faccia i biscotti e, come se non bastasse, che il suo unico pensiero quotidiano, quasi biblico, sia quello di “non far restare mai la gente senza il pane in tavola”.

Ma non basta. In uno spot che promuove i biscotti, tra i tanti pubblicizzati dal noto brand con l’attore, si cerca di far passare il messaggio che Banderas sia stato a giro per il mondo “tanti, tanti anni”, che poi gli è mancata la “sua campagna” e che a seguito di tutto questo ha avuto un’idea. Di che ideona parliamo? Ma di quale se non pensare di tirar fuori le sue “Campagnole con tutta la campagna dentro”??!!

A parer mio è una comunicazione sbagliata. Tende a mantenere la situazione in due staffe ottenendo un risultato ibrido che non qualifica il messaggio, anzi, rischia di comprometterlo creando un Banderas ridicolo che per “osmosi” fa perdere forza al prodotto che pubblicizza. Non basta aggiungere una gallina “animatronica” per rendere tutto più ironico o per riuscire a mitigare il senso di disagio che si prova nel sentire “Il tredicesimo guerriero” dire che ha fatto i biscotti.

Se Banderas deve essere un mugnaio deve fare il mugnaio in tutto e per tutto, a cominciare dagli abiti “urban style” che passano solo per vintage e non per quelli di un uomo alle prese col lavoro della campagna, del mulino e del forno. Non può parlare in prima persona e dire che è tutto merito suo. O creativi… Qualche film di Banderas lo abbiamo visto tutti e nessuno ci aveva mai detto che in realtà le sue erano braccia rubate all’agricoltura.

Vi siete scordati di toglierlo dal ruolo di “bellone”. Non basta sporcargli un po’ le mani con la farina per trasformarlo in uno stimato pasticcere o in un provetto fornaio. Non può essere Banderas e mugnaio allo stesso tempo. E’ un attore che interpreta un ruolo? Allora fammelo diventare credibile. Un esempio semplicissimo? Altrimenti rischio di passare per chi sta all’opposizione in politica che critica e non propone. Fai che il bambino dello spot lo chiami “Giovanni”. Sai bene che si chiama Antonio allora a quel punto puoi immaginarti una situazione diversa, dove il mugnaio bellone si chiama Giovanni e che non ha nulla a che fare col suo amico Antonio che fa i film. Per lo meno è un inizio.

Le mamme e casalinghe italiane non sono così disperate da non riuscire a capire come stanno le cose. O estremizzi l’ironia dello spot, togliendo a Banderas il ruolo di se stesso, o estremizzi l’aspetto fashion/figo dell’attore, immergendolo in un contesto completamente diverso. Entrambe le cose non stanno insieme, forse in camera da letto ma anche lì non sempre.